Rifugio di Finn O'Connor

L'equilibrio che Finn era riuscito ad instaurare nel suo piccolo "mondo" era qualcosa di eccezionale. Come una di quelle piccole sculture di ghiaccio o di vetro che sembrano sempre sorprendere per il semplice fatto che non vadano in frantumi al primo soffio di vento. Eppure tutto reggeva, lì in quella casa un vampiro viveva con sua moglie. Il sacro si mescolava al profano in continuazione e gli equilibri stabiliti sembravano, in qualche modo, stabili e duraturi.

La prima oretta e mezza lo Stregone la trascorse con la moglie. Dopotutto c'erano esigenze fisiche che andavano soddisfatte e, in quell'equilibrio che molti non avrebbero esitato a definire precario Finn recitava la parte del marito amorevole e, quindi, aveva degli obblighi e dei doveri verso la moglie che, nonostante tutto non poteva ignorare. D'altro canto, c'era da dire che ogni cosa aveva il suo prezzo e, come la moglie traeva da lui vette di piacere che un umano normale non avrebbe mai potuto donarle, c'era anche da dire che lui aveva in lei un comodo pasto saltuario assicurato. Finito il tutto, la moglie crollò sfinita sul letto e, in breve tempo, si addormentò. Non era tardi ma la giornata lavorativa e l'intensa emozione provocata dal Bacio la fecero crollare.

A quel punto, Finn scese le scale diretto al suo ufficio. Aveva intenzione di procedere con il rituale per la creazione della terra magica quindi preparò tutto l'occorrente prima di inginocchiarsi sul cumulo di terra. Aveva il pugnale fra le mani e iniziò a recitare il suo albero genealogico con voce bassa, in una sorta di canto funebre estatico che era la sequenza dei nomi che l'incantesimo richiedeva. Quando il flusso di nomi (dal più vecchio al più giovane) terminò nel momento esatto in cui Finn pronunziò il suo nome utilizzò il pugnale per tagliarsi all'altezza del polso con decisione. Il sangue iniziò a scorrere rapido e scuro sul terriccio e, in pochi istanti, prese fuoco addensandosi piano in una melma nera che, prendendo vita, si miscelava alla terra rendendola leggermente più densa di quanto non fosse in realtà. Ora quella zolla di terreno interessata, era più simile a fango che ad altro. Finn ne prese una manciata, infilandola in una bustina prima di intascare la stessa.

Serata tranquilla per il Tremere che, a quanto pare, aveva tutta l'intenzione di passarla nella tranquillità del proprio laboratorio nella preparazione di eventuali misure di sicurezza personali e non. Decise che era giunto il momento di mettere in pratica un po' di quella inventiva alla Macgyver. Si procurò tutto l'occorrente e, ponendo un'asciugamano al centro della stanza (lontano da ogni fonte infiammabile) iniziò a lavorare alle proprie "trappole". Ci vollero circa dieci minuti a lampada. L'operazione in se non era particolarmente complicata ma richiedeva una certa dose di attenzione per evitare di danneggiare troppo la lampada (che poi non si sarebbe accesa) e per assicurarsi un grado di sicurezza durante il lavoro accettabile.

Riempì 4 lampadine. Di cui una, quella che idealmente avrebbe posizionato sull'ingresso, era molto più capiente delle altre (quasi 3 volte). Riempì tutte le lampadine con un po' di benzina e, per farlo, non dovette neanche utilizzarne in dosi eccessive. Richiuse la tanica con calma stando attento a quello che faceva e ripose le tre 4 lampadine in uno scatolo per le scarpe abbastanza capiente che foderò con dell'ovatta. Si rese conto che, le lampade dovevano essere tenute nella posizione giusta per evitare che il liquido colasse fuori in micro-perdite che avrebbero potuto vanificare il procedimento. Non fu un problema tuttavia. Ora doveva decidere se stoccarle oppure se posizionarle perché fossero pronte all'utilizzo.

C'era da dire che il liquido che potevano contenere era minimo (anche per la lampada più grande) ma quel "trucchetto", se il liquido infiammato fosse riuscito a colare sull'eventuale intruso, avrebbe sicuramente creato il suo bel trambusto e avrebbe contribuito a rallentare l'avanzata. Un espediente davvero ingegnoso, se vogliamo, che però (Finn lo sapeva) difficilmente avrebbe potuto creare danni ingenti.

Finn aveva deciso di adibire quella sera alla "sicurezza". Dopotutto non tutte le notti i vampiri vivevano "avventure straordinarie". La gran parte della loro esistenza (specie quella dei più saggi) si svolgeva in piena autonomia limitando al minimo le interazioni con gli altri cainiti. Era già da qualche notte che Finn aveva iniziato a meditare su che algoritmo di criptazione avrebbe potuto usare per la sua formula e, la scorsa notte, gli era sembrato di giungere ad una conclusione. Come tutte le idee, tuttavia, Finn era cosciente del fatto che, la stessa, avrebbe dovuto essere tuttavia affinata in qualcosa di concreto. Una sorta di debug che decise quindi di compiere a penna. Si sedette alla sua scrivania, iniziando a scarabocchiare qualche appunto mentre elaborava la sua idea. Aveva iniziato da pochissimo quando il suo telefono squillò. Era il suo Sire. Finn poteva ignorare la chiamata e continuare nel suo lavoro, oppure rispondere al cellulare e rischiare di non poter continuare in quello che stava facendo.

"Finn... sono io." la voce era quella del suo Sire ed era alquanto familiare al vampiro che poté scorgerne la latente impazienza "C'è un affare che devi gestire... Ha la priorità su tutto ma, se tutto va come deve, ti ruberà soltanto questa notte." si prese una pausa, come se attendesse conferma dal suo Infante.