Jerico's Garden

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  1. Dark_Singer
     
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    Un piccolo semplice prato situato nella zona periferica del quartiere residenziale di Central City, attraversato da un lastricato sentiero in pietra ornato da una fila di piante esotiche che consente di giungere dall'altro lato del marciapiede di due strade separate. Un luogo isolato nelle ore notturne che rappresenta un terreno di caccia perfetto alle spese dei malcapitati di passaggio..

    Ed era lì, all'ombra notturna di quelle piante, circondata dalla quiete e dal sereno ambiente residenziale, la calda luce domestica filtrava attraverso le finestre delle abitazioni, riversandosi per la strade e instillandosi nel cuore di Sunshine.
    Un dolce ricordo nostalgico la pervase, riportandole alla memoria cosa significasse vivere in una vera casa, circondata dal calore degli affetti e vivere una vita umile ma dignitosa. Una vita che inizia ogni giorno al primo raggio di sole..

    ..non un incubo destinato a ripetersi nell'eternità ogni singola notte. Un incubo che ha inizio nella stessa oscurità nella quale paradossalmente un raggio di sole è costretto a nascondersi..

    L'esile figura di Sunshine sedeva sulla rada erba del prato, avvolta nel suo mantello di oscurità, intenta a contemplare i ricordi di una vita passata, ricca di scontati benefici che la sua attuale esistenza gli stava invece crudelmente negando. Vittima di un abominevole abbraccio che l'aveva ghermita e strappata via dalla luce, costretta a vivere nel riflesso dello stesso mostro che l'ha maledetta.

    Un veloce e frenetico scalpitio di passi sulla pietra alla sue spalle richiamò la sua attenzione, riportandola alla cruda realtà.

    Se vuoi puoi dettagliare più accuratamente la parte introspettiva, infine il mio intervento consideralo come un input all'attuale stato d'animo del personaggio (malinconico). (:
     
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  2. Babalon
     
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    Appariva persino più fragile del solito così rannicchiata su se stessa, minuscola, scossa come una foglia orrendamente secca fatta tremare dal vento, addosso solo poca carne e troppa stoffa, come unici orpelli aveva fili d’erba intrecciati alle suole logore degli scarponcini.
    La pelle logora, pallida e sottile al punto da essere quasi opalescente, si presentava come al solito squarciata in talmente tante pieghe da perderne il conto, sempre totalmente celata da spesse bende chiare, stranamente pulite, tenute in un quanto mai ostinato ed ossessivo ordine, come a fa capire che – nonostante tutto – la disperazione non avesse preso il sopravvento al punto da farle perdere quel poco di decoro che ancora le rimaneva.

    Passava le mani sui jeans sdruciti nel proprio indugiare silenzioso, spingendo la stoffa sulle ginocchia ossute a più riprese, dava l’impressione d’esser fatta tutta di spigoli, spigoli ed occhi tristi, soprattutto occhi tristi: Una visione, nel complesso, assurdamente infelice.
    Sola, a vederla sarebbe di certo apparsa come su quanto di più indifeso si potesse posare lo sguardo, appesantita dallo stesso dolore che attanaglierebbe il cuore di un qualsiasi clochard che ha perso tutto, peccato che l’oscurità con la quale si stava celando la rendesse pressoché invisibile, sicuramente quanto meno ai temuti e al contempo agognati sguardi umani.

    Con sé solamente un coltello multiuso nello scarpone destro, il cellulare nella tasca della felpa, spessa, grigio scuro, il cappuccio tirato su a nascondere il volto livido e magro, svalorizzato ulteriormente dalle coperture di garza ricordava quello di un malato del centro grandi ustionati.
    Troppi pensieri per la testa, troppi momenti passati a spiare sottecchi alle finestre, alle luci, al tepore, non si muoveva con il corpo, ma teneva gli occhi sempre in moto, un moto decisamente tormentato che scorreva centimetro per centimetro il selciato, viaggiava lungo il lastricato, per poi semplicemente perdersi oltre.

    Lo sbalzo emotivo, che venne creato dal rumore improvviso alle sue spalle, la fece sobbalzare al punto da voltarsi, quasi di scatto come un animale spaventato, sfuggente, tentando subito di girarsi del tutto ruotando il busto, nessun battito del cuore fermo da quasi una decade, ma respiri rapidi e concitati, respiri che non servivano ad incanalare aria di cui non aveva bisogno, respiri che rappresentavano soltanto l’ennesimo eccesso di ansia patologica.
    Gli stessi occhi tristi di poco prima erano adesso alla ricerca della fonte della sua nuova preoccupazione, attenti e colmi di nervosismo crescente, spiccavano di un blu innaturale patinato di bianco a causa di una deformazione dell’iride, la decolorazione li faceva apparire quasi privi di pupilla, bordati dal rosso sanguineo dei capillari esplosi.

    Non una parola, nessun suono proveniente da lei che si faceva, se possibile, ancor più piccola.
     
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  3. Dark_Singer
     
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    Una figura femminile stava arrivando di corsa dalla strada, in pochi secondi si trovò ad attraversare il vialetto, quando all'improvviso inciampò, scagliata a terra da suo stesso peso e riversata su sé stessa dal dolore.
    Rimase lì, in posizione fetale, sui rossi mattoncini in laterizio del sentiero, illuminata dalla luce di un lampione che la sovrastava.
    Ferma, soffocata da un pianto.

    Abbastanza vicina perché la timida creatura potesse osservala meglio. Era una ragazza, capelli biondi corti a caschetto, indossava una canottiera nera un paio di jeans larghi e un paio di scarpe sportive. Per il momento però non riusciva a vederla in faccia, coperta dai capelli e rivolta verso il pavimento.

    2014-11-27 18:21:59 Sunshine rolls 5 dice to perc. + sest.s. 5,8,4,1,7 [1 success]


    Una sensazione avvolse la vampira. Quella infelice sconosciuta aveva portato con sé qualcosa di familiare..
    Trasportato sottilmente dal vento..

    Edited by Dark_Singer - 28/11/2014, 02:56
     
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  4. Babalon
     
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    Quasi completamente rivolta con il corpo in direzione della sconosciuta, pochi istanti dopo la Nosferatu tentava già di strisciare indietro sulle ginocchia, ancora accucciata e rovinando per tanto la già lisa stoffa dei pantaloni, in modo da allontanarsi – seppur di poco – dal rischio di essere scorta.
    Occhi traboccanti di timore persino eccessivo, si fissavano fin troppo guardinghi sulla donna in corsa, almeno fino a quando non scorsero il suo inciampare, provocandole una reazione più istintiva che ponderata, tanto improvvisa che, senza rendersene conto, la deforme gracilina stava già tentando di alzarsi.
    Incerta, combattuta fra la timidezza recondita e la paura degli erbivori braccati, sembrava totalmente privata di quasi ogni volontà predatoria in quel momento, pur sentendo montare dentro una crescente curiosità, per nulla morbosa, ma dovuta alla naturale predisposizione psicologica verso il dolore altrui, non tanto a comprenderlo quanto – evidentemente – al volersi intromettere per poterlo lenire.

    Era stato proprio il singhiozzare, udito leggero nel soffio della brezza, a convincerla definitivamente a non voltarsi.

    Le mani appoggiavano ora a terra per darsi la spinta necessaria a sollevarsi completamente, ma molto, molto piano, in modo da non provocare fruscii eccessivi che potessero allarmare ulteriormente la bionda in lacrime.
    Un passo dietro l’altro, un tremito dopo l’altro, cercava così di tenersi dritta e trovare la forza di resistere al desiderio di fuggire via, mettendo per quanto possibile da parte le proprie paranoie per cercare con l’altra un qualche contatto, fosse anche solo indiretto.

    Per un attimo guardò alle spalle della giovane, come a voler scorgere la motivazione della sua corsa, sollevandosi in punta di piedi per squadrare al meglio la porzione di strada appena percorsa, in modo da sorvegliare la zona ed evitare di trovarsi di fronte a più persone.

    La sensazione piacevole quanto melanconica che la investì, quando riportò lo sguardo sulla figura scarmigliata della bionda, la convinse a sufficienza da farle compiere gli ultimi metri un po’ più in fretta, senza però abbandonare affatto la cappa d’oscurità.
    Mentre si chinava di fronte a lei, tese la mano destra in avanti come a volerla sfiorare, rendendosi però percepibile con il soffio gelido della propria maledizione, condizione che la fece tentennare subitamente, non aveva abbastanza forza di volontà per toccarla e consolarla, ma ne aveva a sufficienza per riuscire a starle vicina, guardandola in silenzio, oscurata e incapace di riuscire a spiccicare una parola, per il momento.

    Sempre tenendo lo sguardo su di lei si mise a cercare soltanto con gli occhi, sul corpo della ragazza, il motivo del suo pianto, come se sperasse di trovare dei segni o una ferita da guarire, oppure anche solo tentare di capire in maniera più materiale la ragione della sua sofferenza, così da poterla colmare senza dover aprir bocca e dunque rivelarsi, rischiando di peggiorare la situazione.
     
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  5. Dark_Singer
     
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    "Non volevo.. non volevo.. mi dispiace.." poche semplici parole scivolarono dalla bocca della sconosciuta: intrise di una profonda tristezza che suonavano come una richiesta di perdono rivolta a forze invisibili che potessero accoglierla.
    Probabilmente credeva di essere sola, circondata dalla sua solitudine, in fuga da sé stessa, di aver pronunciato vane parole che da niente e nessuno potessero essere udite.

    Ma per ironia della sorte qualcosa di celato era davvero riuscito ad ascoltare quella sommessa preghiera. Una creatura capace di riconoscere la sofferenza senza osservarla in volto, una creatura capace di rispecchiarsi nella disperazione di quelle fatue parole che erano destinate forse solo alle orecchie di Dio.

    Sunshine si alzò dal suo celato giaciglio, sospinta dalle sue emozioni e dall'istinto di avvicinarsi a una creatura che in quel momento pareva condividesse il suo stesso tormentato stato d'animo, sancendo una sorta di astratto legame che le accomunasse nel loro dolore.
    Nel trascorrere degli anni Sunshine aveva quasi scordato il valore e il significato di certe emozioni: ed ora, in una singolo istante, in lei si ridestò la consapevolezza che si era assopita in fondo al suo animo.
    Ora le era così vicina che sebbene esitasse di stabilire un contatto fisico, era comunque capace di percepire la tristezza sulla sua pelle, quasi come se quella forma di infelicità avesse assunto una forma tangibile capace di insinuarsi pure dentro di lei.

    *        *        *


    Il discontinuo singhiozzare si interruppe di colpo, la ragazza parve glaciarsi a terra per un paio secondi, dopodiché lentamente alzò lo sguardo su colei che la stava osservando.
    Dunque rivelò un volto grazioso rigato da lacrime di sangue che le solcavano le guance, profondi occhi color nocciola che si spalancarono istintivamente alla visione di ciò fronteggiava dinanzi a lei.
    Sussultò, colta dallo spavento alla vista della Nosferatu, spiccando all'indietro un lieve balzo istintivo; la sua reazione di sorpresa fu tale però che non riuscì scattare in piedi, anzi, si ritrovò seduta, ancorata al terreno e con le spalle a ridosso del muretto che recitava le piante poste all'interno di quel sentiero.

    Non pronunciò una parola. Non emise alcun grido..



    Edited by Dark_Singer - 28/11/2014, 16:22
     
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  6. Babalon
     
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    Mentre l’ascoltava in silenzio, ancora immobile ed oscurata, le fu ben presto palese come la donna di fronte fosse afflitta da un male di natura assai più delicata e psicologica, tanto da farle cessare – quasi subito – la morbosa ricerca di ferite esterne e o i segni di problemi al suo corpicino.
    Le parole che le giunsero si limitarono a farla tremare sul posto, per un momento, avvolta da una sensazione di innaturale preoccupazione emotiva adesso, tanto da tentare di nuovo di avanzare con la mano, seppur non riuscendo ugualmente a raggiungerla con il tocco delicato delle dita fasciate.

    Il dolore traboccante dagli occhi appannati della Nosferatu veniva amplificato dalla sofferenza dell’altra in maniera progressiva quanto esponenziale, diffondendosi attraverso la carne deturpata dalla maledizione cainita, come il suono prodotto da un diapason si sarebbe diffuso nell’aria: Un cruccio tale da farle chiudere gli occhi per un momento, costringendosi a portare le mani sulle gambe per fermarne l’evidente tremore.

    Forse per via del vento gelido soffiato sulla pelle della bionda di fronte, forse per un singolo momento di distrazione, quando riaprì gli occhi era già troppo tardi per accorgersi del sollevarsi del capo dell’altra.
    Strabuzzò gli occhi, unica parte visibile, nel constatare che, in un modo o nell’altro, lei la stava fissando e quindi vedendo oltre il proprio sovrannaturale celarsi al suo sguardo.

    Non sembrò notare subito i rivoli vermigli lungo il viso angelico, d’improvviso appariva talmente statica da sembrare una statua, non riusciva a parlare, non pareva nemmeno in grado di muovere un singolo muscolo, totalmente paralizzata dal terrore subitaneo dell’essere stata scorta, e facilmente per giunta.

    Panico.

    La bionda balzava indietro e lei, atterrita come un roditore spaurito, balzava altrettanto indietro, scivolando sulle terga in una posizione non dissimile a quella di colei che aveva davanti, non riuscendo ancora a coglierne la probabile natura non umana.

    Impiegò non più di tre secondi per ricominciare a respirare come prima, affannosamente e sconvolta, il petto minuscolo sollevato a più non posso con una cadenza tale che, se fosse effettivamente stato vivo, sarebbe probabilmente imploso per la quantità d’aria incanalata.

    Aprì la bocca, ma il minuscolo taglietto nelle bende, per consentirle di muovere le labbra, si schiuse di pochissimo, quanto bastava a prendere coraggio per sputare fuori almeno una mezza frase stentata.




    < N-non, non volevo spa-paventarti, davvero, m-mi dis-dispiace. >



    Balbettava con una voce di una dolcezza tale da sopperire alla totale mancanza di capacità d’interazione sociale, timida al punto da non riuscire a guardare l’interlocutrice negli occhi, fissandosi solamente ora sulle lacrime di sangue piante dalla giovane, stupendosi al punto da perdere qualsiasi voglia di parlare nuovamente.



    Con il mio livello di Medicina e Occulto riesco a capire che si tratta potenzialmente di un cainita per via del pianto di vitae? Attendo responso per giocarmi eventualmente la reazione, per ora è solo spaventata che non si tratti di una brutta esplosione di capillari :P


    Edited by Babalon - 1/12/2014, 10:35
     
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  7. Dark_Singer
     
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    Si, in automatico puoi facilmente desumere che la ragazza è un vampiro, il sangue appare essere fuoriuscito troppo copisamente dai condotti lacrimali di entrambi gli occhi, rendendo quindi improbabile che si possa trattare solo della rottura di alcuni capillari, inoltre le sclere risultano uniformemente chiare, senza chiazze di rossore interne.


    La ragazza dalle lacrime di sangue rimase impassibile alle parole sussurate da Sunshine.
    Lo sguardo spalancato di paura si ancorò sullo spaventoso volto orrendamente sfigurato dalla maledizione, celato e avvolto tra semplici bende di finissimo cotone che negavano la completa visione di quell'incubo.

    Per un lunghissimo interminabile istante, le due donne restarono a scrutarsi, come animali sopraffatti dal naturale istinto di restare cauti e mantenersi pronti a una via di fuga od a un possibile scontro..

    Dopodiché questa volta la sconosciuta balzò in piedi, ansimando in preda alla tensione portò le braccia e le mani all'altezza del petto, come nell'atto di fare da muro tra lei e l'altro deforme essere strisciato fuori dalle tenebre.
    Forse il suo sesto senso le stava suggerendo di prepararsi a difendersi da quella possibile minaccia.

    Rimase muta, continuando a conservare un espressione di ostentato terrore sul volto rigato di scarlatto.
     
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  8. Babalon
     
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    Abbassò le mani nuovamente per sentire il terreno sotto le dita, in modo da potersi dare la spinta per sollevarsi ancora, con il timore che - seppur crescente - non le impediva di tentare quanto meno d'allontanarsi con il busto e con le gambe asciutte.
    Guardava in avanti spaurita, gli occhi colmi dal rossore a contrasto col profondo azzurro dell'iride, nessun lembo di pelle esposto, ma già soltanto l'aspetto raccapricciante dell'umore vitreo, sommato alle bende, non lasciavano grandi dubbi sulla potenziale provenienza della cainita, che l'altra avesse scorto o meno la sua natura, di certo doveva aver intuito quale deformità si celasse sotto i vestiti troppo larghi e le fasciature.

    Nonostante questò però, quando tentò di rimettersi in piedi, rasentando in maniera ridicola il metro e cinquantacinque da perfettamente dritta, il suo atteggiamento entrava in pieno contrasto con la parvenza d'aspetto mostruosa, tanto docile e remissiva da ricordare una cerva, anche nelle gestualità delicatissime e frettolose, sfuggenti.


    < D-d-davvero, t-ti chiedo scusa, io non...>

    Deglutì a vuoto, guardando poi verso il basso, senza fare altri passi indietro, cercando di stemperare la tensione passava le mani sui jeans lisi per tentare di spolverarli, benché fossero tanto rovinati e sporchi di terriccio da essere difficili da smacchiare, di certo non con i palmi.
    Rimase poi in silenzio, non avendo di nuovo più la forza di parlare, sentendo che dall'altra parte la cainita non rispondeva, si limitò a sollevare lo sguardo, intenerito da una candida espressione da cucciolo bastonato.
    Chiunque, anche il più spaventato dei fratelli, se non in preda alla frenesia, sarebbe riuscito a capire che, da quella creaturina piccola e malformata, non ci sarebbe non solo stato alcun pericolo ma, anzi, l'entità stessa di un bene enorme dentro di lei era palesato in maniera tanto evidente da renderla quasi un faro di buone intenzioni.


    Da questa distanza il pregio "Santità" dovrebbe essere evidente adesso.


    Ci volle un altra manciata di secondi, interminabili, colmi di tensione, prima che la Nosferatu riuscisse a parlare di nuovo, nel farlo però cominciò a torcersi le mani fra loro, tenendole dietro la schiena, in un tic nervoso - uno dei tanti - che la tormentavano ogni qualvolta tentava di interagire con qualcun'altro.
    Nonostante questo, l'idea di averla spaventata, la fece sentire chiaramente in colpa al punto da costringerla, per tentare di rimediare, a fiatare ancora, debolmente, con la voce più infantile e dolce che si potrebbe udire dalla creatura più improbabile fra tutte.


    < Non ho cattive intenzioni, giuro che non ti stavo seguendo, ero qui, ti ho vista e...
    Pensavo solo avessi bisogno d'aiuto. >


    Non balbettava adesso, terribilmente sincera, ma parlava comunque molto piano, imbarazzata e solo per dovere, come se avesse faticato a pronunciare ogni singola sillaba, eppure necessitasse comunque di puntualizzare la cosa, un tentativo quasi disperato.
     
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  9. Dark_Singer
     
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    Prima di proseguire è bene che ti metta al corrente sulla situazione:
    Secondo i sistemi di gioco dovrò eseguire dei tiri equivaltenti alla somma del punteggio totale di Carisma + Empatia, presenti nella scheda di Sunshine. Dato che non ti nasconderò che la difficoltà del tiro sarà piuttosto alta per diversi fattori (pur tenendo comunque in considerazione il pregio Santità) e che comunque l'ammontare dei dadi è limitato, ti concedo prima di decidere se vuoi spendere un FdV per compiere questa azione sociale.

    E' a tua discrezione scegliere cosa fare, non prendere quanto ti ho detto come un consiglio o un tentativo di influenzarti, è solo una puntualizzazione che ho ritenuto giusto portare subito alla luce. Nel caso sia di fallimento che di successo ne muterà solo il susseguirsi degli eventi, nient'altro. Procedi pure come meglio credi, dato che comunque stai andando benissimo! (:
     
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  10. Babalon
     
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    Figurati va benissimo! Grazie mille per l'osservazione (e per il complimento :3)
    Confermo la spesa di un punto FdV per il tiro.
     
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  11. Dark_Singer
     
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    2014-12-02 07:36:43 Sunshine rolls 4 dice to Caris. + Emp. (Diff 8, used willpower) 10,9,5,10 [4 successes]
    Difficoltà base (6), +1 (stato all'erta), +1 (sconosciuto), +2 (sfigurato), -2 (santità & buone intenzioni): totale diff.8

    Ho considerato Carisma anziché Persuasione perché è evidente che Sunshine cerca di trasparire le sue reali buone intenzioni, quindi non è considerabile come un atto di "manipolazione".


    Forse quelle dolci parole di gentile nobiltà riuscirono così agilmente a farsi strada e a far breccia nel cuore della ragazza, che quest'ultima cadde nuovamente a terra in ginocchio, stremata da tutta la afflizione che provava e stanca di proseguire in quella vaga fuga sconsiderata che fino a quel momento la aveva illusa. La amara realtà era che non aveva importanza quanta distanza lei si fosse preparata a percorerre, perché alla fine essa non la avrebbe mai condotta lontano da ciò che la stava inseguendo, da ciò che la stava tormentando.

    I suoi occhi si bagnarono nuovamente di rosso e leggeri rivoli di sangue incominciarono nuovamente a gocciolarle dagli occhi.
    Fissando la deforme creatura si abbandonò nuovamente all'infelicità, scoppiando nuovamente in un pianto a dirotto, però cosciente stavolta che qualcuno la stesse osservano. Desiderosa forse che quella stessa anima potesse concederle un po' di conforto.
     
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  12. Babalon
     
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    La guardò di nuovo risollevando il capo fasciato, da prima ancora intimidita poi, sempre più confusa, abbandonando la paura in favore della compassione nel momento stesso in cui vide l’altra cainita capitolare nuovamente a terra, in lacrime.
    Frenata dalle buone maniere rimase appesa qualche istante con un piede sollevato, i muscoli tesi e l’incertezza dipinta sul viso fasciato, ormai con un filo sottile a separare il timore dall’abbandonarsi all’istinto di premura, che alla fine prese il sopravvento dopo un pesante ed innaturale deglutire.

    Si ritrovò a mordersi freneticamente le unghie incapace di decidersi sul da farsi, abbastanza a lungo da avere il tempo per sfogare il proprio surplus di emozioni, insieme al desiderio impellente di sfogare tutta la propria utopistica bontà scalpitante sotto pelle. Prese fiato, dopodiché parlò ancora, a voce bassa.


    < Io… Io se vuoi me ne vado e ti lascio in pace. >

    Lo disse ben poco convinta, come a voler semplicemente dare un ultima possibilità alla bionda di liberarsi della sua novella crocerossina. Deglutì ancora senza motivo apparente, strizzò gli occhi e proseguì.

    < Però se hai bisogno, se vuoi… Se vuoi rimango ecco. >

    Nella seconda parte era palese il tentativo – disastrato – di apparire un po’ più risoluta, riusciva di nuovo a muovere le ginocchia, almeno quanto bastava a scendere verso il basso in direzione della vampira, posizionandosi davanti a lei come prima. Questa volta però, invece di accucciarsi, si trovò inginocchiata con il fondoschiena a poggiare sui polpacci, in modo da farle capire che da quella posizione probabilmente non si sarebbe mossa troppo rapidamente e di certo non aveva intenzione di nuocere vista la scomodità.

    Se qualcuno avesse potuto vedere il suo volto sotto le bende, tra le deformità sarebbe persino riuscito a scorgere il disagio che provava, presumibilmente a causa dell’aver perso ormai l’abitudine a certe interazioni “umane”. Un pesce lesso, ritrovatasi a boccheggiare nella totale mancanza di idee.
    Schiarì per l’ennesima volta la voce, non aveva cuore di allungare le mani un’altra volta, per paura di spaventarla anche di più, ma rimase vicina, tanto da far percepire in maniera anche più amplificata le proprie intenzioni.


    < P-perché piangi? >

    Una domanda tutto sommato veramente stupida, ma fu l’unica cosa che riuscì ad uscirle di bocca, con un soffio tanto sottile, patetico e tenero da sembrare lo squittio di un criceto.

    Continuò a non toccarla, ma la mano destra si mise a scavare nella tasca della felpa, alla ricerca probabilmente del rotolo di bende con il quale si era fasciata, sapendo di averne probabilmente ancora un po’ da utilizzare.
    Nell’estrarre la garza sterile, sempre tenendo gli occhi sulla bionda, porto le mani ad arrotolarsene una parte intorno al dito indice della mancina, avvicinando il bordo cinque centimetri più in giù vicino al taglio che lasciava spazio alla bocca, in modo da strappare con i denti l’eccesso e avere così un rimediatissimo e raffazzonato fazzoletto d’emergenza.
    Rimesso a posto il rotolo e con in mano una benda quanto meno intonsa, seppur con i bordi non regolari, allungò nuovamente l’arto verso la cainita, sperando che questa notasse l’atto di porgerle il pezzo di tessuto per asciugarsi il viso. Lo fece ancora una volta con estrema lentezza.
     
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  13. Dark_Singer
     
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    - "Sono un mostro!" - guaì disperata ad alta voce all'ultima richiesta della cainita sfigurata, mentre il dolore emotivo continuava a palesarsi affligendola nell'espressività sul suo volto.
    - "Non so cosa mi è successo.. non so cosa gli ho fatto.." - proseguì, farneticando frasi difficili da perscrutare, prive di un apparente significato.
    - "Ti prego.. non te ne andare.. aiutami.." - si appellò infine, supplicando condizionata dalla sua stessa fatica e fragilità a una sconosciuta dall'aspetto controverso: la quale tuttavia, al di là delle sue orride apparenze, era riuscita a lasciar traperlare un influsso benevolo, sospinto da uno spirito sincero e caritatevole capace e sufficiente per conquistare la fiducia di quella povera spaurita ragazza.
     
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  14. Babalon
     
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    Il primo urlo la fece tentennare in maniera più evidente, incassò il capo di scatto come se fosse stata ferita da quelle parole, al pari di una stilettata fra le costole, inerpicata troppo dentro per riuscire a togliersela di dosso con una scrollata di spalle. Respirò ancora, a vuoto, cercando di mantenere la calma.

    Strinse con forza i pugni, al punto da sentire le unghie conficcarsi nelle bende quasi ad andare a lacerare la carne, e solo una volta ritrovato il giusto appiglio con la realtà, trovò la forza di avanzare verso di lei di un mezzo passo, cercando nella propria voce una sorta di decisione emotiva che non riusciva per nulla ad esprimere.


    < Non… Non dire così. >

    La ascoltò con l’espressione attonita di chi si trova di fronte ad un bivio, a differenza di prima però, come se stesse ricominciando a pedalare su una bicicletta piuttosto arrugginita, impiegò meno tempo a colmare le distanze e a replicare con una rinnovata stilla di gentilezza matura, non artefatta ma sincera, schietta, andando subito a tentare di lenire quello che ora coglieva come il disagio della donna.

    Tese la mano in avanti per andare ad asciugarle il volto, o quanto meno avrebbe tentato di accarezzarle la guancia con la benda per togliere il rossore, se questa l’avesse fatta avvicinare.


    < Shhh non piangere, aspetta ti prego, non c’è bisogno davvero, stai tranquilla sono qui. >

    Si cercò di apparire più tranquilla, un riflesso condizionato per evitare che l’altra risentisse troppo della sua timidezza o del suo essere sovrannaturale, il tono di voce era adesso quanto di più dolce riuscisse ad esprimere, tutto miele e tenerezze, senza balbettii, ma con l’ingenuità docile delle quindicenni.
    La Nosferatu si sforzava di usare il modo più conciliante possibile, tenendo la voce soffusa per non farla preoccupare ulteriormente, avvicinandosi poi, sempre in caso questa non si fosse mossa e le avesse dato il permesso gestuale di farlo, per poter appoggiare una mano sulla sua spalla, mentre l’altra reggeva ancora il fazzoletto che ne tentava di asciugare il pianto.


    < Non me ne vado, promesso.>

    Avrebbe persino sorriso per provare a calmarla, certo, se non fosse stata completamente nascosta e il suo sorriso non fosse stato ben poco gradevole da vedere, per questo si limitò a sorridere abbastanza da far estendere l’espressione allo sguardo, quanto meno perché gli occhi potessero trasmettere quella sorta di gentilezza.

    < Ti aiuterò, ora però vieni con me, ti sporcherai continuando a piangere e anche stando a terra, troviamo un posto dove sederci ok? Se te la senti di parlare, spiegami cos’è successo… Altrimenti non saprei da dove cominciare. >

    Dopo averle parlato, alzò lo sguardo fissando attentamente il perimetro del giardino, cercando il punto più tranquillo e in disparte dove accompagnare la ragazza, per evitare di farla vedere ad altri in quello stato, mentre con le mani le offriva un appoggio per rimettersi in piedi e spostarsi.

    Colta dall’ansia, ricominciò nuovamente a cercare in giro un ulteriore presenza di qualcuno di troppo, imparanoiata fino alla punta dei piedi per il timore di essere scorta da qualcun altro, per giunta con una cainita in lacrime fra le braccia.


    In termini di azione di gioco dopo averla consolata alla meglio cerco di farla alzare e di potarla nel posto meno in vista del giardino, tentando di scorgere se dove ci troviamo noi ci sia qualcuno che potrebbe vederci o meno. Ho fatto il mini sunto solo perché mi rendo conto che a volte scrivo tantissimo e rischio di far perdere il filo @_@!
     
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  15. Dark_Singer
     
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    La giovane ragazza apparve tranquillizzarsi sempre di più dopo la serie di amorevoli gesti che la piccola creatura bendata andava proponendole. Pervasa dalla fiducia, ascoltò ogni singola parola accompagnata da quei dolci atti, tranquillizzandosi sempre più ma sempre ben lontana dal riacquistare la serenità. Dolore e tristezza perduravano sul suo volto, due sentimenti che improbabilmente si sarebbero dissipati molto presto.
    Si delineò una scena pargonabile alla dolcezza che si può creare all'interno di nucleo familiare, come due Sorelle in atto di sostenersi a vicenda, coinvolte nel sentimento, capace di dar vita a ciò che si sarebbe potuto definire come un raro e prezioso momento idilliaco concedibile dalla vita.

    Per sollievo di Sunshine le strade e il giardino non erano percorse da anima viva, estranee ad ogni possibile sguardo indiscreto e udite solo dal vento. Il cielo nel frattempo si era fatto più scuro però, incomiciando a rannuvolarsi e rendendosi sempre più minaccioso.

    - "Chi.. chi sei? Perché.. fai tutto ciò? Perché.. Perchè non fuggi.." - chiese confusa, in risposta alle sue domande.
     
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24 replies since 26/11/2014, 17:27   216 views
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