Tulane Medical Center

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    Sorge sulla centralissima Tulane Street ed è uno degli ospedali più grandi della città.
    Al suo interno trova spazio la sede dell'università di medicina privata che porta lo stesso nome, numerose cliniche specializzate e, nei sotterranei, l'istituto di anatomopatologia.

    Edited by Deus Irae - 7/1/2017, 11:50
     
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    Arrivarono le ambulanze, il vociare vicino a lui era persistente: poliziotti, curiosi che venivano fatti allontanare; il pullman che era vicino ai cadaveri venne fatto spostare e i poliziotti cominciarono a raccogliere le prime testimonianze.

    Malik sentiva tutto perfettamente vicino a lui, la prima ambulanza caricò il poliziotto con cui aveva avuto l'ultimo scontro...

    Dottore che ne pensa?
    Il battito c'è, ha delle brutte ferite d'arma bianca, verrà operato d'urgenza. Shelley fai chiamare il dottor Robinson, digli di allestire la sala operatoria.

    Nel frattempo Malik sentì delle mani che lo prendevano dalle caviglie e altre che lo prendevano da sotto le ascelle.

    No questo è andato, i sacchi dovrebbero essere nel bauletto di destra.
    Eccolo qua.
    Un tentativo col defibrillatore?
    Ma non vedi che ha un buco in faccia? E poi è gia in rigor mortis, questo ha tirato le cuoia poco dopo che gli hanno sparato. Questo va all'obitorio di Tulane.

    Un suono netto di cerniera che si chiudeva sopra di lui.

    Le voci arrivavano più ovattate, quasi dei sussurri.

    Un rumore di motore che si accendeva, le sirene.

    Il tragitto fu breve ma le voci dentro la testa di Malik si fecero più insistenti del solito e cantilenavano con voci infantili una stessa filastrocca per bambini centinaia di volte.

    C'era una volta un'ochetta di cera,
    col becco giallo e la coda nera.
    C'era un bel sole nel cielo turchino,
    accanto all'ochetta c'era un omino.
    L'omino disse "Ma il sole qui scotta!
    Attenta ochetta, fra poco sei cotta!".
    Mentre parlava l'ochetta divenne
    di cera molle e perse le penne.
    Si sciolse il becco giallo e la coda nera...
    ... C'era una volta un'ochetta di cera...


    Quando finalmente il motore si spense la filastrocca cessò.

    Pochi minuti dopo si aprì la cerniera e sentì dei rumori intorno a lui, del vociare indistinto, i suoi vestiti vennero tagliati, gli fu messo addosso un camice azzurro da ospedale, un laccio intorno all'alluce.

    Vedi se ha dei documenti, come si chiama?
    Disse una voce femminile.

    aspetta che controllo... i vestiti li ho gia portati di la.
    Rispose un uomo.

    Vai a vedere per favore. Anzi fai pure del caffè.

    Ok... ci vediamo fra cinque minuti.

    Malik sentì una porta che si chiudeva.

    Sta a te... puoi anche aspettare, fammi sapere se avevi dei documenti addosso.
     
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    Non avevo alcun tipo di documenti addosso, né soldi. Le tasche dei pantaloni contengono solo lanugine.

    Preferisco aspettare e fare un post consistente piuttosto che spezzettarlo in risposte brevi ^^
     
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    Capito... era solo per vedere se volevi intervenire.


    Malik sentì il rumore della porta che si apriva nuovamente... e dei passi, qualcuno era entrato.

    grazie del caffè.
    Niente documenti, niente portafoglio, niente di niente.
    Vabbè, sulla targhetta ci scrivo "camicia di forza". Mettiamolo nel frigo e aspettiamo che arrivi la richiesta per fare l'autopsia.

    Malik aveva fame, aprì l'occhio velocemente per caèpire se fosse passato l'effetto dello spray al peperoncino e notò con piacere che, sebbene un po' sfocato riusciva a distinguere i tubi al neon che lo abbagliavano e il colore della stanza: un verde acqua scuro.

    Sentì le rotelle della barella traballante muoversi in direzione di un suono cigolante, come di una porta che non veniva oliata da tempo, che si apriva.

    Vista l'eccezionalità della situazione ti chiedo di nuovo se vuoi intervernire altrimenti semplicemnte sei dentro una cella frigorifera, puoi provare a sfondarla o aspettare che la riaprano... hai un autonomia di due giorni, in base ai tuoi ps.
     
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    Malik attese pazientemente, sapendo che ogni errore gli sarebbe potuto costare molto caro in quella situazione delicata.
    Era gravemente ferito ed estremamente affamato, ma una delle sue grandi virtù era un'immensa forza di volontà.

    Si costrinse a stare immobile, contando mentalmente fino a mille da quando veniva rinchiuso nella cella frigorifera.

    Il buio e il silenzio più totale lo circodavano.

    Le voci si erano fatte più strane del solito in quella vicenda strampalata, ma il Malkavian era abituato ad ospitare un piccolo coro stonato nella sua testa malata.

    Ovviamente non si face illusioni sulla sua sanità mentale, soprattutto dopo aver passato dieci anni in un'ospedale psichiatrico, ma la sua pazzia veniva considerata un dono e non una malattia, da lui come da molti del suo clan.

    D'altra parte, solo a loro era dato di vedere aldilà dello specchio infranto ed era forse l'unico motivo per cui venivano tollerati nella società vampirica.

    Si destò dai suoi pensieri quando finì di contare.
    Non era sicuro che fosse servito a qualcosa, ma era sempre meglio che ritrovarsi subito circondato.
    Quando ebbe finito il suo conteggio, passò all'azione: cercò di sfondare lo sportello della propria cella grazie alla sua forza soprannaturale.
     
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    La cella nella quale il suo corpo era conservato era veramente piccolissima e chiunque avesse sofferto di claustrofobia sarebbe senz'altro impazzito di paura lì dentro.

    Tra il naso di Malik e il "soffitto" della cella vi erano al massimo 20 centimetri.

    Le voci pronunciavano dei numeri a casaccio...

    - sei...

    settantuno...

    duecentosettantaquattro...

    ventisei

    ottocentoquarantanove


    Le sentiva rimbombare all'interno della cella e lo distraevano facendogli perdere il conto.

    Finalmente arrivò al numero mille ed egli si spinse come meglio poté verso il fondo del suo gelido loculo d'acciaio, la piccola porticina quadrata, era difficile riuscire a piegare la gamba abbastanza da articolare un bel calcio ma in qualche modo ci riuscì, la sua forza sovrannaturale fece il resto, la cerniera ermetica si spaccò in due e il Malkavian ne uscì con fatica.

    Era buio, eccezion fatta per il riflesso della luce che proveniva dal corridoio, grazie ad essa riuscì a distinguere più o meno le caratteristiche della stanza...

    C'erano degli attrezzi affilati, delle boccette piene di liquidi e il bancone delle autopsie sopra il quale c'era un'enorme papera di cera che piano piano si liquefaceva lentamente.

    Malik percepì un calore molto forte provenire da essa. La papera lo guardava e i suoi occhi trasmettevano tristezza.

    La stanza aveva solo una porta e 16 celle di quelle per conservare i cadaveri.
     
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    Fottutissimi barattoli per esche morte... pensò Malik mentre tirava il calcio che avrebbe divelto le cerniere dello sportello e lo avrebbe scaraventato sul pavimento.

    Strisciò fuori dalla minuscola cella frigorifera, guardandosi attorno spasmodicamente.

    Una grossa papera di cera attirò la sua attenzione sul banco delle autopsie: era calda e si stava sciogliendo rapidamente.
    Gli occhi rotondi della bizzarra scultura gli trasmisero un senso di tristezza che gli ricordò le sue prime notti nella cella di isolamento del River Oak: la rabbia lo aveva lasciato da tempo, portandosi via tutti gli altri sentimenti se non la tristezza.

    Non per solitudine, non per la sua condizione che andava peggiorando sempre di più, ma perché tra quelle pareti imbottite non vedeva il suo scopo.
    Era un inutile ammazzo di ossa e muscoli, vasi sanguigni e sinapsi che si dibatteva nella camicia di forza come un verme sull'amo.

    E a proposito di esche, è il momento dello spuntino per il pesciolino...

    Fu riportato alla realtà dalla sete che lo stava logorando assiemente al dolore onnipresente per le sue ferite ancora aperte.
    Iniziò a spalancare le altre celle, cercando ogni singola goccia di sangue rimasto nei cadaveri che contenevano. Se voleva uscire di lì ancora intero, aveva bisogno di forze.

    Di tanto in tanto si voltava verso l'unica porta fuori dall'obitorio, con l'orecchio teso in caso avesse sentito avvicinarsi qualcuno.
    In tal caso, si sarebbe nascosto dietro la porta, pronto a sorprendere il nuovo arrivato.
    Un po' ci sperava, nell'arrivo di qualche verme. Il sangue di vermi morti non lo soddisfava per niente.
     
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    Malik aprì i loculi freneticamente in cerca di cadaveri, da ognuno dei quali usciva un freddo molto intenso.

    Trovò il cadavere raggrinzito di una vecchia, affondò con violenza i canini nel collo e ne fuoriuscì un sangue freddo e insapore, lo bevve avidamente fino all'ultima goccia, tuttavia i liquidi si erano condensati sul fondo del corpo e risultò un lavoro faticoso.

    2 punti sangue.


    Trovò anche il cadavere di un grassone ma era morto da troppo tempo e il sangue risultò essere quasi interamente congelato e ormai totalmente privo di quella "scintilla di vita" da cui avrebbe tratto il nutrimento.

    La papera lo fissava, alcune gocce di cera colavano lungo il becco che ad un certo punto si aprì e la papera gli parlò.

    Se mi trovi un temperamatite ti farò un disegno pieno di vitamine.

    Adesso riapri il loculo 7. Troverai una sorpresa.


    Malik riaprì il loculo numero sette, che la prima volta era vuoto e ci trovò dentro una giovane donna, pulita, fresca, sembrava morta da un paio d'ore al massimo.

    Malik la prosciugò.

    altri 4 ps


    Ora vai, ma sbrigati.
     
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    Spendo 3 Punti Sangue per curare le ferite rimanenti e tornare Illeso (5/13)


    Dopo essersi rifocillato con il sangue dei cadaveri, Malik si concentrò nuovamente per sanare le ultime ferite rimaste dallo scontro a fuoco di qualche ora prima.

    Il sangue dei morti gli aveva lasciato un pessimo retrogusto in bocca, che avrebbe presto lavato via con della vitae fresca.
    Ma prima avrebbe dovuto recuperare le sue prezionse "mani".

    Erano forse parecchi anni che non le toglieva mai di dosso ed era abituato a percepire gli artigli metallici come un prolungamento del suo corpo non morto.

    Adesso, senza di essi, si sentiva quasi nudo ed indifeso. Quasi...

    Si diresse verso la porta, tenendo sempre d'occhio la papera che si scioglieva, poi mise un orecchio sulla porta e, amplificando il suo udito cercò di indivituare delle presenze attorno all'obitorio.

    Uso Auspex 1 - Udito per ascoltare oltre la porta.
     
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    Malik portò l'orecchio alla porta, amplificò l'udito.

    Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio.

    Dal corridoio non provenivano rumori a parte il rumore del sistema di aerazione, improvvisamente:

    QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA QUA

    Malik riaprì gli occhi e non vide più la paperella.

    Ricominciò ad ascoltare con attenzione, passò un minuto buono prima di riuscire a identificare dei passi, scarpe di cuoio, senza tacco.

    Dopo qualche secondo un rumore metallico. Poi Malik identificò quello che era il rumore di una macchina del caffè che si metteva in funzione.

    Per recarsi in quella zona sarebbe dovuto uscire dalla stanza e muoversi verso la sua sinistra... orientativamente un centinaio di metri lo dividevano dalla sua potenziale preda.
     
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    Il Malkavian si voltò nuovamente ad osserva il tavolo per le autopsie, ora privo di ogni animale di cera.

    Questo è nuovo...dubito però che qualsiasi altro verme o mostro che sia avrebbe potuto vederla...non posseggono la capacità di vedere le cose aldilà dello specchio che noi abbiamo raggiunto...

    Si diresse poi verso il carrello con gli attrezzi per le autopsie, cercando un'arma improvvisata per poter uscire di lì senza troppi problemi.
    Avrebbe optato per la sega elettrica per le ossa, ma dubitava che il cavo si fosse esteso più di qualche metro.

    La sua attenzione venne poi attirata da un lungo strumento tagliente, che osservò bene tra le mani.
    Encefalotomo: detto anche bitagliente. È uno strumento da taglio con due parti taglienti della lunghezza di circa 30 cm a sezione piatta, usato per effettuare le varie sezioni sull'encefalo. È comodo e pratico da usare anche su organi parenchimatosi (fegato e reni), nonché sui polmoni. La lunghezza della lama, la sezione piatta e sottile, ne fanno uno strumento affilatissimo e quindi precisissimo.

    Soddisfatto della sua scelta, si diresse verso sla porta che aprì cercando di fare meno rumore possibile.

    Sbirciò da entrambi i lati del corridoio e cercò di inviduare la sua vittima.
    Fosse questa stata in una posizione ottimale per lui, sarebbe sgattaiolato alle sue spalle per afferrarla e berne il sangue in silenzio: l'estasi del Bacio avrebbe fatto il resto.
    Altrimenti, il coltello che aveva trafugato doveva cominciare a tornagli utile...
     
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    Malik camminava silenziosamente (d'altronde era senza scarpe) con un camice da degente di quelli aperti sul retro e legati da vari nodi, aveva ancora una targhetta con la scritta "Straitjacket" (camicia di forza) legata all'alluce destro.

    Dopo qualche metro scorse finalmente colui che sarebbe, con buona probabilità diventato il suo prossimo pasto.
    Un uomo sui 35, magro, rasato, non molto alto, in divisa da ambulanziere che aspettava che il suo caffè uscisse dal grosso distributore automatico di fronte a lui giocherellando con le chiavi, forse quelle di un ambulanza.

    2012-05-08 06:04:23 MAlik rolls 5 dice to dex + stealth 8,10,3,5,5 (2 successes)


    Il Malkavian sgattaiolò dietro all'uomo senza farsi vedere e lo azzannò con violenza al collo.

    decidi quanto vuoi prendere, ci sono 7 punti sangue nel tipo, dopodiché sappi che la stanza è rettangolare, su uno dei lati corti c'è il corridoio da cui arrivi tu.
    Sull'altro lato corto c'è una una finestra per la bocca di lupo. Sul lato lungo a destra del tuo corridoio ci sono i distributori automatici e una porta bianca con la scritta "Room 3", sull'altro lato lungo c'è un altro corridoio che va a finire su un altra stanza.


     
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    Li prendo tutti e 7 (vampiro goloso :shifty:)


    Malik azzannò il collo dell'uomo alle spalle, tenendolo fermo per le spalle mentre ingeriva avidamente ogni singola goccia di sangue dal suo corpo.

    Quando ebbe finito, leccò la ferita per coprire le sue tracce, si mise il cadavere in spalla e lo portò nella sala autopsie.

    Lo spogliò sul banco e scambiò i vestiti con lui, prima di attaccare la targhetta sull'alluce e inserirlo in una cella vuota.

    Malik poteva sembrare ridicolo, con quegli abiti troppo corti, ma nessuno si sarebbe mai messo a ridere dopo aver guardato il suo volto inquientante e la sua pelle bianca come quella di un cadavere.

    Le scarpe dell'uomo non gli sarebbero mai state, quindi le tenne in mano assieme allo strumento tagliente. Prese il portafogli e tutti gli oggetti che aveva nelle tasche, se ne sarebbe liberato in seguito.
    Tranne per i soldi ovviamente.

    Il Malkavian non aveva alcun interesse nell'accumulare ricchezze, ma sapeva bene che senza qualche contante la sua vita sarebbe stata molto difficile. Questi soldi sarebbero finiti tra i risparmi trafugati alle sue vittime, nella propria stanza del River Oaks.

    Le tue ali!...senz'ali non potrai volare via!...

    Le voci avevano ragione. Come sempre.
    Doveva assolutamente recuperare i suoi artigli prima di scappare da quel luogo.

    Diede un'ultima occhiata al corridoio prima di uscire nuovamente dalla sala autopsie, poi si diresse verso la stanza denominata Room 3, passando per il luogo in cui aveva assalito l'uomo per controllare che non avesse lasciato tracce.

    Appoggiò l'orecchio sulla porta, ascoltando attentamente al suo interno per essere sicuro di non trovare sorprese, poi entrò cautamente richiudendo la porta alle sue spalle.
     
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    La stanza era buia, Malik accese la luce e notò degli armadietti e delle casse piene di roba, si mise a rovistare tutto e trovò tutti i suoi vestiti, tagliati a metà sul davanti, inutilizzabili e più in fondo una scatola con i suoi artigli.

    Aveva in tutto 70 dollari e un cellulare, tra le altre cose prive di valore c'erano anche una borsa con dentro un mazzo di chiavi e un portafoglio, senza soldi ma con un documento dentro.

     
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    Malik gettò le scarpe dell'uomo che aveva assalito poco prima tra le cianfrusaglie e iniziò a rovistare.
    Niente di ciò che trovò gli risultò utile, finché non trovò i suoi preziosi guanti artigliati.

    Dovette resistere alla tentazione di indossarli, avrebbero solo contribuito a rendere la sua figura ancora più appariscente in quella situazione delicata, quindi li avvolse nella sua vecchia camicia di forza e li portò via sotto braccio.

    Scrutò nuovamente i corridoi e si introdusse nel corridoio ancora inesplorato.
    Si assicurò che non ci fosse nessuno all'interno prima di varcare la soglia della porta in fondo al corridoio.
     
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