Lafitte - Rifugio Aristotele Rodor

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    Scusami per il ritardo. Ho avuto una settimana molto piena. Adesso dovrei tornare a poter rispondere molto più frequentemente.

    Condivido l'interpretazione, anche perché Oscurazione è proprio l'arte di NON farsi notare :P

    2017-12-11 12:11:53 Aristotele rolls 8 dice to pers.+ affin. animale (Diff 5) 7,1,7,10,9, 8,1,6 [4 successes]


    L'alligatore sussultò per un attimo nell'acqua, sorprendendosi che quella creatura gli fosse sfuggita fino a quel momento, ma non si spaventò. I suoi occhi a palla con le pupille a fessura restarono fissi su quelli Aristotele, curiosi di ascoltare cos'altro avesse da dire.
     
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    Non preoccuparti, ci mancherebbe! Capita a tutti di avere delle settimane piene ;)



    Aristotele era riuscito a mostrarsi e ad avere l'attenzione dell'animale senza che questi si agitasse. Ora doveva convincerlo a cacciare i due ceffi, confidando che l'attacco dell'alligatore fosse sufficiente a spaventarli.
    Avrebbe suggerito al rettile come preda l'uomo che sembrava il cojonudo della situazione: Aristotele era convinto che il suo compagno codardo non aspettasse altro che una scusa per darsela a gambe, mentre il primo dava l'idea di dover sperimentare lo spavento di "prima persona", per essere convinto.
    Naturalmente, era anche possibile che l'attacco dell'alligatore si concludesse con ben più che uno spavento per il ceffo. Ma quell'individuo aveva rinunciato a sottostare alle leggi dell'Uomo tempo prima, e quelle della Natura erano fredde e inclementi. Un alligatore era un predatore di punta, che mangiava qualsiasi cosa, dagli animali alla frutta, senza fare distinzione. Vicino al mare questi animali si scontravano con gli squali per decidere chi sarebbe stato il pranzo di chi. Entrare nel loro territorio senza essere cauti significava accettare, forse desiderare, di essere trattati come un pasto ambulante.

    Aristotele continuò a fissare negli occhi da rettile l'alligatore, e mentre comunicava con lui, lasciò che parte della Fame che lo attanagliava, defluisse nell'animale.
    Delicatamente, lo riempiva dell'aggressività, dell'istinto predatorio e dell'appetito che stavano attanagliando il Nosferatu.

    Quegli umani continuano ad agitare l'acqua un pensiero che per gli esseri umani avrebbe avuto poco senso, ma per predatori acquatici come gli alligatori o gli squali era invece molto chiaro: più smuoveva l'acqua più si attirava l'attenzione, e si invitava al giudizio se si era preda o minaccia. Sfortunatamente per loro, i due ceffi ricadevano nella categoria sbagliata per la loro salute.
    Sono un'ottima preda un pensiero chiaro e deciso, per indirizzare senza dubbi o esitazioni l'alligatore
    L'umano più grosso é la preda migliore, perché é più vicino ed é distratto dal suo compagno continuò, visualizzando nella loro mente condivisa l'immagine del cojonudo, e cercando di imprimerla a fondo
    Se lo cacci, ci sarà tanto cibo un'ulteriore enfasi sul concetto di cibo, e uno stimolo allo stomaco dell'alligatore
    Presto, prima che se ne vada o si accorga di noi per concludere, una nota di urgenza, e l'ultimissimo richiamo alla furtività tipica del cacciare degli alligatori.
     
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    So di averlo già detto. Ma dovrei riuscire a postare più di frequente adesso. Sorry ^^"

    2017-12-18 12:42:04 Aristotele rolls 8 dice to (Diff 7) 8,9,7,7,1, 5,9,2 [4 successes]

    Tiro perché è un suggerimento potenzialmente pericoloso, se non letale per l'animale.


    Il grosso rettile restò a guardare Aristotele negli occhi. Uno sguardo spento, apparentemente idiota, ma che in realtà nascondeva un'intelligenza ferale e primitiva. L'alligatore quindi diede un paio di lenti colpi con le zampe e la coda, girandosi lentamente, fino a dare le spalle al Nosferatu, e, in un unico movimento, scivolò nell'acqua palustre in direzione della riva su cui stavano i due intrusi.

    ... cazzo, negro. Che poi arrivano le bestie. Mi sembrava di vedere degli occhi del cazzo che mi fissavano dietro quelle erbacce.

    È quello il fottuto piano, negro. Aiutami con l'ultimo sacco di merda.

    Gli estranei stavano continuando il loro compito, ignari che ben due predatori avevano posato gli occhi su di loro.
    Il rettile si immerse. Nemmeno gli occhi o le narici erano più a pelo dell'acqua.

    Cazzo. Questo negro è pesante, negro!

    Trasciniamolo.

    Pessima scelta. I due uomini si avvicinarono pericolosamente alla riva, e il predatore attaccò.

    2017-12-19 10:40:44 Alligatore rolls 6 dice to Morso 8,5,2,1,5, 1 [failure]
    2017-12-19 10:39:41 Ceffi x 2 rolls 6 dice to Perc.+Sesto senso (Diff 8) 7,4,2,4,6, 7 [failure]


    Le enormi fauci del rettile si estesero spalancate, mentre tutto il pesante corpo balzava fuori dall'acqua con una velocità sorprendente, ma le zanne non riuscirono a cogliere la loro preda.

    Cazzo, negro! Cazzoooooo!

    Urlò uno degli uomini, mollando immediatamente il fagotto che stava trascinando e dandosi alla fuga, seguito a ruota dall'altro, il cojonudo.
    I due uomini scappavano in direzione del Nosferatu, inseguiti dall'alligatore che, sollevato sulle sue zampe, poteva vantare la velocità di un corridore esperto.
     
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    non preoccuparti, anzi ti ringrazio per la dedizione che ci metti, non é facile mantenere come te una certa frequenza di post ;) Ti chiedo scusa io per aver tardato con questo, di solito se non succede qualcosa posto entro i due giorni: stavolta mi é sempre scappato il momento in cui postare :/



    Il labbro e la guancia destra di Aristotele si alzarono, andando a formare uno strano ghigno: non poté trattenersi dal sorridere, osservando ciò che capitava davanti a lui.
    L'alligatore si era mosso come una perfetta macchina assassina, e aveva attaccato i due uomini in una scena degna dei migliori documentari della National Geographic. Aristotele ne era rimasto impressionato, come sempre di fronte alle maestosità del mondo naturale.
    Il fatto che l'alligatore non avesse di fatto colpito nulla, aveva reso soltanto più fluida la catena di eventi, senza spezzarla con la brutalità che lo sbranamento della vittima avrebbe comportato.
    E così i due ceffi si erano messi rapidamente a correre, scappando dalla bestia che presa dall'istinto predatorio li aveva inseguiti senza soluzione di continuità dal suo attacco. C'era qualcosa in questo susseguirsi di eventi che rendevano il tutto estremamente comico, quasi una scena degna di Benny Hill.
    Una tentazione, bambinesca, sfiorò per un istante parte della mente del vampiro: afferrare una gamba di uno dei due uomini in fuga, fargli una sorta di sgambetto, e vederlo capitombolare in modo disordinato, per essere poi raggiunto dall'alligatore...

    ..e fatto a pezzi.

    Era curioso come la mente fanciullesca potesse partorire pensieri che erano pericolosamente vicini a quelli del Mostro.
    Faceva riflettere su quanto fosse innocente.

    Ma Aristotele, nonostante si fosse concesso di godere del divertimento di quell'immangine mentale, e di sorridere, non aveva alcuna intenzione di indulgere in tali comportamenti. L'Uomo teneva ben strette le redini della sua mente, e non concedeva al Mostro più corda del necessario.
    L'obiettivo di Aristotele era stato allontanare gli uomini, e assicurarsi che non tornassero più. Sì, aveva deciso di punirli per il loro comportamento, ma se raggiungeva i due scopi sopra, un grosso spavento era una punizione, almeno al momento, sufficiente. Perché Aristotele non era, in cuor suo, un assassino, e non intendeva diventarlo, se aveva una scelta.

    I due ceffi erano ancora in una situazione di grosso pericolo, e l'alligatore avrebbe potuto ancora raggiungerli e ucciderli: questo l'aveva già accettato, come parte di una legge naturale che prevede la morte di una preda da parte di un predatore. Poteva non piacergli questa legge, ma la Natura non era solita ascoltare rimostranze, lasciando spazio solo all'accettazione.
    Però, Aristotele non avrebbe contribuito alla morte di quei due più di quanto non avesse già fatto. Non avrebbe sancito la loro fine. Avrebbe lasciato che le cose seguissero il loro corso, e che il Fato, o tutte le altre infinite variabili che determinavano gli eventi del mondo, decidessero la loro sorte.
    Cosa poteva fare, d'altronde? Balzargli addosso? Certo, il Mostro dentro di sé avrebbe gradito, e ne avrebbe colto l'occasione soddisfare la sua brama di sangue. Ma Aristotele non era un grande combattente, e la mischia non era il suo metodo preferito né ideale di vincere i conflitti. E inoltre, sia l'Uomo che l'Animale martellavano costantemente l'esigenza di rimanere nascosto, di non farsi vedere. Il diffondersi di leggende sul "Cannibale della palude", o sull' "Uomo Ratto del Bayou" non gli avrebbe certo giovato.

    No, Aristotele era certo del suo corso d'azione, di fronte a quella rapida carrellata di eventi: avrebbe lasciato che seguissero il loro corso, seguendoli attentamente dall'esterno, come un regista che riprende il comportamento naturale degli animali.
    Mentre i due si avvicinavano correndo al suo nascondiglio, lui si escluse dalla scena, diventando irrilevante nel paesaggio.

    Quando i due l'avrebbero superato, sarebbe stato pronto a muoversi, sempre nascosto e furtivo, per seguirli e mantenere d'occhio la scena.

    uso oscurazione 1, poi quando mi hanno superato (ammesso che vada tutto bene) mi muovo al coperto della vegetazione parallelo alla loro direzione di corsa, per continuare a tenerli d'occhio. Finché sono inseguiti dall'alligatore, sto al coperto tra la vegetazione, ma non mi faccio scrupoli a fare un po' di rumore per muovermi rapidamente e riuscire a stare al passo (visto che penso che nel casino non badino troppo al suono di un ramo spezzato o frasche smosse)
     
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    Aristotele seguì la fuga dei due ceffi, inseguiti dall'enorme rettile. Non fu molto lunga, si concluse, infatti, appena oltre al limite della foresta palustre, dove le mangrovie lasciavano spazio all'erba alta. Lì i due salirono con un balzo in un furgoncino nero con la decalcomania di una fiamma viola sul fianco. Il furgone stava lì ad attenderli, non potendo inoltrarsi più di così nella vegetazione lussureggiante e selvaggia.
    I portelloni del mezzo si chiusero proprio davanti alle zanne dell'alligatore, che si chiusero con un rumorose scatto quasi prendendo il piede di uno dei due. Il motore venne messo in moto, ma portò i due ben poco lontani. Una fontana di fango venne sollevata dalle ruote, che però riuscirono a spingere il mezzo in avanti solo di pochi centimetri, prima di impantanarsi.
    Aristotele osservava la scena nascosto dall'estremità della foresta di mangrovie.
     
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    Eh. Il Fato, a cui Aristotele aveva affidato il destino della fuga di quei due, sembrava cospirare per far loro vivere un film horror. Il loro furgoncino si era impantanato, e la minaccia dell'alligatore affamato li teneva bloccati dentro.
    Il Nosferatu continuava a soffrire degli spasmi della Sete, e a sentire l'impulso a nutrirsi martellargli nella testa. Il tempo passava, e la Bestia dentro di lui scalpitava. Di fronte ad una scena così statica, impantanata, rischiava di non riuscire a sedarla a lungo.
    Doveva distrarla.
    Doveva agire.
    Se non riusciva a far allontanare i due, allora doveva occuparsi di neutralizzarli in qualche modo.
    Nel cercare qualche indizio su come fare, esaminò con lo sguardo il furgone. Mentre leggeva la targa e la ripeteva un paio di volte per memorizzarla meglio (dopotutto, la parte umana della mente di Aristotele aveva ancora molte domande riguardo i due criminali e il loro operato), vide la marmitta del veicolo sbuffare calore sotto lo sforzo a cui stava venendo sottoposto il motore. E un'idea gli balenò nel cervello.
    Era semplice, davvero, di una semplicità e cattiveria disarmante. Quasi come lo scherzo di un bambino perfido.
    Bloccando la marmitta del veicolo, con il motore che andava a pieni giri, presto l'abitacolo si sarebbe riempito di anidride carbonica e monossido di carbonio. Con un po' di fortuna, i due avrebbero perso conoscenza, o almeno si sarebbero fortemente indeboliti, e Aristotele avrebbe potuto tirarli fuori di lì e sopraffarli facilmente.

    Si guardò intorno, cercando un sasso della dimensione giusta, da integrare con del fango spesso per creare un tappo per il tubo di scappamento; non trovandolo, avrebbe direttamente creato una grossa palla con il terreno fangoso per lo scopo. Poi sarebbe scattato rapido, mantenendo una posizione accucciata per essere meno individuabile, cercando di raggiungere furtivamente il retro del furgone, e lì compiere il misfatto.
    Non soddisfatto, se i portelloni del furgone avessero avuto delle maniglie esterne, le avrebbe legate strette tra loro con la spessa cintura di cuoio che portava alla vita, per impedirne l'apertura.
    Poi, se l'alligatore fosse stato ancora a portata del suo sguardo, sarebbe entrato nuovamente in comunione con l'animale, inviandolo a piantonare la metà frontale di "quella tana per umani", mentre il vampiro controllava il retro.
    Avrebbe poi aspettato, tutti i sensi tesi al massimo, l'orecchio contro il portellone, contando sottovoce per avere un'idea del tempo che passava, le forti serie di colpi di tosse che preannunciavano la perdita di coscienza.
     
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    Aristotele si avvicinò quatto quatto al furgone. Veniva investito dal fango e dall'erba che veniva lanciato dalle ruote impantanate, ma ciò non lo fermò nell'attuare il suo piano. Il Nosferatu infilò un sasso preso al volo prima che gli si stampasse in fronte, e bloccò il tubo di scappamento con altro fango.
    Una manciata di secondi, e il motore, soffocato dal gas di ritorno, si spense.
    Non era andata proprio come lui si era immaginato, ma poco male. I due erano comunque in trappola, se la Bestia o il Mostro avessero voluto approfittare dell'occasione.
    Il Nosferatu stava per muoversi, verso la prossima mossa, ma qualcosa lo bloccò. Si era fatto all'improvviso tutto troppo silenzioso. Il motore era spento, e anche le zanne dell'alligatore avevano smesso di scattare. La Bestia stessa era atterrita, mentre l'Animale urlava all'Uomo di stare fermo, immobile, se teneva cara la vita. Era come se l'aria si fosse improvvisamente fatta pesante, densa. Una cappa di piombo fuso.
    Un predatore più grosso, più feroce, più pericoloso, si stava avvicinando. Fermo! Fingiti morto e se ne andrà! gridava l'Animale. L'Uomo gli avrebbe dato retta? La Bestia avrebbe resistito alla tentazione di fuggire? Il Mostro avrebbe dato sfogo alla sua tendenza alla distruzione e all'auto-distruzione?
     
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    All'improvviso, il suo cuore si arrestò. Oh, in realtà era da tempo che aveva smesso di battere, ma la stessa sensazione di mancamento, di debolezza, di oppressione colpirono Aristotele.
    Smise di respirare. Non che ne avesse bisogno, e chissà se lo stava effettivamente facendo, ma si sentì comunque in apnea; i polmoni rigidi, pesanti.
    L'aria era diventata irrespirabile, no, meglio: l'ambiente era diventato insostenibile. Qualcosa che non era un semplice odore, più immateriale, eppure terribilmente concreto, un'emanazione atterante, si era appropriata di tutta la radura.
    Un'aura caustica, di un istinto predatore che aveva superato i normali limiti imposti dalla Natura.
    Era come se il mondo stesso reagisse a quella presenza, e trasmettesse il senso del pericolo per dar una possibilità di fuggire ai suoi abitanti.
    O forse era un'elaborata trappola, la sofisticazione estrema della caccia, e serviva ad abbattere la volontà di ogni possibile preda.

    E funzionava: persino la Bestia aveva smesso di scalciare, abbassando la testa ed accucciandosi, al sentire quell'aura.

    Fu l'Animale a reagire per primo, mentre ancora l'Uomo e il Mostro erano interdetti. Il Mostro era una perversione, un distorto compiacimento nella distruzione, la malevola sensazione di controllo nel creare il caos; era solito imporsi con nuove, orribili soluzioni a questioni della vita di tutti i giorni. Ma per la verità, non era granché quando ci si imbatteva in nuove situazioni. Per pervertire qualcosa, aveva bisogno che ci fosse qualcosa , un'idea, un'opinione, un pensiero.. per poter proiettare la sua ombra, doveva esserci un qualche grado di luce.
    L'Uomo era.. lento, in queste situazioni. Frammentato e debole, come ogni cervello razionale aveva bisogno di ragionare, per agire. Era una dote bellissima, ma nello spietato mondo della Natura spesso la sopravvivenza correva su una strada più veloce.
    L'Animale, lui era abituato ad agire. Gli stimoli che venivano raccolti non dovevano passare per il pesante e ingombrante cervello razionale. Generavano subito effetti.

    Ecco perché rispose subito al cambio di atmosfera nella zona.
    Una serie di tensioni nervose attraversarono il corpo del vampiro, coprendo gli spasmi della Sete. La Bestia, mugugnante, avrebbe voluto fuggire, correre lontano, in un posto dove avrebbe di nuovo potuto tener la testa alta e sentirsi il predatore di punta; ma le gambe del Nosferatu erano rigidamente bloccate, da fasci di muscoli tesi non per scattare, ma al contrario per rimanere perfettamente immobili.
    L'Animale gridò con forza la sua linea da azione: un misto tra un comando e una supplica. Rimanere immobili, fingersi morto. Mascherare tutto quell'istinto vitale che rendeva un animale una preda.
    Gli esseri umani rimanevano spesso stupiti di fronte alla reazione di fissità degli animali, topi, ricci, e gufi che abbagliati dai fari notturni delle auto rimanevano immobili, sancendo paradossalmente così la loro fine. Ma con predatori veri, questa tattica funzionava. I predatori erano spinti dall'istinto verso la caccia per prima cosa, in parte perfino a scapito della comodità.

    L'Uomo non si oppose. Negli anni aveva imparato ad ascoltare l'Animale quando sentiva di essere inadeguato. Lasciò a lui il comando della situazione, e si ritagliò solo una piccola fortezza mentale al timone del corpo, uno spazio per correggere i movimenti proposti dall'Animale, in base alla sua maggior capacità riflessiva.

    Per esempio, non poteva rimanere lì immobile come avrebbe fatto un topo. Anche accucciato, la figura di Aristotele stagliata contro il lato del furgone sarebbe stata troppo visibile.
    Così, si infilò al di sotto del veicolo. Non fu facile, perché la scena era ormai quasi immobile, e un movimento troppo rapido, o troppo fluido, sarebbe stato troppo vistoso, e avrebbe attiratato l'attenzione. L'unica soluzione per non farsi notare era un movimento semplice, banale, irrilevante, una via di mezzo tra i vari estremi, che si confondesse con i moti di assestamento dell'ambiente.

    In posizione, Aristotele immaginò il suo sangue, la forza vitale che lo animava, rallentare. Coagularsi, seccarsi nelle membra. Addensarsi e posarsi nel cuore.
    Se il sangue lo pervadeva e richiamava dalla morte ogni notte, allora voleva ricordare il freddo e inanimato torpore a cui era destinato senza la Vitae cremisi. Nella sua mente, gli arti e il corpo si inondarono di tenebra, cessando di essere.
    Mentre la sua mente si distaccava dal suo corpo, percependo il mondo attorno a sé come un computer in una stazione di controllo distante dai sensori, il vampiro, il predatore, l'essere animato svanivano.
    Il freddo, limaccioso fango, il terriccio umido tiratogli addosso dalla ruota impantanata del furgone.. questo adesso era Aristotele.

    Nascosto sotto il furgone, faccio l'opossum morto e sepolto. Uso anche Oscurazione 1
     
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    Da sotto il furgone, se Aristotele avesse avuto il coraggio di sollevare lo sguardo, avrebbe visto avanzare un paio di piedi scuri, enormi. La forma degli arti non era umana. L'angolatura delle caviglie era tutta sbagliata. Pareva che quella cosa stesse camminando in punta di piedi, indossando degli stivali di pelliccia. Quei piedi grotteschi sprofondavano nel fango a ogni passo, indicando un'enorme massa.
    Appena la creatura fu abbastanza vicina al furgone, quegli arti si piegarono per poi sparire in un balzo, accompagnato da un terrificante ruggito. Il furgone sobbalzò, schiacciando Aristotele contro il fango sottostante. Un vetro frantumato, urla e ringhi. Il furgone sobbalzava su e giù, come se fosse stato colto nel mezzo di un terremoto. Le sospensioni cedettero, e la massa del veicolo si abbatté sul corpo del Nosferatu.

    2018-01-01 13:29:09 Aristotele rolls 2 dice to Soak 3,2 [failure]
    2018-01-01 13:28:26 Van rolls 6 dice to Danni 4,10,6,5,8, 3 [3 successes]

    1 danno contundente


    Lo sterno di Aristotele si compresse, preso tra l'ammasso di metallo sopra di lui e il fango sotto. Il continuo movimento ondulatorio del furgone non rendeva certo la situazione meno spiacevole.

    All'improvviso, le grida di terrore e dolore cessarono, così come i ruggiti inumani. La sensazione di pericolo si fece man mano meno pressante, fino a sparire totalmente, lasciando il Nosferatu solo, mezzo seppellito nel fango. Bloccato e schiacciato da tre tonnellate di acciaio.
     
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    Quel che vide Aristotele confermò ciò che il suo istinto gli aveva suggerito: la creatura a cui apparteneva quell'aura predatoria era, in qualche modo, di origine soprannaturale. L'angolazione delle caviglie, tipicamente da quadrupede, in un animale bipede non era naturale. E la forza con cui aveva colpito il furgone, superava quella di un grizzly.
    Non c'erano dubbi: vi erano altri mostri là fuori.
    Anche mentre l'essere aggrediva violentemente il furgone, la mente di Aristotele cercava di rimanere distante e distaccata dal suo corpo, per non tradire la sua presenza. Questo lo aiutò quando le sospensioni cedettero, e il veicolo vandalizzato collassò su di lui. Sentì la massa di metallo calargli sulla schiena, e comprimerlo contro il terreno, ma non reagì. Lasciò che il suo viso finisse nel fango, che il terriccio gli entrasse in bocca e nelle orecchie, senza preoccupazione. La terra poteva essere pericolosa, ma non era un predatore. La creatura là fuori sì.

    Quando infine se ne andò, Aristotele rimase da solo. Mentre la sua mente si riallineava con il suo corpo, sentiva di nuovo i suoi arti, e un'ansia crescente attanagliava l'Uomo.
    Era bloccato, in trappola, immobilizzato in una posizione claustrofobica e senza possibilità d'uscita!
    La Bestia ruggì a quel pensiero, agitandosi come un cavallo selvaggio. Si buttò verso l'esterno, per prendere il controllo del corpo, e cercò di travolgere l'Uomo.
    Ancora una volta, fu l'Animale a occuparsi realmente della situazione, mentre gli altri due si scontravano.
    L'Animale non partiva con preconcetti, ma reagiva agli stimoli che l'ambiente gli dava. Non si chiedeva perché non respirasse o il suo cuore fosse fermo. Semplicemente, notava che anche se con le narici intasate di fango, e la testa poco mobile, non si sentiva a disagio. Nonostante la botta ricevuta, non provava dolore.
    Per gli stimoli che riceveva l'Animale, quella situazione era tutto sommato abbastanza tranquilla.
    Iniziò a muovere le dita delle mani, in movimenti semicircolari verso l'esterno.

    Ancora, e ancora, e ancora.

    Il terriccio morbido scivolava, trasportato dalle sue dita, verso l'esterno.

    Ancora, e ancora, e ancora.

    Poi, una volta ricavato abbastanza spazio, iniziò a muovere anche tutte le mani, piegando i polsi, quasi ad imitare l'elegante volo di un uccello.

    Ancora, e ancora, e ancora.

    Passò un altro minuto, e l'Uomo capì cosa stava facendo l'Animale. Si calmò, e iniziò ad aiutarlo.

    La Bestia sembrò chetarsi, e limitò la sua furia ai crampi da Sete che da tutta sera attanagliavano il vampiro.

    Aristotele iniziò a muovere a tempo tutte le braccia, e le gambe, e il corpo stesso; perfino la testa si agitava ritmicamente. Spesso non erano altro che scossoni contro il fango addensato o il metallo dello chassis, movimenti di pochi millimetri di agio, ma venivano ripetuti incessantemente, ricavandosi pian piano dello spazio in più.

    Ancora, e ancora, e ancora.

    Meccanicamente, senza fermarsi, Aristotele procedeva a scavarsi una via d'uscita, in parte come aprendosi la via una talpa sproporzionata, in parte trascinandosi in avanti come un grottesco verme.

    Avrebbe potuto volerci del tempo, anche molto tempo, ma che cos'erano le ore per una creatura che non invecchiava? Poteva volerci tutta la notte, ma era certo che sarebbe uscito di lì.
     
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    2018-01-02 04:52:46 Aristotele rolls 2 dice to Vs van (Diff 7) 1,2 (BOTCH x 1)
    2018-01-02 04:53:31 Aristotele rolls 3 dice to Autocontrollo 7,3,6 [2 successes]

    Difficoltà aumentata di 1 per lo sforzo di controllare la Bestia. Solo 3 dadi perché la pool non può essere superiore ai Punti Sangue.

    2018-01-02 04:53:46 Aristotele rolls 2 dice to Vs van (Diff 8) 1,10 [failure]
    2018-01-02 04:54:20 Aristotele rolls 2 dice to Forza Vs van (Diff 8) 3,5 [failure]
    2018-01-02 04:54:49 Aristotele rolls 3 dice to Autocontrollo 7,5,7 [2 successes]
    2018-01-02 04:55:08 Aristotele rolls 2 dice to Forza (Diff 8) 5,8 [1 success]
    2018-01-02 04:55:19 Aristotele rolls 2 dice to Forza (Diff 8) 4,9 [1 success]
    2018-01-02 04:55:40 Aristotele rolls 3 dice to Autocontrollo 10,5,7 [2 successes]
    2018-01-02 04:57:16 Aristotele rolls 2 dice to Forza (Diff 8) 4,7 [failure]

    Accumulati 2 successi per riuscire nella prova.
    Saranno necessari un numero di successi cumulativo segreto per riuscire. Mi fermo qui per darti modo, eventualmente, di cambiare azioni, oppure agire per facilitare il compito.

    Sei fuori pericolo Frenesia al momento, perciò (salvo cambiamento di situazione), i tiri di Forza tornano a difficoltà 7.


    L'Uomo e l'Animale potevano essere pazienti, l'uno guidato da lungimiranza, l'altro dal puro istinto di sopravvivenza, ma la Bestia era fatta di tutt'altra pasta: meschina. Prepotente quando in una posizione di forza, codarda in difficoltà.
    L'agitazione cominciò a montare nella psiche di Aristotele. Sebbene assurdo, gli sembrava di soffocare là sotto, con la terra che gli occupava narici e bocca, fino alla gola. Il Nosferatu fece appello al suo senso critico per superare il panico. Era immortale. Non poteva soffocare, e uscire di lì sarebbe stata solo questione di tempo, una risorsa che certo non mancava.
    La Bestia tornò a placarsi, per il momento. Quanto tempo era passato? Difficile a dirsi. E il lavoro del Nosferatu sembrava aver avuto davvero poca efficacia.

    Edited by Deus Irae - 2/1/2018, 22:17
     
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    La Bestia continuava a tormentarlo. In quella situazione estrema sarebbe stato difficile tenerla bada per chiunque; come se non bastasse, la Sete la rendeva furibonda, ed indeboliva la forza mentale di Aristotele. Per tutta sera aveva provato a razionalizzare e ridirigere le spinte della Bestia, ma seppellito com'era la lotta era tutta all'interno della sua mente.
    E non sapeva quanto potesse resistere.

    In un momento di calma, mentre l'ansia e la furia si calmavano temporaneamente, Aristotele rifletté sulla situazione.
    Lo scavare meccanicamente era.un movimento troppo ripetitivo per distrarre la Bestia, e purtroppo finora aveva avuto poco successo. Riusciva ad avere un po' più di agio in alcuni arti, ma era lungi dall'essere libero.

    Decise, prima di riprendere lo scavo, di analizzare lo stato della scocca del furgone che premeva su di lui.
    Con il dorso delle mani e il retro di tutto il corpo tastò alla ceca.
    Forse da qualche parte c'era uma crepa, un pertugio, qualcosa a cui afferrarsi per trascinarsi avanti?
    O magari perfino un'apertura nel metallo, che gli avrebbe consenito di sgusciare tra le lamiere del relitto, passandogli attraverso?
    Anche solo una piccola fessura che collegasse all'esterno, da dove poter provare a lanciare il richiamo per i suoi topi.
    Oppure, un frammento separato dal resto, che potesse essere usato come attrezzo per lo scavo. .
     
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    2018-01-05 06:51:41 Aristotele rolls 6 dice to Perc.+Sesto senso (Diff 8) 7,7,7,2,1, 6 (BOTCH x 1)

    Che sfiga!


    Nella posizione in cui si trovava, a faccia in giù nel fango, risultava estremamente difficile comprendere qualcosa della struttura inferiore del furgone.
    I suoi movimenti, casuali e limitati fecero più danno che altro. Aristotele poté percepire chiaramente la terra cedere sotto le ruote del furgone, e la sua massa esercitare una sempre maggiore pressione sul corpo. Si ritrovava al punto di partenza.

    Il botch ha cancellato uno dei successi accumulati.

    successi: 1/?
     
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    rinominiamo questo capitolo "La tomba solitaria di Paula Lynch" ? :D

    L'ansia e l'agitazione tornarono di colpo quando il furgone punì la piccola libertà che si era preso, collassandogli nuovamente addosso e facendolo affondare ancora di più.

    Quella bestia di metallo l'aveva letteralmente seppellito.

    Capì che aveva sbagliato tutto: aveva analizzato con spirito critico la situazione, era rimasto tranquillo come se fosse un avvenimento qualsiasi, aveva provato a trovare una scorciatoia.

    Ma ora gli era chiaro: quella era un'ordalia, preparata da un dio severo, che guardava con cipiglio torvo gli esiti di Aristotele.
    Non era una avvenimento qualsiasi, e non andava vissuto come tale. Non si poteva cercare una scappatoia: qualsiasi crepa nell'ambiente, qualsiasi tentativo di fuggire, sarebbe stato punito e poi ripristinato nella condizione iniziale.

    L'unico modo per superarla era passarci attraverso.

    Doveva scavare la sua via verso la superficie, con le sue forze.
    Il tempo non importava non perché garantiva un successo sicuro: non contava perché l'unica cosa rilevante era l'uscire da lì.

    Come in un parto difficile, era intrappolato in un grembo che lo soffocava; se voleva vivere, doveva strapparlo con le unghie e con i denti fino alla luce.
    Esitare significava scegliere di morire.
    E, nelle profondità del suo animo, nonostante provasse disgusto al suo attuale stato, ne aveva paura.

    Il bisogno d'aria non gli infiammava più i polmoni, ma l'animo: spinse il dolore e le insicurezze nella fornace della sua determinazione e aggredì il fango con decisione.

    riprendo a scavare, e stavolta spendo 2 punti volontà, uno nel primo turno di scavo e l'altro nel secondo
     
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    2018-01-05 09:55:02 Aristotele rolls 2 dice to Forza (Diff 7, used willpower) 2,9 [2 successes]
    2018-01-05 09:54:44 Aristotele rolls 2 dice to Forza (Diff 7, used willpower) 3,10 [2 successes]


    Le unghie del Nosferatu artigliarono il terreno, cercando di guadagnare millimetro dopo millimetro, la libertà per tutto il corpo.
    Prima i polpastrelli, poi le prime falangi e le dita intere riuscirono a scavarsi abbastanza spazio per potersi muovere. Di lì fu il turno dei polsi e degli avambracci. Il corpo non morto si muoveva lateralmente, cercando di scivolare sul terreno umido.

    2018-01-05 09:59:08 Aristotele rolls 2 dice to Soak 4,5 [failure]
    2018-01-05 09:57:58 Aristotele rolls 6 dice to Danni 3,6,4,6,8, 3 [3 successes]

    1 danno contundente


    La pelle della schiena si trascinava contro la lamiera dell'automobile, squarciandola e ferendo Aristotele, che però doveva sopportare il dolore per poter uscire da quella trappola.
    Infine, l'aria fresca della palude. Aristotele riuscì a sgusciare fuori dal fondo del furgone. Quanto tempo gli era costata quell'ordalia? Una rapida occhiata all'orologio, una volta ripulito il quadrante dal fango, gli avrebbe permesso di constatare che era stato per ben tre ore a scavare nella torba puzzolente.

    Ore 00.15


    Di sicuro il predatore se ne era andato già da un pezzo, per lo meno, e ora il Nosferatu aveva tutto il tempo di poter accertarsi di cosa fosse accaduto esattamente in quel luogo.
     
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