Salle Mnemach

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  1. Alice William
     
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    Fece un respiro, poi ne fece un altro come se servisse a qualcosa, come se potesse calmare il tumulto di emozioni che provava dentro. Lo sapeva che non stava per dirle niente di buono ma no, non era preparata a questo.

    Era arrabbiata, confusa, cosa le stava dicendo quella donna, che cosa voleva dire che non era stato eletto dal Clan e perché? Cosa cazzo stava succedendo? Pensieri e domande nella sua testa vorticavano come vespe a cui era stato distrutto l’alveare, slegate tra loro ma unite in un unico grande insieme.

    Perché? Cosa? Come? Proteggi! Allontana! Menti! Asseconda! Orgoglio! Disprezzo! Furia! Vergogna! Colpa! Onore!

    Le sue mani che, fino a quel momento penzolavano delicatamente lungo i suoi fianchi, ora erano intrecciate insieme a torturare le sue dita

    Un fitta alla testa come quando un suono troppo acuto colpisce il timpano, ma non veniva da fuori lo sapeva, una manifestazione del suo enorme fastidio interiore. Disturbo psicosomatico. Chiuse un attimo gli occhi per cercare di sfuggire al dolore.

    Li riaprì guardando la donna che continuava a infierire, mentre lei cercava di mettere ordine dentro quel caos d'informazioni e insulti che le piovevano addosso. Filtrare i concetti attraverso l’umiliazione e lo sconforto non era cosa semplice, soprattutto perché alcuni di quei concetti erano totalmente nuovi per lei. Ancora meno semplice era elaborare una risposta che la dissociasse e che al contempo la rendesse parte. Difendere il suo sangue? Come farlo quando lei stessa era in qualche modo d’accordo con quella donna? Solo qualche secondo prima stava appunto pensando all’ inadeguatezza del Primogenito… Ma nonostante tutto lei amava il suo Clan

    "Custode Delgado” la sua voce suonò più rauca del solito, le parole bruciavano in gola come lava. Si impose di restare calma e fredda, almeno ci provò “Rifletti, analizza, segui la logica, non farti confondere. Un passo alla volta, un punto alla volta” pensò

    Come giustamente dite sono giovane e molto di quello che mi avete detto per me è un dato di fatto più che la fine del percorso scelto, ma non credo sia una giustificazione. Essere parte di qualcosa comprende il bello e il brutto il giusto e lo sbagliato non credete ? Come in una famiglia. Porti avanti oneri e onori. La mia visione è viziata da lacune ma questo non mi rende cieca.” Si schiarì un attimo la voce che risultava roca “Ringrazio il fatto che lei sia tanto sensibile da non rendermi la vittima di un sistema che è antecedente alla mia nascita.

    Nonostante la rabbia, nonostante le stilettate, nonostante l’umiliazione dava atto a quella donna di essere molto “umana”, la verità era sul collo acqua gelata ma per quanto scomoda quella verità dava ad Alice occhi diversi con cui guardarsi intorno, occhi che vedevano oltre i filtri che le avevano impostato, onore, orgoglio ma dov’era l’onore nello scodinzolare mentre venivi usato? Le labbra quasi le tremavano per lo stress accumulato costringendola a pause ripetute e a controllare la velocità con cui parlava“ Credo che, considerando il lungo periodo, sia inevitabile che un clan viva dei momenti di… Flessione possiamo dire, ciò non toglie come dite che si possa cambiare rotta. Sono del parere che i cosiddetti panni sporchi vanno lavati, a casa, ma vanno lavati. Nascondere la polvere sotto il tappeto non è una soluzione idonea al lungo periodo ”Negare l’evidenza era inutile e sciocco, avrebbe voluto aggiungere che anche le Rose nel loro giardino avevano di recente coltivato dell’ortica, ma indispettirla non avrebbe fatto sparire il marcio trovato sotto il suo famoso tappeto.

    Un nuovo sentimento si fece strada in lei, rivalsa. Lei così schiva, così fuori da quei giochi, così consapevole del fatto che non ci si volesse trovare dentro ora non voleva farsi da parte, non accettava di vedere il suo Clan sminuito, denigrato. Avrebbe portato parte di quel peso. No, non sarebbe mai stata la punta di diamante non sarebbe stata se stessa in quel caso, ma non si sarebbe chiusa in un angolo attendendo gli eventi, non avrebbe lasciato che la corrente la portasse alla deriva. Se deriva doveva essere sarebbe stata la sua corrente a portarla li. Lei poteva riparare, faceva questo da tutta una vita… Riparava ossa rotte, individuava, sezionava e asportava tessuto necrotico, tumori. Prendeva qualcosa di malato e lo rimetteva a nuovo. Poteva farlo anche con il Clan.

    Custode Delgado, sotto le braci che voi vedete arde ancora la fiamma, la furia di cui decantate lo splendore. Ci chiamano feccia, anche se non è l’unico modo in cui ci chiamano, ne quello che userei ma, mi hanno insegnato che feccia non vuol dire essere la parte peggiore, la più spregevole ma essere quello che resta alla fine di tutto. Quello che sopravvive, che si adatta, che si reinventa. Il concetto stesso di resilienza. Non è il concetto di per se che arreca vergogna. Le chiedo Custode Delgado, per l’antica Furia le Rose riserveranno il loro splendore? “ Guardò la donna con gli occhi che erano pieni dello stesso fuoco di cui parlava. “ Spero di essermi espressa nella maniera migliore, l’argomento è delicato e molto sentito. Spero che le mie emozioni non abbiano reso poco chiare le mie parole” non aveva bisogno di respirare, ma era come se sentisse il suo respiro affannoso contro ogni logica.
    Se la cosa non fosse stata impossibile avrebbe pensato che le sue guance, in quel momento, fossero tanto rosse quanto i suoi capelli
     
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