RCB

In realtà quello è l'appartamento privato di Elijah Richardson, nonché suo rifugio. L'arredamento è ricercato e infiniti particolari danno segno di gusto ed eleganza che, probabilmente, non ha ricreato da solo. Chissà quanti arredatori hanno lavorato al ricreare quello che fosse un ambiente adatto alle esigenze del Ventrue che, nell'infinito lusso, ha trovato un delicato equilibrio tra eleganza, gusto e modernità.

Beethoven. Quel susseguirsi così caldo e avvolgente di note rotte dall'intermezzo melodico che era poi il portante di tutta quell'atmosfera. La dicotomia tra la strofa vera e propria e il solfeggio di sottofondo che sembrava cullarti come qualcosa di lontano, antico.
E lui lo era, antico. Ben più di quanto un uomo possa sperare di concepire. Ben più di quanto un immortale stesso, alle volte, possa sperare di diventare. Perché, nell'infinita Danza Macabra che era la vita dei discendenti di Caino, l'immortalità non era sufficiente. Non bastava. Non se non si era scaltri al punto giusto, non se si commettevano errori che potevano pregiudicare il tutto. L'immortalità, paradossalmente, era il peggior nemico di ogni immortale.

Lui fissava dalla vetrata il panorama bellissimo che si godeva dalla vetta del RCB. Toglieva il fiato, specialmente di notte. E a lui, ovviamente, non era concesso altro se non il panorama notturno di quella città maledetta che era New Orleans. Le mani nelle tasche del suo completo, la giacca leggermente alzata per permettere quella postura meditativa. In silenzio lasciava andare le note mentre pareva riflettere, guardando attentamente il panorama eppure estraniandosi completamente da esso.
Attendeva qualcuno? Ovviamente. Attendeva la sua Ghoul, che aveva convocato appena sveglio. Non era potuta accorrere per impegni di lavoro (dopotutto gestire quell'Azienda non era per niente facile) ma, Elijah lo sapeva, non l'avrebbe fatto aspettare ancora a lungo altrimenti... beh, Annabelle non era una stupida. Aveva presto imparato qual'era la dura legge del successo e, ad essa, si era silenziosamente piegata.
Il vampiro tolse la destra dalla tasca, afferrando meditabondo gli occhiali mentre la sinistra seguiva la gemella estraendo un fazzoletto con i quali pulì le costosissime lenti, in silenzio. Immerso nel flusso di pensieri che tentava, probabilmente, di riordinare così come imponeva la sua stessa natura pianificatrice.

Non c'era musica che bastasse a tenere a freno la bestia. Non c'era pianificazione possibile se l'animo era turbato dalla sete che imperava su qualsiasi spirito di pianificazione. Eppure, il Ventrue, doveva acquietare tutto e concentrarsi su quanto doveva essere fatto.
La sua ghoul fu annunciata dallo squillo del campanello dell'ascensore ma Elijah non sembrò curarsene più di tanto. Semplicemente restò in silenzio qualche istante come a sottolineare chi, fra i due, scandiva i tempi in quel momento.
Alla fine spense con il telecomando la musica infilando le mani nelle tasche e, sedendosi sul divanetto, semplicemente iniziò a parlare Voglio organizzare una raccolta fondi tra i nostri "amici"... Una serata tranquilla, con un rinfresco, un po' di musica e tutto il resto. Poi sembrò riflettere Voglio che tu ti occupi di trovare l'associazione benefica alla quale devolveremo il ricavato della raccolta... Voglio inoltre che ti occupi degli invitati. Voglio gente dal portafoglio pieno e con la necessità di fare bella figura... Un politico emergente? Si, il procuratore distrettuale? Anche... Non c'è bisogno che ti dica tutto... Vero?

La sete diede un'altro strattone alla coscienza immota e secolare del vampiro. Niente che, comunque, non riuscisse a tenere a bada per il momento. Digrignò un poco le labbra in un sorriso calmo che si adagiò sotto i baffi mentre si voltava piano verso la sua ghoul Ho degli affari da sbrigare con dei miei "amici"... disse piano sottolineando l'ultima parola in modo che lei capisse a cosa si riferiva. Poi aggrottò la fronte e alzò le spalle ...i tuoi amici, invece... chiaramente riferendosi ai mortali ...mi servono esclusivamente per distrarre i miei. Giusto il tempo necessario a sfoltire qualche ramo marcio. Quella, per Elijah, era la spiegazione più precisa che Annabelle potesse sperare di ricevere. Si voltò appena, voltandosi di nuovo verso lo skyline di New Orleans che si godeva dalla vetrata I dettagli sul giorno e il luogo te li comunicherò più avanti. Piuttosto... come procedono gli affari? domanda vaga, mani nelle tasche. Annabelle sapeva che era un uomo pratico. Un sunto sarebbe stato più che sufficiente.

Gli occhi si spostarono con calma verso la ragazza annuendo soltanto alla sua richiesta di congedo. Lascia che lei vada via, senza premurarsi troppo di chiederle altro, per il momento. Una volta che la stessa fosse uscita dal suo rifugio prenderebbe ad incedere verso lo studio dove premerebbe il tasto dell'interfono nel tentativo di comunicare con la "segretaria" al piano di sotto. Si schiarirebbe un pochino la voce prima di proferire parola Ehm... ecco. Mi mandi su le ragazze delle pulizie... tenne aperto l'interfono parecchio più a lungo del dovuto, manifestando una certa "poca competenza" nell'utilizzo della tecnologia moderna. Scosse infine il capo allontanandosi dalla stessa e volgendo nuovamente verso il suo salotto, in attesa che le ragazze salissero al piano di sopra.

Cosa ti rende un mostro? Quale è la linea di confine che demarca il peccato e la santità? Difficile dirlo quando gli immortali passavano l'intera esistenza nel tentativo di destreggiarsi su quella linea di confine. Alle volte varcandola, altre volte imponendosi di restarvi aggrappati con l'accanimento proprio dei mortali. E quel gioco che in palio aveva la l'anima stessa diventava, con il tempo, qualcosa di infinitamente normale... Una routine. Ma Elijah aveva imparato da tempo che erano proprio le cose che diventavano naturali, spesso, a nascondere i pericoli più infami.

Carmen, Natalie e Christina erano tre donne di mezza età, con i loro problemi, con i loro affanni. Non erano niente di più e niente di meno di normali persone che si affannano alla ricerca di una vita migliore per loro è i loro cari. Carmen veniva dai bassifondi di New Orleans, da quei quartieri dove tutto ristagna, perfino il malcostume. Carmen aveva un figlio che voleva mandare a scuola. Un figlio che voleva salvare. Natalie era una giovane ragazza che viveva con il padre. Il povero padre malato che non poteva più lavorare. Aveva perso la madre da piccola e, ormai da un po' era la donna di casa. Christina veniva dell'europa dell'est, per molto tempo era stata costretta a sottostare alle regole di un marito violento, che diceva di amarla ma che in realtà, di bene, non gliene voleva neanche un po'.

Tre vite. Tre storie che Elijah si ripeteva fino allo sfinimento ogni volta che si cibava di loro. Come se fossero, in qualche modo, un mantra. Come se fossero l'ancora per la sua anima.
Carmen, con i soldi che ricavava da quel "lavoro extra" poteva mandare il figlio a scuola, lontano da New Orleans e dal degrado in cui era cresciuto.
Natalie con quei soldi extra pagava le cure per il padre, le bollette, l'affitto e molto altro ancora... Vivendo una vita molto migliore di quella che avrebbe vissuto altrimenti. Quei soldi, per Christina, significavano l'indipendenza da persone come il suo ex-marito che le facevano solo del male.

Questo si ripeteva Elijah ogni volta che si cibava di loro. Se lo ripeteva per tutto il tempo, come se dovesse convincere se stesso. Non capiva che ad essere convinta, ogni volta, doveva essere la Bestia. E la Bestia conosce la verità. Sempre.

Questa volta non ci furono differenze, prese da loro quello che gli serviva e loro furono ben liete di offrirglielo. Conscie del fatto che la loro vita era migliorata da quando avevano incontrato il Signor Richardson.
Ma, seduto sul suo divano, poco dopo che si era nutrito di loro, che le aveva ringraziate e che le aveva mandate via, Elijah non si rese conto di quanto, quel continuo cercare scuse (o perdono?) per i suoi peccati stesse diventando... Una routine. "Normale".

Le donne lasciarono il suo rifugio in breve tempo. Elijah ci teneva a mantenere una linea di "sobrietà" in tutte le cose che faceva e, ovviamente, anche nel nutrirsi. Non c'era niente di sessuale in quanto faceva o, almeno, all'inizio di quel rapporto di lavoro aveva ben lasciato intendere che non aveva alcuna intenzione di tollerare cadute di stile di nessun genere. Era convinto che dissimulare il mostro che era diventato servisse realmente ad allontanare la Bestia dal profondo degrado in cui, alla fine, faceva piombare ogni vampiro.

Una volta che fu rimasto solo, semplicemente si concentrò qualche istante nel silenzio del suo rifugio con il chiaro intento di stabilire una linea di progressione in quanto doveva essere fatto. Alla fine sembrò decidere che, il modo più veloce per venire a conoscenza delle informazioni che voleva acquisire era andare dal Custode dell'Elisio. Camminò con calma fino allo specchio enorme davanti alla porta blindata che dava nell'edificio. Si aggiustò il vestito e si assicurò di avere con se la sua moneta. Infine uscì dal suo rifugio sull'ultimo piano dell'RCB. Lì fuori, ovviamente, c'era ad aspettarlo il suo ghoul Luke, vieni... accompagnami all'Elisio. disse senza fermarsi aspettandosi che il suo ghoul lo seguisse senza troppe domande.