La zona vecchia

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  1. .Constantine.
     
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    Il cimitero di St. Louis è stato costruito attorno ad un preesistente cimitero, molto antico.
    A differenza del resto del cimitero, la parte vecchia, così chiamata dai residenti, è ancora allo stato di un tempo.
    Inevitabile aggiungere che di notte la parte vecchia fa un certo effetto.

    Edited by Joker- - 16/10/2011, 17:15
     
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    Quella notte il cielo era avvolto da una fitta cappa di nebbia che avvolgeva l'intera città. Eppure, sembrava concentrarsi in modo innaturale sopra il vecchio cimitero di Saint Louis.
    Quella singolare condizione proiettava uno strano effetto di luce soffusa.
    In luoghi come questo il Sudario è sempre più sottile che altrove ed ultimamente la sua morsa sovrannaturale sembra essersi fatta ancora più serrata. Un'oscura presenza affligge quel luogo e l'atmosfera sembra essersi fatta più pesante. Ultimamente il numero di visitatori si è ridotto non poco, e la gente tende a non trattenersi mai più dello stretto necessario.

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    Il Mausoleo descritto al Necromante dallo spirito era tra i più vecchi. Si trovava alla base della collina, piuttosto isolato dal resto delle lapidi, coperto da muschio e circondato da alcuni alberi.

    Edited by Joker- - 16/10/2011, 17:41
     
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    L'auto di Raimondo si fermò di fronte al tetro cancello arrugginito del cimitero. L'orario delle visite era finito, ma lui aveva un pass speciale. Compose un numero sul telefonino e attese ascoltando il suono ritmico della linea telefonica.
    Ci volle un po' prima che la finestra del fatiscente capanno del guardiano si illuminasse di una luce gialla e calda.

    Pronto?

    Si udì dall'altra parte dell'apparecchio.

    Buonasera signor Pickman. Sono Rossellini.

    Signor Rossellini! Le vengo subito ad aprire!

    Raimondo interruppe la comunicazione e rimase ad aspettare. Il tempo di qualche secondo e la porta della sgangherata capanna si aprì. Una grossa ombra si muoveva balzellando pesantemente tra le prime lapidi del cimitero, in parte zoppicando, in parte incespicando per il peso non indifferente che le gambe non allenate dovevano portare. L'ombra, avvicinatasi al cancello, venne illuminata dai fari dell'automobile del cainita, rivelando un omaccione grasso e flaccido, che si era emsso ad armeggiare con un grosso mazzo di chiavi sul lucchetto arrugginito. Stava aggrappato alle sbarre del cancello di ferro, come se si aiutasse a reggere il proprio stesso peso.
    Sull'agenda di Raimondo era annotato: "Richard Upton Pickman: guardiano del cimitero. 43 anni. Viscido e servile. Evidentemente sovrappeso. Strana passione per l'arte-----> soggetti raccapriccianti------->necrofilo?".
    Una volta che l'uomo ebbe aperto il cancello, Raimondo entrò nel cimitero con l'auto e parcheggiò nello spiazzo libero accanto alla casupola del guardiano del cimitero, scon Pickman che ballonzolando cercava di stare dietro al mezzo. Parcheggiò e scese con calma dal mezzo, sistmenadosi il cravattino e lisciandosi la pelandrana.

    Signor... Rossellini... buonasera... Quale... Piacere...

    Salutò l'uomo ansimando con la sua voce rauca e calda. Il lercio cappello a cilindro tenuto in mano in segno di servilismo.

    Buonasera Signor Pickman.

    Ricambiò il saluto Raimondo.

    Come posso esserle utile, Signor Rossellini? Ma certo! Lei è venuto per vedere le mie ultime opere!

    Veramente sarei qui per...

    Mi segua! Mi segua, Signor Rossellini!

    Lo interruppe Pickman, correndo entusiasta all'interno della casa. Raimondo non potè fare altro che seguirlo all'interno della casupola lercia e sporca di muffa. L'interno era un disordinato ammasso di spazzatura, pennelli, cavalletti e tele coperte da lenzuoli di cui a stento si poteva intuire l'originale colore candido. Pickman stava rovistando tra alcune tele impilate in un angolo della stanza principale della casupola, infine, con un urlo di trionfo, tornò sorridente dal cainita portando la sua ultima opera d'arte.

    Ecco, Signor Rossellini. Le piace? Questa è la mia ultima creazione, e credo sia anche una delle mie migliori.

    L'uomo tendeva a rimanere a distanza dal Rossellini, a causa della strana sensazione di pericolo che lo assaliva in presenza di quel giovane dall'aria impassibile, perciò Raimondo fu costretto a sporgersi per ammirare meglio il dipinto.
    Dei nudi esseri umanoidi dai tratti del viso canini stavano rannicchiati in circolo attorno a quelli che sembravano essere dei resti umani sparpagliati in terra. In primo piano il volto calvo di uno di quegli esseri era per tre quarti girato verso l'osservatore del quadro. La tecnica del dipinto era strabiliante, e sembrava incredibile che un tale talento artistico, capace di trascinare l'osservatore in abissi di terrore e follia, potesse essere nsacosto in un uomo tanto insignificante e sgradevole. L'oscurità nella quale le creature stavano consumando il loro macabro pasto era quasi palpabile. Ci si poteva immaginare ancora centinaia di quegli esseri nascosti dal pudore della luce, restia a rivelare quegli incubi infernali. La pelle nuda, a tratti quasi decomposta di quegli incubi pareva rilucere di sudore e sangue rappreso, forse loro stesso o forse dei resti che stavano divorando. Ma la cosa più sconvolgente era l'occhio della figura in primo piano. Vacuo, nero come la pece, incavato come quello di un cadavere, ma che risplendeva di una luce folle e omicida. Il realismo di quel volto parte umano e parte canino avrebbe potuto spezzare la sanità mentale di molti mortali, convinti che quell'essere stesse davvero voltandosi verso l'osservatore e che lo stesse osservando famelico.
    Raimondo si domandò dove trovasse l'ispirazione quell'omuncolo. Quelle creature erano il suo soggetto preferito, intente a divorare resti umani o ad ululare empie preghiere di fronte a idoli di divinità ancestrali dimenticate. Quello che sorprendeva era l'estremo realismo di quelle scene da incubo.

    Signor Pickman. Sebbene apprezzi molto la sua arte, non sono qui per le sue opere.

    Disse Raimondo, riuscendo a distogliere lo sguardo dall'occhio ipnotico del mostro.

    Sebbene sia molto curioso di sapere da dove tragga ispirazione per i suoi lavori e mi piacerebbe osservare i suoi modelli, questa sera mi manca il tempo.

    Si tolse gli occhiali, avvicinandoli ad un lembo della giacca per pulirli.

    Gradirei fare una visita ad una vecchia cripta nella parte antica del suo cimitero, se non le dispiace. potrebbe accompagnarmi? Ovviamente sarà debitamente ricompensato per il disturbo, mio buon amico.
     
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    Se vuoi gestirti i tuoi contatti personalmente, per evitare che io possa andare fuori tema con il profilo dei personaggi che hai creato, libero di continuare con il prossimo post. Io riprendo la scena quando ti avvicini al mausoleo.
     
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    La vecchia cripta? Certo...

    Disse con una certa delusione. Posò il quadro in terra e tornò a coprirlo con un telo lurido di terra e chissà cos'altro ( a Raimondo venne in mente un sudario funebre imbevuto dei fluidi di un cadavere). La delusione dell'uomo, però, venne subito superata dalla sua servile volontà di compiacere quell'uomo che con le sue strane abitudini (anche più che condividibili per la mente malata di Pickman) gli avevano permesso di acquistare una utile stufa a metano, scongiurando così il rischio sempre così vicino di morire assiderato durante i rigidi inverni. Con un balzo si gettò su una sbilenca mensola di legno rosa dai tarli ed affannosamente afferrò una vecchia lampada ad olio polverosa.
    Per non guastare l’atmosfera. Ahahahahahaha!
    Rise una orripilante risata grassa e sonora, finché il lerciume che aveva nei bronchi non gli risalì in gola, e lo colpì un eccesso di tosse grassa, sonora e orripilante quanto la risata che l’aveva preceduta. Il corpo sconquassato presto riprese quello che si poteva a stento definire un contegno, favorito da un’abbondante sputo colmo di catarro.
    Bene, mi segua.
    Il cainita seguì Pickman fuori dalla capanna, e continuò a stargli dietro mentre saltellava zoppicante e ansimante tra le lapidi ordinate di quella prima parte di cimitero. Presto le tombe cominciarono a farsi più cadenti e la perfetta simmetria in cui erano allineate all’inizio quei monoliti di marmo lucido, fece gradualmente posto ad un rinfuso disordine. Le icone di Madonne addolorate ma rassicuranti ed angeli bambino vennero sostituite da inquietanti rappresentazioni di teschi e tibie, demoni e angeli vendicatori, resti di tempi in cui l’Aldilà non doveva essere considerato come il luogo dell’eterno riposo, ma come quello della dannazione. Anche la bruma che copriva le lastre tombali spesso divelte, pareva farsi man mano più densa, e le lame di luce giallognola della torcia ad olio si arrendevano di fronte alla sua solidità. A Raimondo tornò in mente la clemente oscurità del quadro con quella riunione di demoni, e vi paragonò quella bassa nebbia, che celava agli occhi tombe antiche e terribili al buio che risparmiava la mente umana dalla vista di centinaia di abomini di un altro mondo.
    Il cainita si sorprese di quei pensieri e presto tornò a concentrarsi su qualcosa di più pratico. Sapeva che in luoghi del genere, soprattutto con atmosfere così particolari, il Sudario era più sottile che altrove. Chissà quante presenze infestavano quelle tombe polverose. Avrebbe potuto chiedere al servizievole guardiano del cimitero di dissotterrare qualche corpo, impegnarsi in qualche evocazione, e consegnare gli spiriti meno interessanti ai cugini.
    Mentre era assorto in questi pensieri, Pickman si fermò e gli rivolse al parola.
    Eccoci, Signor Rossellini. È questa la vecchia cripta che cercava? È una costruzione molto particolare… Di solito i visitatori, anche i più… particolari…
    E qui una luce lussuriosa gli illuminò gli occhi, mentre la lingua passava languida sulle grasse labbra strote in un ghigno terribile. Raimondo ipotizzava da tempo di non essere l’unico “cliente” del guardiano del cimitero, ma quell’espressione demoniacamente languida e crudele lo spingeva per la prima volta a chiedersi quali altri affari intrattenesse quel grassone spregevole, e con quali altri degenerati.
    … stanno alla larga da questo posto. Come vede è messo piuttosto male. Abbandonato da tempo, credo sia peri… perp… peco… perpicrollante. Io di sicuro non mi prendo la briga di tenerlo su. No signore!

    Sì, dev’essere questa.
    Rispose Raimondo osservando la struttura affascinante e terribile allo stesso tempo.
    Signor Pickman. Non ha informazioni su chi sia il proprietario della cripta? Qualche accenno alla sua storia?
    Domandò, tornando a rivolgere suo malgrado l’attenzione all’omuncolo.
     
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    Signor Pickman. Non ha informazioni su chi sia il proprietario della cripta? Qualche accenno alla sua storia?

    L'uomo mise subito le mani avanti, come per scansare la sola idea di dover fare più fatica del necessario. Il minimo indispensabile, per lui, era più che sufficiente.

    Nossignore! E mi guardo bene dal ficcare il naso, non ci guadagnerei nulla. Nessuno è mai venuto a visitare questo posto... prima di lei. Per me può anche continuare a marcire così com'è.

    Un nuovo attacco di tosse si fece sentire, seguito da uno sputo gutturale, come il precedente. Il respiro affannoso dell'omaccione obeso tornò pian piano alla "normalità".

    Nessuno pensa al buon vecchio Arthur, perchè lui dovrebbe pensare a loro?
    ... tranne lei, ovviamente, Signor Rossellini, Signore. Un uomo del suo calibro e della sua "raffinetezza" sa di certo come trattare gli altri con rispetto.


    Quell'uomo dai modi ossequiosi e servili non cessava mai i tentativi di adulare, con termini ampollosi e palesemente al di là del suo livello culturale, ogni qualvolta gli si presentasse davanti l'occasione di ricevere una ricompensa per i suoi servigi.

    Eppoi, i vecchi registri sono inaffid- inaffidb- ... insomma non ci si può fidare. E la maggior parte sono andati persi. Marciti, come quasi tutto il resto di questo posto. - Seguì nuovamente un sonoro sputo, stavolta in segno di disprezzo -

    L'uomo prese ad armeggiare nuovamente con il grosso mazzo di chaivi, cercando quella giusta per aprire la porta della cripta. Andava per tentativi. Era un vecchio portone metallico, arruginito dal tempo e dall'incuria. E vuoi perchè il custode non conosceva la chiave del portone, non essendosi mai interessato alla struttura, vuoi per via delle condizioni della serratura, il compito si rivelò più arduo del previsto. Nel mazzo di chiavi non c'erano più di una dozzina di possibili candidate ad aprire quel genere di serratura, eppure al guardiano ci vollero un paio di tentativi con ognuna prima di riuscire a trovare quella giusta. Nel frattempo, il buon vecchio Arthur non si era lasciato sfuggire l'occasione di imprecare, spazientito dall'attesa. Finalmente, sembrò aver trovato la chiave giusta ma nonostante la vecchia serratura, stridendo, sembrò aprirsi, la porta non accennava a muoversi di un millimetro.
    Il custode del cimitero prese a spingere con forza, arrivando a colpire la porta con il pugno, sempre più spazientito, mentre tentava di aprirla facendo leva su tutto il suo peso, poggiato alla porta con la spalla, mentre continuava ad imprecare. Se fossero bastate le imprecazioni, la porta si sarebbe senz'altro già aperta da tempo...

    Intanto, Raimondo, che fino a quel momento era rimasto semplicemente a guardare, avvertì la sensazione di essere tirato per la palandrana. Voltandosi, si accorse che era la sorellina-

    Fratellone... non mi piace qui. Fa freddo e ho paura, non voglio stare qui. Sono sicura che Pallino non è in un posto come questo. Andiamo via, ti prego.

    Non appena la sorellina finì di parlare il guardiano del cimitero riuscì ad aprire il portone. Evidenti segni di trascinamento erano presenti sul pavimento e sullo stipite della porta. I cardini scricchiolarono violentemente non appena il vecchio portone cedette alle spinte ed al peso dell'uomo corpulento. L'aria che uscì dalla cripta emanava un tanfo pestilenziale, eppure, parve non essere l'unica cosa uscita da quel luogo. Raimondo vide la sorellina farsi scudo con le braccia davanti al viso ad una specie di violenta folata di "vento fantasma" che le scomponeva il vestito. Dopo la prima folata, la piccola si strinse nelle sue stesse braccia, come stesse tentando di trattenere un calore che le veniva strappato via. Infine, scomparve...

    Il custode si voltò, trionfante per il successo ottenuto. Eppure era evidente che qualcosa non andasse, sembrava inquieto, preoccupato da qualcosa. Qualcosa che Raimondo sembrava non riuscire a precepire...

    Bene, ha visto!? Nessuna stupida, vecchia porta può sperare di mettersi in mezzo con Arthur Pickman! Ahah... - Il grasso omaccione sembrava non essersi reso conto del piccolo dialogo tenuto fra Raimondo ed il fantasma della sua sorellina -

    Ora, se non le servisse altro... sulla fronte sporca ed unta del custode iniziavano a formarsi gocce di sudore, decisamente insolito per quella temperatura, eppure Raimondo continuava a non capire a cosa potesse essere legato. O meglio, sospettava che fosse dovuto a quel luogo ed all'apertura della porta, ma non riusciva a "percepire" nulla sulla sua "pelle". Io... gradirei avere la mia ricompensa e prendere... congedo, se non le dispiace. Sebbene fosse evidente, nonostante non lo ammettesse, quel posto gli metteva i brividi. I brividi a lui, un uomo capace di dipingere soggetti così inquietanti, eppure era così...

    Edited by Joker- - 17/10/2011, 21:45
     
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    Non preoccuparti, sorellina. Andiamo solo a fare visita ad una persona. Vedrai che non c'è nulla da temere.

    Mormorò allo spirito.
    Osservò l'uomo armeggiare con le sue chiavi ed infine spalancare la porta. Non fu tnato la reazione del mortale a impressionarlo, ma quella di Sonia.

    Mi dia la torcia.

    Ordinò, mentre porgeva a Pickman un centinaio di dollari in contanti.
     
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    L'uomo, claudicante, si avvicinò pian piano alla figura del necromante, allungando il braccio che impugnava la torcia a kerosene nel tentativo di mantenere la maggiore distanza possibile tra i due. La sensazione di disagio fu reciproca. Raimondo, infatti, dovette lottare non poco contro il suo stesso istinto per riuscire ad afferrare la lanterna che custodiva la fiamma, nemico mortale di ogni cainita.

    Il viscido Pickman sembrava troppo preso da sè stesso e dalla sensazione suscitatagli dal Necromante per accorgersi che anche Raimondo si sporgeva per afferrare la lampada, badando a non avvicinarsi troppo. E se lo avesse notato, sarebbe senz'altro stato grato di mantenere quanto più spazio possibile dal suo interlocutore. Per afferrare il contante, invece, sembrava essere riuscito a mettere decisamente da parte la sua sensazione di disagio, afferrandolo con decisione dalla mano di Raimondo, quasi temesse che il Rossellini potesse cambiare idea sulla cifra del compenso.

    Si profuse in ossequiosi saluti e pomposi ringraziamenti, congedandosi, senza far mancare nemmeno un lieve inchino. Poi sparì, zoppicante, tra la nebbia, in direzione della sua casupola.

    Il Necromante, badando a mantenere il più lontano possibile la lanterna da lui, si avviò su per i gradini del mausoleo, illuminando la via antistante. La flebile luce della torcia era in grado di illuminare appena pochi passi nel cammino del Rosselllini. La nebbia sembrava essersi decisamenta addensata dall'apertura della cripta. L'aria stessa della sera, così umida a causa della fitta nebbia, sembrava voler soffocare la fiammella all'interno della lanterna.

    Il cainita giunse dinnanzi alla porta, ne superò la soglia e osservò l'interno.
    Il mausoleo era umido, bagnato, pieno di muffa, sporco e ragnatele. Le infiltrazioni d'acqua, provenienti dal tetto, si erano fatte strata lungo i muri, intaccando l'integrità dell'intonaco. Le ragnatele coprivano ogni angolo asciutto della struttura, mentre lo sporco, costituito in gran parte da terriccio e foglie secche macerate, formava quasi una specie tappeto al di sopra del pavimento.

    Sulle pareti non c'erano nomi incisi o in rilievo, non sembrava fossero stati ricavati loculi da queste. L'intero mausoleo pareva essere stato costruito per ospitare un'unica tomba. Superato lo stretto corridoio dell'atrio, era possibile accedere alla stanza vera e propria del mausoleo che ospitava un imponente sarcofago di pietra. La stanza era relativamente larga, lasciando spazio più che a sufficienza da ogni lato del sarcofago. La luce era in grado di penetrare i quella stanza attraverso un'unica finestrella, rotonda, in alto ed adornata con una figura sacra composta da vetro colorato.
     
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    Quello era senz'altro uno strumento che il cainita avrebbe preferito tenere a distanza, ma era l'unica fonte di luce che potesse utilizzare.
    Si diede un'occhiata attorno, sistemandosi gli occhiali sul naso.

    Sonia, sorellina! Torna qua.

    Chiamò nella penombra. Attese che la sorella rispondesse al richiamo, per poi chiederle:

    Sonia cara. Vedi qualcosa di particolare? C'è qualcuno qui con noi?
     
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    Sonia cara. Vedi qualcosa di particolare? C'è qualcuno qui con noi?

    No, no, niente. Ora possiamo andare via, per favore, ho paura. Non voglio stare qui, ti prego, andiamo.

    La voce piagnucolante della piccola si ruppe in un pianto. Sebbene non ci fossero presenze o spiriti nelle immediate vicinanze, la piccola continuava ad apparire spaventata, terrorizzata addirittura. Si nascondeva dietro a Raimondo, ponendolo in mezzo tra lei ed il sarcofago. Stringeva i pantaloni del fratello, mentre piangeva, nascondendo il viso dietro le sue gambe. Sebbene non parlasse, le sue azioni parlavano per lei, e indicavano che aveva paura di quello...
     
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    Sonia, sorellina mia. Non devi avere paura. Cosa direbbe Pallino? La sua cara padroncina spaventata da un po' di buio e di freddo... E poi ci sono io con te.

    Cercò di rassicurare lo spirito. Ma la paura della sorella gli fece capire che c'era qualcosa che gli mancava: un piano.
    Quell'improvvisa consapevolezza lo spiazzò per un attimo, ma l'irruenza e la curiosità tipica dei Rosselliini interruppe il suo tentennamento.

    Basta che prenda quel ciondolo. Con quello in mano avrò tutto sotto controllo. Sicuramente sarà all'interno del sarcofago, come la scatola.

    Sonia, sta' attenta.

    Avvertì la sorellina, mentre si gettava sul sarcofago tentando di scoperchiarlo.

    Il tempo che la polvere si posi, individuare il ciondolo ed afferrarlo prima che qualsiasi cosa ci sia qua dentro abbia il tempo di reagire.

    Le azioni da compiere sono quelle che ha descritto mentalmente. Scoperchiare il coperchio: Forza+mischia:1, se fosse necessario; Individuare il ciondolo (sempre se presente): percezione+sesto senso=7; afferrarlo=destrezza+prontezza?=7; destrezza+sesto senso per l'iniziativa=6
     
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    OT Quante azioni tutte in una volta ^^ Un pò troppe cose insieme direi. Per le prove di sollevamento si usa solo la Forza, al massimo atletica per una prova fisica che non preveda sollevamento o qualcosa come sfondare una porta e simili. Mischia serve solo se si utilizza un'arma da mischia. Inoltre non si possono sommare due caratteristiche "primarie", per così dire, come destrezza e prontezza, tranne che nel caso del tiro di iniziativa, che non coinvolge l'utilizzo di Sesto senso. Dico solo a livello informativo. Spaventato? bene ^^ /OT


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    Sonia, sorellina mia. Non devi avere paura. Cosa direbbe Pallino? La sua cara padroncina spaventata da un po' di buio e di freddo... E poi ci sono io con te.

    No! No! Pallino non è qui! Avrebbe paura, Pallino non è qui! Voglio andare via!

    Il Rossellini, incurante delle obiezioni della sorella, continuò in direzione del sarcofago di pietra. Raggiunse la sommità dei gradini e si posizionò davanti al lato corto del pesante coperchio nel tentativo di aprirlo. Lo sforzo si rivelò inutile. Raimondo non era in grado di esercitare forza a sufficienza per smuovere la spessa lastra di pietra che copriva la bara.

    Nulla sembrava essere accaduto, tranne il fatto che la piccola sonia era scomparsa di nuovo, rifugiandosi nel collare appartenuto al suo gatto tenuto in una delle tasche di Raimondo.
     
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    Mi sono un po' confuso ^^"


    Raimondo si allontanò dal sarcofago e si sistemò i vestiti, spolverandoli con una mano e lisciandoli.
    Era rimasto parecchio contrariato dal fallimento della sua azione fisica, ed ora stava osservando quella lastra di marmo poco collaborativa.
    Dopo qualche momento di contemplazione, estrasse ilc ellulare e compose un numero.

    Signor Pickman. Mi raggiunga con un piede di porco.
     
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    Signor Pickman. Mi raggiunga con un piede di porco.

    Signore? Ma, signore… ecco io… con questa nebbia non si vede a un palmo dal naso. E lei ha la mia lanterna. Solo per tornare qui, mi ci è voluto un sacco di tempo, ed è stato difficile, ho anche sbattuto un paio di volte su quelle fo**ute lapidi…

    Che dicesse tutta la verità o meno, il grassone stava evidentemente tentando di giustificarsi in tutti i modo nel tentativo di risparmiarsi nuovamente una sfacchinata fino alla cripta. Eppure, dal tono di voce era possibile capire che il guardiano fosse esitante, timoroso all’idea di tornare in quel luogo, e stesse cercando una scappatoia.
     
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    Il cainita interruppe la comunicazione senza aggiungere nulla. Lo tediava avere a che fare coi mortali. Creaturine insignificanti che acquisivano importanza sono nella loro morte, e nemmeno tutti. Riteneva Herbert West, il becchino, una piacevole eccezione. Lo sentiva un po' come un'anima ffine, e, se ne avesse avuto il potere, l'avrebbe volentieri presentato come ghoul.
    Raimondo decise di pensarci da solo a quel coperchio di marmo. In fondo, avere attorno un mortale facilmente influenzabile quando si aveva a che fare con uno Spettro friggi-cervello poteva risultare controproducente.
    Chiuse gli occhi per concentrarsi e tentò di aprire il sarcofago una seconda volta, sfruttando il sangue maledetto che gli scorreva in corpo.

    2 ps per forza a 3
     
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