Parcheggio sotterraneo - Ingresso

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    Una maschera dice più di un volto.

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    Il Satan's Mother non è un locale al quale tutti possono accedere. Difatti, all'inferno possono accedere solamente i peccatori, quindi, il compito delle tre guardie che sorvegliano l'entrata, è principalmente quello di fare una selezione dei peccatori. Solo i cainiti vanno all'inferno, gli umani non sono ammessi al suo interno.
    L'accesso stesso al night club, è un ingresso nascosto in un parcheggio sotterraneo, costantemente sorvegliato e protetto. Una volta superate le misure di sicurezza, si accede ad un ascensore che scende fino ad un corridoio sotterraneo che come un limbo, separa la terra dall'inferno.

    Ciò che avviene nel locale non è dato saperlo all'esterno; Ma se state cercando musica, divertimento e un modo per poter mostare liberamente la vostra vera natura, allora è il posto che fa per voi.

    Una scritta è incisa sopra l'ascensore:

    "Avete la possibilità di scegliere tra bene e male... ma siete stati per così tanto tempo cullati dalla notte, dal buio, dal non riuscire a vedere qual è la giusta scelta... probabilmente sarà quella che non prenderete..."

    Sicuri di voler varcare quella porta?
     
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  2. Carnelian
     
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    Aver saputo di quel locale è stata una stuzzicante novità, un buon modo per cominciare a conoscere New Orleans, di fatto. Fondamentalmente ha passato la vita, e anche la seconda vita da cadavere, saltando da un locale ad un altro, e ancora non ha imparato a farne a meno. Ovviamente per motivi diversi, anche se in parte non ha mai abbandonato certi passatempi, troppo radicati dentro. E' stata la volta dell'Element a New York, poi dell'Hidden Chamber, dove conobbe Lui : il sire, il padre, o meglio, lo stronzo che il Sabbat ha fottuto ben bene.
    Eppure è stata dura per lei lasciare l'Heaven di Montreal. Tutti quei bei finocchioni festosi, così pieno di wannabe slave tutti lì in fila scondinzolanti per lei. Una festa continua.
    Adesso è curiosa di vedere cosa si sono saputi inventare in questo Satan's Mother. Di sicuro un nome intrigante, oscuro, un pò datato e banale, come spesso in quell'ambiente. Pensa a quello mentre arriva a portata d'occhio della scritta sopra l'ascensore, e un sorrisetto si dipinge sulle labbra.
    Essere morta per lei è stato un vantaggio, per serate così: pallida al punto giusto, basta ritoccare le occhiaie, un pò di gloss sulle labbra, ed il gioco è fatto. Addosso un completo, giacca e gonna, in pratica un tailleur dal taglio femminile. Di pvc, ovvero plastica simile ad una pelle artificiale. Rosso come un rossetto alla ciliegia.
    Scarpe con tacco da vertigine, dello stesso colore. E i capelli viola che stridono in contrasto con quel colore, fanno a cazzotti quasi. Ed è quello che le piace, farsi notare e magari lasciarli commentare e parlare. Adora le puttanelle gossippare, e i maschi vogliosi con cui giocare. Quando poi piangono, alla fine del gioco, è il top.
    Adocchia uno dopo l'altro gli uomini della security, camminando sculettante fino all'ascensore, pochette rossa anche quella nella destra, la stringe artigliandola.
    Chiama l'ascensore premendo il bottone con l'indice, un tocco rapido, e attende arricciando le labbra, ficcando gli occhi su uno dei sorveglianti.
     
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  3. mahadeva
     
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    La Cainita le puntava gli occhi addosso e sapeva di dovere avere paura.
    "E' bella però!", penso il ghoul e non poté non scappargli una strana smorfia sul viso a causa della volontà di trattenere il sorriso.
    In quello stesso istante le porte dell'ascensore si aprirono e contemporaneamente il suono del campanello annunciò l'arrivo dell'elevatore.
     
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  4. Carnelian
     
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    Nell'attesa dell'ascensore si era presa il tempo di rimirare le unghie della mano sinistra, libera, le dita ben distese. Smalto rosso anche quello, perchè eccedere è un'arte. E lei l'artista, in un mondo che alla fine era un pò tanto facile da plasmare. Delle volte anche troppo.
    Come quello che la guardava, se ne era accorta. Gli occhi su di lui, si stringono come quelli di un gatto, gli sorride alzando un angolo delle labbra.
    Mi vuoi dire qualcosa? Vuoi un autografo, o ti basta guardare?
    E' una domanda posta delicatamente, ma lo sguardo è intenso. Non sbatte mai le palpebre. Mai.
    Le porte aperte, per ora, hanno perso la capacità di interessarla. L'hamburger che ha davanti sa di succosamente intrigante, nella sua infimità da verme.
     
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  5. mahadeva
     
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    Una crescente paura riempì il cuore del ghoul. Era incapace di sostenere lo sguardo della cainita e sapeva bene cose sarebbe potuto accadergli.

    "Mi scusi..." fu l'unica cosa che il ghoul sembrò in grado di mormorare, facendo un passo indietro. Le sue parole sembravano vomitate.

    Nel frattempo lo stesso suono che aveva accompagnato l'apertura delle porte indicò che le stesse si stavano chiudendo.
     
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  6. Carnelian
     
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    Fa caso a quel suono, ma arriva ovattato. Succede quando percepisci qualcosa, ma il tuo cervello è altrove. Lascia che le porte si chiudano, restando con gli occhi sul ghoul. Una mano poggiata mollemente su un fianco, sulla fredda plastica non riscaldata dal tepore umano che ci dovrebbe essere sotto.
    Tesoro perchè ti scusi? E' normale che guardi, almeno che non ti piaccia il cazzo!
    Risponde parlando così lentamente che sembra una cantilena, e con tanta disinvoltura da lasciare un attimo interdetti a sentire certe paroline sulla bocca di una ragazza dal viso tanto carino.
    Senti sei impegnato parecchio? O magari vieni con me e mi spieghi un pò come ci si diverte in questo posto?
    Continua, incalza, facendo un passo verso di lui. Sfoderando un bel sorriso, e un'arma altrettanto potente: quella scollatura, della giacca rossa di pvc, chiusa da due bottoni, più in basso, che lascia intravedere parecchio. Dei fiori, rossi, tatuati su una tetta, intricati tra di loro da qualcosa che potrebbero essere rampicanti, o più viticci di vite. E un bel paio di bocce, chiaro che non porta il reggiseno là sotto.
     
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  7. mahadeva
     
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    La paura nel cuore del ghoul aumentava mentre guardava la cainita avvicinarsi a lui. Sapeva di essere incastrato. Sapeva che, se l'avesse seguita, sarebbe stato il capriccio di quella notte e, di solito, a quel tipo di capricci poi non finisce bene. L'aveva già visto succedere.
    Rifiutare, tuttavia, era impossibile; andare era l'unica alternativa, almeno avrebbe avuto qualche possibilità di sopravvivere alla cosa.
    Sebbene impaurito, era pur sempre un uomo, e l'invito di un simile corpo, di un simile seno, era difficile da rifiutare. Pur tentando di riempirsi la mente con questi pensieri, la paura non diminuì alla vista del sorriso della donna.
    Il giovane ghoul si riempì il petto come se dovesse gonfiare un pallone grande quanto la luna per calmare il cuore che, saltatogli in gola, gli impediva di respirare o parlare serenamente.
    "Al suo servizio!" disse.
    Al pronunciare queste parole, tuttavia, il ghoul ricadde indietro come svenuto, ma questa era l'impressione di una prima occhiata. Il collo era rivolto da un lato, gli occhi sbarrati e un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca.
    Il suono del campanello annunciò una nuova apertura delle porte e l'elevatore che non aveva mai abbandonato il piano durante i fatti accaduti si mostrò ai presenti. Davanti alla porta, un uomo, fra i venti e i trenta anni, in un completo gessato grigio con scarpe scure e una camicia forse uscita da un romanzo di Oscar Wilde. I capelli erano lunghi, mossi e poggiati sulle spalle. Gli occhi scuri come la barba ad ornamento del suo viso. Nella mano ancora vicino al pulsante un bastone. Era bellissimo.

    http://2.bp.blogspot.com/_2kkj39gWl3I/S92w...00/leggenda.jpg

    Un occhio abbastanza veloce avrebbe notato che lo stesso uomo che ora si trovava davanti all'elevatore era un attimo prima dietro al ghoul a spezzargli il collo. Tutto era accaduto in un istante e gli altri ghoul non avevano avuto il tempo di mettersi in guardia.

    "Hai finito di giocare con le vacche? Dai su, andiamo! Il Satan's ti aspetta!" disse il Cainita.
     
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  8. Carnelian
     
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    L'adolescenza passata per le vie di New York l'ha abituata a trattare con il genere umano, specialmente col cosiddetto sesso forte. Ha imparato presto a vincere a quel braccio di ferro. Ovvio, per molti svendere il corpo non è una vittoria, ma con gli anni ha assodato che ha sempre fatto la cosa giusta quando saltava le lezioni di religione per altri passatempi più gustosi: di fatto spogliandosi e strusciandosi ad un palo le ha dato da mangiare, e quando è morta non è andata all'inferno.
    Violet uno, Bibbia zero.
    Adesso sta vincendo, ancora, nel suo gioco con il ghoul. La risposta la soddisfa, e fa per voltarsi e tornare a chiamare l'ascensore quando lo vede crollare a terra con la coda dell'occhio, insieme ad un movimento che non riesce a mettere a fuoco, ma che la porta a voltarsi verso l'ascensore.
    Affonda gli occhi sul belloccio che si trova davanti appena le porte sono aperte del tutto, ridà uno sguardo al ghoul per terra, e ancora sul nuovo arrivato. Gelida.
    Non è a Montreal, sa che lì non è tutto suo.
    Stringe le labbra. Lo fissa. Ascolta.
    Magari mi dici anche chi sei? perchè lui mi andava bene come guida, era un sacco disponibile.
    Indica con un cenno della testa il ghoul, che non ci siano fraintendimenti su chi fosse la guida. Tanto per rimarcare che un pò lo considerava già suo.
    Parla con una scioltezza e disinvoltura, anche nei termini, che la fanno apparire spesso, soprattutto se si valuta la sua età, come poco più di una liceale.
    Cristallizzata per sempre in quell'età, anche se con gli anni ha imparato diverse altre cose. Ma il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
    Una specie di broncetto sul viso, ora, non stacca gli occhi dal figo.
     
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  9. mahadeva
     
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    'Atarassia'. Ecco quale era il nome del morbo che gli aveva colpito la mente il giorno in cui a soli sei anni aveva visto la propria madre stuprata e uccisa. Abbandonato, abbracciato al corpo morto della madre lo aveva trovato quello che sarebbe divenuto il suo Mentore. Per sei giorni e sei notti era rimasto lì.
    Cresciuto come ghoul sin dall'età di sei anni, aveva cinquanta anni il giorno del suo abbraccio sebbene ne dimostrasse meno di trenta. Da quel giorno, lui, che già era un mostro prima di diventare un vampiro, divenne un nuovo flagello per le notti mortali.
    Il malanno che ne colpiva la mente lo aveva salvato e lo aveva reso un mostro capace di uccidere senza rimpianti ma lo aveva privato pure di qualunque piacere. Egli era non diverso da una lama, uccideva incolpevole e neutrale. Anche al pensiero di sua madre e di quella notte era capace di sorridere. Egli era in quelle notti conosciuto come Leto Sieberg, "il mai vissuto".

    Il cainita guardò la donna. Bella sì, ma volgare rispetto alle sue abitudini. Per quella notte sarebbe andata bene; "In fondo, è carino quel broncio" pensò.

    CITAZIONE
    Magari mi dici anche chi sei? perchè lui mi andava bene come guida, era un sacco disponibile.

    Un lieve sorriso gli riempì il volto. "La tua nuova guida!" disse porgendole il braccio.
     
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  10. Carnelian
     
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    Non ha capito la necessità di eliminare il concorrente, al quale da l'ultima occhiata di sottecchi prima di prendere il braccio di lui, come fossero una coppietta in esplorazione. La plastica della sua giacca che scivola contro il gessato grigio, fino ad unirsi e restare a contatto.
    Sei sempre così cavaliere, o devo sentirmi fortunata?
    Domanda ficcando gli occhi in quelli di lui, un vago sorrisetto stemperato dalla prudenza. E' pronta un pò a tutto, dpo aver visto cadere morta l'ultima persona con cui parlava.
    Non gli chiede ancora il suo nome, o chi o cosa rappresenta là, lui, anche se stava per farlo. No, lui vuol fare il misterioso, e del resto così c'è più gusto.
    Sa bene come un nome, o anche un viso, contino così poco nel loro mondo.
    Intanto l'obiettivo resta quell'ascensore, dove si infilerà con il belloccio accanto. In effetti fa la sua figura lui. Decisamente.
     
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  11. mahadeva
     
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    Uccidere, ecco quale era la sua unica missione. Un obiettivo, un tempo per portarlo a termine. Era questa la sua non-vita ormai da secoli.
    Era arrivato la notte prima da Londra, e il primo posto visitato era proprio il Satan's.

    Le porte dell'ascensore si chiusero dinanzi agli occhi dei due, la ragazza ancora al braccio. Che fosse un utile strumento?

    Gli Stati Uniti, il nuovo mondo, un luogo pieno di Cainiti male addestrati dai loro Mentori; quelli che in questi luoghi erano Anziani dalle sue parti sarebbero stati poco più che delle povere Ancillae.

    CITAZIONE
    Sei sempre così cavaliere, o devo sentirmi fortunata?

    "Consideralo un vizio" disse lievemente alla donna prima di reimmergersi nei suoi pensieri.

    L'elevatore raggiunse il piano con un leggero tonfo. Le porte dell'ascensore si aprirono nuovamente dinanzi ai due per mostrare la sala.

    Erano già in molti i depravati a ballare al ritmo tecno che riempiva la sala. La luce rossa che caratterizzava tutto l'ambiente aveva stancato i suoi occhi già la notte prima; per non parlare di quegli odiosi raggi verdi. Poca gente ai tavoli e qualcuno in più al bancone.
    Sui divanetti qualcuno già consumava i suoi pasti.

    Fra i pochi ai tavoli, lui, l'energumeno che la notte prima aveva insozzato la sua lama con le sue lacrime mentre gli teneva la testa sotto il tacco a schiacciargli il collo contro il freddo metallo. Una notte inutile, sprecata in rissa invece di ottenere informazioni. Tuttavia, a qualcosa era servita, ora al Satan's era guardato con rispetto. Persino l'energumeno si comportava nondimeno come un Ghoul. Vili Cainiti del nuovo mondo.

    Doveva sbrigarsi ad eliminare il suo obiettivo. Suo padre era in città e non voleva andare da lui a portare cattive notizie sul proprio lavoro. Fra poco, lo sapeva, egli stesso lo avrebbe mandato a chiamare.
     
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  12. Carnelian
     
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    Sorride alla sua risposta, guardando avanti verso le porte dell'ascensore, soppesando la situazione in cui si trova. Una lunga occhiata dai piedi alla testa su lui, per analizzarlo più con calma, ora nell'intimità della cabina.
    La pochette rossa in mano, stretta, poggiata contro il fianco, l'altro braccio resta per lui. Come si conoscessero da anni.
    Quando le porte si aprono lo sguardo scivola tutto intorno, sulla sala, incrociando qualche viso, qualche figura, qualche corpo che tira la sua attenzione.
    I bassi che rimbombano, luci colorate, un gran bel macello. Non è proprio il suo tipo di ambiente, ma ci si avvicina, almeno come atmosfera.
    Sposta un pò la testa verso l'accompagnatore, verso il suo orecchio per farsi intendere in quel casino.
    Allora, dov'è che mi porti? mi fai strada? mi fai conoscere qualcuno?
    Incalzante, con un tenue sorrisetto sulle labbra, aspetta la sua risposta.
    Sei o non sei un pezzo grosso qui dentro?
     
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  13. mahadeva
     
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    Si passa in sala.
     
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  14. Herr Nicht
     
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    L'auto nera, lussuosa e perfettamente lucidata, si fermò di fronte all'ascensore.

    -Aspettaci qui nel parcheggio

    Intimò Herr Nicht al ghoul autista prima di scendere dal mezzo, seguito a ruota dal suo servo Adso.
    I ghoul della security sicuramente avrebbero riconosciuto la figura alta e solenne del templare.
    Il cainita si avvicinò al ghoul più vicino, facendo svolazzare la cappa nera nel suo movimento.

    -Sto cercando una donna. Capelli lunghi viola, piercing sulla faccia e un indecente abito di latex. Dov'è?

    Disse in modo sbrigativo e duro, quasi a sottintendere che la mancanza di una risposta chiara e precisa, avrebbe portato a tristi conseguenze per il suo interlocutore.

     
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  15. mahadeva
     
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    I ghoul avevano appena finito di pulire lì dove il corpo morto di un loro compagno aveva lasciato liberi i propri umori a causa della morte.
    Sembrava quasi che il nuovo arrivato fosse lì per mieterne altri.

    CITAZIONE
    -Sto cercando una donna. Capelli lunghi viola, piercing sulla faccia e un indecente abito di latex. Dov'è?

    "È scesa giù al Satan's, insieme al suo amico" rispose uno dei ghoul.
     
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164 replies since 12/11/2010, 15:22   2204 views
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