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Se Gospel avesse avuto un cuore funzionante, probabilmente in questi minuti avrebbe cominciato a battere più forte.
Jonathan conosceva il Don. Una delle sue tante facce, tanti nomi, possedeva qualche pezzo di storia che alla ragazza era stata preclusa. La Nosferatu fece un paio di piccoli passi avanti quando i topi si ritirarono, come per saggiare la possibilità di muoversi nuovamente.
Si avvicinò a quella poltrona scassata, restando però a un paio di metri di distanza. I suoi passi avevano deviato impercettibilmente verso la porta, abituata a cercare sempre una via di fuga visibile in tutte le situazioni sconosciute.
«Il mio Sire... Se avete seguito il suo odore, è possibile che fosse il vostro Marcelo. Come avete detto, aveva tanti nomi e facce... Mi ha dato la vita, ma sapevo bene che ne aveva tante altre di cui non mi metteva al corrente. E ho comunque amato quelle che mi permetteva di vedere.»
Esitò quando le venne chiesto di sedersi, e con riluttanza tolse la mano dalla tasca. Si avvicinò ancora di un passo, poi si fermò, restando a una spanna dal tavolino, ma senza prendere posto.
«E io vorrei tanto parlarvi di lui, Jonathan. Portare la sua presenza brillante qui in mezzo a noi. Ma...» sorrise, ed era un sorriso triste, tipico di chi è rassegnato a qualcosa di brutto.
«Posso sicuramente perdonare la vostra invasione. Io non possiedo nulla, sono un invasore a mia volta. Però siete uno sconosciuto per me, soltanto un nome e un volto. Come posso sapere che non siete uno dei suoi nemici, venuto a cercare informazioni o compensazione?»
Le dispiaceva, davvero, dover trattare così un potenziale amico del Don. Ma erano entrambi Nosferatu, e i Nosferatu non vivono a lungo fidandosi delle parole del primo carismatico sconosciuto di turno. Jonathan l'avrebbe capito... O sarebbe stata lei a capire di aver fatto bene, a non fidarsi.
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L'irto Nosferatu sembrò irrigidirsi sentendo il tono dell'altra, come se un grumo gli impedisse di deglutire appieno. Gli era bastato guardarla in volto per essere attanagliato dal dubbio, dalla paura. Ma... Appena strascicato, prima di farsi più duro. ...cosa? E' successo qualcosa a Marcelo? Avvicinò impercettibilmente il capo, come attirato dalle sue prossime parole.
Se fossi un suo nemico, ragazza mia, non avrei certo tirato fuori le buone maniere. Ricambiò al dubbio con un po' di sana logica, piuttosto convincente. Al massimo un buon paletto, a cui sarebbe seguita una scena da non descrivere. Scacciò convinto la malafede della ragazza, rincarando in coda la dose. Sono qui in città per conto dei nostri superiori nel Clan, per rinsaldare i rapporti con il Principato locale e la posizione del Sangue. E il primo passo era proprio ritrovare Marcelo, uno dei pochi rimasti.
Inspirò, per quanto fosse inutile ad una simile creatura. Ora... La destra artigliò il bracciolo della poltrona, mentre l'altra mano si perse in un leggero spronare. Ti prego, raccontami cosa cazzo gli è successo.SPOILER (clicca per visualizzare)Scusa tanto il ritardo ma sono stato assente alcuni giorni, e per un po' potrei rispondere un po' più lentamente del solito.. -
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Sembrava sincero. La sorpresa, subito mutata in disappunto, in dolore contenuto... O almeno così Gospel interpretò la reazione di Jonathan alla notizia, pur non ancora confermata, della morte di Marcelo.
E la Nosferatu infine si sedette, annuendo lentamente con aria grave.
«Il Don... Che voi chiamate Marcelo... Ha incontrato la Morte Ultima.»
Strinse le labbra, e poi i pugni. Era passato troppo poco perché il suo cuore ancora troppo emotivo potesse rimanere leggero, a quel discorso.
«L'ho trovato io... Poche notti fa, nel suo rifugio. Assassinato. Hanno aperto le finestre e lo hanno lasciato alla luce, dopo avergli piantato un paletto nel cuore.»
Cercava di studiare le reazioni di Jonathan a quelle notizie, ma sicuramente l'altro vampiro avrebbe potuto leggere come un libro aperto il suo dolore, il lutto sincero, ancora non macchiato dal rabbia di chi medita vendetta.
«Ho cercato tracce, informazioni, ma non ho trovato niente. So che aveva nemici, nel nostro mestiere li abbiamo tutti... E non ho idea di chi potesse volergli così male da decidere di eliminarlo.»
Fece un breve pausa, si guardò le mani strette a pugno poi le rilassò.
«Ho avvisato lo Sceriffo, che ha preso in custodia i suoi Ghoul e ha ripulito la scena... Suppongo. Mi ha detto che ci avrebbe pensato lei e di pensare alla mia pelle.»
Concluse con un mesto accenno di sorriso, tornando a guardare il pariclan in volto.
«Spero possiate capire la mia diffidenza, Jonathan. Il male ha molti metodi per agire, e senza il mio Sire, e con la situazione che c'è in città... Capirete come non mi possa sentire troppo al sicuro.»SPOILER (clicca per visualizzare)Nessun problema!
Ne approfitto per fare una domanda: la role tra me e Hybris si è praticamente conclusa, la posso considerare temporalmente anteriore a questa, oppure avverrà in futuro?. -
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Jonathan rimase congelato sul posto, incassando la notizia con uno sguardo all'apparenza fermo, stoico. Ma Yvonne capì che l'uomo stava cercando di trattenersi alla notizia, mantenendo un minimo di facciata davanti alla neonata. Forse non avrebbe reagito strappandosi i capelli o disperandosi, ma era comunque inaspettata. Un calibro pesante.
Non meritava una fine del genere. Sibilò basso, carico di un'amarezza che la ragazza ben conosceva. Teneva la testa bassa, fisso sulla sporca moquette e su chissà quali pensieri. Non era molto facile decifrarne l'espressione, viste le sue deformità e il trattenersi, ma la preoccupazione era nell'aria. Più del cordoglio.
Dopo poco si decise a riprendere parola, indicandole sbrigativamente il crocefisso lasciato sul tavolo. Ora è tuo. Abbine cura. Si alzò, con uno sforzo di reni dovuto più alla stanchezza mentale che ad altro. Cercherò di capire chi ha fatto questo a Marcelo, e pareggerò i conti.SPOILER (clicca per visualizzare)Non ho seguito la vostra role ma è precedente alla quest in corso.
Edited by Shaitan - 15/3/2022, 11:47. -
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Il suo piccolo cuore in lutto si sciolse un po' nel notare i segni di una sincera, almeno per lei, partecipazione al dolore. Con un sorriso mesto allungò le mani nodose per prendere il crocefisso che le veniva ufficialmente consegnato da quella sorta di notaio non autorizzato.
«No, non la meritava» concordò, infilandosi il ciondolo al collo e sfiorandolo con la punta delle dita.
«Pensavo di essere tutto ciò che rimaneva di lui... Ma devo chiedervelo, Jonathan: come conoscevate il Don?»
Era chiaro che il suo defunto Sire aveva molti segreti, una vita che non includeva la sua Progenie, e quel Confratello era un piccolo spiraglio per aiutarla a intravedere il resto del disegno.
«Inoltre... Vorrei aiutare, se posso. Non sono riuscita a trovare nulla, eppure voi avete trovato me. Probabilmente-» stirò il volto in un sorriso speranzoso «Le vostre capacità sono superiori alle mie, e assieme potremmo fare luce su questo mistero.»
Fece una pausa, stringendo le labbra, come esitando.
«Vi prego, permettetemi di... Se non vendicarlo, almeno di portare giustizia. Almeno un po'. È così difficile trovarla, di questi tempi... Ma lui era una delle persone migliori che conoscevo, e i suoi assassini È giusto che facciano ammenda!». -
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Facevamo parte della stessa nidiata a Manchester, in Inghilterra. Lui era un giovane accolito di origini catalane che si era trasferito lì con la famiglia dopo la rivolta di Francisco Franco. Anche se sarebbe meglio parlare di crimini. Ne parlò come fossero eventi accaduti in un passato prossimo, e probabilmente per lui era così. Esercitava nella Cattedrale di Manchester, almeno fino ai bombardamenti del '42. Finì schiacciato sotto una trave e qualcuno pensò di trascinarlo nelle fogne e abbracciarlo. In tutto questo era rimasto in piedi, una mano sullo schienale della lacera poltrona. Innumerevoli anni assieme, poi una Coterie. Poi venti anni fa lui è stato inviato qui per volere del Clan. A quel punto si sentì in dovere di mettere in chiaro una cosa. E con il Clan non intendo quella baldracca di Harriett, bada bene. Sembrò sfuggirgli un filo di acredine, forse voluto.
La proposta della giovane lo accigliò alquanto, almeno per quanto gli fosse possibile. Non credo che Marcelo avrebbe voluto metterti a rischio, bambina. E ciò che sto per fare porta tanti rischi e più segreti. Poco convinto, altalenò per qualche istante sul posto prima di chiederle una cosa inaspettata.
Una domanda...Conosci Catalina Suarez e la Città dei Topi?SPOILER (clicca per visualizzare)Scusa l'immenso ritardo, periodo di merda.
Ti dico qui cosa sai in merito alla sua ultima domanda. Catalina Suarez era la progenie del principe infernalista Harriett, ed una ex-arpia anche se sai che lei si ritiene ancora tale. Il Don ti ha sempre detto di non darle la minima corda, di oscurarti e aspettare che se ne vada. La città dei Topi è invece un luogo piuttosto particolare, sito tra alcuni degradati palazzi di Central City. Barboni, negozi abbandonati dopo il disastro di Katrina e il crollo economico e chi più ne ha più ne metta. Ma il Don ti aveva anche rivelato che lì sotto c'era una vecchia opera nosferatu, nascosta ai più: Solitamente è difficilissimo costruire qualcosa sotto new orleans -è come per venezia, per darti un'idea molto grossolana- ma gli architetti del Clan avevano scoperto questo grosso blocco di pietra e arenaria in tal punto, abbastanza solido da permettergli di scavare e creare un nido vista l'assenza di vere e proprie fogne abbastanza larghe da permettere un insediamento.
Il Don aveva un conoscente lì, tale Cogliostro.. -
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«Oh» fece, con un piccolo moto di sorpresa «Eravate... Fratelli. Potrei quasi considerarvi uno zio, in un certo senso.»
Dondolò un paio di volte i piedi, che sfioravano il terreno a causa delle gambe troppo corte.
«Sapevo del suo passato ecclesiastico, e che era fuggito dalla Spagna... Probabilmente era anche per questo che gli piaceva sentirmi cantare. Mi chiedeva spesso di farlo mentre lavorava, diceva che lo aiutava a schiarirsi la mente.»
Lo disse con un sorriso malinconico, pensando al suo defunto Sire, che il fato aveva voluto avvicinare a lei per poi sottrarglielo anzitempo. Strinse le mani, tenendo gli occhi bassi per qualche momento, prima di rialzarli con decisione su Jonathan.
«Non credo nemmeno avrebbe voluto che ignorassi la sua morte e andassi avanti a farmi maltrattare dal mondo, però, non trovate?»
L'incontro con Caesar dell'altra sera aveva acceso qualcosa in lei. Un fuocherello, poco più che una candela, ma che le impediva di brancolare nel buio intriso di disperazione di quella solitudine dolorosa che improvvisamente riempiva le sue notti.
Il suo Sire le dava uno scopo. Morto lui, doveva trovarsene un altro, o sarebbe tornata a sprofondare nel fango lurido del sopravvivere, non del vivere davvero.
«Catalina Suarez? Non l'ho mai incontrata, ma dovrebbe essere la figlia di Harriet, giusto? Dell'ex Principe... Non frequento l'Eliseo ma non credo che qualcuno la consideri ancora una Arpia vera e propria.
La Città dei Topi la conosco ma... Da sopra, cioè, so più o meno i quartieri dove si estende. Il Don mi ha detto che aveva un contatto nella città sotterranea, un certo Cagliostro, o Cogliostro... Ma non mi ha mai portata giù di sotto. Anche se aveva promesso che lo avrebbe fatto, un giorno.»
Promesse, promesse, quante se ne erano fatte, in tempi ingenui e ottimisti. Della Città dei Topi rimaneva, alla giovane Nosferatu, solo qualche racconto e il ricordo di una canzoncina che aveva inventato sulla base di un musical di Broadway ispirato all'opera di Victor Hugo.
Perché Jonathan gliene parlava proprio in quel momento? Cosa si celava sotto le macerie dell'uragano?. -
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...su questo devo darti ragione. Il sorriso del Lebbroso si fece più vivo, quasi sprezzante. D'accordo, allora. Sei conscia dei pericoli, per cui sarò diretto. Quelle parole catturarono in qualche modo l'attenzione della piccola Nosferatu, che senza accorgersene iniziò a prestare più attenzione al discorso di Jonathan, al suo punto di vista. SPOILER (clicca per visualizzare)Da adesso fino a nuovo ordine considerati sotto gli effetti di ascendente 1. Sei più portata a dar corda al suo punto di vista, anche se questo non va a minare il tuo istinto di conservazione.
Si dice che Cogliostro sia stato sconfitto da Catalina, e che lei abbia preso il controllo della Città. Tuo padre era in contatto con questo Cogliostro e stava cercando di convincerlo ad aprire la Città dei Topi alla Camarilla, per aiutare il Clan a tornare al suo status quo originale. La piccola Neonata non aveva mai capito molto di politica e degli intrallazzi che la formavano, ma era chiaro che non si trattasse di roba da poco. Possiamo vederlo come un...accomodamento nei confronti di Artemisia. Ai despoti piacciono questi gesti simbolici, e al Clan fa sempre comodo convincere le frange più isolate a tornare alla Nidiata.
Con la morte di tuo padre e la scomparsa, probabile Morte Ultima di Cogliostro tutto è tornato al punto di partenza, se non peggio. Catalina ha chiuso la Città agli estranei con un qualche sorta di rituale, che visti i suoi precedenti vizi si pensa sia di natura demoniaca. Snocciolò con grazia una situazione terribile, come se l'avesse ripetuta così tante volte da averla ormai interiorizzata. Voglio agire prima che il Principato sguinzagli uno dei suoi demonologi o peggio, i piani alti mandino qualche Alastor.
E' una situazione che deve essere risolta nel Sangue, o perderemo l'appoggio dei Clan che si oppongono ad Artemisia.. -
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Forse una parte di lei doveva intuire che qualcosa non andasse. Forse avrebbe dovuto chiedersi come mai quell'improvviso impulso di energia, di attrazione per le parole e la forza con cui Jonathan le pronunciava.
Forse un giorno avrebbe imparato a difendersi da quel tipo di influenza mentale, ma in quel momento, in quella catapecchia segnata dalle zampe dei topi, Gospel annuì concordando vigorosamente, convinta di cosa si dovesse fare.
«Quindi dobbiamo scendere e riaprire la città. O farla riaprire in qualche modo. Le schifezze demoniache ci hanno già causato fin troppi problemi, e non è giusto che per colpa di una tizia arrogante con manie di grandezza ci vada di mezzo tutto il Clan!»
Saltò giù dalla poltrona e si mise in piedi, di fronte a Jonathan, chiaramente pronta ad agire e disposta ad aspettare solo il minimo sindacale.
«Da dove cominciamo?». -
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Mi sembri molto sicura...bene allora. Batte una volta le mani, a sancire l'inizio di una fruttuosa collaborazione. Servono prove, e ho già un volenteroso che si sta prodigando sulla faccenda...potresti unirti a lui. Visto che fai parte della Nidiata cittadina non sarai respinta come me dalla Città, il che ti permetterà di muoverti più o meno indisturbata.
Una volta all'interno dovrete cercare prove del suo scempio, del fato di Cogliostro e capire se ci sono modi per spezzare il circolo creato. Ma fai molta attenzione agli abitanti della Città...che io sappia non ci sono altri fratelli , ma molti barboni che fungono da gregge per Catalina. Altri ancora rimpiangono Cogliostro e le sono contrari. Insomma, non sono da sottovalutare sia nel bene che nel male.
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Il piano sembrava semplice: scendere di sotto, fare domande, scoprire cose. Quello che faceva tutte le notti, bene o male.
Con l'unico dettaglio che nelle notti normali non andava a indagare in mezzo alle proprietà umane di una Nosferatu molto potente e probabilmente impazzita.
«D'accordo... Entrare sembra semplice. Se avete già un contatto di fiducia, datemi il modo di riconoscerlo, così lo raggiungerò e lavoreremo assieme.
Strano che non ci siano altri Fratelli però... Catalina non tenterà di impedirci di entrare? In caso le cose si mettano male, vi potrò contattare per chiedere aiuto?»
Poteva mimetizzarsi tra gli umani, ma entro certi limiti, soprattutto per un occhio allenato come quello di un altro Vampiro. Era pronta a infilarsi nella tana della bestia, ma la volontà di aiutare teneva sempre per mano quella di restare viva. E sapere se poteva contare su Jonathan, o se avrebbe dovuto cavarsela da sola, era un buon primo passo per comprendere come agire.. -
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E' un nostro consanguineo, si chiama Caesar. Di solito porta una maschera di cuoio piuttosto strana, ma il modo più semplice per incontrarlo è che ti dia uno dei miei animali. Prese il topo che aveva in grembo, mostrandoglielo. Un bel pezzo di sorcio, dall'aria vispa. Ne ho dato uno anche a lui, li ho addestrati in modo che possano rintracciarsi l'un l'altro con l'olfatto.
Il dubbio della giovane rabbuiò per un istante il viso scavato del Nosferatu, quasi avesse un rigurgito acido in gola. I più sono scappati o morti, e i pochi rimasti erano dei traditori che ho volutamente sviato altrove.
Come ti dicevo sembra che Catalina abbia usato un modo particolare per chiudere la zona, qualcosa che ha precluso l'accesso a chi non appartiene a quel luogo. Una trincea soprannaturale tutt'attorno alla comunità, una barriera di cunicoli e vacche tra lei e i suoi nemici; fatto ciò si è subito messa al lavoro per portarsi i pochi Fratelli rimasti dalla sua parte. La osservò per bene, cercando di capire come stesse prendendo la situazione. Probabilmente non sa della tua esistenza, e che essendo rinata qui per volere di Marcelo fai effettivamente parte della nidiata. Ne avremo sicurezza solo all'ingresso della Citta, se sarai respinta o accettata dal luogo. Leggermente dubbioso, ma anche speranzoso. Potrete raggiungermi con i topi, ma non con il cellulare che sembra avere diversi problemi da quelle parti.
Il topo nelle mani di Jonathan si agitò sul palmo, cercando di grattarsi alla base della coda. A ben pensarci sembra una situazione alla The Dome... Brontolò assorto, andando poi a concludere. Se e quando riuscirete a far cadere la barriere potrò raggiungervi e sistemare una volta per tutte la faccenda.. -
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Conosceva Caesar. Non bene, non da poterlo chiamare amico e confidente, ma ci aveva parlato una volta e avrebbe saputo riconoscerlo.
«Perfetto. Non ho mai lavorato con lui ma lo conosco, mi è sembrato una persona seria.»
Allungò le mani verso il topo di Jonathan, che sarebbe diventato il suo piccolo messaggero peloso. Gli sorrise con dolcezza.
«Ciao piccolino, benvenuto a bordo. Mi sarai di grande aiuto.»
Ancora con le mani tese, alzò gli occhi verso il Nosferatu più anziano.
«Eviterò il telefono allora, e spero non ci siano altre trappole magiche lì sotto... Avvicinarmi sarà facile, una volta dentro suppongo dovremo improvvisare.» Strinse le labbra in una linea sottile, rassegnata al non poter avere un piano migliore di quello. Se il roditore si fosse lasciato prendere, lo avrebbe deposto in una tasca interna del giaccone, dove avrebbe trovato qualche briciola secca con cui rendere la permanenza più piacevole.
«Quando cominciamo? Caesar è già operativo?». -
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Il piccolo Fievel IV saltò vispo sulle mani a coppa di Yvonne, annusò e grattò. Una volta approvato il nuovo bipede squittì preciso, e si fece mettere di vedetta nella tasca del giaccone.
Caesar ha già il mio numero, ma ecco anche a te nel caso riusciate ad avere segnale. Forse con un telefono fisso, se ne hanno di funzionanti nella zona. Le porse un fogliaccio con su riportato un numero di cellulare. A quanto ne so Il ragazzo è già entrato in azione , per cui dovrebbe essere all'interno della Città a raccogliere informazioni e cercare il gruppo di senzatetto fedeli a Cogliostro. Puoi raggiungerlo quando vuoi, è sul limitare est di Central City. Hai modo di arrivarci?. -
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Prese il numero, lo guardò un po' di volte per memorizzarlo, ma per buona misura lo inserì anche nella rubrica del suo cellulare. Lo salvò sotto "Zio Jean", aggiungendolo all'elenco di contatti che non uguagliavano mai i veri nomi dei loro corrispettivi.
«So come arrivare a Central City, entro subito in azione. Se è la sotto da solo potrebbe aver bisogno di supporto.»
Chissà se avrebbe avuto modo di realizzare una di quelle scene super cliché dei film d'azione, dove il protagonista maschile in missione che si ritrova nei guai viene salvato con sua enorme sorpresa dalla coprotagonista che mai si sarebbe aspettato di vedere in quel frangente...
Scrollò la testa per scacciare quei futili pensieri infantili. Si tastò velocemente le tasche per assicurarsi di avere con sé tutti i suoi - magri - possedimenti, e tornò a guardare Jonathan.
«Sono pronta.».
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