Oak Park Shopping Center

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  1. White Nemesis
     
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    Oak_Parkshopping


    "Qui ad Oak Park trovi tutto per lo shopping, la cura del corpo, la casa e il tempo libero, con grandi marchi come Apple, Max Factor, Levi's, Calvin Klein, Yves Saint Laurent, Footlocker e Timberland. Dopo lo shopping o la spesa, ci si può rilassare con un cappuccino in uno dei tanti bar a disposizione, come Starbucks o la caffetteria Cupcake Bakery, oppure fermarsi nei ristoranti della galleria per gustare specialità tradizionali ed esotiche, dalla pizza all'italiana al sushi, offrendo ugualmente un'ampia scelta fra i più rinomati fastfood, quali Mcdonald, Burger King, Kentucky Fried Chicken e Domino's.
    In più OakPark è anche divertimento allo stato puro! Cinema multisala, sala giochi New Park con golden casinò, biliardo e bowling sono l’ideale per passare un pomeriggio o una serata in compagnia.


    Orari di Apertura/Chiusura:

    Monday - 9.00 / 23.00
    Tuesday - 9.00 / 23.00
    Wednesday - 9.00 / 23.00
    Thursday - 9.00 / 23.00
    Friday - 10.00 / 0.30
    Saturday - 10.00 / 2.00
    Sunday - 9.00 / 1.00


    Esterno:


    L'imponente struttura dello shopping village si estende nella sua interezza per due piani, raggiungendo i tre solamente nella zona dedicata al Cinema, comprendo complessivamente una superficie che si sviluppa su un'area di 268.000 metri quadri. I muri esterni sono prevalentemente bianchi, alternati da sprazzi di colore, che sono causati dai numerosi cartelli pubblicitari disseminati un po' ovunque lungo tutto il perimetro.
    Nell'ala Est è presente un ampio parcheggio a livello del terreno, mentre nell'ala Ovest se ne trova uno coperto che si estende per tre piani verso l'alto. Subito a sinistra dell'entrata lo spazio è riservato per i pullman navetta ed i taxi.

    Interno:


    50° - Cupcake Bakery
    51° - Starbucks
    52° - KFC
    53° - Burger King
    54° - McDonald
    55° - Domino's
    Ogni negozio ha la sua descrizione, quindi per fornire una generica idea del luogo sia per i Master che per i Player, inserisco una mappa numerata facilmente aggiornabile.

    mappaoakpark

     
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  2. White Nemesis
     
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    Continua da qui

    Il silenzio nell'abitacolo fa sembrare i rumori di sottofondo così profondi e roboanti, da pensare di trovarsi all'interno di una carrozza piuttosto che di un veicolo a motore. La sensazione di oppressione psicologica la subisce solo Alex, visto che la Malkavian che lo ha trascinato fuori dal locale dove si stava esibendo, sta in realtà ascoltando - come sempre - una musica tutta sua dentro la propria testa.
    Nonostante la situazione non propriamente idilliaca, conseguente all'avere una compagna di viaggio inquietantemente silenziosa, il creolo non si è dato per vinto e, di tanto in tanto, ancora rivolge qualche sguardo gentile nei confronti dell'altra e dei suoi comportamenti lievemente autistici, condendo il tutto con il sorriso bonario di chi, evidentemente, è abituato ad avere a che fare con persone diversamente carismatiche. L'unica cosa che non riesce a nascondere in ogni caso, rimane il freddo che ogni tanto gli attanaglia le braccia scoperte, seppure anche in questo caso tenti ostinatamente di far finta di nulla, incrociandole al petto per farle aderire alla camicia nera e tentare di scaldarsi un po'.
    Fortunatamente per lui, durante il tragitto il tassista ha avuto la pietà di alzare leggermente la temperatura del condizionatore, così da evitargli almeno di battere i denti come nacchere nel mezzo di quell'assordante assenza di suoni, che non siano le ruote sull'asfalto.

    L'enorme complesso d'edifici appare dopo l'ennesima curva ad angolo, quasi all'improvviso, stagliandosi nel bel mezzo dell'aria urbana come una gigantesca oasi color calce, non più alta delle piccole palazzine che ha intorno, ma decisamente molto più ampia in larghezza, data l'estensione complessiva e la superficie coperta. L'ingresso centrale spicca per via dell'illuminazione interna, che si irradia dalle spesse porte a vetro girevoli, ed è vicino alla fermata dei taxi, segnalata da una serie di lampioncini disposti artisticamente a formare una sorta di viottolo, presumibilmente studiato per indicare la via dai parcheggi esterni e non.

    < Siamo arrivati, sono 30$. >


    Ancora una volta l'apatica voce del guidatore risveglia i sensi, bruscamente, ma prima ancora che abbia finito di parlare c'è chi sta tendendo verso di lui una mano scura, naturalmente si tratta del creolo.
    Ignorando il sovrapprezzo per aver cambiato destinazione a metà strada, paga di propria tasca il viaggio, estraendo il portafoglio con una rapidità tale che Johanna non ha nemmeno il tempo di rendersene conto. Non che la cainita sia dotata di riflessi particolarmente acuti, specie se alienata a pensare a chissà cosa guardando fuori dal finestrino, ma il modo e la celerità con cui l'uomo ha eseguito il gesto, fanno pensare che sia abituato a farlo.
    Dopo aver ricevuto un resto di 20$ alla banconota da 50 elargita al tassista, sempre sorridendo e con rinnovato entusiasmo Alex va a voltarsi verso la lunatica, facendole cenno in direzione del centro commerciale.

    < Vogliamo andare? >


    Chiede conferma per l'ennesima volta nascondendo eventuali preoccupazioni, lo fa con voce assolutamente morbida ed accondiscendente, pregna di una gentilezza e di un'umanità rara da riscontrare in un adulto, specie se si tratta di un uomo dall'apparenza non poi così fragile, essendo lo stesso creolo quasi un metro e novanta per almeno un centinaio di kg di muscoli. A guardarlo è difficile capire che lavoro faccia per essere così, ci sono ottime probabilità non si tratti solo di un cantante, ma rimarrà un mistero fino a quando la Malkava non deciderà altrimenti.
    Mentre aspetta che lei decida muove la mano per aprire la portiera e poi, saluta cordialmente l'uomo che li ha portati fino a lì con un semplice cenno del capo, il tutto poco prima di scendere ed andare a fare il giro del veicolo per aprire la portiera a Johanna.
    Un gentiluomo, senza dubbio.
     
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  3. Gail Lifrey
     
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    Johanna si riprende dal suo concerto personale con una certa prontezza - l'assenza di dialogo nell'ultimo tratto di viaggio è stata corroborante per la sua mente, e le ha ulteriormente confermato il valore del suo compagno: pochi umani sono in grado di accettare il silenzio quando non sono soli, resistendo all'impulso di blaterare a vuoto.
    Nonostante ciò, non riesce ad anticipare il cantante, dispiacendosi per il fatto che paghi per un viaggio di cui non conosce nemmeno il motivo; si era ripromessa di dargli una qualche spiegazione, ma finora la sua inesperienza nelle relazioni umane l'ha trattenuta, probabilmente riuscirà a parlarne solo quando Alex affronterà per primo l'argomento.

    La cainita esce dalla vettura senza dire una parola al tassista, memore della pessima impressione datagli; ne incrocia lo sguardo per un attimo nel riflesso dello specchietto retrovisore, nel tentativo di scusarsi per la sua inadeguatezza, ma evidentemente l'uomo non è abbastanza sensibile per poter capire tale gesto.
    Rivolgendosi dunque ad Alex, risponde:

    "Certo, fai pure strada...e grazie."

    Gli occhi sorridenti della Malkava si posano solo per qualche secondo sul suo amico tanto gentile, per poi concentrarsi sull'ambiente circostante, a lei sconosciuto: non era mai stata prima in questo centro commerciale, troppo affollato, dispersivo, e decisamente poco affine ai suoi interessi, ma ora vi sono addirittura due Alex che l'hanno portata sin lì.
    A questo pensiero, un timpano inizia a scandire il tempo con un battito lento e regolare che riecheggia nella scatola cranica della Malkava, e un'ombra attraversa il suo volto per un attimo: l'intervallo di pace è finito, e lei ne è consapevole.

    "Sono arrivata Alexandra, sto venendo a cercarti..."

    Edited by Gail Lifrey - 10/3/2016, 17:32
     
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  4. White Nemesis
     
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    Al suo ringraziamento, l’uomo abbassa leggermente lo sguardo, ed anche se la bocca rimane piegata nella solita espressività naturalmente cordiale, si può notare un barlume di soddisfazione balenargli negli occhi scuri. Non commenta, si limita ad una scrollata di spalle come a dire “di niente”, ma senza bisogno di affermare esplicitamente la cosa.

    Sordo, il tonfo delle portiere che si chiudono solca l’aria, anticipando di una manciata di secondi il rumore prodotto dallo stridio degli pneumatici, gli stessi che ripartono sull’asfalto e conducono il taxi lontano dal parcheggio del grande magazzino. Il gas di scappamento sbuffa via dalla marmitta in una nube scura, mentre il rombo del motore s’incendia dentro il cofano e, prima ancora che i suoni siano spariti del tutto, si scorgono le luci di posizione divenire poco più che puntini rossi nel buio, svanendo poi dietro un palazzo. Si respira un’atmosfera frizzantina, come se ci fosse della tensione elettrica tutto attorno a loro, più che altro, si tratta dell’effetto prodotto dall’accumularsi di nembi all’orizzonte, tanto cupi da non essere facilmente distinguibili nella volta celeste, ma comunque gonfi e presenti ad occultare le stelle. Quelle poche che si possono vedere nel cielo inquinato di New Orleans, naturalmente.
    Un paio di lampi, distanti miglia, illuminano all’improvviso la notte, accendendo e spegnendo le sagome dei grattacieli lontani, presenze apparse dal buio, per poi fluttuare in un baluginio opalescente e svanire, lasciando che le schiere di acciaio e calcestruzzo ritornino ad apparire immobili e prive di colori. L’aroma umido della pioggia inizia a spandersi in pochi istanti, intanto che i tuoni gorgogliano lamentosi e, nel tempo di volgere lo sguardo verso la nuova fonte di rumore, le prime macchioline compaiono sul marciapiede.

    < Si sta mettendo brutto tempo… >


    La voce di Alex irrompe, tenue ed arrochita, fra un suono e l’altro, ponendo all’attenzione di Johanna sull’imminente variazione climatica. Mentre la mano destra ricerca il calore della tasca dei pantaloni, la mancina sale al viso e scosta una goccia caduta sulla fronte, scrollandola via per asciugarsi. Non perdendo ulteriore tempo, l’uomo fa cenno alla compagna di serata per seguirlo sotto la tettoia in vetro, posta di fronte alle porte scorrevoli, trovandovi riparo appena in tempo prima che lo scrocio dell’intemperia s’abbatta su di loro. Il ticchettare sulla superficie trasparente è piacevole, ritmato e continuo, flebile forse, ma mai esitante, questo permette alla mente della lunatica di allinearsi ad una nuova melodia, più cadenzata e tranquilla, in grado di darle maggiore stabilità emotiva e prontezza per affrontare l’ingresso.
    L’ombra dipinta sul viso della Malkavian viene sostituita dall’illuminazione artificiale dei neon, ora fin troppo vicina, accompagnata dallo stridere metallico degli infissi girevoli della soglia, una struttura tondeggiante simile ad una sorta di colonna rotonda e cava, automatizzata per muoversi da sola.

    Dal nulla, all’insieme delle nuove ricezioni uditive, s’aggiunge il classico scoppio fradicio d’uno starnuto, in questo caso provocato dal cantante. L’uomo, alle prese con quelli che sembrano essere i primi sintomi di un raffreddore, scava con le dita nella stoffa dei pantaloni, alla ricerca di un fazzoletto, ma lo fa senza lamentarsi o borbottare, cercando ancora una volta di mascherare la propria insofferenza alla mancanza della giacca. Una volta soffiatosi il naso, scuote leggermente il capo per togliersi di dosso il senso d’intorpidimento, dopodiché, fa un mezzo sorriso sghembo e colpevole verso Johanna.

    < Preferisci fare un giro, andare direttamente alla mostra, oppure posso offrirti un caffè? >


    Domanda, cominciando ad incamminarsi verso il bussolotto sulla soglia, attraversandolo sempre aspettando d’essere a pari passo con la cainita. Continua a non forzare il suo silenzio, ma fra un’affermazione scontata e l’altra l’osserva piuttosto intensamente, come se, ora che ha a disposizione un nuovo ambiente “neutrale”, potesse in effetti capire se la ragazza stia nascondendo qualche strana mania, se soffra di una lieve sindrome di asperger, o se sia semplicemente molto, molto timida.

    < So che c'è un bar dove fanno delle ottime crepes, anche se non ricordo di preciso quale sia, ma suppongo tu abbia già mangiato quindi… >


    Seppur conscio di dove trascinare il discorso, non sembra comunque il genere di persona che vuole imporre costrizioni di alcun genere, dunque, si limita a fare quello che sembra saper fare meglio, ovvero, tentare di intrattenere la giovane. Compiendo mezzo passo in sua direzione, s’avvicina abbastanza da porgerle il braccio e, modellando le labbra in un’espressione da faccia da schiaffi, indica con un cenno del capo in direzione del corridoio verso la zona ristoro.

    < Che ne dici se io faccio da guida e tu decidi dove andare?
    Possiamo anche guardare il cartello con la mappa, se vuoi. Sappi però che sono bravo come navigatore su gambe, in realtà la notte mi trasformo in un vigilantes che soccorre i dispersi, da indicazioni stradali ai turisti ed aiuta le vecchiette ad attraversare la strada con le buste della spesa.
    Insomma, combatto il crimine ad alti livelli. >


    Sdrammatizza con tono leggero la situazione, condendo il tutto di bonaria ironia, nel farlo non sembra nemmeno immaturo o infantile, anzi, sembra voler tentare più strategie possibili per far sentire a proprio agio la figlia della luna. Terrà il braccio, ovviamente coperto a tre quarti ancora dalla camicia, teso verso di lei per il tempo in cui il gesto non risulti imbarazzante, ripiegandolo in caso la stessa non accetti l’invito ad appoggiarsi.

    Nota a margine: con il tuo altissimo livello di umanità attuale puoi tranquillamente usare il sangue per scaldare la pelle, di questa cosa volendo Johanna ne è consapevole, quindi non deve necessariamente temere di avere le mani gelide o violare la masquerade in questo senso, mi ero scordata di appuntartelo prima, sorry.
    PS: E poi, da quando le donne hanno le mani calde? U_U io ho dei polaretti naturali al posto delle dita.
     
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  5. Gail Lifrey
     
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    Cullata dal ticchettio della pioggia, la cainita si sofferma un attimo ad ammirare lo scrosciare continuo ma gentile dell'acqua, compiacendosi del sottofondo musicale offertole dal cielo; l'unico dettaglio che incrina quell'equilibrio è lo starnuto di Alex. Johanna spera che il suo compagno non si ammali dopo questa serata, e per tentare di rimediare alla sua sensibilità al freddo e all'umidità accetta l'invito a prendere qualcosa di caldo da bere, anche se per lei sarà motivo di disagio e di imbarazzo; non ha ancora deciso se lasciare intatta un'altra consumazione o punirsi per il trattamento riservato al cantante con un bella tazza di qualunque cosa, tanto nella sua gola sembrerebbe comunque catrame fumante.

    Il sorriso premuroso dell'uomo e il suo fare galante le infondono comunque un certo entusiasmo - quasi ingiustificato, considerando la prova ben poco allettante che le si prospetta-, che traspare solo dal tono leggermente troppo acuto e dalla rapidità con cui dalla bocca della figlia della Luna vengono proferite le parole

    "Se vuoi prenderti qualcosa da mangiare non c'è problema, non preoccuparti per me, sono a posto...in ogni caso opterei per un caffè, e stavolta offro io."


    Rendendosi conto in ritardo di quanto possa esser sembrata buffa, Johanna abbassa lo sguardo, e procedendo a testa bassa copre con un unico passo la distanza tra lei e il creolo, appoggiandosi infine al braccio offertole, dopo essersi scaldata leggermente le mani.
    Potrebbe sembrare un gesto più intimo del semplice conversare, ma per lei non è così: stare vicini non implica la produzione continua di suoni, per cui risulta essere molto meno compromettente, inoltre potrebbe soddisfare la necessità di Alex di avere una compagnia meno distante, anche se non può garantire che la sua mente non si perderà nuovamente in uno dei suoi concerti allucinatori.
    Ad una tale distanza, inoltre, sarebbe comprensibile che un tipo timido come lei non ricambi tutte le occhiate del cantante, o almeno, questo è il modo con cui Johanna tenta di giustificare il suo ultimo gesto.


    Lasciandosi guidare dal creolo, la Malkavian si guarda attorno intenta a scrutare il nuovo ambiente a lei cosi poco familiare: sul suo viso una maschera di ostentata curiosità cela l'effettiva circospezione con cui si appresta a cercare indizi che la conducano da Alexandra o rivelino eventuali minacce; ricorre anche al suo spiccato senso dell'udito, ma solo per una manciata di secondi, non può abbandonare Alex così presto.
    Nella sua mente il ricordo acustico della pioggia è già pronto a riaffiorare, nel caso in cui qualche sensazione turbi eccessivamente la precaria serenità della cainita.


    Vorrei usare i Auspex 1 ed eventualmente Percezione, puntando molto sulla vista e concentrandomi per meno tempo sull'ascolto.
     
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  6. White Nemesis
     
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    Il brusio caotico di sottofondo al centro commerciale, nasconde - almeno in parte - il brontolio dello stomaco di Alex, sebbene lui se ne accorga e, stoicamente, prosegua nella sua pantomima di uomo tutto d'un pezzo, continuando ad ostentare una sicurezza innata, anche se per lo più innaturale adesso. Senza scomporsi dunque, torna a volgere lo sguardo sagittabondo verso la giovane, ammorbidendo ulteriormente il sorriso quando la vede accettare l'invito, stringendogli il braccio. Non appena il contatto avviene, per la cainita è possibile non solo percepire il calore che ancora proviene dal cantante, nonostante il freddo che ha preso fin'ora, ma anche la consistenza considerevole del bicipite, che assieme all'indizio sulle mani grandi e callose, lasciano nuovamente intuire una vita ben poco sedentaria e presumibilmente di fatica, che va ben oltre dunque al semplice canticchiare in un gruppo.
    Muovendo il capo in direzione dell'ingresso, il creolo ritorna a fissare la mappa di fronte a loro, soppesando le parole da dire e sopratutto, i pensieri sul da farsi.

    < Allora... >


    Arricciando le labbra in una smorfia dubbiosa comincia a guardarsi attorno, incalzando in un movimento lento verso la zona ristoro, sempre stando ben attento a far sì che il passo vada bene anche alla Malkavian, non ignorando il fatto di starle fornendo un supporto anche fisico adesso.Per il momento non sembra scorgere nulla di degno di nota, o comunque, nulla che gli faccia venire in mente il nome del locale che sta cercando. Anche la mappa gli è di poca utilità, forse perché è stanco, oppure perché semplicemente non ricorda davvero il nome del cafè. E dire che si è appena venduto come grande navigatore - forse di strade - ma a quanto pare anche lui, di movida, non sembra essere un vero esperto.
    Arresosi allo scorrere dei nomi senza trovarne uno in grado di fargli accendere la lampadina, semplicemente fa spallucce e decide ad istinto, puntando subito dopo il flusso di persone che va verso Starbucks. Insomma, punta sul sicuro.

    Quando Johanna poi, fa menzione al voler offrire lei, l'afroamericano sobbalza leggermente stupito, incavando leggermente le guance per via del sorriso più ampio ed imbarazzato che lei gli abbia mai visto addosso.

    < Non vorrai dire sul serio eh? Non fraintendermi, non si tratta di maschilismo o altro è che, ecco...
    Poi non mi potrei più guardare allo specchio.
    Già solo perché ti sei offerta di farlo, dovrei impedirti di aprire il portafoglio, a dimostrazione del fatto che apprezzo davvero. >


    Probabilmente è molto sfortunato con le donne, oppure è un po' all'antica in questo frangente, ma da vero galantuomo quale ha dimostrato d'essere fin'ora, sembra colto nel vivo dalla cosa, anche se, non risponde affatto piccato, anzi. Mantiene sempre un intercalare estremamente dolce, sembra più protettivo che non imperioso. Alla fine comunque, fa spallucce e sbuffa in una mezza risatina, come se si arrendesse e le lasciasse modo di fare quello che preferisce, nonostante abbia ugualmente espresso il proprio parere e, con ogni probabilità, stia già progettando il modo per evitare che l'altra spenda soldi per lui. Potrebbe essere anche un tratto di insicurezza, oltre che di naturale generosità, o magari di disautostima, il che sarebbe curioso visto che, a conti fatti, l'uomo non sembra davvero avere qualche problema per non avere fiducia in sé stesso o non apprezzarsi.

    2016-03-13 16:12:54 Johanna rolls 6 dice to Percezione + Sesto Senso (Difficoltà 4) 10,4,10,6,10,2 [5 successi]


    Mentre i due proseguono, qualcosa coglie l'attenzione della lunatica ma, questa volta, non si tratta affatto solamente di un suono o di un insieme di rumori. Forse per via della vicinanza con Alex, forse, semplicemente perché più rilassata e concentrata rispetto a prima, anche se si troverà ben presto in mezzo alla folla, proprio grazie alla sua costante ricerca con i propri sensi acuti, riuscirà a divenire un tutt'uno con l'ambiente. Qui non c'è musica, se non qualche jingle delle pubblicità, e non c'è la voce melodiosa del cantante, almeno, non quando rimane in silenzio durante la camminata, ma ci sono almeno tre o quattro simil Fran e Queenie, decisamente meno oversize, che si sprecano in questo o quel commento su questo o quel vestito.
    I soliti spiacevoli intermezzi.

    Alternandosi alla sinfonia, sono i colori che pungono le sinapsi più di qualsiasi altra cosa, estraniandosi dal suono e concentrandosi sulla vista, s'apre un mondo di fronte ai suoi occhi, un universo di sfumature che per gli umani sono del tutto inconcepibili. Anche se sente gli occhi di Alex puntati sul proprio viso, ha la capacità di proiettarsi oltre il punto in cui si trovano e sondare tutto, dal secondo piano al terzo e poi ritornare al primo ed al piano terra, guardando i vari corridoi e le balconate che si susseguono senza sosta. Le vetrine offrono ogni varietà di tinta che potrebbe desiderare di sognare, ci sono così tante linee nascoste fra una piega e l'altra del tessuto, che è praticamente impossibile contarle. Le luci un po' la infastidiscono, ma è un piccolo prezzo rispetto alla luminosità opalescente che viene rimandata indietro dalle insegne al neon, così brillanti da essere come fiaccole, a portata di mano per le falene come lei.

    Nell'immensità delle nuove tonalità che osserva silenziosa, si trova il grigio del metallo, scale mobili a tratti liquide come argento fuso, ma anche il giallo canarino di una polo nuova di zecca, oppure il blu oceano degli occhi di un neonato fra le braccia della madre, il rosa acceso di un fenicottero disegnato sul cartellone pubblicitario di un Tour Operator, o ancora il verde smeraldo delle palme finte che circondano un chiosco di gelati e lì nascosti trova tutti colori che può avere l'arcobaleno.Passa per caso nel suo campo visivo, ma solo per un momento, il rosso plastificato di un palloncino, che lento si muove fra la folla.
     
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  7. Gail Lifrey
     
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    Alla vista del palloncino, un tuono infrange la quiete della cainita e un temporale inizia ad abbattersi sui suoi pensieri, permettendole di contenere la tempesta di emozioni tra le pareti della sua scatola cranica.
    Potrebbe essere letteralmente a pochi passi dalla chiave delle intrusioni nella sua mente, e anche se il palloncino non fosse nelle mani di Alexandra, sarebbe un indizio troppo evidente per poter essere trascurato; ogni evento quella sera sembra condurre Johanna non dove desidererebbe, ma dove è necessario che vada.

    L'istinto vorrebbe che si immischiasse tra la folla inseguendo la macchia rossa -l'unico colore che sembra impressionare la retina della lunatica al momento-, ma la compagnia del cantante complica decisamente le cose.

    "Non posso mollarlo qui senza un motivo, anzi, non posso andarmene affatto, ma ho promesso alla bambina che sarei venuta a cercarla appena possibile, e potrei averla appena intravista. Come se non bastasse ho appena accettato un invito che nel migliore dei casi sarà posticipato per....come posso spiegargli questo?"

    I pensieri si affollano nella coscienza della Malkavian in un fugato appassionato e incalzante incorniciato dal frullato estremamente acuto di un ottavino, in una simile condizione la staticità è bandita, urge una reazione. Il senso di colpa della giovane immortale si unisce infine all'orchestra fantasma con accordi perentori, che impediscono agli altri strumenti di accelerare ulteriormente: non serve stressare oltre il pubblico, l'uditrice cui si rivolgono ha preso una decisione.

    Lasciando improvvisamente il braccio del creolo, anche se con la massima gentilezza possibile, Johanna si arresta nella direzione del palloncino appena notato, e con un tono scherzoso ma velato di scuse gli dice:

    "Ok, potrai offrire tu se prima mi accompagni a fare un giro...guido io, ma mi affido a te per poi ritrovare la strada...non sono un'esperta di centri commerciali."

    E senza nemmeno aspettare una risposta inizia ad incamminarsi con passo deciso, un po' troppo lungo per risultare femminile, ma la cainita non se ne cura e prosegue, voltandosi per un secondo indietro e sperando con tutta se stessa che Alex si rassegni alle sue stranezze e la assecondi.

    Serve forse un qualche tiro di Destrezza Agilitò o cose simili per farsi largo tra la folla e cercare la bambina?


    Edited by Gail Lifrey - 15/3/2016, 23:23
     
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  8. White Nemesis
     
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    2016-03-22 07:17:44 Johanna rolls 5 dice to Destr. + Atletica (Difficoltà 6) 10,7,10,10,1 [3 successi]

    L’essere minuta e sottile, una volta tanto, viene in aiuto della giovane Malkavian, che si ritrova a scattare piuttosto agilmente in mezzo alla folla dopo aver visto il palloncino, abbandonando però come diretta conseguenza all’improvviso il braccio di Alex. Anche se la ragazza cerca di essere il più gentile possibile nel congedarsi in quello strano modo dall’altro, il fatto che si stacchi così rapidamente e solo dopo una mezza frase di circostanza, ha comunque l’esito di far sorgere un’espressione dubbiosa sul volto dell’uomo, giacché il povero creolo lì in mezzo al centro commerciale, impalato a pochi passi dal bar più vicino e senza un vero motivo.

    < Aheem… O-ok… Aspetta, aspetta vai troppo di fretta però. >


    Le movenze della ragazza sono davvero incredibilmente veloci, nemmeno si accorge di quanto l’ansia e la preoccupazione di raggiungere il proprio scopo, la facciano divenire flessibile in mezzo alla gente. Lo stesso non si può dire del suo disastrato e disperato compagno d’avventure, che essendo ben più massiccio e muscoloso, fa decisamente più fatica e baccano nello spostarsi fra un avventore e l’altro, in un continuo esternarsi di “Permesso, mi scusi, spiacente!” uno dietro l’altro.

    Il palloncino continua a muoversi, sembra seguire una linea retta per un tratto e poi, svolta rapidamente verso destra, come se avesse cambiato direzione per andare da qualche parte. E’ ovvio che non stia semplicemente volando da solo, anche perché, a giudicare da come si muove in avanti, ma sbilanciandosi all’indietro spinto dal contrasto dell’aria, è palese stia venendo tirato da qualcuno.
    Per ora la figlia della Luna non ha possibilità di vedere il portatore, causa una scarsa altezza dello stesso, oltre al fatto che è ancora circondato da numerosi avventori nel centro commerciale.
    L’oggettino prende a salire verso il soffitto, ma non librandosi da solo, no, la manina che lo regge lo tiene sempre ben saldo, ma è il corpo del portatore che si solleva a causa delle scale mobili sulle quali è appena salito. Ancora una volta, dalla posizione in cui Johanna si trova rispetto al giocattolo (circa 20 metri), non riesce a vedere chiaramente la figura che sta cercando, coperta dalle schiene di altre persone ben più grandi. La scala imboccata porta verso il primo piano del centro commerciale, per ora è impossibile capire dove si dirigerà, visto che si limita a venir trascinato su dal movimento automatico degli scalini a gradoni metallici. Cigolante, il suono degli ingranaggi in movimento viene attenuato dal vociare concitato delle persone, un brusio di sottofondo che infastidisce leggermente le percezioni uditive della Malkava, ma che non costituisce davvero un problema, sempre che lei riesca ad arginare l’influsso delle voci altrui sui propri pensieri, non distorcendoli di conseguenza all’udire suoni e rumori di troppo.

    Alex intanto arranca ancora dietro di lei, ci sono un paio di clienti a dividere i due, ma il moro riesce – per il momento – a non perdere di vista la ragazza. In caso si voltasse per controllare l’effettiva presenza del creolo in loco, lo scorgerebbe mentre tenta di divincolarsi di dosso una vecchietta mezza cieca, arrivatagli addosso nella calca.

    < Scusate, scusate, permesso! Oh! Attenzione signora le è caduto il bastone, aspetti l’aiuto. >


    Da buon samaritano qual è, il cantante jazz non può esimersi dal recuperare lo strumento di deambulazione dell’anziana signora, e questo gli fa perdere il contatto visivo con la lunatica per almeno una manciata di secondi. Tuttavia, per la fortuna più della cainita che non dell’involontariamente bistrattato Alex, questi riesce a recuperare il passo e a riavvicinarsi alla ragazza, sempre standole dietro di almeno un paio di metri, ora diventati cinque fra un rallentamento e l’altro.
     
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  9. Gail Lifrey
     
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    Johanna continua imperterrita a inseguire il palloncino, correrebbe se non fosse per l'ammasso di persone tra cui deve passare; i suoi occhi sono sempre sull'obbiettivo, le basta la vista periferica e l'udito per non scontrarsi con la gente. Dopo aver mosso i primi passi, inoltre, la lunatica è entrata in armonia con la dinamica della folla, per cui ora i suoi movimenti sono scanditi da un singolare brano di clavicembalo remixato in stile dubstep: le dita di un pianista immaginario sfiorano rapidamente sempre gli stessi tasti, in un motivo ripetitivo ma che assume sfumature costantemente diverse, a causa del ritmo irregolare scandito dai subwoofer che rivestono le pareti interne del cranio della Malkavian; ogni sincope è un cambio di direzione, ogni pausa ritmica un cambio di velocità nel suo passo.

    Nella fretta, ha smesso nuovamente di respirare, senza nemmeno curarsi di trattenere un piccolo fiato nei suoi polmoni, e nel timore di perdere di vista la sua guida rossa non si è mai voltata prima per controllare che Alex la stesse effettivamente seguendo: le è bastato sentire in lontananza il suo consenso -forse leggermente rassegnato?- per lanciarsi ancora più decisa alla ricerca della bambina.
    Nel momento in cui la presunta Alexandra sale sulla scala mobile, però, la melodia perde un battito e si interrompe, costringendo Johanna a fermarsi: si guarda intorno alla ricerca di una scalinata o un ascensore per poter raggiungere il piano superiore e accorciare le distanze tra lei e la manina che stringe il cordino del palloncino, e al tempo stesso sente la voce di Alex intento a scusarsi con una vecchietta.
    Vorrei fare un tiro di Percezione per vedere in un colpo d'occhio se ci siano scorciatoie oltre alla scala mobile


    "Magnifico, rischio di perdere tutti e due in un colpo solo, sempre che il cantante non si sia già stufato della mia incoerenza...forse sarebbe meglio sparire e risparmiargli l'imbarazzo di dovermi scusare per non fare una scenata in pubblico come mi meriterei. Alex, non hai idea di quanto vorrei essere normale ogni tanto, per una persona come te ne varrebbe la pena."



    Un ronzio sordo invade la coscienza di Johanna, con un dubbio che nel manifestarsi porta con sé un senso di angoscia e disperazione: seppur improbabile, c'è la possibilità che il palloncino rosso che sta seguendo con tanto affanno non sia tenuto in mano dalla bambina oggetto delle sue visioni, e che si tratti di un scherzo crudele del destino.

    Tra le alienazioni mentali del mio personaggio c'è anche un tratto di depressione, c'è forse un tiro di dadi particolare da fare per vedere se mi deprimo o riesco ad andare avanti e non perdermi d'animo?
     
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  10. White Nemesis
     
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    2016-03-26 09:22:00 Johanna rolls 6 dice to Percezione + Sesto Senso (Difficoltà 6) 6,6,2,6,6, 3 [4 successi]
    Per quanto riguarda la "Depressione", la tiri sono nel caso in cui tu fallisca il tuo obbiettivo. Per il momento Johanna non ha ancora fallito, se non per il Botch con l'empatia nei riguardi di Alex, ma la scena stava per finire e ho dato per scontato lei si facesse tutto il viaggio depressa.
    In pratica, se tu ora andassi dal palloncino e non trovassi la bambina, in quel caso effettueresti un tiro di forza di volontà (difficoltà 8) per non cadere in depressione. Considera che la depressione dura un tot di turni a seconda della situazione, a discrezione del master, ma che viene anche seguita da uno stato di innaturale euforia, in caso così lo sai se dovesse succedere ti avviserò io se c'è bisogno di tirarlo e quando terminerà lo stato di depressione :3 <3


    Una danza di corpi in movimento circonda la Malkavian, che come una novella Pavlova s'agita leggiadra nella folla, scivolando tra una persona e l'altra nemmeno stesse ballando su un palco, ovviamente, sempre seguita dall'eterna e ridondante musica della sua testa. Va avanti lanciandosi in folli passi più o meno aggraziati, fino a quando un lume di consapevolezza non le stringe in una morsa il petto, al pari di una ballerina di fila invidiosa intenta a farle lo sgambetto davanti a tutti. Ancora una volta, i timori di Johanna sono più che fondati: la schiena della donna dai capelli castani, che celava il minuto corpo sotto il palloncino, si sposta un istante dopo che lei ha raggiunto la scala mobile, rivelando infine la sagoma di un ragazzino. Non è certamente una bambina quella, ma un bel maschietto moro con una polo sportiva ed un baio di braghette color khaki, tutto fuorché una "Principessina".
    La percezione del mondo, tuttavia, non finisce affatto con questa deprimente constatazione.
    All'improvviso le sembrerà di scorgere decine di palloncini, alcuni rossi, alcuni verdi, alcuni gialli o azzurri. Non solo ovali e semplici nella forma, ma anche contorti a riprendere la sagoma di un barboncino, oppure di una farfalla o di un fiocco, in una gamma di colori piuttosto variopinta. Essendo un centro commerciale piuttosto affollato e con un gran numero di cuccioli d'uomo, è facile che ci sia più di un venditore di palloncini o che, semplicemente, lo stesso ne abbia venduti parecchi nell'arco della serata. Forse, la Malkavian si è semplicemente concentrata troppo sulla propria ricerca, perdendo di vista il senso dell'indagine stessa, ovvero, quella di rielaborare tutti gli indizi in proprio possesso.

    Ad ogni modo, non avrà tempo di rimettersi a ri-elaborare un'altra strategia nell'immediato, poiché viene interrotta da un tocco leggero all'altezza del suo avambraccio destro. Si tratta di Alex, che l'ha raggiunta nel suo momento d'esitazione e che ora l'accarezza con le dita ruvide e grandi, senza imbarazzo di sorta.

    < Johanna senti... Se hai qualche problema o qualcosa che non va, puoi parlarmene eh?
    Sembro un po' stordito lo ammetto, ma mi rendo conto quando una persona è turbata da brutti pensieri. >


    La voce dell'uomo è grave, ma così colma di gentilezza da far male. Parla sempre lentamente, sorridendo appena con fare il più tranquillo possibile, cercando di infondere altrettanta serenità nell'altra, ormai consapevole del fatto che ci sia qualcosa che la preoccupa, o che comunque le impedisce di essere calma a sufficienza da godersi anche solo la serata.
    Con estrema lentezza, la mano calda dell'uomo abbandona l'avambraccio della cainita, risalendo con discrezione lungo la spalla, solo per poi andare a cercare di raccogliere il viso pallido di lei, sfiorando la guancia con una tenerezza invidiabile, abbastanza da far trasparire tutta la bontà di cuore che la lunatica ha potuto osservare fin dal primo momento in cui ha incontrato il creolo. Sta cercando di calmare la frenesia che l'ha portata a correre nel mezzo del centro commerciale, inseguendo un palloncino, sebbene non ne sia consapevole vuole davvero fare in modo che ritrovi un po' di quiete e si fermi nell'incedere furioso tenuto fino a quel momento.

    < Se sei già impegnata, se ti disturba la differenza d'età o perché no, se semplicemente non ti senti a tuo agio con me, puoi dirmelo. Non sarebbe la prima volta e, di certo, non mi scandalizzo se posso in qualche modo intimorirti anche solo per via del colore della mia pelle.
    Vorrei soltanto tu ti sentissi libera di dirmi cos'è che ti mette così in agitazione, perché se si tratta di me non voglio certo peggiorare la situazione. >


    Gli occhi neri del creolo sono visibilmente provati dalla sincerità che manifesta in questo momento, cionondimeno, non sembra arrendersi nella propria volontà d'aiutare l'altra. Così come era arrivato a sfiorarla, ritrae altrettanto con delicatezza la mano, abbassandola e lasciandola penzoloni lungo il fianco.

    Mentre lui inspira, attendendo in silenzio un verdetto da parte dell'altra, qualcosa coglie l'attenzione della Malkava, già alle prese con problemi di natura ben differente da quanto si sarebbe aspettata all'inizio della nottata. Poco oltre le spalle di Alex, riesce ad intravedere la sagoma di una pasticceria, la "CupCake Bakery" del centro commerciale, che le torna alla mente nei suoi colori pastello e nella grande insegna a forma di dolcetto glassato.
    E' quella che ha visto durante la fuga di Alexandra, dunque la bambina non può essere tanto lontana.
    Quest'ennesimo flash si affolla nella sua mente insieme ad un altro genere di melodia, passando da una sfumatura armonica e triste, strettamente collegata al discorso che sta affrontando, ad una ben più forte e concreta, che le ricorda chi è e di che cosa si deve occupare se vuole ritrovare la pace e mettere fine al bizzarro concerto. Non distante dal negozio di dolci termina la zona dedicata al cibo, infatti, subito oltre un breve tratto di piastrelle si trovano altri tre negozi, ma questa volta di vestiti, affiancati da uno di giocattoli per bambini. L'ultima struttura, quella dedicata ai ninnoli per l'appunto, è veramente grande e per tale ragione pullula di ragazzini di tutte le età che si affacciano gioiosi alle vetrine, tentando di trascinare i propri genitori all'interno dello stesso, come se fossero richiamati dai colori di tutti quei gingilli divertenti, al pari di topi che inseguono un gioioso pifferaio magico fatto di plastica.
     
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  11. Gail Lifrey
     
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    Non appena il respiro di Alex viene modulato in parole, Johanna perde ogni contatto uditivo con il mondo esterno al di fuori del cantante: la sua voce si fonde con un assolo di sax struggente, ogni frase è al tempo stesso una carezza e una pugnalata, e il confine così labile con l'umanità ferisce la cainita senza pietà.
    Le due melodie che caratterizzano la sua essenza precedente e quella attuale sono separate da un solo semitono, un intervallo minimo ma fortemente dissonante, che genera un conflitto ormai quasi insopportabile per la figlia della Luna; seppur memore di dover preservare il segreto della Masquerade, cede alla dolcezza disarmante del creolo e senza celare una certa disperazione nello sguardo gli confessa tutta la verità possibile.

    "Non ho osato dirti nulla prima perché mi avresti preso per pazza, e avresti avuto ragione: è tutta la sera che ho allucinazioni, prima mi hanno portato da te e poi in questo centro commerciale, con il solo scopo di trovare una bambina che si è persa e chiede aiuto nella mia mente...ho provato ad ignorarle ma sono diventate sempre più intense, e considerando che non sono mai stata qui prima d'ora sono inquietantemente dettagliate, non può essere un caso.
    È stato stupido ed egoista coinvolgerti in questo delirio cercando di comportarmi "normalmente", ti prego di scusarmi."


    Sull'ultima frase la voce della lunatica si spezza, e nella sua mente rimane un silenzio desolante, a sancire un altro fallimento nei confronti del suo compagno; per quanto sia doloroso e ingiusto, non può abbandonare la ricerca della bambina se vuole placare il suo tormento.
    Finalmente ha un'idea più chiara di dove possa cercare, ma i suoi pensieri sono riservati al creolo al momento:

    "Un casino per volta, voglio dargli la possibilità di andarsene con dignità e dimenticare questa notte bizzarra e deludente."

    Il calore residuo della mano di Alex sul suo viso infiamma il cuore della cainita -a discapito del guscio freddo e insensibile della sua pelle-, ricordandole ciò che di più prezioso le è stato negato con il dono dell'immortalità.
     
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  12. White Nemesis
     
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    Un deglutire pesante coglie la gola scura del creolo, mentre una nenia lugubre s’insinua come un sussurro nelle orecchie della Malkava, colmando la materia grigia di tutti i pensieri più cuoi che possano affiorare alla memoria. Si tratta di un canto triste e monotono, accompagnato dal flauto, ma per lo più intonato solamente dalla voce nella sua testa, che prosegue in un solfeggio languido che sa di perdita, di sfortuna incombente, al pari del fischio del vento che preannuncia la tempesta ormai prossima.
    Per tutto il tempo, Alex fissa dritto negli occhi la giovane lunatica, lo fa senza mai scostare lo sguardo nero come il catrame, nemmeno dovesse cercare qualcosa oltre le normali espressioni del viso di Johanna. E’ concentrato, per nulla assorto o intento a divagare in mezzo a chissà quali pensieri o ansie, anzi. Da l’impressione di essere dotato di una concretezza assoluta, quasi stesse soppesando le sue parole come una verità da accettare, sebbene progressivamente sgrani le palpebre colto dalla perplessità, l’effetto sorpresa sembra durare ben poco. Abbassa un momento lo sguardo, confuso, socchiude le palpebre ed infine le serra completamente, portando indice e pollice a sprimacciare gli angoli interni delle stesse, vicino alla radice del naso pronunciato.

    < Capisco... >


    Un lento sospiro, forse di rassegnazione, forse di compassione, difficile dirlo giacché alle parole non viene aggiunto null’altro. Il petto dell’uomo diviene ampio a causa di un ennesimo inspirare dalle narici, la cassa toracica si espande a sufficienza da divenire due volte quella della cainita di fronte a lui, dopodiché svuota tutto sfiatando con un singolo respiro dalla pocca, sciogliendo ogni tensione accumulata sui muscoli del collo taurino. Tutto ad un tratto qualsiasi vena drammatica viene però strappata via.
    Riabbassando la mano, dunque rivelando nuovamente gli occhi ed il volto, il cantante va ad elargire un breve sorriso in direzione della vampira, come se nulla fosse. C’è una sorta di soave amarezza di fondo, ma questo non significa che sembri offeso, né che dia l’impressione di considerarsi preso in giro dall’altra. Per certo non è la reazione che ci si aspetterebbe da una qualsiasi persona normo dotata cerebralmente.
    La folla continua a viaggiare tutto intorno a loro, ma il paziente uomo non sembra accorgersene, preso com’è da quella cascata di informazioni, che gli arriva in pieno petto come uno tsunami. Tuttavia, sembra che lo scrosciare dell’acqua si stia abbattendo su un masso inamovibile, a giudicare da come viene eroso, pur rimanendo intatto e fermo sulle proprie posizioni, potrebbe essere facilmente paragonato ad un’antica montagna. Sebbene Johanna abbia poca esperienza con la non vita, difficilmente ha mai incontrato un crepuscolare dotato della calma e della forza interiore, che ora può scorgere dal semplice umano di fronte a lei.
    Sebbene il tono si faccia greve, anche quando ricomincia a parlare ogni sillaba è ammansita dalla sua voce carezzevole, persino la più sconsolata.

    < Non sarebbe la prima volta che vivo una situazione simile.
    Nel senso, non è che vengo trascinato in giro per mezza città tutte le sere da qualcuno che soffre di allucinazioni, sia chiaro, ma non ho onestamente la forza di biasimarti o colpevolizzarti per questo.
    Quanto meno, ora capisco perché sembravi così distante e non tenterò di sdrammatizzare, non penso sarebbe utile in alcuna misura. >


    Continuando ad insistere sulle note di uno stonato clavicembalo, la musica che tiene in scacco la figlia di Malkav prosegue a tamburellarle sulle tempie, passando come un lancinante presagio sopra il lobo frontale, quasi le volesse far esplodere il cranio per via del suo crescendo d’intensità. La premessa non sembra delle migliori, specie quando Alex prende ad incupirsi, abbassando di nuovo lo sguardo e, per qualche ragione, massaggiandosi l’anulare della mano sinistra.
    Eccolo, è lui, il dettaglio che a Johanna è sfuggito per tutta la sera: il segno di qualche tono più chiaro, alla base del dito di lui.
    Aveva una fede o un anello fino a qualche tempo prima, proprio dove si infila la vera nuziale, ed a giudicare dalla dimensione sulla pelle scura, potrebbe trattarsi esattamente di quello.

    < Mia... Mia moglie negli ultimi tempi soffriva spesso di allucinazioni, per colpa della malattia che degenerava.
    Era almeno un anno che non... Che non ci pensavo ecco. >


    Un violoncello s’unisce agli altri strumenti, è il senso di colpa di una sfortunata lunatica, intenta ad ascoltare l’ancor più sfortunato compagno della serata, mentre i paradossi s’aggiungono l’uno sull’altro e fanno sembrare tutto una irridente coincidenza piena di malessere. Ai violini tristi però si sostituisce il suono profondo di un sassofono, lento, ma costante ed incalzante, che s’alza fra gli altri brani musicali e sembra andare a cancellarli progressivamente.
    Ancora una volta è proprio Alex a far svanire da solo quella sentore di disperazione, tornando a guardarla in viso senza alcuna remora, anche se la tristezza non l’abbandona subito, con tutto sé stesso scaccia la negatività che il discorso gli ha incollato addosso.

    < Ti farà ridere ma, questa è la prima sera che esco da quando lei se n’è andata. Ero, ero uscito per svagarmi e...
    E tornare a frequentare il gruppo ma, evidentemente, il destino ha ancora qualche sgambetto da fare ai miei tentativi di recupero. >


    Con calma inspira ancora una volta, dopodiché, passa la lingua sul labbro inferiore umettandolo e poi sbatte le ciglia scure per rimettere a fuoco ciò che ha intorno. Una nuova energia lo pervade, se Johanna lo potesse in questo momento scrutare con i poteri di cui ancora non dispone, probabilmente lo vedrebbe brillare di una luce vivida ed abbancinante.

    < Hai detto che una bambina ha bisogno del tuo aiuto... Giusto?
    Bene, allora cerchiamola. >


    Così Alex, il buon sammaritano che non teme la sventura di una vita che gli rema contro, decide di propria spontanea volontà d’assecondare i deliri di una matta, forse, sperando d’aiutarla a risolvere i suoi conflitti interiori o almeno, quelli che lui è convinto siano davvero semplici distorsioni della percezione di lei.
     
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  13. Gail Lifrey
     
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    L'ascolto di Johanna è rivolto alle parole del cantante, ma dall'interno, come se potesse percepire le compressioni ritmiche del suo respiro sulla pelle e per trasmissione ossea prima che a livello dei timpani.
    Le parole evocano una suite, la prima composizione agli albori della sua non-vita, ma l'esecuzione proposta è assolutamente singolare: le quattro sezioni sono suonate contemporaneamente ai margini della sua coscienza da diversi musicisti, che di tanto in tanto si concedono qualche licenza rispetto alla partitura originale.


    Un quartetto di sassofoni intona l'apertura del brano, e subito una melodia dallo stile balcanico trascina la figlia di Malkav verso pensieri tanto seducenti quanto proibiti.

    "Alex, non ho mai incontrato nessuno, umano o non, che riesca a capirmi come te, e che riesca ad accettarmi senza essere a sua volta folle, potresti essere la mia ultima speranza di normalità in questa notte eterna e dannatamente sola...non hai idea di quanto vorrei che mi accompagnassi ancora."


    Ma subito subentra il senso di colpa, non è da lei essere così egoista, ha appena scoperto che il suo compagno ha perso una persona amata, e fantasticare di poter riempire quel vuoto è assolutamente inadeguato al momento. Con questo cambiamento d'animo, l'attenzione di Johanna si sposta sul secondo tema, più meditativo e malinconico, interpretato da un violino e un violoncello.

    "Non ho avuto mai nessuno a cui tenessi particolarmente, non posso nemmeno immaginare quanto deve esser stata dolorosa la tua perdita, e quanto possano averti ferito gli eventi di stasera...mi dispiace, davvero. A quanto pare ho trovato un'altra vittima di un destino beffardo, in questo non siamo poi così diversi."

    La terza melodia invece risulta essere un connubio dei motivi precedenti, la tonalità continua ad oscillare tra maggiore e minore in un carattere indefinito ed enigmatico, che agli occhi della cainita assume le sembianze della moglie di Alex: quella figura la affascina, vorrebbe conoscere i segreti delle sue allucinazioni, le ultime impressioni con cui la sua mente ha cercato di interpretare la realtà, ma probabilmente né l'eco della sua immaginazione né l'uomo di fronte a lei le offriranno ulteriori spiegazioni, com'è giusto che sia.

    "!!!!!"

    Un fischietto da arbitro interrompe bruscamente le altre linee melodiche per far posto a una marcetta da circo a dir poco demenziale, che seppur fuori da ogni contesto musicale riporta Johanna alla realtà: il creolo si è offerto di cercare la bambina, è ora di riprendere l'inseguimento dei palloncini, magari stavolta in modo meno caotico e ridicolo.
    Riemergendo dalle sue allucinazioni e lasciando l'ultimo motivetto come un discreto sottofondo, si rivolge ad Alex cercando di confortarlo e ringraziarlo allo stesso tempo.

    "Mi dispiace per tua moglie, e per averti incasinato la serata, non volevo far riemergere ricordi dolorosi...ma ti ringrazio di cuore per sopportare le mie stranezze. Andiamo a cercare Alexandra, ha un palloncino rosso, e l'ho vista vicino al negozio di cupcake."

    E così dicendo inizia ad avviarsi a ritmo con i tamburi verso il negozio di ninnoli, passando per la CupCake Bakery, stavolta sicura del fatto che sarà seguita dal creolo; i suoi sensi sono nuovamente in allerta, pronti ad individuare la bambina tra la folla.

    Vorrei cercare di dimostrare una certa sensibilità ed empatia nel rispondere ad Alex...
    Per quanto riguarda i sensi invece, quand'è che si sceglie Percezione/Sesto Senso piuttosto che Auspex? Non so mai quale scegliere


    Edited by Gail Lifrey - 1/4/2016, 21:35
     
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  14. White Nemesis
     
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    Per la domanda su sesto senso + percezione e l'uso di sensi acuti beh, mentre i primi ti danno una concezione "umana" di ciò che percepisci, i secondi sono parecchio più potenti MA, bada bene, i sensi di un umano sono meno acuti, di conseguenza, meno suscettibili ad estreme variazioni.
    In pratica se tu stessi usando "Sensi acuti" di Auspex con l'udito, ascoltando le macchine che corrono su una pista da formula uno, potresti venire rintronata dall'intensità del suono percepito. Con un tiro di percezione + sesto senso, al massimo, se fai molti successi senti se qualcuno ha frenato prima o dopo l'altro.
    E' una sostanziale differenza che può metterti in guai seri o togliertici con la stessa facilità.
    Per quanto riguarda l'empatia invece, si tratta di "espressività" quando vuoi risultare più affabile, l'empatia riguarda prettamente il percepire lo status emotivo altrui. Comunque, giunti a questo punto, è chiaro che Alex abbia accettato passivamente quasi qualsiasi cosa gli dica Johanna, perché mi baso prevalentemente sulla tua role e su come interagisci con lui per farlo reagire, senza utilizzo di tiri particolari.
    Ti farò tirare, in caso, se tu dovessi interagire con qualcuno rivolgendoti nel modo sbagliato oppure se questi è mal predisposto di partenza nei tuoi confronti (come potevano esserlo Queenie e Fran).

    Adesso ti rispondo all'azione finito lo spiegone <3


    Seppur Alex non sembri da subito convinto all'idea di mettersi in cerca di bambine per il centro commerciale, si ricorda ben presto di essere proprio lui ad aver deciso di seguire l'altra in capo al mondo e, di conseguenza, di dover pagare alle proprie scelte. Sorride, tiepidamente, andandosi ad accostare a Johanna per tentare di prenderla per mano, teneramente, esattamente come ha fatto poco prima.

    < Troviamo il palloncino e troveremo la bambina, semplice.
    Del resto non ti preoccupare, credo molto nel destino. >


    Il solito calore a tingere la voce arrochita, ma ferma e sempre estremamente gentile.
    Avanzano rapidi verso il negozio di giocattoli, l'ingresso è parecchio affollato, ma un po' per la fretta ed un po' per la stazza del cantante, l'entrata in scena non è certo delle più difficili. C'è una musichetta allegra diffusa dagli altoparlanti, non è facile per la Malkavian identificarla, ma le ricorda qualcosa, in una certa misura, qualcosa che sembra aver dimenticato dall'inizio della serata, eppure, che adesso sembra decidere di riaffiorare fra i ricordi.
    Non avrà molto tempo per mettersi in ascolto, poiché il passo lungo e ben disteso del suo accompagnatore, la riporterà in fretta alla ricerca di Alexandra.
    Un paio di commesse li occhieggiano mentre entrano, probabilmente scambiandoli per una coppia in dolce attesa, vista la giovane età apparente di lei, magari in cerca di balocchi colorati per la propria prole. Non mancano naturalmente i commenti riguardo al fondoschiena del creolo, ma fortunatamente si perdono nel brusio generale delle famigliole che iniziano ad abbandonare il luogo, ritirandosi vista l'ora tarda e la stanchezza dei pargoli.
    Per un momento c'è silenzio, un silenzio quasi innaturale, interrotto solamente da quel continuo filodiffondersi di musica infantile e laconica, ripetitiva e monotona.

    La figlia di Malkav, quasi per caso, sfilando con Alex fra gli scaffali pieni di gadget per ragazzini in età pre-puberale, nota sulla distanza una sagoma particolarmente colorata e tondeggiante. Non si tratta del palloncino, bensì d'un paio di larghi pantaloni gialli a pois, che sfrecciano circa ad una ventina di metri da lei, superando un angolo formato da due alti ripiani a tre mensole, carichi di peluches.

    < Mh, non vedo palloncini, qui è tutto pieno di... Ahh...
    Questo posto è enorme, forse dovremmo dividerci, non saprei. >


    Alex sembra sinceramente dispiaciuto di non riuscire a dare una mano all'altra, tant'è che le lascia andare delicatamente l'arto che poco prima aveva raccolto, permettendole così di liberarsi in caso volesse cambiare direzione. Il posto è davvero grande, ma ciò che il cantante lousiano non sa è che la figlia della luna, suo malgrado, ha la soluzione dell'enigma sul palmo della mano.
     
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  15. Gail Lifrey
     
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    L'atmosfera all'interno del negozio infonde nella Malkava una dolce e malinconica inquietudine: quel posto rappresenta il ricordo dell'umanità perduta e un futuro a lei negato per l'eternità, ma non è sola ad affrontare tutto ciò, al suo fianco Alex la sostiene, noncurante -se non addirittura lieto- di passare per il suo compagno.
    Il flusso di emozioni, tuttavia, non travolge la lunatica, che segue agilmente il passo del cantante, il filtro della sua percezione conferisce un'aura onirica a questa scena così irreale, accompagnata dal suono ambrato di sottofondo di uno strumento indefinito.

    L'espressione della cainita è indecifrabile, sebbene si intuisca che sia abbastanza serena per i suoi standard, e in un primo momento non sembra reagire alle parole del creolo, che si intrecciano alla melodia interna della Malkava senza turbarla; la trance si interrompe dolcemente solo al suono di un glockenspiel immaginario, con cui un clown entra per un attimo nel suo campo visivo.
    Lo sguardo di Johanna si rivolge al suo accompagnatore con rinnovato entusiasmo e una nota di determinazione quasi puerile, aggrappandosi nuovamente al suo braccio esclama a bassa voce:

    "Da questa parte, so a chi chiedere della bambina!"

    e inizia a trascinare Alex tra gli scaffali, per raggiungere l'individuo variopinto poco distante; i loro passi sono marcati da uno xilofono giocoso e dal ritmo incalzante, nella mente della lunatica non c'è ancora alcuna preparazione del discorso da rivolgere al clown, improvviserà.
     
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29 replies since 9/3/2016, 22:21   386 views
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