BLACK FLAG

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    vsBkg5z



    Se cerchi una maglietta con uno slogan sfrontato oppure vuoi personalizzare il tuo skateboard con un logo che nessun ordine costituito potrebbe permettersi di lasciare diffondere indisturbato, sei nel posto giusto.
    Questo negozio di t-shirts, articoli da skater e laboratorio artigianale di skateboard rifornisce tutta la "gioventù perduta" della città.
    Nel caso entrassi nelle grazie di Che, il giovane proprietario, potresti avere accesso al seminterrato, quartiere generale del suo gruppetto informale di attivisti sociali .

    Edited by Alterægo - 31/3/2020, 22:48
     
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    "Black Flag", Bandiera Nera, il simbolo anarchico per eccellenza. Sventolava nella gloria della Comune di Parigi, simbolo di determinazione e di estremo sacrificio. Nessuno si sarebbe mai arreso, nè avrebbe ceduto!
    Sam lesse l'insegna di quel negozietto di periferia con somma soddisfazione. Un sorriso gli si dipinse in volto. Certamente, il gruppo che gli aveva indicato Johnny usava i simboli giusti. Chissà se anche nell'intimo quei ragazzi erano ciò che il Brujha cercava.
    Varcò la soglia, facendo tintinnare i campanelli alla porta. All'interno venne accolto da una musica punk.
    L'ambiente era decisamente diverso dall'Hangar 18, la sua vecchia base newyorkese. In uno spazio decisamente piccolo erano stipate magliette su magliette, dai colori più svariati, appesi sui muri skateboard dai disegni curiosi.
    Al bancone, un givoane ragazzo osservava il nuovo arrivato. Cappellino in testa, kefiah al collo, sigaro in bocca. Un piercing faceva sfoggio di sé sotto il labbro inferiore.

    Tu devi essere Che.

    Disse Sam avvicinandosi.
    Il giovane soffiò una voluta di fumo che si disperse nell'aria.

    E tu devi essere Sam.

    Si fronteggiavano scrutandosi seri negli occhi. La tensione era palpabile. Erano due leader che s'incontravano per la prima volta.
    Chester "Che" Redford era così diverso da Johnny... Samuel si domandò come potessero essere amici. Mentre i ragazzi a New York parevano la versione cattiva e puzzolente dei fratelli Ramones, lo stereotipo perfetto del punk brutto, sporco e cattivo, Che sembrava un radical-chic modaiolo. Eppure Johnny aveva fatto espressamente il suo nome, senza lasciare scappare dai suoi deti marci nemmeno una goccia di catarro. Lo aveva proposto come ghoul, per giunta.
    I due continuarono a fissarsi sospettosi per lunghi secondi. Che diede un'altra boccata di fumo.
    Il tizzone del sigaro illuminò il volto adombrato dalla penombra del negozio e dalla schermatura della visiera del cappello, rivelando gli occhi ridotti a due fessure indagatrici.
    Lasciò che lo sbuffo di fumo gli nascondesse il volto. Quando si diradò, un sorriso radioso era spuntato sul volto di Chester.

    Dannato bastardo! Ti stavamo aspettando con ansia! Ho tenuto aperto fino a tardi solo per te!

    Scavalcò il bancone e abbracciò Samuel con calore.

    Sam il Dinamitardo! Sam il Filosofo! Sam, il Superuomo! Sam il Nuovo Kropotkin! Ti facevo più alto! Ahahahahah!

    Gli diede una pacca sulla spalla.

    Che, chiamami Sonny, per piacere. Non ho bisogno di tutti questi fantasiosi epiteti!

    Sonny era il soprannome che usavano soltanto i suoi più intimi amici. Ora uno era morto, un altro storpio e gli altri erano ghoul.

    Hai fatto un gran lavoro con la Mastercard! Gliel'hai fatta vedere a quei porci! Aspetta, aspetta. Anche gli altri ti vorranno conoscere. Sono di sotto, nella Tana dei Leoni.

    Scansò Samuel senza fare complimenti, e si diresse verso una porta mezza nascosta dagli scaffali di t-shirts.

    Seguimi! Cazzo, che notte!

    Non lo aspettò ed entrò. Samuel lo seguì, faticando a starci dietro. Dietro la porta, una buia scala si inerpicava nelle profondità della terra. Quando la stretta scala si aprì in un ampio salone, Samuel fu travolto d auna marea umana. Tutti i membri del gruppo, una ventina in tutto, volevano abbracciarlo, stringergli la mano, toccarlo... Samuel non era abituato a tutto questo, e non gli piaceva. Non voleva essere adorato. L'idolatria era proprio ciò contro cui si batteva. Eppure, non riuscì a reagire, e subì come imbambolato l'accoglienza dei fratelli di New Orleans.

    Basta, ragazzi! Basta! Sam è stanco, lasciatelo stare! Ora potete tornare a casa dalla vostra mammina. Smammate!

    I ragazzi seguirono le indicazioni di Che, e uno a uno si allontanarono da Samuel per tornare in superficie, non prima di aver dato un ultimo cenno di saluto al Brujah o un motto d'incoraggiamento.

    Bob! Chiudi la porta del negozio quando esci!

    Un’ultima istruzione di Che, prima che tornasse a dedicare la propria attenzione al Brujah.

    Senti… Lo so quello che stai pensando. Capisco perfettamente quello che ti passa per la testa. Johnny mi ha raccontato molte cose su di te, sul tuo pensiero, sulle tue idee. Quei ragazzi-e indicò con un dito la scala- non sono dei pecoroni che seguono un capo. Io non mi sono imposto come leader. Siamo tutti uguali, Sonny. Come è giusto che sia. Io sono solo uno di cui si fidano. E tu… Tu sei l’esempio!

    Diede una calorosa pacca sulla schiena del cainita, ridendo.

    La nostra causa ha bisogno di esempi, di eroi! Dobbiamo ispirare le masse! I ragazzi erano solo ansiosi di vederti e di conoscerti, ma stai certo che non hanno un giudizio offuscato da inutili idolatrie. Fai una cazzata, e saranno pronti a fartelo notare. Fanne troppe, e ti manderanno a fare in culo.

    Diede un’altra boccata al suo sigaro. Quella poteva suonare come una velata minaccia, in realtà era puro senso comune.

    Abbiamo molto da fare, Sonny. E ora che ci sei tu, potremo fare le cose in grande!

    Samuel ancora non sapeva cosa pensare dei suoi nuovi fratelli, ma avrebbe avuto tempo di conoscerli. Ora, però, andava fatto qualcosa di cui non andava molto fiero. Non era usandoli che avrebbe voluto cominciare la sua avventura a New Orleans.

    Sì, abbiamo molto da fare, Che. Per prima cosa dobbiamo iniziare a farci notare, reclutare nuovi fratelli. Un’azione dimostrativa ci vuole, dobbiamo far sapere che ci siamo, e che siamo pronti ad accogliere altri.

    Cosa vuoi fare? Reclutiamo qualche professore? Andiamo a fare volantinaggio? Apriamo sessioni di dibattito?

    No. Dobbiamo iniziare in grande. Bombe.
    Che tirò dal suo sigaro prima di aggiungere grave:

    Johnny mi aveva detto che sei una mammoletta pacifista… Che gli attentati a New York erano un’idea sua…

    Non sono una testa di cazzo nichilista come Johnny, ma so bene che la distruzione è parte del processo creativo. Ho già qualche potenziale obiettivo.

    Dovremo parlarne con gli altri e prendere una decisione condivisa

    Certo, ma diamogli la decisione come già presa, tra di noi. Siete dei dilettanti, molti di loro, messi davanti a una scelta potrebbero non avere più il coraggio, e sputtanerebbero tutto.

    Ora Che squadrava Sam con uno sguardo diverso.

    Sei diverso da come ti ha descritto Johnny…

    A Johnny piace ancora pensarmi come l’idealista buono a nulla di due anni fa. Ho scoperto a mie spese che il buonismo non porta da nessuna parte.
    Io avrò diversi impegni, perciò dovrai occuparti tu e i ragazzi dei preparativi. Dovremo trovare contatti nella polizia che insabbino le indagini quando ne avremo bisogno, e dobbiamo preparare le masse a ricevere il nostro messaggio.
    Ora scusami, ma sono piuttosto stanco, è quasi l’alba…

    Sì, Johnny mi ha dato istruzioni. C’è una stanza, dove tenevamo le vernici. Nessuna finestra e nel seminterrato. C’è una serratura apribile solo dall’interno.

    Grazie, Che. Sarà una sistemazione solo temporanea. So che le mie abitudini ti potranno sembrare strane, ma evitate di fare domande o di ficcare il naso. È una prova di fiducia che vi chiedo.

    Chester annuì.

    Ora, mi congedo. Inizieremo a lavorare presto, amico

    Disse Sammy, con un gesto della mano, avviandosi verso la porta che gli era stata indicata, e che sarebbe stata il suo rifugio.

    Ehi, Sam!

    Che lo chiamò.

    Benvenuto a New Orleans, fratello
     
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    Samuel si risvegliò la notte successiva con una strana ansia, come se ci fosse qualcuno in quella stanza sotterranea con lui. Si alzò da suo giaciglio e cercò con la mano l’interruttore della luce.

    Davanti a lui c’era lo sfumato profilo di una creatura antropomorfa avvolto in una sorta di fumo azzurro, la sua consistenza, così evanescente, permetteva a Samuel di guardargli attraverso. Una visione del genere lo avrebbe certamente terrorizzato in una condizione normale ma c’era qualcosa di sovrannaturalmente confortante in quella visione.

    2012-05-30 03:42:43 sammy santin rolls 3 dice to int + occulto 7,7,4 (2 successes)


    Il fatto di non volerlo spaventare era certamente una cosa volontaria, dopo qualche secondo di incertezza capì di essere di fronte alla Maschera Bianca nella sua forma incorporea.

    Bentrovato Santin. Ho avuto qualche difficoltà ad avvicinarmi a questa stanza, il Bastone del morto che ti ho regalato è ancora attivo ma ti consiglio, per il futuro, di isolare meglio questo posto. E’ sorprendentemente favorevole al passaggio degli spiriti. Dev’essersi consumato un grande dramma qui vicino.

    Indossava una maschera veneziana color avorio, poco diversa da quella dell’altra volta.
     
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    Lo isolerei volentieri questo posto, Baifa. Non sai quanto. Se lo sapessi fare...

    Samuel rispose un po' brusco, a causa del risveglio poco tranquillo.
    Si mise seduto sul suo giaciglio piagato in avanti, appoggiato con le braccia sulle gambe.

    A cosa devo questa visita?
     
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    L'inquisizione...

    La proiezione evanescente della Maschera si alterò come se fosse ostacolato da qualcosa, quasi come un segnale radio che veniva disturbato.

    L'inquisizione sta mutando, i Giovanni ne muovono i fili, o agiamo ora o il problema smetterà di riguardare il solo Sabbat.


    La proiezione si fece ancora più agitata.

    Problemi.
    Santin cerca informazioni su Armand de Revel. Fai attenzione, cercherò di tenerti sott'occhio e appena potrò ti indirizzerò meglio, non perdiamo tempo però altrimenti potrebbero ritrovare la scia verso il tuo diario. Armand de Revel.


    Quel nome riecheggiò nella stanza e la proiezione scomparve.

    Sammy si ritrovò solo, non aveva davvero idea da dove poter cominciare a sbrogliare quella matassa. Una cosa era certa: meglio portarsi dietro quel cazzo di bastone.
     
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    Ehi! Aspetta! Chi cazzo è 'sto Armand de Revel?

    Samuyel si alzò dal giaciglio, cercando inutilmente di fermare la figura della Maschera che scompariva nel nulla. La mano gli si fermò a mezz'aria, senza stringere alcunché. Era rimasto con un pugno di mosche. L'unico elemento che aveva era un nome che non significava nulla. Se Baifa voleva dargli un indizio, non poteva essere più criptica.
    L'Inquisizione controllata dai Giovanni? Samuel non ne sapeva molto dell'organizzazione inquisitoria sabbatica, se non che la disprezzava, come ogni forma di controllo e di gerarchia, eppure comprendeva la gravità di quella rivelazione, che metteva lui stesso direttamente in pericolo. Se voleva sperare di uscire da New Orleans doveva annientare i Giovanni, oppure loro avrebbero annientato lui.
    Con questi tetri pensieri, uscì dalla sua stanza, senza dimenticare il Bastone, entrando nella sala principale del seminterrato del Black Flag. Diversi ragazzi stavano lavorando ai tavoli di lavoro, levigando tavole da skateboard e verniciandole. Li superò rivolgendo loro un breve cenno della mano, mentre quelli interrompevano il lavoro per osservarlo e salutarlo. Più tardi li avrebbe conocsiuti tutti, uno per uno, prima aveva una domanda da fare a Che.
    Lo trovò dietro al bancone, col solito sigaro in bocca, mentre leggeva una rivista.

    Ehi, Sonny! Sono subito da te.

    Lo salutò, senza distogliere lo sguardo dalla rivista.
    Samuel gli si avvicinò.

    Buonasera, Che. Vorrei chiederti una cosa riguardo questo posto.
    Per caso qualcuno è morto qui dentro?


    anche l'affermazione della Maschera secondo la quale in quel posto era avvenuto un fatto tragico lo metteva a disagio.
     
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    La musica era molto alta e Che riusciva a sentirlo con difficoltà, quando però Sonny pronunciò quella parola inequivocabile "morto" fece una faccia stupita e posò la rivista sul piano che aveva di fronte a se, uno dei ragazzi che stava nella sala sembrava aver intuito che la domanda aveva messo Che in imbarazzo e guardò Samuel con aria grave.

    Che si alzò e fece segno a Sonny di seguirlo fuori dal negozio che ormai era praticamente chiuso. Si appoggiò su una macchina e disse con tono risoluto.

    Che cazzo di antenne avete a New York?

    Tirò fuori da chissà dove una sigaretta fatta a mano mezza spenta e se la riaccese con uno zippo, Sonny ne lesse la scritta.



    Che aveva il senso dell'umorismo, questa cosa risollevò un po' l'aria pesante che si era creata.

    Non voglio neanche sapere come la sai, sappi solo che è successo tempo fa... non ne so i dettagli con precisione ma tipo una famiglia di immigrati polacchi aveva una panetteria al posto di questo negozio e... per fartela breve a una certa la figlia piccola scomparve.
    L'anno dopo il figlio.
    Sei mesi dopo la madre.
    Un giorno questo negozio non aprì... la gente si incuriosì... dopo qualche giorno venne chiamata la polizia per sfondare l'entrata visto che nessuno sapeva più niente e trovarono il padre in un lago di sangue... era stato... mangiato.
    Non so come spiegarlo, l'avevano spolpato... Tipo come potrebbe fare una tigre ...o un lupo. Dice che persino quelli dell'obitorio che vennero a riprendere il "corpo"... anzi i resti del corpo... vennero colti da conati di vomito.

    Capito che dico? Gente che vede cadaveri tutti i giorni, ti riesci a immaginare che cazzo doveva esserci li sotto?

    Parliamoci chiaro... è il motivo per il quale squattiamo questo cesso di posto e nessuno ci viene a rompere i coglioni.


    Sorrise amaro.
     
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    Merda... Brutta storia...

    Rimase qualche secondo con lo sguardo fisso in lontananza, riflettendo.
    La parola "lupo", che Chester aveva pronunciato, lo metteva a disagio. Ormai aveva imparato ad associare quella parola ai licantropi, e ciò non poteva che ricordargli quando, a New York, si era ritorvato ad affrontarne uno. "Affrontarlo"... più che altro a farsi fare a pezzi. Il petto ancora gli faceva male rimembrando gli artigli della bestia. Eppure quella sconfitta aveva dato il via alla serie di eventi che aveva permesso al suo Vescovo di ottenere la vittoria sul suo rivale. Cacciò i ricordi in un angolo per concentrarsi su problemi più pratici: se quel poco che aveva imparato sui fantasmi dalla cultura popolare e dai suoi scontri con i Giovanni, quello sembrava proprio il caso ideale per creare una situazione tipo Amity Ville Horror. Aveva il suo Bastone a proteggerlo, è vero, ma si sarebbe sentito più tranquillo per sé e per gli altri ragazzi se avesse scoperto un modo per tenere lontani i servi spiritici dei Giovanni. Avrebbe dovuto dare una sfogliata al diario, oppure chiedere alla Maschera di insegnargli qualche rituale.

    Che non implichi sacrifici di vergini, possibilmente.

    Commentò amaro mentalmente.
    Si avvicinò a Che e gli diede una pacca sulla spalla.

    Merda come questa succede da secoli. Noi siamo qua per cambiare l'essere umano stesso, Che, e fare in modo che non accada più nulla di simile.

    Che era molto diverso da Johnny, Samuel se ne stava rendendo sempre più conto. Johnny probabilmente non avrebbe speso un grammo di pietà nel raccontare il massacro di una famiglia polacca: Samuel aveva sempre sospettato che per lui la distruzione fosse molto più importante della Giustizia nella loro comune missione. Se non fosse riuscito a cambiarlo, Johnny sarebbe divenuto uno strumento inutile, a rivoluzione ultimata, se non dannoso. Allora... allora avrebbe dovuto eliminarlo. La creatività di Che, invece, si stava dimostrando quella di un costruttore.

    Lotteremo anche per quella famiglia.

    Eppure sapeva che nella tenebra si anscondevano creature più pericolose e oscure del più folle essere umano.

    Ora scusami. Devo togliermi dalle palle un paio di faccende. Tornerò più tardi a fare conoscenza con tutti i ragazzi

    Si congedò da Che, che, ancora scosso, tornò dentro al negozio.
    Samuel estrasse il cellulare e compose il numero del ghoul della Maschera.
     
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    Il telefono squillò a lungo e la telefonata cadde.

    Sonny imprecò e si sentì se possibile ancora più desolato di prima quando, dopo pochi secondi il cellulare cominciò a squillare.

    Chi è?

    Una voce roca, con un accento poco riconoscibile (ma con buona probabilità proprio di qualche posto dell'europa meridionale).
    Dopo i convenevoli continuò:

    Se sta cercando VS le dico subito che non ho idea di dove si trovi. Però se posso aiutarla con qualcos'altro mi dica pure.

    Aveva un modo di parlare che a Samuel ricordava stranamente la gente di New York...
     
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    All'improvviso a Sam parve di essere tornato nel Bronx. Sensazione strana. L'accento dell'uomo al telefono era rassicurante, come lo sarebbe stato tornare a casa, ma al tempo stesso, metteva il Brujah in allarme. Quello stesso accento che si legava così strettamente ai suoi ricordi più felici, aveva spesso preannunciato anche i suoi più acerrimi nemici.

    Io... Non so chi sia VS.

    Rispose, interdetto da quella voce inaspettata.

    Cerco la Maschera.
     
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    Si, zio, come ti pare. VS: "Il Volto Sghembo" (in italiano), come la vuoi chiamare?

    Cerco la Maschera.

    La Maschera? Bah... stiamo parlando della stessa persona credo. Cmq non la vedo da giorni... non ho idea di dove sia, se la conosco come credo di conoscerla si farà vedere nel giro di quindici/venti giorni. Come hai fatto ad avere il mio numero e perché la cerchi?
     
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    Un ghoul che si riferiva al proprio padrone in quel modo? Gli piaceva.

    Fratello, me l'ha dato la tua VS il tuo numero.

    Probabilmente non lo poteva aiutare, ma tanto valeva fare un tentativo. Se vai alla cieca, è inutile pensare troppo al primo passo.

    Senti, non è che ci speri troppo, ma non è che conosci un tale Armand de Revel?
     
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    Sai che non è la prima volta che sento questo nome? Ma che cavolo avrà fatto questo tipo?

    Un paio di secondi di silenzio...

    Allora io, guarda, non so chi sia però sono sicuro che potresti... senti facciamo così... dimmi... vediamo...

    Un'altra pausa...

    Dimmi di che colore sono i capelli di VS e più o meno quanto sono lunghi...

    Di quella vera.


    Il tipo dall'altra parte sapeva sottolineare bene la cose tramite l'intonazione della voce: quel "vera" non lasciava scampo ad equivoci: intendeva quel corpo magro e slanciato avvolto in strette fasce di seta e filigrana d'oro che indossava le maschere.
     
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    Mpf. Domanda facile.

    Era naturale che il ghoul si volesse accertare che il suo interlocutore davvero conoscesse Baifa.

    Capelli bianchi lunghi fino al ginocchio. Quanto ho vinto?
     
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    Ottimo! Hai vinto un mappamondo... facciamo così, sono al Satan's mother, stasera, se vuoi fare un salto ci incontriamo e ti presento un tipo col quale forse potresti parlare di questa roba, in cambio però ricordati di me quando troverai VS... io comunque mi chiamo Axel.

    Samuel percepì una certa venatura ansiosa nell'ultima parte della frase di Axel... era evidente che il fatto che il suo domitor era latitante lo metteva in grande angoscia... probabilmente temeva per la sua razione di vitae.
     
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