Una serie di garage a schiera

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    Il motore del veicolo a due ruote rombava riempiendo l'atmosfera della sua presenza, era praticamente impossibile comunicare senza dover urlare.

    La zona da raggiungere era relativamente vicina, imboccarono una grossa strada a scorrimento veloce, la chef menteur - più simile ad una statale che ad una strada urbana - e nel giro di venti minuti furono nella zona giusta.

    Era una zona residenziale abbastanza popolare, alla base dei palazzoni grigi, dal sottotesto architettonico vagamente brutalista, che svettavano nel cielo nero c'erano pochissimi negozi, ovviamente tutti chiusi, molte macchine parcheggiate e praticamente nessuno per le strade.
    L'indirizzo che avevano corrispondeva ad un garage privato all'interno di un condominio accanto ad altri garage a schiera; a differenza degli altri però questo aveva l'entrata che era stata modificata: il tipico cancello ribaltabile dei garage era stato sigillato e sulla sua superficie era stata aperta una porta normale, larga circa un metro. Notarono subito un paio di telecamere esattamente sopra l'entrata.

    Dopo aver parcheggiato si apprestarono a bussare ma la porta si sbloccò da sola, come aperta da un citofono, evidentemente li aspettavano.

    Rosalind aveva sentito dire dell'esistenza di questo "commerciante di articoli esoterici" da un suo contatto in biblioteca ma era stato solo chiedendo al proprio mentore che aveva avuto nome e indirizzo e l'informazione, fondamentale, che si trattava di un uomo legato al loro mondo in quanto ghoul di qualcuno... probabilmente di un altro tremere o addirittura di un nosferatu, il mentore non era sicuro di questo dettaglio.

    Entrarono nel garage, era una stanza rettangolare illuminata da un paio di tubi al neon sul soffitto, vi erano alcuni scaffali di metallo alle pareti, su alcune delle mensole c'erano degli scatoloni di cartone chiusi con varie scritte a pennarello, Rosalind capì subito che si trattava di varie collane enciclopediche di vario tipo: storia dell'arte, cultura scolastica generale, varie branche scientifiche; erano volumi vecchi, conosceva alcune di queste collane ed erano abbastanza superate, nessuno veniva mai a chiederle in biblioteca, il loro valore doveva essere molto basso.
    Al centro della stanza una scala a chiocciola che scendeva. L'androne sottostante doveva essere meno illuminato di questo ambiente.

    continua da qui
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    Ethan Fermò la moto accanto alla lunga fila di garage, nel punto indicato da Rosalind.

    Girò la chiave silenziando il rombo del bicilindrico, quindi, dopo aver atteso che la Tremere scendesse dal veicolo, fece scattare col piede destro il cavalletto laterale, smontando a sua volta con un movimento fluido.

    Guardò per alcuni istanti la propria compagna per vedere se avesse bisogno di prendere qualcosa dal borsone della moto, quindi si avviò insieme a lei verso la stretta porta che dava accesso al garage.

    Si Irrigidì un istante quando lo scatto improvviso del citofono fece scattare la serratura, interrompendo il silenzio della scena, lanciando nuovamente un'occhiata verso Rosalind, con l'intenzione sondarne gli umori, come a capire se fosse tutto a posto.

    Aprì la porta con la sinistra, lanciando una guardinga occhiata all'interno illuminato dalla fredda luce dei neon, quindi varcò per primo la soglia, controllando che non ci fossero pericoli di sorta.

    Una volta appurato che la stanza era sicura si rivolse nuovamente alla Tremere.

    "Sembra tutto a posto...dobbiamo scendere?" Indicò col mento la scaletta a chiocciola che scendeva verso il basso
    "O aspettiamo qui?"

    Domandò in attesa di capire chi fosse e come ci dovesse comportare con questo fantomatico contatto della vampira.

    Sto a quello che dice Rosalind, se decide di scendere mi avvio per primo lungo la scaletta per vedere che sia tutto tranquillo
     
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    I
    l vento della notte le accarezzava i capelli, le lunghe ciocche dorate che il vento muoveva, faceva dimenare senza sosta, mentre Rosalind i teneva stretta al suo compagno di squadra, al Brujah che insieme a lei era stato chiamato dalla sovrana e che teneva le redini di quella vettura. Vedeva le luci dei lampioni apparire e poi confondersi con la notte, quella notte di cui sentiva gli odori traspostati nell’aria, in quel vento freddo che le accarezzava la faccia bianca e faceva svolazzare la gonna del suo vestito.

    Arrivarono a destinazione in una ventina di minuti; il luogo in cui quel ghoul commerciava articoli occulti era dopotutto alquanto vicino. Non l’aveva mai incontrato e non aveva neanche mai saputo dove risiedesse, era la prima volta che lo incontrava se l’avesse effettivamente incontrato. Tutto intorno a loro era tranquillo, la notte in quel quartiere era calato accompagnata da Morfeo; gli umani che vivevano in quel condominio erano sicuramente già accoccolati tra le loro coperte, beati, magari con la persona amata accanto, ignari di quali esseri fossero arrivati, gli stessi esseri che incontravano nei loro incubi e a cui i genitori facevano affidamento per farli dormire o ricorrevano quando la situazione diveniva esasperante. “Dovrebbe essere questo il posto...” Disse scendendo, cercando di non urtare Ethan e di non mostrare quanta poca agilità possedesse nonostante la sua natura. Si sistemò gli occhiali una volta toccato il suolo e cercò anche di dare un’aggiustatina ai capelli, mentre l’altro spegneva la vettura e si preparava per andare nel luogo indicato.

    ***


    Le iridi azzurre erano posate sul sacco nero, colme d’indecisione sul da farsi… avrebbe dovuto indossare il giubbotto antiproiettile o meno? Forse era meglio prevenire che curare e poi non avendo mai conosciuto l’uomo avrebbe potuto essere un malintenzionato in combutta con qualcuno che desiderava mettere loro le i bastoni tra le ruote. Indossò così il giubbotto, portandosi dietro lo stocco per ogni eventualità, nonostante ella con quello non avrebbe potuto far molto.
    La porta si aprì da sola, nessuno vi era dall’altra parte, neanche un’anima viva… la stava aspettando da quel che poteva evincere, probabilmente l’aveva vista arrivare da qualche telecamera o si era solo immaginato fosse lei e così aveva aperto senza alcun indugio la porta. Fu Ethan ad entrare per primo, senza indugio o paura, controllando se ci fossero pericoli al suo interno, mentre la luce artificiale illuminava il suo volto, la sua figura, di una fredda luce. Entrò poco dopo di lui, in silenzio, stringendo lo stocco tra le mani e guardandosi intorno per comprendere meglio in che tipo di posto fosse. Degli impersonali scaffali di metallo riempivano il vuoto della stanza, erano delle librerie colme di scatoloni sigillati ed etichettati a seconda del contenuto; enciclopedie vecchie, talmente vecchie che nessuno le richiedeva più, optando sempre per un’edizione più recente. Gettò uno sguardo verso il suo compagno; la stanza non aveva nulla d’interessante o almeno non interessante per la missione - seppure lei avrebbe volentieri guardato all’interno degli scatolini per capire l’edizione e le condizioni di quei libri - quindi potevano andare. “Credo che scendere sia l’unico modo…” Disse con tono pacato, avvicinandosi all’altro vampiro, prima di scendere dietro di lui.
     
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    Scesero la scala a chiocciola, che sebbene fosse a chiocciola non era poi tanto piccola, era tutta rivestita di mattonelle di quelle bianche, si ritrovarono in una stanza lunga e stratta, anch'essa foderata di mattonelle bianche, di quelle che si usano nei bagni o nelle macellerie.
    Curiosamente, in basso tra pavimento e muro, c'erano i cosiddetti "sgusci", delle piastrelle dal profilo longitudinale arcuato che "collegavano" idealmente le due superfici, si usano nelle cucine o nei mattatoi per evitare che i liquidi si addensino in angoli e spigoli.
    Era tutto illuminato da tubi di neon, la luce bianca illuminava le piastrelle bianche rendendolo un posto senz'altro poco accogliente, c'erano altri scaffali di metallo su cui c'erano tanti libri anch'essi di valore abbastanza scarso ad una prima vista.

    C'erano alcuni deumidificatori con le rotelle, accesi e una porta in fondo ad essa, socchiusa.

    Entrate.
    Disse una voce gracchiante proveniente dall'inteno.

    Entrarono e si ritrovarono in una stanza del tutto simile alla precedente, anche questo posto era uno strano deposito di libri nel sottosuolo, la stanza aveva altre due porte che davano su direzioni diamentralmente opposte, potevano essere semplici sgabuzzini o poteva anche essere che lì sotto si nidificasse tutto un susseguirsi di stanze e corridoi labirintici, chi poteva saperlo.
    Davanti a loro un uomo dall'aspetto bizzarro li guardava dalla testa ai piedi, era a circa una decina di metri da loro, indossava dei vestiti normali e un vecchio camice bianco un po' liso aperto sul davanti.




    Cosa vi porta qui? Chi di voi è Karnstein?
    Chiese, tradendo un leggero tic all'occhio destro.
     
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    Ethan discese la scala a chiocciola per ritrovarsi in quello strano ambiente dall'aspetto freddo e asettico.

    "Cazzo sembra di essere sul set di Saw"

    Pensò mentre avanzava cauto lungo il corridoio piastrellato tenendo d'occhio le porte, la suola degli stivali cigolava in modo sinistro, di tanto in tanto, per via della superficie liscia del pavimento.

    Quel posto gli metteva i brividi ad essere sincero...non poteva fare a meno di immaginare scene di sevizie e mattanza osservando le canaline di scolo che scorrevano ai lati del corridoio.

    Lanciò una breve occhiata a Rosalind prima di varcare la porta al termine del corridoio, come a cercare di percepirne i pensieri.

    Una volta dentro posò lo sguardo sulla figura avvolta nel camice, chiedendosi se fosse lui il contatto della Tremere...

    L'aspetto dell'uomo non fece altro che aumentare il senso di disagio del Brujah...sembrava una specie di maniaco, il tipico protagonista di qualche film sui serial killer...gli ispirò subito un senso di istintiva antipatia.

    Ethan lo squadrò da capo a piedi, senza dire nulla, fissando i propri occhi nei suoi, come a mettere in chiaro che non avrebbe esitato a spaccargli quella testa pelata come un uovo.

    "Avanti...fai qualcosa di stupido"

    Alla domanda dell'uomo si voltò un istante verso la Tremere, per poi tornare ad osservarlo lasciando a lei la parola, pronto a reagire al minimo segno di problemi.
     
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    L
    a suola delle sue scarpe picchiettava contro i gradini delle sue scale, sentiva il rumore cadenzato picchiettarle nelle orecchie, nel cervello, nel mentre scendeva con cautela osservando la schiena del Brujah. La sua stazza la copriva completamente, la nascondeva alla vista di altri, sembrava una bambina paragonata a lui e tuttavia non lo era.
    Si sentiva come un personaggio di un libro dell’orrore o di un thriller, una di quelle donne che per scoprire svelare un mistero o uccidere il mostro si addentravano nelle viscere di un posto a loro sconosciuto, un posto per nulla accogliente, in cui l’oscurità minacciava di inghiottirle da un momento all’altro, eppure erano loro le creature delle tenebre lì, fatte di carne e sangue, ma non più umani.

    ***


    I suoi occhi chiari rimanevano fissi sul suo obbiettivo, tanto che se non fosse stato per quell’alone di bontà che sembrava circondarla, quell’innocenza candida, il suo sguardo sarebbe parso gelido come il ghiaccio. Si accorse, poco prima di varcare la soglia, dell’occhiata di Ethan e ricambiò lo sguardo senza emettere un singolo fiato, silenziosa, cauta. Non aveva idea di chi o cosa potesse trovarsi al di là della porta; poteva essere effettivamente un ghoul ben intenzionato a collaborare, un ghoul sotto il controllo di qualcuno che voleva loro male o poteva trattarsi semplicemente di un piano organizzato a doc per farli fuori. Non aveva intenzione di morire, la morte l’aveva sempre affascinata e spaventata allo stesso tempo, nonostante se ne fosse liberata – in un certo qual modo – la temeva ancora, seppure lo scorre dei giorni non avrebbe fatto avvizzire la sua pelle, peggiorato la sua vista difettosa.

    La porta alla fine del corridoio era socchiusa, come se l’uomo al suo interno sapendo del loro arrivo si fosse preoccupato di non farli attendere. La voce gracchiante le giunse alle orecchie, ricordandole il gracchiare del corvo, il nevermore ripetuto costantemente nella poesia “il corvo” di Poe.
    Rivolgendo uno sguardo al suo compagno, uno sguardo d’intesa che sperava potesse comprendere e così agire nel momento del bisogno senza che ella dovesse dir nulla, si avvicinò alla porta e poggiando la mano sul metallo della porta, l’aprì. Sentì il freddo di quel materiale contro la sua pelle, un freddo che non riusciva a provocarle alcuna reazione, poiché anche il suo corpo era gelido, privo di vita.
    La stanza che le si palesò di fronte era identica alla precedente, stessa disposizione, stessa tipologia di vecchi libri, stessi scaffali. “Sono io Karnstein.” Avanzò la Tremere, senza però avvicinarsi troppo. Non sapeva chi fosse, doveva essere prudente. “Ho bisogno di sapere se per me può reperire un libro, oppure se ha sentito qualche voce al riguardo.” Affermò, osservando l’uomo con il camice bianco e il suo strano Tic all’occhio. La inquietava, ma le sue informazioni – se ne aveva – erano preziose.
     
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    Siete fortunati ad avermi trovato, stavo per andare a dormire, siete fortunati che lavoro fino a tardi.
    Disse guardando un po' l'una un po' l'altro.

    Li fece accomodare in uno studiolo foderato di moquette anche alle pareti, era un posto strano, grande una dozzina di metri quadrati, le pareti erano stranamente vuote, c'era una scrivania,, delle cassettiere, un computer di una decina d'anni fa, il tutto era maniacanialmente in ordine (penne, fogli, matite), si sedettero.

    Non ho molto tempo. Come siete arrivati a me, e che cosa cercate di preciso?
    Chiese in modo un po' sbrigativo, effettivamente era molto tardi per visitare qualcuno.

    Se siete venuti qui significa che cercate qualcosa di particolare.
    L'inquietante essere ebbe nuovamente il suo strano tic.
     
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    Ethan entrò nello studiolo, osservando nel mentre le pareti foderate di moquette, i sensi all'erta, alla ricerca di qualcosa di strano che potesse indicare qualche segno di problemi in vista.

    Quello strano tipo in fin dei conti non sembrava avere cattive intenzioni per il momento, tuttavia decise che avrebbe continuato a tenerlo d'occhio con attenzione, pronto a reagire al minimo segno di qualcosa di sbagliato.

    Per il momento rimase in silenzio, lasciando che la sua compagna esponesse la situazione.

    Infilò i pollici nelle tasche dei jeans stinti rimanendo ad ascoltare.

    Al momento, a parte esaminare la stanza, non faccio altro. Lascio la parola a Rosalind che è l'esperta in materia ;)
     
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    Nekro83 Ti considero "all'erta", se dovesse succedere qualcosa di brutto hai la difficoltà abbassata sui tiri di sesto senso e sulle azioni difensive.
     
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    a sua figura la inquietava, la metteva a disagio, ma erano loro i mostri lì e non quell'uomo che li stava facendoli accomodare in uno studio tappezzato di moquette, uno studio piccolo infimo, di pochi metri quadrati, spoglio, senza nulla alla pareti, stranamente nulla... Le poche cose in quella stanza; la scrivania, le cassettiere e il computer, erano tutti vecchi, di almeno dieci anni prima... Le sembrò per un breve istante di essere tornata indietro nel tempo, a qualche tempo prima che l'immortalità e la sete rossa la scaraventassero nella luce della notte, in quella luce fredda e sicura in cui aveva imparato a muoversi, a vivere, a cacciare, a fare ciò che la mortalità le aveva impedito.

    Si accomodò ad una delle sedie presenti, che richiamava un po’ il luogo in cui si trovavano; le ricordò per un attimo un obitorio, ma per un collegamento che neanche lei comprese, probabilmente era solo la sua fervida immaginazione. Si sedette abbastanza vicina, solo per poter guardarlo per bene in faccia, per poterlo sentire rispondere ai suoi quesiti e per poterci parlare. “Un amico, non amo rivelare i nomi dei miei informatori." Disse la Tremere, accavallando le gambe fasciate dai collant neri; sembravano le gambe di una bambola di porcellana, belle ma delicate, tanto da potersi rompere con un gesto.
    Il suo dolce sguardo era sul'uomo, un uomo che non avrebbe guardato più di tanto se fosse stato in altra circostanza, probabilmente – faticava ad ammetterlo – era un uomo di cui non si sarebbe mai accorta… "Cerco un libro." Disse, cercando di ignorare il tic al suo occhio e concentrandosi sulla conversazione, sperando che non fosse tutto una perdita di tempo prezioso.

    La presenza del Brujah la rassicurava, la faceva sentita protetta, nonostante l'inquietudine che da umana le avrebbe smosso lo stomaco, il cuore e qualsiasi organo contenuto in quel corpo morto, seppur ancora fresco come una rosa grazie al sangue. Non aveva neanche bisogno di voltarsi per sapere che Ethan era lì, lo dava quasi per scontato, seppure sapeva che Camarilla o meno era meglio non fidarsi di nessuno, mai. "Codex Daedalicus" Le sue labbra si mossero, scandendo per bene quelle parole, lettera dopo lettera, sillaba dopo sillaba. "lo conosce? Sa dirmi qualcosa?" Inclinò leggermente la testa, in attesa di una qualche risposta. Sperava che fosse utile essersi rivolto a lui, che potesse dir loro qualcosa, aiutandoli a comprendere cosa fare, da dove iniziare, come soddisfare i desideri del loro principe, così da proteggere il suo nome, quello del suo mentore e quello del suo clan… magari anche quello del suo creatore, che ormai non vedeva più da un po’, si chiedeva talvolta che fine avesse fatto.
    Tratteneva il fiato, in attesa di una risposta, cercando di ghermire qualcosa dal suo volto disturbante, da quel tic… quell’orrendo tic… Probabilemente era un Nosferatu il vampiro che lo aveva resa un Ghoul, almeno supponeva… anche per via del luogo, che non le sembrava poi così tanto accogliente. Non aveva mai sperato, desiderato una risposta così, mai neanche da umana.
     
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    Mentre la ragazza parlava, l'uomo si versò una tazza di caffè, da una brocca (ormai praticamente vuota) di quelle per le macchine del caffè americane, tra tic e occhiaie non serviva un investigatore per capire che era il tipo di persona che si sarebbe potuto bere tutta la brocca da un litro e mezzo da solo nel giro di una giornata. Inoltre non c'erano altre persone nell'ufficio, almeno che loro avessero visto.

    Provò a offrirne un po' anche a loro, che ovviamente rifiutarono, più per avere la scusa per poterne preparare dell'altro che per vera e propria educazione.

    Sorseggiava il suo caffè, poggiando i gomiti sul tavolo, seguendo il discorso della tremere.

    Ma quando lei nominò il titolo "apocrifo" del volume che stavano cercando non riuscì a fare a meno di avere un sussulto che per poco non gli fece sputare il caffè che aveva in bocca.

    Una robetta da niente.
    Disse con tono sarcastico.

    Ho delle informazioni a riguardo, non ho certo il libro, ovviamente non sono gratis e ora come ora non saprei proprio con cosa barattarle.
    Ci pensò su.

    Avete qualche proposta?
    Chiese sorseggiando il caffè.
     
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    l suo sguardo cadde sul caffè, scuro, che lentamente cadeva nella tazza che si riempiva fino all’orlo di quel liquido. Ne poteva sentire l’odore, che le ricordò per un istante suo padre e il suo creatore seduti in una stanza a parlare, discutere di affari, mentre ella silenziosa osservava, veniva attratta da quell’uomo misterioso che portava con sé molteplice conoscenza, e il gusto amaro del caffè, un sapore che da umana non aveva mai gradito; aveva sempre preferito il tè e non poter bere più quella bevanda un po’ le dispiaceva…
    L’uomo che avevano di fronte, al suo contrario, sembrava amare quella bevanda, anzi sembrava esserne quasi dipendente. Se fosse stata in altra sede, avrebbe dischiuso le labbra e gli avrebbe illustrato come tutta quella caffeina poteva far male al suo cuore, ma non era né il momento né il luogo per una simile uscita; era lì per uno scopo ben preciso, per adempiere ad una missione assegnata dal loro principe.

    ***


    “Cosa vuoi?” Chiese nel momento in cui il ghoul chiese qualcosa in cambio, invitandoli a pensare loro qualcosa. Non aveva pensato ancora con cosa barattare quelle informazioni, forse era il caso di farsele dare prima e poi valutare insieme al suo amico. “Prima vorrei valutare l’utilità delle informazioni, se potranno esserci utili o no.” Affermò con un sorriso angelico, rivolgendo uno sguardo verso il suo accompagnatore, indugiando per brevi istanti sulla sua figura; ferma e all'erta. Temeva di ricevere delle informazioni scrause, inutili per loro, magari qualcosa che già conoscevano e di cui non avrebbero avuto il minimo bisogno. “Può starne certo, il tuo aiuto sarà ricompensato.” Il suo tono dolce divenne più confidenziale, nel mentre un dolce sorriso non smetteva di abbandonare il suo volto giovane, che sarebbe rimasto come scolpito nella porcellana e dipinto da un abile pittore.

    Vorrei fare un tiro di persuasione per provare a farci dare prima le informazioni.
     
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    Ethan seguiva la trattativa tra i due interlocutori silenziosamente.

    Si domandava cosa avrebbe mai potuto offrire a quello strano uomo ossuto...e sinceramente non gli veniva in mente nulla di sensato.

    Spostò un istante lo sguardo su Rosalind per poi tornare sull'uomo...augurandosi che l'indubbio fascino della Tremere potesse sortire qualche effetto.
     
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    2019-06-14 13:59:31 rosalind rolls 4 dice to persuasion + sotterfugio


    L'uomo buttò uno sguardo alla calcolatrice che aveva sulla sua destra ma qualcosa lo trattenne.
    Guardò Rosalind e aggrottò un po' le sopracciglia.
    Onestamente non so neanche chi siete, per quale motivo dovrei fidarmi della vostra parola?
    Effettivamente nessuno dei due sapeva se l'uomo fosse consapevole di star parlando con due non-morti.

    Chiunque...
    Ebbe di nuovo il suo tic.

    Chiunque si interessi di certe cose, e voi vi interessate di certe cose per venire in casa mia a pronunciare un nome del genere, sa che il volume è o è stato in città... persino in un posto come New Orleans non si può certo pensare che certe cose capitino per caso.

    Non siete neanche i primi che mi passano a trovare in proposito e io credo di potervi aiutare ma ho bisogno di qualche garanzia di qualche tipo. No?
     
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    Ethan lanciò a sua volta un'occhiata alla calcolatrice, seguendo lo sguardo dell'uomo.

    "Stiamo parlando di soldi quindi?" Pensò tra sé

    Il vampiro avrebbe voluto chiedere chi fosse venuto a fare domande prima di loro, forse i due agenti scoparsi in precedenza?
    Tuttavia non aveva ancora ben chiara la natura del rapporto tra Rosalind e il suo contatto, ma giudicare da quello che stava succedendo non si erano mai visti prima...

    Inoltre ancora non aveva capito che genere di rapporti l'uomo intrattenesse con il mondo dei Fratelli e la corte di New Orleans...forse fare il nome del principe sarebbe stata una garanzia più che sufficiente...

    Comunque per il momento si trattenne ancora, ne sapeva sicuramente meno della Tremere sul suo conto...non voleva rischiare di compromettere i loro rapporti o la loro trattativa.

    Spostò il peso da un piede all'altro...fissando l'uomo apertamente mentre attendeva la risposta della sua compagna.
     
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