Vampire GdR

Posts written by EnricoPallazzo

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    Nell’ascoltare al telefono la risposta di Banks, Otto appare un po’ perplesso. Si liscia i baffi e quindi dopo un attimo di esitazione aggiunge: << Mi perdoni, temo che in qualche modo si possa essere generato un equivoco… Come le dicevo… beh… è mia intenzione lasciare l’ospedale e così l’indagine. Non mi permetterei mai di mentirle e dunque, premesso ciò, non potrei in alcun modo causarle altre preoccupazioni di sorta. Appena chiusa questa telefona tornerò ai miei affari e non farò ritorno qui… >> Un’occhiata all’infermiera e aggiunge: << Beh… con gli ospedali non si può mai dire, ma credo di essermi spiegato. >>
    Da quando gli è stato passato il telefono, il malkavo non ha fatto nulla per mascherare o celare quanto affermato a Jack e così, dopo che si sarà congedato da Banks, la Rosa avrà un’idea piuttosto chiara circa le sue intenzioni.
    << Per quel che può valere, ti faccio i miei auguri. Sono certo che riuscirai a cavartela e… beh… se tu dovesti scoprire che fine ha fatto… >> Segue una seconda fugace occhiata alla donna in loro compagnia. << ...colei che ci ha preceduto in questa ricerca, apprezzerei molto esserne informato. >>
    E così, conclusi quei convenevoli Otto si congederà e lascerà la struttura medica, raggiungendo il parcheggio e la sua auto, dove troverà Ambrogio ad attenderlo pazientemente dietro al volante.
    Come anticipato nella telefonata a Banks nella mia azione precedente, Otto contatterebbe Cooper per ragguagliarlo circa la situazione, per poi fare ritorno al proprio rifugio.
    Auguro ad entrambi buon proseguimento.
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    Otto, tipo generalmente piuttosto nervoso e specialmente in simili frangenti, inclina di lato il proprio cappello in modo da avvicinare l’orecchio al telefono offerto da Jack e parla con un tono formale assai calmo e pacato.
    << Buonasera a lei, Dottor Banks. >> E dopo il saluto precisa subito: << Sono qui in compagnia del mio collega e della signorina Scott, ovviamente. >> Un implicito riferimento al fatto che non può certo parlare liberamente e neppure presentarsi col suo nome, che comunque quasi sicuramente Banks già conosce.
    << Temo che le circostanze molto particolari nelle quali ci troviamo abbiano precluso una più diretta e doverosa presentazione e in ciò posso solo appellarmi alla sua comprensione. Vorrei comunque rassicurarla fin da subito riguardo alla specifica questione del bagde – il cui fraintendimento, mi pare di capire costituisce il fulcro della sua preoccupazione – ma più in generale anche del mio coinvolgimento qui, presso questa struttura e in questa complessa e cupa situazione. >>
    Segue una breve pausa, nella quale si rende conto di avere ancora nella tasca destra del trench quella confezione di disinfettante gel, che prende e con una certa nonchalance posa sul tavolo vicino.
    Quindi riprende: << Come immagino saprà, sono qui in virtù di una cortesia personale fatta ad una nostra comune… uhm… conoscenza. Preciso ciò per rassicurarla circa il mio operato, in quanto è mia intenzione ragguagliare quest’ultimo circa gli ahimé scarsi progressi compiuti e lasciare nella sua totalità questa delicata situazione nelle certamente più sapienti mani del mio collega. D’altro canto ho già precedentemente provveduto a metterlo a conoscenza degli indizi da me appresi. Ciò andrà certamente a beneficio della discrezione dell’operazione che si intende mettere in atto qui. >>
    Infine, come a conclusione di una email o magari di una vecchia lettera commerciale battuta a macchina: << Naturalmente prima di salutarla e di ritirarmi resto ora a disposizione per ulteriori chiarimenti e provvederò a farle avere al più presto un mio recapito telefonico per eventuali future comunicazioni. >>
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    << D’accordo… >> Va sospirando Von Braun, richiudendo il suo sdrucito block notes. << Non la disturberò ulteriormente con altre domande o richieste. La ringrazio per il tempo dedicatomi. >> Segue un sorriso di circostanza e un’occhiata nella direzione di Jack di nuovo al telefono. Non ode la conversazione ma pare intuirne ad un qualche livello il contenuto.
    Per ora non aggiunge altro, aspettando che il toreador chiuda la chiamata, prima di esprimersi sulla questione.
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    Diligentemente Otto appunta (con qualche difficoltà logistica, poiché sta usando una sola mano) il nome “Peacock” sul proprio block notes. << E ora il dottore è di turno? >> Domanda quindi alla donna sempre in riferimento allo psicologo infantile.
    Per quanto riguarda poi la questione del bagde, il malkavian lungi dal cercare di ottenerlo con insistenza ha proprio detto all’infermiera che avrebbe lasciato la questione al suo giudizio e, almeno per ora, non sembra intenzionato ad aggiungere altro sull’argomento, osservando placidamente la donna, seppur non limitandosi a questo…

    Proverei a leggere l’aura dell’infermiera in attesa di eventuali sviluppi.
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    Il ventriloquo china per un momento il capo e si toglie il cappello, portandolo all’altezza del suo cuore ormai nero e avvizzito.
    << In circostanze come queste ci si augura sempre il meglio… ma ci si prepara anche al peggio. >> Sospira cupo al dire della donna. << Siamo persone di mondo e purtroppo sappiamo come troppo spesso vanno a finire queste storie. Tutto ciò che noi possiamo fare è adoperarci con ogni mezzo affinché nulla di simile possa riaccadere. >> Una breve pausa e quindi: << È con questo spirito che le ho chiesto il suo bagde. Per quel che può valere posso solo prometterle che non lo userei se non strettamente necessario e che nel malaugurato caso n.. io venissi sorpreso a usarlo… beh… non tradirei la sua fiducia e lei, signorina, potrebbe semplicemente accusarmi di averglielo rubato. >>
    Otto si liscia i baffi e se il suo apparato respiratorio non fosse ormai una mera “decorazione interna”, forse sentirebbe anche l’esigenza di sospirare.
    “Se ancora c’è la speranza di trovare qualche traccia – se non fresca, almeno ben conservata – il tempo, come diverse altre cose, non è dalla nostra.”
    << Ma lascio questa decisione alla sua sensibilità, Miss Scott. >>

    Il Lunatico non ha idea di fin dove si spinga la sudditanza dell’infermiera nei confronti di Banks e per riflesso fin dove la donna sarà disposta ad accompagnare gli sconosciuti nel suo “tour guidato” ma se tutto non dovesse andare liscio come l’olio – e non lo fa quasi mai – Von Braun si è studiato un paio di soluzioni alternative, bagde o meno.
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    << Non sono affatto d’accordo collega e non intendo agire così. >> Nella voce di Otto, generalmente più titubante, per un attimo appare una nota di quell’autorevolezza che la Rosa probabilmente attribuirebbe più facilmente alla marionetta che ora l’uomo nasconde nella tasca.
    << Vedi, andarsene in giro vestiti da infermieri e lasciare magari un video-ricordo del nostro cosplay nei nastri delle telecamere di sorveglianza non rispecchia propriamente i miei standard di basso profilo. >>
    Si volta per un momento verso l’infermiera e commenta in un frivolo tono discorsivo: << Ci perdoni questo piccolo battibecco sulle nostre diverse metodologie d’indagine. >>
    Quindi tornando su Jack: << Accetterei di prendere e bada bene, di prendere con me e non di indossare, un camice perché tendiamo… uhm… tendo… a contemplare un’ampia varietà di scenari. E ricorrere ad un simile artificio sarebbe comunque l’extrema ratio di un caso disperato che preferirei evitare. Un badge all’opposto, se usato con accortezza – per questo l’ho gentilmente domandato io alla qui presente Miss Scott – potrebbe semplificare notevolmente il nostro lavoro e senza creare seri problemi. >>
    Infine, il ventriloquo, tornando a sfoggiare quel suo sorriso da venditore di auto usate, resterebbe in attesa di una risposta da parte dell’infermiera, la quale non ha ancora avuto modo di rispondere alla sua richiesta.
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    All’offerta dell’infermiera Otto scuote appena il capo e facendo un gesto vago con la mano destra (quella che non è napoleonicamente nascosta nella tasca del trench, dove nasconde Zoobo) spiega: << Purtroppo è da anni ormai che non posso più godermi un buon caffè… >>
    Non che gli manchi quello degli ospedali.
    Poi, ad ogni modo, fa una smorfietta e precisa brevemente: << Sa… acidità. >>
    Il ventriloquo resta dunque in un composto silenzio mentre Jack parla, dimostrando solo una certa perplessità nel sentire la rosa riferirsi al bambino morto come ad un adulto.
    Sentendosi poi interpellato, Otto annuisce con aria grave: << Quel povero bambino… >> Non c’è finzione in quelle parole. Durante i suoi anni da vampiro, Von Braun ha perso la propria umanità un pezzo alla volta… ma non al punto da restare indifferente ad una simile atrocità.
    << Come avrà intuito anche dalle parole del mio collega, signorina Scott, siamo qui per condurre un’indagine informale in accordo con… la nostra comune conoscenza. Suppongo sappia come vanno questo genere di cose e che non possiamo raccontarle la storia per intero, ma le posso assicurare che stiamo agendo con le migliori intenzioni. >>
    Al lunatico non è chiara la natura e il grado di coinvolgimento della donna con gli affari di Banks, ma può supporre che un’infermiera – posto che non si tratti di quella di Misery – abbia intrappreso quel genere di professione anche in virtù di una certa vocazione o che comunque dimostri una certa empatia: il credere di operare a fin di bene potrebbe incentivarla a collaborare a prescindere dal suo tornaconto personale.
    << Abbiamo necessità di accedere a diverse informazioni e il tempo a nostra disposizione è limitato. >> Spiega quindi all’infermiera per poi rivolgersi a Jack: << In tal senso sarebbe forse utile dividerci. Magari mentre tu ti fai accompagnare alla stanza nella quale il bambino era ricoverato, io potrei dare un’occhiata a quell’altro posto… che ne dici, collega? >>
    Quindi tornando sull’infermiera: << Ad ogni modo sì… se aveste la possibilità di procurarci un paio di camici, sarebbe ottimo e… >>
    Otto a questo punto sfodera quel suo sorriso da imbonitore e conclude: << ...mi servirà in prestito per qualche minuto il suo bagde. >>
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    È stata una strana sincronicità di elementi reali e immaginati a condurre Von Braun a quell’incontro. E sebbene ora se ne andrà senza aver ottenuto le risposte che sperava e al tempo stesso temeva di ottenere sul suo sire – e anzi, semmai con qualche interrogativo in più – l’uomo pare soddisfatto da quel piccolo conciliabolo.
    Certo, si potrebbe sostenere che nel concreto il malkavian se ne stia andando con un pugno di mosche, ma data la sua recente esperienza a New Orleans anche il semplice presentarsi ad un appuntamento con un Fratello e andarsene senza alcun vincolo o missione potenzialmente suicida, è già di per sé una conquista…
    << Molto bene allora… Ciò significa che terremo bene a mente questa nostra conversazione e che ci limiteremo a conservarne il ricordo fin quando… beh… non capteremo la giusta opportunità… >>
    Otto rivolge un sorriso un po’ timido al proprio ospite, mentre le sue dita paffute vanno a recuperare uno degli eleganti biglietti da visita di Vardaman.
    << …e allora stia certo che riceverà nostre notizie! >> Quindi l’uomo pare ricordare qualcosa: << Oh! In effetti… poiché le vicissitudini legate alle nostre imprevedibili esistenze spesso ci conduce ad un repentino cambio di numeri di telefono… ecco… >>
    Senza una sola oncia dello stile e classe dimostrata da Jonathan, l’uomo prende a tastarsi goffamente le tasche del soprabito, per poi pescare alcuni sdruciti biglietti da visita legati da un semplice elastico giallo da ufficio. Ne sfila quindi uno e lo porge al suo ospite che, magari con qualche comprensibile perplessità, potrà leggere su di esso:

    Idrospurghi Fratelli Kowalski

    Perdite acqua e gas, ricerca perdite fognarie, spurghi, videoispezioni.



    Segue un indirizzo e un numero di telefono.
    << Non faccia caso all’indirizzo… >> Spiega quindi Otto. << Il numero invece è quello di una casella vocale che controlliamo con una certa frequenza… >>
    << È stato un piacere, Signor Vardaman. Sono certo che una nostra alleanza condurrà ad un vantaggio personale reciproco e gioverà alla Torre d’Avorio tutta. >>
    "Beh... magari non proprio tutta."

    Formalissimo come sempre, Zoobo conclude con un breve inchino.
    Otto invece offrirà un’altra volta la mano destra a Jonathan, per poi sostare ancora nella stanza per un paio di minuti, infilando nuovamente e non senza difficoltà il falso gesso con il quale ha “contrabbandato” il socio al suo arrivo.
    << Lunga Notte a voi! >> Saluterà infine con la sua solita e spesso immotivata giovialità.
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    Se possibile, parteciperei anch'io!
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    Strada facendo, Von Braun addocchia un paio di punti ideali per “dileguarsi” e al tempo stesso, per qualche enigmatica ragione si appropria anche di una confezione di disinfettante gel.
    Cleptomania forse? Di certo, data la sua natura di vampiro, l’insorgere di un caso di germofobia sarebbe ormai alquanto tardivo...
    Quando poi Jack si riferisce a lui come ad un collega, Otto, in un simulato automatismo, prende dalla tasca della sua giacca il portafogli e aprendolo, finge di mostrare all’infermiera qualcosa esposta nella plastica trasparente generalmente riservata alla patente di guida. Pur ignorando le orribili verità di quel mondo di tenebra, la donna è dev’essere perfettamente consapevole della copertura inventata sul momento dall’uomo che lo accompagna, ma – per quanto a prima vista non si direbbe una mente vivace – lo stesso non può dirsi dell’altro testimone a quella conversazione: l’anziano che nel mentre l’infermiera sta imboccando.
    E qualora il vecchio dovesse dimostrare un minimo di lucidità e conservare memoria di quell’episodio, rammenterà forse anche ad un certo punto il caucasico di mezza età ha mostrato qualcosa all’infermiera.
    Un badge? Un tesserino di riconoscimento? Qualcosa di più stravagante come un distintivo?
    Poco importa. Dal suo punto di vista, l’anziano noterà soltanto il gesto e non ciò che il portadocumenti contiene: l’ingiallita carta fedeltà di una catena di discount californiana.
    << C’è un luogo più tranquillo nel quale possiamo parlare? Le prometto che non ci vorrà molto, ma sa... il mio collega è scrupoloso nei riguardi del lavoro altrui, ma per quanto la questione non sia affatto grave… non lo è affatto... ci mancherebbe… tuttavia, beh... è comunque alquanto urgente. >>
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    << Temo che al momento, Fignor Vardaman, quefto fia tutto ciò che poffiamo dirle. >> Risponde Zoobo con un evidente difetto di pronuncia legato ad un problema logistico che inevitabilmente ha inciso sulle capacità di ventriloquio di Von Braun: Otto si è sporto per stringere con la destra la mano di Jonathan e per poterlo fare – avendo la mancina occupata dalla marionetta – ha dovuto addentare il grosso sigaro all’angolo della bocca.
    Dopo quella stretta di mano, figurativamente calorosa ma alquanto fredda fisicamente, date le effettive temperature corporee dei due uomini, Otto ritorna a impugnare il sigaro come un direttore d’orchestra e commenta a sua volta: << E noi siamo certi che, giunti al momento propizio, il suo contributo potrà dimostrarsi decisivo… >>
    Von Braun pare dirlo sinceramente. I suoi trascorsi mortali nella Deutsche Demokratische Republik dovrebbero portarlo a diffidare dalla politica e da chi la fa attivamente. Tuttavia, saranno i modi squisiti del suo ospite e il suo innegabile carisma, sarà la suggestione dell’incontrare un vecchio amico e non qualcuno che non si conosceva affatto fino a qualche ora fa, data dal suo volto amichevole… ma il malkavo si è esposto parecchio, dimostrando una buona dose di fiducia.
    Oppure si tratta solo di necessità e opportunità, chi può dirlo?
    Forse quella sua ambizione e desiderio di dettare le regole del gioco, che ora prende il nome di Zoobo, ha semplicemente prevalso sull’altra maschera di Von Braun: la passiva remissività di Otto.
    << Ne avete in mente uno preciso? >> Domanda all’improvviso Zoobo a Vardaman, prendendo apparentemente in contropiede lo pseudo-socio.
    << Uhm… cosa? >>
    << Un momento propizio. >>
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    OH NO! LO SCOIATTOLO FELICE!

    Benvenuto :D
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    << Ma certo, dopo di te. >>
    Sul faccione rotondo, ormai mortalmente pallido ma un tempo rubicondo, Otto von Braun ha dipinta l’espressione di chi non ha un problema al mondo. Senza proferire una parola rivolge quindi un sorriso di circostanza alla donna e insieme a Jack si incamminerà nella direzione da lei indicata.
    Poco male se ora i due (tre?) si stanno allontanando dallo sgabuzzino che il malkavo è determinato ad ispezionare: tutto ciò che gli occorre, dopotutto, è un angolino appartato dove potrà successivamente ricorrere al dono dell’oscurazione e poi percorrere placidamente tutto quel percorso a ritroso.
    Per ora dunque l’uomo “si gode il viaggio” o meglio si concentra sull’ambiente e sulle persone che lo circondano, cercando di tenere la mente sgombra.
    Ma d’altro canto il suo non può che restare un proposito, poiché la sua mente è sempre oltremodo ingombrata… affollata, se vogliamo e anche in questo momento sta escogitando chissà quale contorto piano.

    Strada facendo il mio pg terrebbe memoria oltre che del percorso e della presenza di bagni o altri luoghi isolati dove poter sparire senza farlo davanti agli occhi di qualcuno, anche della posizione delle telecamere e di un dettaglio minore: la presenza lungo i corridoi o in prossimità delle stanze dei classici erogatori di disinfettante gel. Già adesso, se se ne presentasse l’occasione, con la scusa di igienizzarsi le mani, si approprierebbe di uno di questi.
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    Scusa tanto il ritardo nella risposta… non vedo l’ora che sia ottobre!


    Von Braun, uomo caratterizzato da infiniti dualismi, osserva ora il proprio interlocutore diviso fra pensieri opposti e apparentemente inconciliabili.
    Da un lato Vardaman gli sembra un individuo scaltro, competente e ben inserito in città che se volesse potrebbe certamente onorare la propria parola e aiutarlo a crearsi una posizione di qualche rilievo qui, a New Orleans.
    Dall’altro egli è consapevole che l’arte del raggiro si riduce ad una semplice formula: “prometti qualcosa in cambio di niente, dando niente in cambio di qualcosa”.
    E il “qualcosa” è apparso chiaro al malkavian poco dopo essersi accomodato su quella poltrona di pelle e aver appreso che – almeno in apparenza – tutto quell’incontro nulla aveva a che fare con il presunto ritorno del suo Sire.
    “Blake.”
    << Beh… uhm… diciamo… >> Prende la parola Otto, che quando si tratta di “andarci piano” è un vero professionista. << ...che siamo in contatto con un anziano che nel mio clan ha ricoperto una posizione di rilievo… Non credo occorra fare il suo nome: è implicito e servirebbe dunque solo a consumarlo… >>
    A questo punto il ventriloquo si sente costretto ad una mistificazione: senza tecnicamente mentire, egli cercherà di indurre il suo interlocutore a credere qualcosa che non corrisponde al vero e che forse risulterà fra l’altro persino più credibile della folle realtà, ossia del fatto che un anziano malkavian lo abbia coinvolto in un suicidio assistito, trascendendo così la morte ultima all’interno della Rete e facendosi suo mentore disincarnato.
    << Ecco… costui si è… uhm… ritirato dalla scena politica. Ma come saprete certamente meglio di me, gli “ex” possono smettere di ricoprire cariche ufficiali… ma continuano ad interessarsi al gioco e ad influenzarlo in modo ufficioso. >> Una breve pausa e quindi: << Ora… se ci ho visto giusto… potrei affermare che il mio clan e il suo condivide un dono di grande valore. L’Auspicio. E tale disciplina – e di nuovo mi rendo conto che questa cosa voi la sappiate già e meglio di me – consente fra le altre cose la possibilità agli individui più dotati di comunicare senza essere ostacolati dalla distanza fisica… >>
    << Ciò che conta… >> Qui interviene Zoobo, meno avvezzo a tali espedienti e come sempre impaziente di venire al punto. << ...è che questo anziano ha scelto noi. Egli ci guida e potrebbe darci accesso a quelle che probabilmente lei, Signor Vardaman, definirebbe “informazioni sensibili”. >>
    Ora sia il pupazzo di stoffa che quello di carne tacciono. I vitrei occhi cerulei e i lucidi bottoni azzurri, fissi oltre le lenti dei costosi occhiali di Jonathan.
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    Zoobo è fermo, proteso leggermente verso il proprio interlocutore. Dalla sua prospettiva potrebbe vedere riflessi i suoi freddi bottoni azzurri nelle lenti extra lusso di Vardaman… beh… se laddove dovrebbero esserci nervi ottici non ci fossero solo fili di nylon.
    << No, Signor Vardaman. >> La voce della marionetta è cupa e al tempo stesso morbosamente ipnotica come non mai. << Non lo sta facendo proprio perché lei è un uomo acuto, capace di vedere oltre a questo banale groviglio di poliestere e necrotico tessuto adiposo. Pochi ci riescono. I più non ci provano nemmeno e ci sopravvalutano. C’era una donna. Arrogante, impulsiva. Sciocca. Ci ha rapiti, minacciati con un lanciafiamme e peggio ancora ci ha mancato di rispetto. Ebbene, quella donna è morta. Due volte. >> Quindi a conclusione di questo edificante aneddoto, il calzino parlante si volta verso Otto, facendo saltellare quegli scampoli di tessuto coloratissimo che ha per capelli, che in effetti tolgono un bel po’ di pathos alla scena. << Vuoi dirglielo tu com’è andata la seconda volta? >> Von Braun viene allora percorsa da un brivido – un moto di rabbia per Zoobo, un tremito di paura per Otto – finché il ventriloquo si limita a scuotere il capo e ad abbassarlo, come un bambino che si aspetta un rimprovero da parte di un adulto.
    No che non lo vuole raccontare. In quel magazzino abbandonato il Cavaliere della Luna è stato disarcionato e nel cadere ha perso per sempre un altro pezzo della propria umanità…

    La marionetta pare ascoltare le parole del suo ospite raccolto in un silenzio che vorrebbe forse apparire come riflessivo.
    << Un moto di rivoluzione, in termini astronomici, è il periodo impiegato da un pianeta per compiere un’orbita. Per tornare al punto di partenza. >>
    Nel suo spettacolo televisivo di marionette, il fu Ludwig Von Braun inseriva spesso una piccola rubrica educativa: "Scopriamo il mondo col Professor Chachalaca".
    Ora l'alienato vampiro che ne ha preso il posto ha voluto forse presentarne una sinistra variante.
    << Neppure io sono un gran estimatore delle rivoluzioni. Specie di quelle delle creature senzienti, ben più caotiche e pasticciate di quelle dei corpi orbitanti. La stasi d’altro canto – il cosiddetto status quo – altro non è che una mera illusione di immutabilità. Tutto cambia inevitabilmente. L’equilibrio richiede dinamismo. Ma questo, Signor Vardaman, lei lo sa molto bene e intuisce il pericolo costituito da quella gargantuesca macchina fuori controllo che il mio Clan. >>
    Segue un lungo “sguardo della marionetta al suo ventriloquo.
    << Otto, dal canto suo, ha solo paura. >>
    << Beh… non vorrei finire con un braccio schiacciato fra i macchinari, tanto per seguire il tuo esempio. Puoi farmene una colpa? >>
    << Sì. Poiché a differenza del nostro brillante ospite, tu sai che possediamo un vantaggio che agli altri Cavalieri della Luna manca. Tu sai cosa dobbiamo fare. >>
    Infine, tornando a rivolgersi a Jonathan: << Se ora le dicessi che io e Otto potremmo prendere contatto con qualcuno – qualcuno che, prima di andare in pensione, aveva un’intima conoscenza delle dinamiche interne al nostro clan – lei cosa sarebbe disposto a fare per favorire la nostra ascesa e beneficiare del conseguente rafforzarsi della nostra neonata amicizia? Sarebbe un nostro alleato o solo un osservatore esterno, per quanto benevolo? >>

    Edited by EnricoPallazzo - 5/9/2023, 23:44
550 replies since 31/1/2020
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