Blue Nile

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  1. White Nemesis
     
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    Ancora una volta il capo della crepuscolare si fa pesante come un macigno, troppi sussurri, troppe emozioni, semplicemente troppi indistinti pensieri affollati, pressati l’uno contro l’altro. Non sarà facile risolvere la sciarada mentale inerpicata fra le sue sinapsi, specie quando tutto sembra remare apparentemente contro la sua calma interiore e la quiete delle sue notti.

    L’uomo distoglie lo sguardo non appena l’altra si disincanta, anche se impiega più del dovuto ad interrompere la connessione instauratasi, subito i suoi espressivi occhi scuri tornano a sondare il pubblico, condendo il tutto con un ennesimo sorriso carismatico per ingraziarsi la platea. Ed i suoi modi funzionano, a giudicare dal boato di applausi spella-mani e dagli strepiti subito esplosi dalle numerose gole, è chiaro che quell’atteggiamento piacente a fine del brano, conquisti ben più di un piccolo complimento sporadico.
    Per un momento la musica si interrompe quasi del tutto, una breve pausa che permette alla band di accogliere gioiosamente l’apprezzamento da parte degli astanti, dopodiché, ecco che un rapido tocco delle dita del tastierista riporta l’attenzione sul brano successivo, seguito dal pizzichio ritmato delle corde di un basso. Alex non cerca più lo sguardo di nessuno, poiché chiude le palpebre e tiene il ritmo con il piede destro, ascoltando dentro di sé la melodia ancor prima che questa emerga, così da essere pronto a tirar fuori il meglio.
    Il pezzo appena intonato dalla band è decisamente più soft e romantico rispetto al precedente, con tonalità parecchio più blues e languide, inoltre lo sbalzo dall’allegria di prima alla melanconia attuale è evidenziato dal crescendo di note prolungate e dolci, così come dall’incipit canoro dello stesso front man, che inizia parlando per le prime due battute invece di cantare.

    < Baby… Baby I've got the blues, I feel so lonely
    I'd give the world if I could only make you understand… >


    Quella stessa disperazione sentimentale che Johanna poteva percepire dentro l’iride color catrame del moro, ora riesce ad intuirla dalle sue parole, dalla tonalità morbida e smaliziata, pregna di emozioni ora maggiormente improntate verso il drammatico. Ancora una volta si tratta di un pezzo storico, “Baby Won’t you please come home".

    Nel frattempo, la cameriera è di nuovo uscita dal campo visivo della cainita, che ora è definitivamente sola con le proprie ansie cocenti, insieme al suo drink ed alla melodia incalzante. Essendo una canzone decisamente delicata e con un volume leggermente più basso, il turbinio dei meccanismi mentali può riprendere a funzionare a pieno ritmo, anche con la distrazione di sottofondo.

    2016-02-23 07:48:54 Johanna rolls 3 dice to Intelligenza + Occulto (Difficoltà 6) 7,10,6 [3 successessi]

    Le opzioni possono essere tante, il come quel messaggio sia arrivato nella sua mente, anche riflettendo in maniera il più possibile creativa tuttavia, si ritorna sempre ad un paio di deduzioni assolutamente più logiche di altre.

    In quanto figlia della Luna è consapevole di come possa evolversi, in un futuro, il dono dell’Auspicio di cui è in possesso, sa per certo che alcuni membri del suo clan, così come di altre linee di sangue, sono in grado di inviare messaggi telepatici, forse potrebbe essere stato un cainita inesperto a lanciarle quell’eco nel sonno. Oppure potrebbe trattarsi di un suo delirio, un risvolto inaspettato delle deviazioni mentali dell’orecchio interiore, anche se non saprebbe come giustificarsi quest’idea, non si può mai sapere con certezza.
    Un’altra teoria invece si ricollegherebbe a qualcosa di ancora più profondo, sempre radicato nella sua vitae, ma di cui ha solo una vaghissima idea impartitale dal suo sire, una sorta di connessione neuronale, che difficilmente molti lunatici sono in grado di distinguere dalle loro alienazioni mentali. Una volta parecchio tempo fa, ha sentito parlare della “rete”, uno stato mentale simile ad un personalissimo canale internet fra Malkavian, ma questo escluderebbe il coinvolgimento di qualsiasi essere all’infuori di un non morto, ed a conti fatti Alex, per quanto ne sa lei, sembra decisamente molto, molto umano.

    Ognuna di queste tre supposizioni potrebbe essere quella corretta, ma andrebbero analizzate una per una per giudicare la probabilità delle stesse:
    Telepatia, Allucinazioni, oppure la fantomatica Rete Malkavian.

    Non c’è certezza, tutto potrebbe essere, specie con la confusione mentale che minaccia sempre di attanagliare nella propria morsa, la povera mente – già provata – di Johanna. Nonostante questo, il destino è spesso bizzaro e capriccioso.
    Quando si crede d’essere giunti alla conclusione o alle conclusioni giuste, basta un attimo per cambiare completamente le carte in tavola.
    Dura qualche secondo, giusto il tempo di realizzare che la sala, la musica, lo stesso creolo che prima si sforzava di studiare, producono suoni tanto ovattati da dare una sensazione di sordità improvvisa. Qualcos’altro si sta sostituendo ai rumori presenti in loco, schiacciandoli con una pressione tale da renderli poco meno di gocce in un profondo oceano di silenzio.

    < Trovami… Trovami… TROVAMI…
    Aiutami… Aiutami… AIUTAMI… >


    Nella testa della cainita i suoni ripartono all’improvviso, la puntina inceppata del disco si disincastra e tutto torna alla normalità, apparentemente.
    Di nuovo un eco, di nuovo improvviso ed ancora una volta inaspettato. A questo giro però lei è completamente sveglia, tanto che riesce a distinguere un paio di elementi in più in quella che, adesso in maniera evidente, è proprio la richiesta di aiuto che temeva le fosse giunta. Il rimbombare, quel supplichevole appello, appartiene di sicuro ad una voce femminile, ma non solo, è riuscita a distinguere chiaramente l’acuto trillo delle voci infantili.

    Di certo, quella non è la voce del cantante Jazz…
    Che abbia sbagliato Alex?
     
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  2. Gail Lifrey
     
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    Il secondo richiamo della serata suona alle orecchie di Johanna come una condanna: la voce che invoca il suo aiuto e l'allucinazione nel suo complesso sono troppo poco musicali per essere il frutto della sua instabilità mentale, il che significa che qualcuno ha davvero bisogno del suo aiuto, o almeno vuole che lei lo creda.
    Nulla suggerisce che questa sarà l'ultima manifestazione nella mente della cainita, e ciò la angoscia, dal momento che per non diventarne vittima -immagina già un motivo ostinato che la tortura privandola del sonno e di ogni autocontrollo- deve entrare spontaneamente in una potenziale trappola. Quest'ultima eventualità spaventa particolarmente la cainita, perché la musica potrebbe darle coraggio, confortarla, ma non certo difenderla, e non c'è nessuno su cui potrebbe contare in un caso simile.

    Johanna afferra il suo cocktail e stringe nervosamente il bicchiere con la mano sinistra, mentre la destra trova rifugio tra i capelli e poi dietro alla nuca, cui sembra aggrapparsi. Le orecchie sono sintonizzate nuovamente sull'esibizione della band, ma la Malkava non è intenzionata a mantenere un tipo di ascolto schizofrenico, almeno per ora.

    "Ah sì? E se ti chiamassi io?" Le note della canzone risuonano nell'aria, ma Johanna non se ne rende conto al momento: la sua concentrazione è dedicata quasi esclusivamente all'inviare telepaticamente una risposta, nella speranza che la diretta interessata le parli nuovamente: ad essere sincera, non pensa di essere ancora in grado di compiere una simile azione, ma confida nella possibilità che il suo interlocutore mantenga aperto un "canale di comunicazione". In questo modo potrebbe dire "Dove sei?"

    Se non fosse possibile mandare un messaggio telepatico diciamo che penso molto intensamente alla domanda e spero che qualcuno la ascolti e risponda...
     
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  3. White Nemesis
     
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    Non v’è certezza che gli scordati accordi di quella vocina sottile siano effettivamente terminati, anzi. Tuttavia per il momento non sembrano esserci nuove manifestazioni, né uditive né di altro genere, gli eco terminano così com’erano arrivati, all’improvviso, svanendo nei meandri della mente di Johanna.
    Come una bruma leggera, spazzata via dal vento, nella sua testa non rimane altro che il vuoto e la musica del locale, mentre il canto va scemando sulle ultime note del ritornello. Il passaggio fra l’ascolto del richiamo e quello del mondo reale, ricorda qualcosa di molto simile alla sensazione che si prova attraversando una galleria, la pressione che chiude i timpani e poi, il movimento della mascella ed il successivo sbadiglio liberatorio che stappa le orecchie. Una memoria molto umana, un problema che non si ripresentava più da parecchio alla cainita.

    Fra le sue dita il bicchiere del Bloody Mary tintinna leggermente, tremante sul tavolo, ed il suo contenuto si scuote da una parte all’altra lasciando inconsistenti tracce rosse sui bordi, per poi ricadere verso il basso a causa della gravità. Il suo nervosismo, il toccarsi i capelli, la sensazione di disagio che trasmettono i suoi piccoli gesti straordinariamente umani, per quanto apparentemente nascosti dalla penombra del locale sulle tinte lapislazzuli, vengono in realtà colti da qualcuno.
    Intanto che la crepuscolare pondera sul da farsi, arrovellandosi nel cercare di mettersi in contatto – senza sapere con chi – tramite mezzi di comunicazione per lei ancora sconosciuti, una figura a lei decisamente più nota la sta fissando ostinatamente dal palco. Alex, intento a raccogliere passivamente la seconda ondata di applausi, ha in qualche modo colto la preoccupazione della vampira e sta concentrandosi per attirare con lo sguardo l’attenzione, un tentativo abbastanza patetico ma che, in un certo qual modo, comunica un profondo senso di tenerezza.
    Forse non ha idea di quanto possa essere speciale la figlia della Luna, ma certamente deve averci trovato qualche tratto sufficientemente intrigante da essersi interessato alla stessa, pur non conoscendone per l’appunto la vera natura. Si tratta ancora una volta di empatia, snocciolata in maniera bizzarra fra una giovane in grado (forse) solo di ascoltare ed elaborare suoni, ed un uomo che esterna quello che prova e pensa attraverso le proprie doti canore. Purtroppo per lui sta comunque lavorando, ed infatti è costretto a distogliere ben presto lo sguardo, richiamato all’ordine dal bassista con un inudibile colpetto di tosse.

    Sguardi confusi a parte, per il momento nessuno risponde al richiamo di Johanna, forse perché continua a non avere idea di chi, teoricamente, dovrebbe aiutare, oppure magari non si tratta di un canale con una connessione reciproca. In effetti la richiesta di “soccorso” è giunta in maniera assolutamente generica, potrebbe anche trattarsi di una sorta di SoS lanciato disperatamente nella rete, un singolo segnale ad impulso da parte della persona in pericolo, come la sirena di una nave nel mezzo dell’oceano.
    A questo punto la Malkavian può solo sperare due cose:
    O che il mittente riesca ad essere più chiaro, oppure che semplicemente smetta di urlare in testa alla gente.

    La serata per gli altri prosegue normalmente, nessuno a parte lei sembra avere qualche sorta di problema, ed anche lo stesso creolo al microfono si è arreso al proprio dovere, rientrando facilmente nei panni dell’affascinante front man in pochi secondi. Dopo il momento romantico, si ritorna ad un ritmo più leggero e frivolo, con un’ennesima cover di brani parecchio vintage, genere che contraddistingue la serata.
    E’ il turno di “Route 66”.

    < If you ever plan to motor west,
    Travel my way, take the highway that is best.
    Get your kicks on Route sixty-six. >


    Mentre gli strumenti ricominciano a roboare, sciorinando ognuno il proprio effetto sonoro, ancora una volta la lunatica si ritrova sola coi propri pensieri, circondata da persone che, fatta eccezione forse per una, nemmeno sembrano accorgersi della sua presenza o dei suoi affanni
     
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  4. Gail Lifrey
     
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    Pur aspetandosi un fallimento, il silenzio percepito al di là delle onde acustiche fisicamente udibili è frustrante alle orecchie di Johanna, che decide di tornare a curarsi del mondo circostante, anche se a malincuore. "Non posso pretendere una risposta prima del tempo: le pause sono parte della musica, danno un senso alle melodie...spero solo di poter venire a capo di questo problema il prima possibile. Per ora posso considerare solo il nome da cui tutto è iniziato."

    La sua attenzione è rivolta nuovamente ad Alex, la maschera di frontman fascinoso che è costretto ad indossare per il pubblico la rattrista e al tempo stesso la richiama, come se ascoltare le emozioni celate del cantante fosse una sua responsabilità. Nonostante il tumulto dei suoi pensieri, ha notato con un certo sollievo che il sentimento di empatia è reciproco, e che le sue possibilità di poter rimediare alle prime parole rivoltegli fuori dal locale sono buone: nessuno dei due sembra intenzionato a lasciare l'altro senza prima incontrarsi di nuovo.
    Approfittando della sua posizione di spettatrice, si concede di guardare abbastanza insistemente il cantante, ma cerca di non distrarlo ulteriormente, sarebbe un peccato compromettere la sua performance. Per una volta decide di godersi semplicemente il brano e di ascoltare qualunque cosa ci sia, dal rumore di sottofondo della sala ad eventuali irrruzioni da parte di estranei nella sua mente, il silenzio ordinerà ogni frammento per restituirle una traccia di quella scena.
    Il contrasto tra il brio di "Route 66" e la sfumatura malinconica che solo la cainita avverte nella voce del cantante la mette a suo agio, le ricorda il suo dissidio interiore e il carattere lunatico della sua perenne melodia, talvolta premurosa e talvolta spietata nei suoi confronti. I suoi problemi sono appena emersi, vibrano attorno a lei incombendo come una spada di Damocle sulla sua testa, ma nella sua follia la Malkava apre una parentesi di paradiso, in cui diventa estranea persino a se stessa e assiste semplicemente all'evolversi della situazione. Non sa quanto durerà, né le importa, in realtà non se lo chiede nemmeno -ne varrebbe comunque la pena.
    In questa bolla di insensata serenità, la figlia della Luna si distende, lascia il bicchiere e si inclina leggermente in avanti appoggiando i gomiti sul tavolo, mentre le sue labbra si dischiudono in un sorriso, indecifrabile come lo sguardo che lo accompagna.

    vorrei sentire tutto, pensavo a un tiro di percezione e sesto senso ^^
     
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  5. White Nemesis
     
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    La band continua a riempire piacevolmente di musica Jazz l’atmosfera del locale, colmando di tarli sonori le menti degli astanti ed immettendo questo o quel ritornello, fra i suoni che verranno ricordati per lungo tempo anche dopo la fine del concerto stesso. Non è chiaro invece che cosa frulli nella testa del cantante, visto che – nonostante la performance d’eccezione – abbia lo sguardo perso nel nulla il più delle volte.
    Che poi in realtà sia, casualmente, spesso orientato più o meno in direzione della Malkavian, questo è un dettaglio che può facilmente sfuggire nel buio del locale, ma che alla stessa figlia della Luna lascia intuire come l’altro abbia effettivamente colto almeno uno dei suoi sguardi, reagendo subito in risposta.

    < Now you go through Saint Louie.
    Joplin, Missouri.
    And Oklahoma City is mighty pretty. >


    Il ritmo allegro della canzone ancora una volta soffoca le riflessioni dell’uomo, nascondendo fra una battuta e l’altra quelli che sono i suoi probabili viaggi mentali, tanto che nel biancore del suo sorriso ci si può comunque perdere. E’ sicuramente piuttosto bravo a sviare l’attenzione. Inoltre dal pubblico la risposta d’apprezzamento è sempre molto alta, dando riprova che nessuno sembra essersi ancora accorto di niente, anche perché non sembra una clientela di esperti particolarmente ferrati in materia, ma piuttosto gente che vuole divertirsi e passare una serata diversa dal solito.
    Insomma, c’è da tenere in conto che, forse, potrebbero non avvedersene anche se lui fosse meno discreto.

    Avendo tu il primo pallino di Auspex, considero il tiro di percezione effettuato usando i sensi acuti – in questo caso l’udito – visto quanto si è concentrata ed il suo interesse per “sentire tutto”, per tanto la difficoltà è diminuita.

    2016-02-26 00:23:11 Johanna rolls 6 dice to Percezione + Sesto senso (Difficoltà 4)10,8,2,2,8, 5 [4 successi]

    Johanna, approfittando della serenità indotta dalla situazione, amplifica il proprio udito a livelli esponenziali, fino a farsi travolgere completamente dalla calda voce sensuale del creolo. Il suono è così potente e profondo, che giunge roboante dentro i timpani e va a rimbombarle nella cassa toracica, come se stesse suonando direttamente dentro il suo petto, in una sinfonia perfettamente intonata. Questo all’inizio la stordisce leggermente per via dell’elevato volume degli strumenti, ma le permette anche di avvertire tutti gli intercalari di lui, tanto da rendere ogni parola così vivida da farla sembrare pronunciata da lei.

    Dopo la conclusione di “Route 66” segue uno stacco di qualche secondo, dove il sassofonista si avvicina interdetto proprio ad Alex, andando a sussurrargli qualcosa all’orecchio, con un tono decisamente preoccupato per altro. Forse, non solo la Malkavian si è accorta di qualche emozione dissonante, fatta involontariamente trapelare fra un accordo e l’altro.
    Considerando il brusio del locale, misto al fragore degli ennesimi applausi, nessuno riuscirebbe a percepire quanto viene detto dall’uomo. Nessuno si, a parte Johanna.

    < Alex… Alex si può sapere che hai?
    Sembra che tu ti sia sparato un Valium.
    Sento metà della tua grinta stasera fratello, se sei stanco fai una pausa o rischi di steccare al prossimo giro. >


    La questione si risolve in fretta con una breve risposta piccata da parte del cantante, seppur sempre sottovoce, seguita da un abbandono temporaneo del microfono.

    < Non è niente, ho fatto i doppi turni questa settimana, tutto qui.
    Prendo da bere e torno fra cinque minuti. >


    La vibrazione di nervoso nel tono dell’afroamericano è assolutamente percepibile, ma viene smorzata dalla pacca sulla spalla ricevuta dal ben più basso sassofonista, che lo congeda sospirando concedendogli il tempo per riprendersi.
    Qualche sguardo sbigottito da parte degli altri membri del gruppo viene ugualmente elargito alla scena, ma nessuno si fa più domande del dovuto, riprendendo subito in mano la situazione per portare avanti l’esecuzione musicale. Mentre il creolo si allontana, viene annunciato il titolo di un altro pezzo lento, ma questa volta eseguito privo della parte cantata, visto che lui fa segno d’essere intenzionato a prendersi quei fantomatici cinque minuti di pausa.

    Ora che la sala è temporaneamente sprovvista di musica, per via del ri-organizzarsi da parte dei musicisti, tutti i suoni del pubblico ritornano indietro all’apparato uditivo della giovane vampira.
    Non è un’esperienza sempre piacevole, specialmente per alcuni dei rumori molesti che s’avvicendano ad ogni distanza.
    Inizialmente, dato che è concentrata sul front man, le si proietta per primo addosso il rintoccare dei passi di Alex giù dal palco, seguito subito dal cristallino tintinnare dei bicchieri sui vassoi delle cameriere, alternato allo sciabordio dei liquori che li riempiono e con il sottofondo della lavastoviglie, talmente monotona nel suo risciacquo che funge da rumore bianco. Di tanto in tanto stridono le sedie, spostate per distendere le gambe, il suono del legno sul pavimento non è particolarmente armonioso, ma non è comunque terrificante come la vocina stridula della rossa tatuata extralarge, Fran, che all’improvviso le fora il padiglione auricolare come un chiodo arrugginito.

    < Mhhh che bel culetto! Queenie guardalo, cioè guardalo mio Dio sembra, sembra tipo scolpito, cazzo! >


    La sboccata non parla certo sottovoce, anzi, tuttavia non sembra aver usato un tono abbastanza alto da essere udita da altri se non dalla povera lunatica e dalla sua amica Queenie, che replica con una prolungata occhiata al fondoschiena del cantante, annuendo solennemente ed approvando con un sonoro “mh uhm uhm!” a labbra chiuse. Sebbene non siano gli unici commenti di questo genere, quello era sicuramente fra i meno aggraziati.

    Johanna prosegue nell’ascolto intensivo per ancora qualche istante, quando infine, fra le varie sfumature, coglie qualcosa d’assolutamente fuori luogo rispetto a tanti altri biascichii di cewingum o sorseggiamenti di cocktail.
    Un canticchiare di donna, suadente, sommesso e praticamente inudibile a terzi.
    Alzando lo sguardo in direzione della strana voce, la figlia di Malkav non farà fatica a scorgere la slanciata figura di una donna bionda, bellissima e quasi eccessiva da tanto è sensuale, oltre ad apparire decisamente stonata rispetto al resto del locale, sia per il vestiario che per l’atteggiamento mellifluo e sornione.
    Sono le sue labbra, carnose all’inverosimile e pittate di un acceso rosso scarlatto, che intonano quella melodia soave da sirena.
    C’è qualcosa di estremamente sbagliato nella sua immagine, non tanto nel corpo formoso, quanto più per il pallore spettrale della pelle delicata, contrastata dal tessuto di velluto vermiglio che le fascia le curve come un guanto. E’ tutto troppo perfetto ed armonioso in lei, dalla generosità del petto fino al vitino da vespa, passando per le lunghe gambe da modella, terminando negli occhi grigi contornati dalle lunghe ciglia chiare perfettamente incatramate di mascara.
    Non si può certo dire sia una bellezza eterea nonostante la chioma d’oro, visto che l’abito indossato è così striminzito in lunghezza dello scoscio e profondo nella scollatura, da ricordare quello che vestirebbe una escort di lusso. Inoltre, uscire conciata così con le gelide temperature attuali, è impossibile a meno di non volersi buscare una polmonite con i fiocchi.
    La bionda incantatrice è appoggiata con il gomito sul bancone, ha l’aria sottilmente divertita e punta lo sguardo chiaro proprio su Alex, mentre questo si avvicina per ordinare da bere, interrompendo il leggero canticchiare sotto voce. E’ talmente esagerato in lei il concetto di “femme fatale”, che una donna – ma anche un uomo di buon senso – riuscirebbe a scorgere segnali di pericolo fioccare da ogni poro del suo corpo. Tuttavia, nonostante appaia languida in maniera esacerbante e faccia sembrare tutto il resto opaco e smunto al suo confronto, il cantante passa oltre il punto in cui si trova, ignorandola a favore del barista e richiamando l’attenzione dell’altro con un cenno della mano.

    Il tutto ha un che di ironico ed a vedersi da fuori è estremamente divertente, visto che l’ingenua mancanza d’attenzione del moro, troppo distratto dalla propria malinconia, fa letteralmente inviperire la bionda, che ha solo un momento di fremito delle ciglia e della bocca, distorta in un’espressione di puro disappunto.
    Non solo, ma a causa del sopraggiungere di lui anche il barman, fino al momento prima imbambolato a guardarla, finisce col destarsi da una sorta di naturale intorpidimento, servendo subito un bicchiere di bourbon liscio all’afroamericano.

    Così com’era arrivato, Alex si allontana sempre senza nemmeno avvedersi della presenza della femmina infida, che ovviamente gli rivolge una seconda occhiata di fuoco e sdegno. Il sentore di pericolo e tutti i campanelli di allarme di Johanna prendono a suonare all’unisono, un coro disarmante e stonato di violini stridenti, quando si accorge che A; il cantante sta puntando il suo tavolino e B; la donna in rosso sta seguendo i suoi passi con lo sguardo, culminando con l’inquadrare anche la stessa lunatica.
     
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  6. Gail Lifrey
     
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    Johanna è completamente rapita dal suono, al punto che riesce quasi ad ignorare l'osservazione volgare della cafona che prima l'aveva fatta infuriare: forse ora le risulta più facile anche perché Alex ne è ignaro, e quindi non può esserne ferito. Ancora leggermente ipnotizzata da quell'ascolto così intenso, osserva la scena del cantante al bar come se fosse un frammento di storia congelato nel passato; poi però si dirige verso il suo tavolo inseguito dalla bionda velenosa, il tempo accelera freneticamente per cercare di rimettersi in pari e la bolla di puro suono scoppia, interrompendo la magia.

    Disorientata dallo sviluppo inaspettato della situazione, la cainita non ha modo di elaborare alcuna sorta di strategia, il che potrebbe essere pericoloso considerando il disastro dissonante con cui il suo orecchio interiore percepisce la sconosciuta.

    "Non male...la notizia buona è che potrei riuscire a parlare con Alex già stasera, l'altra è che se potessi mandare messaggi telepatici urlerei al mondo di salvarci dalla femmina diabolica che ci sta puntando. Non so se sia un bene o no, ma potrei aver scoperto la minaccia che angoscia la voce misteriosa che mi invia SOS."

    I violinisti in rivolta nelle allucinazioni acustiche della figlia di Malkav non accennano ad accordarsi -ed è comprensibile, considerando che una tempesta sta per abbattersi su di lei-, ma la vampira stavolta non riceve passivamente quel monito, prova a districarne i suoni come per riordinare le parti ai suoi musicisti, convinta che si tratti di un unico brano letto da diversi punti di partenza.
    E in effetti un'idea le illumina per un attimo il viso, infondendo un po' di coraggio nel suo cuore: "Prima di poter raggiungere il mio tavolo, Alex dovrà passare vicino a Fran e a Queenie...non l'avrei mai creduto, ma quelle due potrebbero farmi un piacere, per esempio dando della poco di buono o del trans alla mangia-uomini bionda al suo seguito."
    Johanna non vuole esprimere indirettamente un giudizio morale, spera piuttosto che si crei naturalmente un diversivo che le permetta di sfruttare al meglio i cinque minuti a sua disposizione.

    Alzando lo sguardo, cerca quello del creolo e sorride, come se la figura alle sue spalle non esistesse realmente, e aspetta.
     
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  7. White Nemesis
     
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    2016-02-29 07:51:18 Johanna rolls 5 dice to Percezione + Occulto (Difficoltà 8) 3,4,9,5,8 [2 successi]

    La situazione è molto più pericolosa di quanto lei non abbia intuito fin’ora, anzi, di punto in bianco alcuni dettagli particolarmente inquietanti le si proiettano addosso, come ombre cinesi su un muro bianco. Nonostante talvolta possa essere un po’ distratta, alienata nel suo mondo, ci sono dettagli che persino per una cainita come la giovane musicista sono impossibili da non notare.
    Dettagli che possono fare la differenza fra la vita e la morte, letteralmente.

    Per un breve istante, lo sguardo della vampira riesce a focalizzarsi sulle forme prosperose della femme fatale, non tanto per interesse nei confronti di queste, quanto più per un improvviso brivido di consapevolezza che le si inerpica fra le spalle, insieme ad uno scossone violento di cupe note al pianoforte: Quella donna non respira.
    Se prima poteva trattarsi di un breve trattenere il fiato, colto per sbaglio nella luce dei faretti dietro al bancone, adesso che la guarda meglio ha rapidamente la certezza della cosa, ovvero, che per qualche miracolosa ragione a lei piuttosto nota, quella creatura se ne sta perfettamente in piedi, viva e vegeta, senza far sollevare il glorioso petto nemmeno per un istante. Inoltre, quel pallore così alabastrino e delicato, visto sotto i lumi bluastri del locale sembra quasi malsano, quasi fosse un colore più adatto ad un malato terminale che non ad una persona in salute così come appare la femmina infida.
    Non possono esserci molte altre spiegazioni razionali se non che la sconosciuta sia, in realtà, ben più di una potenziale squillo molto bella. Con ogni probabilità è davvero una predatrice di uomini, ma nel senso letterale del termine.
    Senza battere mai le ciglia foltissime, la donna continua a mantenere lo sguardo fisso sulla crepuscolare, fissandola insistentemente e con un odio così profondo da trapanarle il cervello.

    In compenso, ancora una volta la deduzione di Johanna sulle reazioni naturali e spontanee di determinati esseri umani, è più che brillante.
    Così come avevano avuto modo di insultare, giusto qualche tempo prima, la povera cameriera spilungona, non appena la bionda tentatrice entra nel campo visivo di Fran e Queenie, queste reagiscono subito scattando sull’attenti, strabuzzando gli occhi ed esternando entrambe espressioni particolarmente disgustate.
    Le loro voci non vengono occultate nemmeno dalla band che riprende a suonare, ed anche se la piacevole esecuzione di “Night Train” incalza come nuovo sottofondo musicale, in parte mescolandosi ai musicisti iper attivi che albergano nella mente della Malkava, è praticamente impossibile non riuscire a sentire un limpido e squillante “Puttana da corsa”, uscito spontaneamente fuori dalla bocca dell’afroamericana obesa.
    Questa volta però, non è solo la figlia della Luna a percepire l’offesa della donnona, anzi, le è facile scorgere distintamente lo sguardo della donna platinata, rimasta fino a quel momento ancorata al bancone, andare a dirigersi fulmineo in direzione delle due giovani grugnenti e ridanciane. La reazione è pressoché immediata, e forse l’aver sperato intimamente che le ragazze compiessero proprio quella mossa, potrebbe ritorcersi contro alla lunatica di lì a poco, sotto forma di latente senso di colpa.

    Il cantante nel frattempo si sta avvicinando sempre di più al tavolo, è ormai a pochi metri da Johanna quando già inizia a sorriderle quasi timidamente, totalmente ignaro di quanto stia avvenendo alle proprie spalle. Prima che la Malkavian abbia il tempo di realizzare l’imminente arrivo del creolo, l’uomo è già vicino abbastanza da poterla guardare senza fatica negli occhi, nonostante la scarsa visibilità dovuta alla penombra della luce bluette. E’ possibile notare come faccia fatica ad iniziare il discorso, pur continuando a sorridere.

    < Allora… Ti piace la band?
    Insomma, prima ho notato che hai un certo ritmo, non so studi al conservatorio o qualcosa del genere?
    Perché si ecco, mi piacerebbe molto avere un parere esterno, anche perché per noi è un hobby e ci arrangiamo alla meglio. >


    Ha un che di tenero il modo palese con cui tenta di attaccare bottone, per altro con una scusa più o meno plausibile, tuttavia, non basta la sua incantevole voce scura a distogliere completamente l’attenzione della lunatica da ciò che ha intorno. Specie quando, spostandosi leggermente sulla destra, rivela una scena a dir poco spaventosa a soli due tavoli di distanza da loro.

    Il locale, d’improvviso, si fa parecchio rumoroso e non per via della musica sul palco.

    < AAAAAAAAAAAAAAAAHHHH!!!! >


    L’urlo strozzato da gallina, che solca l’aria stonando completamente la melodia degli strumenti, appartiene ad una spaurita Fran, sbiancata in viso e sudaticcia, con gli occhi porcini fuori dalle orbite da tanto sgranati all’inverosimile. Dopo un breve momento di panico la ragazzona prende a gridare ripetutamente per il terrore, sbattendosi a destra e a manca con i larghi fianchi per tentare di allontanarsi dalla sedia, colpendo a più riprese gli astanti lì vicini, compresa la propria amica, Queenie, che di contro è paralizzata dalla paura direttamente sul proprio posto a sedere.
    Dopo aver ribaltato un tavolino nella propria corsa, con conseguente infrangersi rumoroso di bicchieri, nella fuga la rossa colpisce inavvertitamente anche la cameriera, rovesciando anche il suo vassoio – misericordiosamente vuoto – prima di darsi alla macchia verso il bagno, tentando di mettere più metri possibili fra lei ed il punto di partenza dal quale si è mossa.
    La motivazione è assolutamente sconosciuta a chiunque all’infuori delle due, ma non per Johanna.

    Mentre era distratta da Alex non si è accorta dell’avvicinarsi della bionda, che si trova ora proprio di fronte a Queenie. Sebbene sul viso abbia un’espressione di pragmatica calma, questa è probabilmente successiva a qualcosa di così orribile, abbastanza da essere in grado di sconvolgere completamente le due donne. Non è chiaro che cosa sia accaduto, ma da pochi secondi di vantaggio alla figlia della Luna per ponderare molto celermente il da farsi.
    Con ogni probabilità la furia della donna misteriosa è solo all’inizio e, ben presto, verrà rivolta sia a lei che al creolo, dato che è lui la vera e propria pietra dello scandalo in quel momento. Anche il moro si volta a guardare nella direzione da cui proviene l’urlo, perdendo il filo del discorso e quindi interrompendosi nel proprio chiacchierare con la cainita.

    Non è difficile capire che la serata stia rapidamente degenerando, specialmente quando anche l’orchestra smette di suonare, ed una preoccupatissima platea di spettatori si alza per capire che cosa sia successo. Questo momento di impasse durerà comunque poco, giusto il tempo di appurare che “apparentemente” non è accaduto nulla di ché, per loro.

    2016-02-29 08:31:46 Johanna rolls 6 dice to Perc. + Sesto senso (Difficoltà 6) 10,8,7,7,6, 7 [6 successi]

    I sensi di Johanna esplodono tutti insieme.

    Forse è per via dell’agitazione, forse è perché ha capito che, se non fa qualcosa, sarà la prossima ad agitarsi urlante in mezzo al locale – se tutto va bene -, ma anche che potrebbe succedere molto, molto di peggio se le sue varie teorie non sono sbagliate.
    Vede tutto intorno a sé, dalla testa della bionda che si inclina in sua direzione, accompagnata da uno sguardo più che tagliente e da un sorrisetto mellifluo, fino allo stato di leggera preoccupazione che alberga in Alex quando quest’ultima va a fissarlo, allargando maggiormente l’espressione lasciva ed assolutamente sadica ora.
    Riesce anche a distinguere, nonostante le pitture fluorescenti, la sagoma della porta di sicurezza che si trova proprio dietro alle sue spalle, con tanto di maniglione antipanico per una rapida evacuazione del locale. Spingendola potrebbe uscire da lì facilmente, magari approfittando del caos generato dalla sceneggiata di Fran, e se fosse abbastanza pronta da acchiappare il cantante per una manica del completo nero, forse riuscirebbe persino a tirarlo fuori con un po’ di fortuna.

    Ha ancora pochi istanti, il tempo di un respiro concitato, prima che le altre pedine sulla scacchiera si muovano anticipandola, in una rapida discesa verso qualcosa di tetro ed inevitabile.
     
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  8. Gail Lifrey
     
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    Nello scompiglio generale, Johanna smette di inspirare dalla tensione -le rimane giusto il fiato per una parola, mentre con lo sguardo nota l'uscita d'emergenza. La sua mente fortunatamente tace, come se il suo istinto di sopravvivenza avesse asssunto il controllo dei musicisti, ora fermi in posizione e in attesa dell'attacco; non si sa bene chi di loro inizierà a suonare, nè quale sarà la prossima melodia, ogni possibile configurazione è disponibile, in modo da poter assecondare ogni decisione della cainita.

    Non c'è tempo per alcuna esitazione, il pericolo è troppo imminente per fermarsi a riflettere, per cui balza in piedi e trascinando Alex verso la porta antincendio gli grida "CORRI!", ma per la poca aria rimastale esce poco più che un sussurro, in netto contrasto con l'espressione atterrita e l'enfasi con cui quella singola parola viene pronunciata.
    In questa situazione la scelta di un tavolino in posizione laterale si rivela ottima dal punto di vista strategico, sarebbe stato praticamente impossibile farsi strada dal centro della sala attraverso una folla tanto numerosa quanto lenta e disorientata, soprattutto con un umano al seguito colto alla sprovvista.
    "Forse non capirai cosa succede, ma ti prego Alex fidati, renditi conto di quanto è pericoloso e scappa da quel mostro. Quanto a me..." La figlia della Luna stringe saldamente la mano del cantante nella sua, noncurante della notevole differenza di temperatura che questi dovrebbe avvertire, e cerca di muoversi quanto più velocemente possibile per il suo compagno verso la via di fuga, senza voltarsi indietro.

    Un'eco sorda di sottofondo nel subconscio della Malkava le intima di prendere una decisione, aumentando di volume all'avvicinarsi della porta antincendio: se da una parte infatti è certa di voler allontanare il più possibile l'uomo al suo fianco dalla minaccia mortale della predatrice, dall'altra non ha ancora pianificato cosa fare lei stessa.
    "-Opzione 1: scappiamo insieme, non voglio stare un secondo di più nel raggio visivo di quella predatrice....ma dove? Saremo abbastanza veloci? E se andandocene le risparmiassimo l'inconveniente di una sala piena di testimoni?
    -Opzione 2: Alex se è abbastanza intelligente se ne va da qui in fretta, io resto per trattenerla, del resto è la mia testa che vuole...ma è LA MIA TESTA! No, non posso fronteggiarla apertamente, sono una musicista allucinata, non una combattente...A meno che...
    -Opzione 3: Alex torna sul palco dai suoi compagni e io mi mescolo alla folla, sperando che nel volermi morta quella sadica non decida di violare apertamente la Masquerade o commettere un'omicidio di massa...è un'idea assolutamente folle e sconsiderata, ma è quella che garantisce più possibilità di sopravvivenza, forse."

    In preda a questi pensieri, Johanna si mette in ascolto, pronta ad accogliere la sentenza musicale che la sua mente ha ormai elaborato a sua insaputa.

    Vorrei fare un tiro di coraggio o qualcosa di simile per vedere se sarò in grado di scegliere di restare nel locale o meno...avendo pochi punti in Coraggio vorrei spendere un punto Forza di Volontà se la difficoltà del tiro è almeno 8, ma non so se sia proprio lecito fare questa cosa, dimmi tu ^^
     
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  9. White Nemesis
     
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    2016-03-01 01:54:59 Johanna rolls 2 dice to Coraggio (Difficoltà 8, usa willpower) 5,5 [1 successo]

    L’imminente pericolo si manifesta con il silenzio più totale, un vuoto assoluto privo di qualsiasi sfumatura sonora che dura diversi istanti, almeno nella mente della Malkavian, ed è come la quiete prima della tempesta.
    Nel Blue Nile la musica continua, ma i musicisti immaginari di Johanna appaiono immobili, bloccati con gli archetti a mezz’aria ed i clarinetti appesi alle labbra, chiaramente in attesa di istruzioni da parte della direttrice d’orchestra.
    Una rapida rullata di tamburi annuncia il termine dell’attesa quando, quasi dal nulla, in mezzo al sottopalco sbuca un elemento totalmente dissonante: si tratta di un invasato armato di chitarra elettrica, che dal timoroso tacere degli altri esplode un paio di note bruscamente acide, strimpellate con violenza.
    Ecco così giungere la manifestazione dell’adrenalina, seppur essa sia soltanto psicologica e non più fisica a livello ormonale, che testimonia la capacità della lunatica di provare ancora forti emozioni ad ogni livello. Completamente frastornati, i concertisti vengono spinti via da un terrificante pogo improvvisato, ed il grazioso teatro cerebrale della cainita, si trasforma in un’arena piena di metallari sotto MDMA.

    Mentre nell’illusorio mondo di confusione i poveri gentiluomini in tuxedo volano da una parte all’altra insieme a violini e violoncelli, in quello reale si ribalta invece il tavolo di Queenie, che finalmente trova la forza per scappare, facendo cadere insieme al legno tutto ciò che c’era sopra, compresa la candela in vetro. La fiammella fortunatamente si spegne, tuttavia se dovessero infrangersi al suolo altri tavolini, potrebbe accadere molto di peggio… E Johanna è consapevole che forse all’altra donna potrebbe sopravvivere, ma non al fuoco.

    Eccola infatti afferrare Alex con panico crescente, per un pelo non sufficiente a paralizzarla, ma abbastanza forte da costringerla ad optare al darsela a gambe. Stringe la mano di lui, percependo istantaneamente il tepore cocente delle sue dita a contrasto con le proprie, fredde come la Tramontana, nonostante questo nota che lo sconcertato creolo non sembra accorgersene, più preoccupato dal suo sussurro strozzato che dal resto.

    < … Eh? >


    Colto alla sprovvista, il poveretto fa appena in tempo a voltarsi di nuovo verso la cainita che già si ritrova sbilanciato in avanti verso di lei, letteralmente scivolando sui successivi tre passi. Prima di riuscire ad ottenere nuovamente stabilità ed equilibrio, giacché viene letteralmente trascinato sfruttando la pesante inclinazione presa dall’ampio torace, ha giusto modo di guardarla confuso, seguendola per forza d’inerzia.
    Intanto la bionda sta tentando di raggiungerli, camminando con calma, quasi non avesse effettivamente fretta di farlo. Il sorriso continua ad albergare sulle sue labbra, per quanto venga colto solo con la coda dell’occhio dalla vampira in fuga.

    Fortunatamente la porta antipanico si apre alla prima spinta, permettendo così sia ad Alex che a Johanna di proiettarsi fuori, anche se entrambi si muovono confusamente, una perché intenta a trattenere il giusto timore, e l’altro perché non sa dove diamine sta andando o perché la stia effettivamente seguendo sulla fiducia.
    La chioma d'oro sembra a tratti vicinissima, tanto che la musica cresce d’intensità.

    Per via della dinamica del locale non le è comunque semplice muoversi, inoltre alcuni clienti spauriti dal trambusto si sono alzati in piedi, ostacolandole drasticamente l’avanzata, tanto da farle apparire un’espressione vivamente contrariata sul viso.
    Se le impressioni della Malkava non sono sbagliate, la presunta cainita ha GIA’ violato la Masquerade, probabilmente utilizzando qualche potere a lei sconosciuto sulle due donne, anche se con una certa dimestichezza non essendo stata notata poi troppo, e questo significa che potrebbe non avere molti scrupoli a violarla ancora erroneamente o per rabbia.

    Buio e luminaria blu soffusa, poi, neon azzurri accecanti.
    Sono fuori dal locale, l’aria fresca della sera impatta subito contro il viso di entrambi, anche se infastidisce solamente il cantante in maniche a tre quarti della camicia. Il tutto è ancora troppo concitato perché lui reagisca diversamente dal fissare di fronte a sé, a dir poco imbambolato.
    Nel mentre l’uscita d’emergenza si richiude alle loro spalle, rimbalzando sui cardini, e questo da un’altra manciata di secondi alla musicista per decidere il da farsi. Hanno ancora dietro la sconosciuta e sono protetti solo da una porta, oltre ad avere un minuto al massimo di vantaggio grazie alla folla, ma bisogna pensare a come allontanarsi da lì, visto che entrambi sono a piedi al momento.
    Dal niente, Alex sbotta in una risatina nervosa e decisamente imbarazzata - al limite del goffo -, riprendendosi.

    < Ehmm… Cioè… Se volevi uscire… Potevi…
    Potevi dirmelo ecco. >


    Non ha palesemente capito un cazzo.
    Beh, in fondo non aveva i presupposti per poter comprendere davvero la situazione.

    Le luci delle macchine scorrono rapidamente di fronte agli occhi della strana coppia, condite dai suoni dei clacson e delle gomme sull’asfalto, insieme a quella che appare come la sagoma di un Taxi giallo, intento a rallentare in prossimità dell’ingresso del locale per far scendere i clienti a bordo.
     
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  10. Gail Lifrey
     
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    Alla vista del Taxi, sul viso della cainita si dipinge un'espressione speranzosa e leggermente euforica, come se la via per la salvezza fosse appena apparsa davanti a lei miracolosamente, e il suo respiro riprende, anche se leggermente in affanno per il misto di adrenalina e terrore che la animano. Le note metal riecheggiano ancora nelle sue orecchie, ma l'evoluzione della vicenda sembra aver affiancato al chitarrista invasato un'orchestra con tanto di coro, intenta ad integrarsi nel brano in esecuzione per conferire un sound epic metal alla colonna sonora della vita della Malkavian.
    Avviandosi verso l'ingresso del locale, lascia gentilmente la mano di Alex e inizia già a sbracciarsi per attirare l'attenzione del tassista, mantenendo però il viso sempre rivolto leggermente verso il suo compagno confuso.
    E' seriamente dispiaciuta per la situazione così bizzarra e potenzialmente letale in cui sono stati coinvolti, e vorrebbe poter fornire al cantante una qualche sorta di spiegazione, per quanto incompleta e parzialmente vera, ma non è ancora finita: la bionda è dietro alla porta, non sono ancora al sicuro.

    "Mi dispiace davvero tanto Alex, non so chi o cosa abbia condotto noi e la nostra predatrice ad incontrarci nè perché, ma cercherò di tenerti al sicuro perché sei una brava persona, ancor prima di essere la chiave del mistero che mi sta tormentando. So che la situazione sembra assurda e insensata, probabilmente starai pensando che sono pazza, e non avresti nemmeno torto...ma per favore abbi fiducia di me, ancora per un po'. "
    Assorta in simili pensieri, Johanna cerca con lo sguardo il tassista per fargli segno di fermarsi, dopodiché si rivolge al suo compagno ancora interdetto e cercando il suo tono di voce più rassicurante gli dice: "Scusami per quest'uscita improvvisa, facciamo un giro in Taxi e ti spiego tutto, seguimi, per favore."

    Non so se Empatia/Espressione artistica possano aiutarmi ad essere più efficace quando parlo...in tal caso proverei un tiro ^^


    L'aria gelida della notte sferza il viso di Alex, mentre l'anima della figlia della Luna attende irrequieta una risposta, sperando vivamente che almeno una cosa vada come spera.
     
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  11. White Nemesis
     
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    In una situazione normale servirebbe un tiro di carisma o persuasione (non di espressione artistica, non avrebbe granché connessione con una normale parlata non recitata), ma visto e considerato che Alex pende dalle tue labbra, sarebbe ridondante farti fare un tiro per convincere un gigione già pienamente convinto a seguirti x°D

    Insomma, ottimo per l’onestà intellettuale, ma in questo caso la tua azione sarebbe automaticamente un successo, a meno che tu improvvisamente non decida di prendere a schiaffi il poverino, in quel caso lui dovrebbe un attimo rivedere le sue priorità :P

    Gradualmente l’ordine torna a regnare fra le sinapsi della giovane cainita, ammansendo di contorni fiabeschi la musicalità brutale udita fino a poco prima. La cornice offerta dalle sue percezioni è armoniosa e piena di grazia, permettendole di abbandonare per qualche istante la tensione, così da non dover più affrettarsi a ponderare il da farsi con l’ansia alle calcagna. D’altro canto, il suo accompagnatore non ha minimamente l’espressione preoccupata, anzi, continuando ad essere ignaro del rischio corso aiuta l’altra attraverso il proprio fare tranquillo, instillandole empaticamente il proprio stato di quiete.
    Lo sguardo di Alex si sofferma sulla mano pallida di Johanna, così come indugiano anche le sue dita scure, che il più possibile permangono nel contatto prima di scivolare via, con insospettabile delicatezza per altro. L’interruzione del contatto ed il lieve sfregamento, fanno percepire alla cainita la callosità del palmo, che porta subito dietro di sé il calore delle carni ancora vive, lasciando un ricordo che, come una scia, permane qualche istante ancora sulla pelle di lei.
    Dura spiacevolmente poco il brivido sensoriale, interrotto dal senso del dovere della stessa vampira, impegnata adesso ad agitare le braccia per attirare l’attenzione del tassista. Questi sta ancora facendosi pagare la precedente corsa, quando scorge con la coda dell’occhio le movenze rapide della Malkavian, alzando il mento e facendo un mezzo cenno verso di lei.

    < Si? Se avete bisogno è libero, salite pure. >


    Monocorde, la voce del guidatore s’alza nella brezza e soffia insieme alla stessa, un po’ atona forse, ma comunque pronta a recepire la richiesta della donna, e senza nemmeno dover attendere specifiche o fischi collaudati per essere fermato. Se anche avesse notato lo strano abbigliamento un po’ “leggero”, per così dire, che in questo momento espone per metà le braccia del creolo, di certo non lo sta dando a vedere.

    Il moro fissa alternativamente il veicolo giallo e la ragazza, perso ormai in uno stato di confusione che va dal lusingato al perplesso, alternandosi ad un senso di leggera eccitazione dovuta, probabilmente, alla stranezza della situazione in corso. Per lui è come un gioco, un gioco bizzarro certo, che però pare averlo coinvolto abbastanza da fargli seguire senza un singolo fiato la lunatica.
    Per il momento, la porta d’emergenza non sembra aprirsi, ed anche quando i due si affacciano al mezzo di trasporto non si scorge alcun movimento. Sembra che, almeno per una volta, la fortuna sia dalla loro.
    Solo quando è lei a rompere il silenzio, sebbene non sia esattamente quanto lui si sarebbe aspettato, è possibile scorgere sul viso del creolo un nuovo moto di ilarità, seguito da un breve incresparsi delle labbra, che si arricciano agli angoli della bocca in un mezzo sorrisetto da bietolone, anche se stranamente smaliziato.

    < O-ok… Dove si va?
    Sono quasi sicuro di dover mandare un messaggio a Jimmy, prima che mi diano per disperso, ma per il resto, scegli tu la destinazione. >


    La tasca destra dei pantaloni lascia intuire la sagoma rettangolare del telefonino, e considerando che ha pagato la consumazione al bancone, probabilmente nella corrispettiva tasca posteriore al portafoglio. Insomma, a parte star uscendo senza giacca, nel mezzo di un concerto dove lui è il cantante, sembra quasi una specie di confuso appuntamento al buio, improvvisato malamente.
    Dopo aver aperto la portiera del sedile posteriore alla Malkavian, l’uomo entra a sua volta nel mezzo, chiudendo lo sportello pochi istanti prima che l’autista faccia lo stesso, pronto a mettere in moto ed a partire. Entrambi sono in attesa di sapere dove dirigersi, chi per un motivo chi per un altro, e questo dipende nuovamente dalle disposizioni che darà la donna.

    Nonostante la situazione di apparente tranquillità, non che la mancanza di pericoli imminenti a vista, la mente di Johanna non è affatto concorde al rimanere altrettanto statica e calma.
    Giunge al pari di un fulmine a ciel sereno, ma invece di una stridula voce di bambina, il cervello della giovane viene intasato da immagini, ricevendo stimoli visivi che non rispecchiano assolutamente ciò che ha di fronte. I suoi occhi si perdono a fissare lo specchietto retrovisore, lo stesso dove il tassista la sta ancora guardando di riflesso, ma i pensieri viaggiano vorticosamente ben oltre quella superficie, proiettandosi in tutt’altro luogo.

    Sebbene non abbia idea del come, in questo momento si trova a fissare – piuttosto dal basso – la sagoma di un pagliaccio vestito con una tutona gialla particolarmente sgargiante, dotata di bottoncini colorati sul davanti, ed armato di una miriade di palloncini dalle tinte vivaci.

    < Allora tesorino che palloncino vorresti, quello verde o quello giallo? Uh? Come dici? Vuoi quello rosso, ma certo!
    Ecco un bel palloncino rosso per questa graziosa principessa! >


    L’eco della voce solare del Clown rimbomba distintamente all’interno della scatola cranica della Malkava, il suono è come se provenisse da lontano e fosse riprodotto da un vecchio grammofono gracchiante. A tratti sembra quasi provenire dall’autoradio del taxi, è praticamente impossibile capire da dove arrivi e le immagini fittizie continuano a sovrapporsi a quelle reali in un mescolarsi fluido, ma così rapido da non far distinguere il momento in cui appaiono e quello in cui svaniscono.

    < Come ti chiami principessa? Ahhh, Alexandra è proprio un bel nome!
    Ma cosa ci fai tutta sola qu-… Aspetta dove vai principessa!
    Non correre così o ti farai male! >


    Fra le dita, Johanna avverte la consistenza del filo a cui è legato il palloncino rosso, quello che ha strappato dalla mano guantata del pagliaccio, dopodiché, ha una sfuggente visione del perplesso venditore che l’osserva scappare via. D’improvviso inizia ad avere un lieve senso di smarrimento ed ha come l’impressione di essere dentro un grosso centro commerciale, vista l’imponente struttura che la circonda. Inoltre a giudicare dalle luci artificiali è sera e, poco prima che tutto si dissolva, riesce persino a scorgere un bar caffetteria che vende cupcake.

    Così come erano arrivate, le visioni svaniscono lasciandola completamente al buio e nel silenzio, giusto il tempo di un battito di palpebra, prima che torni a visualizzare il mondo per quel che è veramente. Come se nulla fosse è nuovamente seduta sul sedile posteriore, sono passati solo pochi secondi da quando è salita, e di certo non si trova dentro un grande magazzino.
     
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  12. Gail Lifrey
     
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    Al dileguarsi della visione, Johanna si sente canzonata dal destino, o almeno dalla sua follia artistica, che sembra manifestarsi apposta per contraddire il precario equilibrio appena raggiunto.

    "L'Alex delle mie allucinazioni è Alexandra, davvero?!?"

    Ovviamente la cainita è alquanto delusa da tale rivelazione, perché è un'informazione cruciale per poter venire a capo del mistero ma la riporta al punto di partenza, e come se non bastasse rende ancora più strano il suo l'incontro con il creolo e la vampira sadica; d'altra parte, però, è quasi confortata dal fatto che l'uomo seduto accanto a lei possa non essere coinvolto nelle richieste telepatiche ricevute quella notte.

    "Magari non sei l'Alex che stavo cercando, ma vorrei approfondire la nostra conoscenza, penso che ne valga la pena..."


    Mentre gli occhi della lunatica tornano a focalizzarsi sull'interno del taxi, nelle sue orecchie rimane un riverbero della visione, che si riduce di volume fino a diventare un rumore sordo in sottofondo; l'adrenalina è scemata quasi del tutto, essere accanto ad Alex nell'abitacolo della vettura la fa sentire fin troppo al sicuro.
    Riprendendosi con un brivido impercettibile, si rivolge al tassista con un tono di voce cristallino, quasi infantile:

    "731 Royal Street, per favore."

    L'indirizzo indicato è quello della sua scuola di musica, abbastanza lontana dal Blue Nile e soprattutto meno compromettente dell'attico: potrà anche sembrare intraprendente, ma Johanna non è certo come la bionda da cui ha trascinato via il cantante.
     
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  13. White Nemesis
     
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    Entrambi gli uomini rimangono in silenzio, il guidatore inserisce nel navigatore l'indirizzo pronunciato da Johanna, mentre il creolo ne osserva il profilo, cercando - inutilmente - di capire che cos'abbia in mente. Non che sia un'impresa facile, anzi.
    Gli occhi di lui sono come pozzi da tanto sono scuri, lo sguardo è inspessito dall'abbassarsi degli angoli interni delle sopracciglia, fino a che l'ombra non rende privo di risalto l'umore vitreo. Da come aggrotta la fronte, probabilmente ha intuito il luogo in cui si stanno dirigendo, forse conosce l'indirizzo, ma è evidente che ancora non riesca minimamente a comprendere dove voglia andare a parare l'altra.
    Con il coraggio dei timidi porta entrambe le mani di fronte al ventre, giungendole poi fra loro e guardandole per un lungo istante, prima di prendere parola.

    < ... >


    Niente.
    Il primo tentativo di Alex va a vuoto, poiché subito dopo aver provato ad aprir bocca, la richiude come se avesse paura di esprimersi. L'incertezza lo logora, ed intanto che lui tentenna la vettura si muove progressivamente verso la via, così che il Blue Nile venga presto inghiottito dalla notte. Un ultimo bagliore bluastro sfarfalla sulla distanza e, alla fine, svanisce completamente, sostituito dal ritmico scorrere dei fanali lungo la via.

    Con una guida comunque celere, ma prudente, il taxi procede verso la meta, mentre un imbarazzato quanto statico silenzio continua a sibilare nell'abitacolo, tanto che sembra quasi essere il respiro dei viventi l'unico rumore udibile, oltre naturalmente a quello del motore che ronza dentro al cofano.
    Probabilmente adesso nella testa della Malkavian risuonerà genuina l'orchestra musicale, che tenterà - per l'ennesima volta - di somministrarle qualche palliativo psicologico, sotto forma di melodia, magari con toni esotici e simile a quelle pre-impostate da salita e discesa negli Ascensori.
    Chi non è calmo e rilassato invece è il povero creolo, ancora appeso a metà di un discorso che non riesce ad esternare. E la musica da ascensore prosegue.

    Anche il tassista viene messo a disagio da quel tacere prolungato, così senza domandare nulla ai due passeggeri opta per cercare di risolvere a modo suo, andando ad accendere la radio. Questa gracchia cogliendo rapidamente il segnale, ed è sintonizzata su un canale di notizie sportive.

    < Dopo l'infortunio di Jake Peavy, i Red Sox sono riusciti a portare a casa una vittoria tirata per i capelli [...] >


    La voce dei commentatori subentra alla sinfonia sudamericana della timba e del pianoforte, andando a riempire completamente il mezzo di generiche chiacchiere sul baseball, roba da uomini e comunque, che non sembra affatto il genere di interesse di Alex, visto che sul suo volto permane la medesima espressione incerta di prima, nemmeno si fosse freezato sul posto dopo il fallimento di pochi minuti prima.
    O la lunatica lo intimorisce particolarmente, oppure non è il genere di uomo abituato ad uscire con sconosciute, facendosi trascinare dentro i taxi.

    < Hai ragione Bill, quel tiro era davvero inguard-*CHHH*-una cosa che non si vedeva da-*CHH CHHH*
    QUALCUNO MI SENTE? NON SO DOV'E' LA MAMMA, NON SO DOVE SONO, HO FAME...
    *CHHH*-una partita così è meglio dimenticarla! >


    Cos'era quello? Nessuno lo dice.
    Forse perché, ancora una volta, l'unica ad avvertire un'improvvisa distorsione della realtà è sempre Johanna.
    Questa volta il tono della bambina è disperato al punto da essere gridato, la paura è evidente nelle sue sottili corde vocali, e sembra che il volume stia aumentando d'intensità, come se capisse progressivamente il modo in cui mettersi in contatto.
    Prima sussurri accennati di una sola parola, il proprio nome, poi,due parole, la richiesta d'aiuto, ed infine delle immagini confuse di un centro commerciale. Seppur evidentemente non sappia con chi sta conferendo, giacché continua a parlare al plurale e sempre ammesso che sappia che cosa sta effettivamente facendo, risulta ora maggiormente chiaro il suo sperimentare nuovi metodi per farsi ascoltare.

    Quanto durerà è impossibile dirlo, mentre alla scuola di musica mancano ancora 20 minuti.
     
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  14. Gail Lifrey
     
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    Le ruote del taxi corrono sulla strada, aiutando la cainita ad ignorare la cronaca sportiva, che sta fallendo miseramente come tentativo di alleggerire l'atmosfera: l'espressione del creolo la preoccupa, ora che è al sicuro dovrebbe sentirsi sollevato, ma non essendosi mai accorto del pericolo corso potrebbe semplicemente aver bisogno di una compagnia un po' più presente.
    Rivolgendosi ad Alex con aria leggermente impacciata e sfoggiando un sorriso timido ma sincero, la lunatica prova ad iniziare una conversazione.

    "Scusami, non sono molto brava con le parole...siamo diretti verso la mia scuola di musica, ma se vuoi andare da qualche altra parte cambia pure destinazione. A proposito, non ci siamo ancora presentati, io sono Johanna."

    Non osa porgergli la mano -stavolta noterebbe sicuramente che è gelida-, ma nulla nel suo atteggiamento lascia intendere distacco.

    Vorrei fare un tiro di Empatia per dedicarmi un po' al poverino che ho sballottato tutta la sera xD



    Per quanto riguarda Alexandra, invece, nella mente di Johanna non può essere ancora un problema prioritario.

    "Resisti piccola, e aiutami a trovarti: sei stata molto brava finora, non mi sarei mai aspettata una visione così coinvolgente o un'interferenza alla radio, ma con gli indizi che mi hai dato non so se sei ancora in un centro commerciale, né quale sia eventualmente. Ora c'è un'altra persona che ha bisogno di me, ma continuerò ad ascoltarti e appena potrò verrò a cercarti, te lo prometto."

    Seguendo tali pensieri, relega le riflessioni sulle richieste di aiuto in una zona abbastanza remota della sua coscienza, accompagnandole con una ninna-nanna in scala modale, abbastanza tranquilla come ritmo da non disturbare i contatti con il mondo esterno ma decisamente troppo instabile e particolare per poter essere dimenticata.
     
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  15. White Nemesis
     
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    2016-03-07 14:01:37 Johanna rolls 5 dice to Carisma + Empatia (Difficoltà 6) 2,2,4,4,1 (BOTCH x 1)
    Lo sapevo che prima o poi sarebbe successo, non potevo rollare di fila così tanti tiri buoni T_T


    Il tragitto per qualche ragione sembra particolarmente lungo questa notte, forse perché immerso nel silenzio imbarazzato - spezzato solo dal gracchiare della radio-, oppure perché denso delle paure di entrambi i passeggeri. In ogni caso, qualunque fossero i pensieri di Alex, in un momento solo svaniscono nel nulla: un sorriso di risposta prende il posto della piega preoccupata della bocca, illuminane il bel volto.
    L’effetto della smorfietta timida di lei ha effetto, a primo impatto, tuttavia qualcosa nel suo tono o nelle parole da lei pronunciate, blocca sul nascere l'espressione dell'altro, che torna ad incupirsi, più precisamente ad essere nuovamente teso.
    Potrebbe essere l'aver interpretato male il non voler allungare la mano, ignorandone il perché, ed anche se la giovane tenta in ogni modo d'essere il più socievole possibile, probabilmente il nervosismo e la paura di prima non l'hanno ancora del tutto abbandonata, rendendola meno in grado di interfacciarsi con le emozioni piuttosto umane dell'altro. Forse non riesce a capire l'interesse che l'altro nutre nei suoi confronti, magari non lo ha valutato bene o nella sua interezza, oppure nonostante l'impegno profuso nel salvarlo, si è persa qualche dettaglio per strada, come un fraintendimento delle sue intenzioni, da parte del creolo.
    Persino l'autista ha strabuzzato gli occhi, colto alla sprovvista dal fatto che i due clienti non si conoscessero nemmeno per nome prima di salire sul veicolo, ma sopratutto, visto e considerato l'abbigliamento e l'aspetto di Johanna, non riesce nemmeno ad ipotizzare che si tratti di una prostituta.
    Insomma, c'è un alone di mistero e dubbio che confonde persino i pensieri del tassista per qualche istante, ma che alla fine viene spazzato via da una sana dose di "fatti propri" e dall'inavvertito leggero aumento del volume della radio, come a volersi isolare e lasciare la strana coppia un po' più in intimità.

    Dopo un momento di ulteriore imbarazzo e sempre più intenso silenzio, passandosi la mancina dietro al collo, il cantante decide di tornare a guardare la Malkavian, fingendo una nonchalance non da poco.

    < Io sono Alex, Alexander Gorge, piacere di conoscerti... Johanna. >


    Sicuramente molto più carismatico di lei nonostante il disagio, l'altro tenta di abbozzare ancora una volta il precedente sorriso, quello morto in partenza poco prima, che a questo giro riesce ad esternare in tutta la sua gentilezza. Usa il suo tono migliore, quello più suadente possibile, marcando piacevolmente le lettere quando pronuncia il nome della lunatica, come se stesse arrochendo di proposito la gola per far uscire la parola più morbida possibile.
    Cogliendo la palla al balzo all'offerta finale di lei, e superando il trauma da "Ti porto alla scuola di musica", il bonario afroamericano sospira con forza e poi ridacchia, come se avesse appena accettato di arrendersi all'evidenza, tentando infine persino di risolvere la situazione.

    < Più tardi io e i ragazzi della band pensavamo di andare a mangiare all'Oak Park Shopping center, fanno apertura straordinaria serale oggi.
    Da quel che ho capito c'è l'inaugurazione di una nuova ala del centro commerciale... >


    Ancora una volta, Alex offre qualcosa di totalmente inaspettato alla figlia della luna, ignaro del valore di ciò che ha detto.
    Con tutta tranquillità va a guardare fuori dal finestrino, giudicando in fretta il punto in cui sono arrivati fra un semaforo e l'altro, dopodiché torna a parlare, sempre tenendo il tono di voce abbastanza basso da farlo udire solamente alla donna vicino a lui, ma comunque sufficientemente elevato da essere perfettamente comprensibile.

    < Potremmo anticiparli ed andare a vedere i negozi, credo ci sia anche una mostra d'arte moderna per l'occasione. >


    Nella sua testa, il creolo sta solo offrendo alla giovane un modo per passare del tempo con lui, in un luogo pubblico e senza ambiguità del caso, ma in quella della maniaca depressiva potrebbe, seguendo un filo logico tutto suo, scattare qualche altro campanello.
    L'orchestra della sua mente tende gli archi e le corde dei violini, sgrovigliando una sinfonia d'attesa in una melodia dall'intercalare un po' stonato.
     
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