Rifugio di Kappa

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    Di seguito riporto l'esito della role conclusa via chat con l'interessato.


    Il malkavo decise di optare per l'approccio prudente e attendere una settimana.

    Giunti a distanza di tre notti dal giorno dell'attentato, il malkavo aveva ormai padroneggiato il potere che gli permetteva di indurre, attraverso il potere della propria mente, la visione di una maschera che celasse il proprio aspetto ai sensi altrui.

    Come d'accordo con l'uomo ombra, i due si diressero allo Sheraton giorni prima del tentativo di omicidio ai danni dell'arpia toreador, Joriah Jackson.

    L'uomo ombra entrò occultato alla vista altrui, un passamontagna in testa, evitando l'occhio delle telecamere. Unico strumento in grado di tradire la presenza di un cainita che si celasse alla vista.
    Kappa, dal canto suo, entrò con la propria faccia come d'accordo e lo stesso tipo cappello in testa che portava l'uomo ombra.

    Soltanto che, quella sera, il Kappa che per tutti i presenti ed il personale dell'albergo varcò la soglia dell'hotel, uscendo, non era il vero Kappa ma l'uomo ombra con le sembianze del malkavo prese a prestito.

    Prima dell'uscita, quella sera stessa, Kappa diede il cappellino che indossava all'uomo ombra che, presa a prestito la sua faccia, sarebbe uscito dalla porta principale salutando il personale ma stando ben attento a farsi inquadrare in viso dalle telecamere.

    Per tutti, quella sera, Kappa sarebbe entrato e uscito dalla porta principale. Ci sarebbero stati testimoni. E le telecamere di sicurezza lo avrebbero ripreso all'entrata e, dato gli stessi vestiti e cappello, all'uscita. Sebbene non fossero state in grato di riprenderlo in volto uscendo eventuali testimoni, se interrogati, avrebbero confermato la versione delle telecamere.


    Il malkavo, ormai solo all'interno dell'edificio, sarebbe sceso al piano sotterraneo per cercare la stanza della manutenzione degli ascensori.

    Una volta trovata, avrebbe scassinato la serratura e vi si sarebbe introdotto.


    Da quel punto in poi, era tutta questione di attesa.

    Passarono le ore, le notti, finchè...



    Dall'altro lato del telefono, l'uomo ombra avvisò Kappa. Jackson stava arrivando allo Sheraton.


    In quelle notti, a parte attendere, Kappa non era rimasto con le mani in mano. Aveva provveduto, pian piano, a forzare le botole poste sopra il tetto degli ascensori, in tutto otto.
    Al momento opportuno, gli sarebbe bastato sollevare la grata e dare il via al piano.


    Joriah, ignaro di quanto stava per accadergli, varcava la porta d'ingresso dell'hotel dirigendosi verso uno degli ascensori scortato da un paio dei suoi ghoul.

    La tromba degli ascensori, un unica torre vuota fino alla cima dell'hotel, sarebbe stata la tomba di uno dei due cainiti, quella notte.


    La porta dell'ascensore di nord-ovest si aprì... si richiuse.
    Joriah dentro di esso e Kappa sopra lo stesso.

    L'uomo ombra lo aveva avvisato, tenendo d'occhio l'entrata da fuori, di quale ascensore avrebbe preso.

    Ora al malkavian non restava altro che mettere in atto il proprio piano.

    Pompando il sangue all'interno del proprio organismo per aumentare la propria forza ed attivando il dono della velocità soprannaturale, preso in prestito dalla fiala di sangue di licantropo trafugata dal laboratorio di un Tremere, il lunatico aprì la botola e calò il cappio del boia...



    Un filo di acciaio al diamante usato a mò di garrota, con i suoi 3 metri di lunghezza, acciaio temperato e polvere di diamante.
    Quell'affare si utilizza in cava per tagliare pietre come il marmo.

    La testa di Joriah, verosimilmente, avrebbe fatto quella stessa fine. Spiccandosi dal corpo con un netto strattone.


    Infuso dal potere del sangue, carico di odio e rabbia a causa degli effetti del sangue di lupo mannaro, il figlio di malkav tirò con uno strattone potente la "collana" che cingeva il collo del toreador.

    Kappa aveva circa una decina di secondi, non di più, prima che l'ascensore raggiungesse il piano designato.
    Dieci secondi per uccidere il proprio obiettivo. Dieci secondi per ucciderlo e sparire.

    Dieci secondi, a costo di gettarsi dal tetto dell'ascensore e staccare a Joriah la testa con il contraccolpo del proprio peso.

    Avvantaggiatosi per tempo, avendo pompato sangue all'interno dei propri muscoli, il cainita iniziò a strattonare con forza.
    Il cavo d'acciaio cinse implacabilmente le carni dell'arpia che, sorpresa dalla rapidità e dalla violenza dell'attacco, venne sollevata di peso da terra mentre il freddo morso dell'acciaio gli ghermiva le carni.

    Dal tetto dell'ascensore Kappa, fuori controllo a causa degli effetti del sangue di mannaro, tirava forsennatamente e con talmente tanta veemenza da ferire le sue stesse mani nello sforzo.

    Joriah, di sotto, tentava il tutto per tutto. D'apprima cercò di irrorare i propri muscoli per provare a liberarsi dalla fredda morsa dell'acciaio ma subito si accorse che era in netto svantaggio.
    Posizione, peso e gravità giocavano contro di lui. L'unica cosa che gli restava da fare era resistere o meglio, tentare di resistere.

    Doveva solo cercare di raggiungere il nono piano ancora in vita ed era fatta. Doveva sopravvivere...

    Ma la forza del sangue del malkavo, unita alla celerità donatagli dal sangue licantropo ed alla sua generazione, così come pure dalla premeditazione dell'assalto, si rivelarono essere troppo per il toreador.

    La testa dell'arpia venne spiccata dal collo del malcapitato con un rumore secco non appena le ossa del collo cedettero alla pressione del cavo in acciaio di diamante. Il resto fu poca cosa...

    Il cadavere, dopo pochi istanti, iniziò il rapido processo di decomposizione rimasto in stasi così a lungo trasformandosi in cenere.

    A Kappa, ora, restavano quattro secondi scarsi per far sparire i vestiti che giacevano sul pavimento dell'ascensore e sparire da lì.

    Ancora una volta, aiutato dal sangue lycan che aveva nelle vene, si proiettò a terra raccogliendo tutto quanto e balzando poi nuovamente sul tetto dell'ascensore.

    Avrebbe potuto tentare di indossarli e fingersi Joriah stesso, ma non lo fece.
    Lo ritenne troppo rischioso? Forse. Forse non si sentiva in grado di impersonarlo o forse semplicemente credette di non avere tempo a sufficienza.


    Quale che fosse la sua motivazione Kappa, salito nuovamente sul tetto dell'ascensore, chiuse la botola e svanì...

    Al nono piano, la porta dell'ascensore si aprì. Ma nessuno sarebbe uscito dal suo interno.

    Da quella notte, Joriah sarebbe stato dichiarato scomparso...


    2016-05-22 16:01:10 Kappa rolls 3 dice to Tiro di Degenerazione (Diff 7) 2,6,1 (BOTCH x 1) tu e il culo ai dadi siete proprio due cose separate e distinte


    Perdi due punti umanità



    Che Kappa fosse riuscito a farla franca o meno col resto della Torre d'Avorio, non l'avrebbe fatta franca con la propria coscienza...




    Una considerazione finale, un commento e poi la role può concludersi ufficialmente


    FINE ROLE

     
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    L'urlo negato a Joriah non riusciva a uscire dalle orecchie e dal cervello malato di Kappa, e rimbombava con tutta la sua potenza.
    Lo odiava, cazzo se lo odiava. e a ogni secondo che passava era sempre più convinto di quello che stava per fare, di quel che voleva fare.
    "per me, per il maestro, per un cazzo di mondo migliore!" si continuava a ripetere.

    Cazzate. Si stava solo giustificando per una cosa che trovava ancora riprovevole, e che difficilmente avrebbe perdonato a se stesso.
    Il suono secco delle ossa tagliate spezzò qualcosa in Kappa. un lamento urlato disturbante, che gli scosse l'anima in ogni suo singolo frammento.
    La bestia stava farneticando, gridava e scuoteva le barre della gabbia di autocontrollo cainita. Voleva uscire, godersi l'atto atroce che aveva portato a compimento. Voleva gridare "te l'avevo detto", perchè gli aveva strappato via un pezzo di lui.

    E il peggio è che era stato Kappa a dargli quella possibilità.
    Esasperato, ora assassino. Vincitore contro Joriah, ma sconfitto da... se stesso.

    Rapidamente raccolse gli indumenti di Joriah, e altrettanto rapidamente saltò via. Nessuno l'avrebbe beccato. Nessuno.
    "NESSUNO DEVE SAPERE" ripeteva mentalmente "NESSUNO".

    Ma le risate malcontenute della sua bestia soffocavano ogni suo pensiero.
    aveva perso una battaglia contro la sua stessa morale. e sapeva che non sarebbe mai... mai tornato indietro.
    con questo pensiero, il cuore infranto nel modo più ipocrita possibile e lacrime amaranto agli occhi, il malkavo ritornò nella sala comandi. da li avrebbe guadagnato una libera uscita, nascosto dagli indumenti coprenti lasciati dall'uomo ombra.

    era la fine di qualcosa... e l'inizio di una nuova era.
    Forse più risoluta, forse meno cazzona.
    ma sicuramente una nuova era.

    Edited by Kabruki - 23/5/2016, 01:11
     
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