Rifugio Julius Deschain

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    Navigò, perso nel buio. I flutti lo circondarono cancellando le lontane luci mondane lungo le sponde in favore di un opprimente nero pece. Le uniche scintille erano fisse in alto, dei confusi puntini a costellare la volta celeste. Lottò con la corrente e con sé stesso mentre le direzioni persero di senso, e il suo corpo iniziò a vorticare fuori da ogni logica. La mente si annebbiò, e Julius perse la sua personale battaglia.

    Una nuova brace gli riscaldò il petto, spezzando la volontà del Brujah. Qualcosa di raro nei giovani della sua stirpe, ma non per questo senza fondo. Si sciolse come una candela con uno stoppino acceso, che lento ed inesorabile guadagnò terreno e sparse i propositi di Julius in terra. In lui non erano rimasti altro che Fame, Fuoco e Furia.

    Il trittico lo costrinse a voltarsi, portandolo a sfidare le fredde acque del Mississippi. La corrente sembrò risponde alla furia del giovane, abbattendosi smaniosa su di lui. Quasi lo volesse fermare, volesse impedirgli di proseguire.

    Amava quel luogo, quel fiume. Ci era nato e cresciuto, persino morto. Quando si era buttato nei suoi flutti gli aveva inconsciamente chiesto aiuto, e il grande Mississippi sembrava aver recepito questa richiesta personale, connessa a valori fuori dagli schemi.

    Ma nessuno poteva frapporsi tra lui e i suoi bisogni, nemmeno la natura. Era una creatura fuori dall'ordinario, e quella sera lo dimostrò al mondo. La vitae rinvigorì i muscoli, riportando le fibre a nuova e miglior vita. Una forma più efficiente, votata all'unico scopo degno della sua più viscerale natura: nutrirsi.

    Ben presto agguantò la scaletta, riguadagnando la poppa del battello. Calpestò con determinata furia la superficie in vetroresina, entrando nella barca. L'uomo si era trascinato verso la radio per chiedere aiuto, esanime si allungava verso la trasmittente lasciandosi sfuggire ad ogni respiro un verso di dolore. Basso, un sibilo che ricordava in modo piuttosto tetro l'aria in fuga da un palloncino quasi sgonfio.

    La gola del Brujah si riempì di rabbia mentre alzò il tacco destro, espellendo quell'irosa bile nel momento in cui schiacciò il mortale sotto la suola. Le ossa cantarono, un ode d'addio alla vita in posizione eretta. Per la Bestia non era altro che il colpo finale, l'atto che sanciva il suo essere predatore.

    Un nuovo ringhio di gioia e vittoria riempì la cabina, lasciando poi spazio all'atto. Calò su di lui, prima con rabbia...spremendolo, rendendo vane le deboli proteste del corpo mortale. Levando significato alla paura nei suoi occhi, spersonalizzando quella creatura che un tempo aveva un nome. Una vita, una storia. Si appropriò del suo futuro, stillandolo dalla giugulare martoriata.

    Ogni goccia andò a versarsi sul fuoco che divampava nel petto di Julius, attenuandolo. Infine la fiamma si spense, la Bestia si chetò lasciando le redini del corpo al proprietario e ritornando nel suo piccolo antro.

    Riprese la ragione, e la realtà lo colpì senza pietà. Il cadavere dissanguato lo fissava con occhi sbarrati, un'espressione attonita. Le braccia perse lungo i fianchi, arrendevoli.

    La mano tremante risalì lungo il volto del vecchio senza nome, e chiuse per sempre quegli occhi prima di perdere qualsivoglia moto, calando al fianco. Tremava, ma non per il freddo. Certe cose non lo toccavano più da tempo. Era altro. Un avvicendarsi di sentimento così smanioso da intaccare il guscio fisico, farlo vibrare come un composto instabile e pericoloso.

    Due termini che ben si accostano alla furia del suo sangue, ma che lui non aveva mai accettato. Folgorato dalla presa di posizione, dal controllo di qualcuno ben più esperto di lui ha creduto erroneamente di essere allo stesso livello, di potersi controllare.

    E in questo ho sbagliato.

    Sussurrò labile, accettando le sue lacune. Le labbra tremarono.

    Non c'era nulla di scritto, ho fatto tutto io.

    Incamerò aria nei pneumi, più e più volte. Una funzione inutile, ma che in quei momenti lo aiutava a scandire ciò che aveva difficoltà a far emergere.

    Alzò leggermente la mano verso il cadavere, fermando a metà il contatto. Per questo sei morto, perché imparassi quanto sono ignorante. Continuò con quello sciocco esercizio di respirazione, un movimento messo in risalto dalla giacca bagnata. Non sapevo nemmeno di ignorare... Sbiascicò, faticando perfino in quella presa di coscienza.

    Chiuse gli occhi e tamponò un rivolo rosso.

    Dove io ho cercato scuse per fuggire lui sarebbe rimasto. Continuo a fuggire. Non più...basta.

    Guardò per un ultima volta il volto del pescatore, e con delicatezza sollevò il cadavere. Barcollò leggermente, e non smise di fissarlo. Non potè esimersi dal soffrire, ma per ogni goccia di dolore rispose con un pensiero logico. Non poteva lasciare che tutto l'accaduto sfociasse in una pozza di dolore, non ancora. Doveva viverla e ricordarla, per trarne insegnamento.

    Per quanto riguarda questo povero cristo Julius l'ha ovviamente dissanguato. Le tracce del morso sono state cancellate. Una domanda riguardo al dominio di Nola: in caso di morte accidentale di un umano ci sono direttive sul segnalarlo, o ognuno pulisce dove sporca? Detto con ben poca delicatezza D:


    Edited by GoldExperience - 31/7/2019, 14:47
     
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    La seconda.. Non c'è qualcuno che si occupa di pulire i tuoi casini.. non gratis almeno.. 😅

    Ovviamente hai alcune conoscenze nell'ambito del clan, qualora tu voglia chiedere aiuto di sicuro potresti rivolgerti a loro... In alternativa, puoi occuparti tu in prima persona della cosa, in generale in queste circostanze, soprattutto per quello che è lo stato attuale della città, è meglio evitare di far scoppiare casini, e ancor di più, che questi casini vengano ricondotti a te.. 😉
     
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    Riprese a muoversi dopo un lungo silenzio, come se avesse completato un riavvio interno. Sollevò con dolcezza il cadavere martoriato dalla bestia - da me - , portandolo in uno dei locali sottocoperta e nascondendolo. Si premurò di prendere un telone cerato e avvolgerlo, non prima di aver premuto i palmi guantati sul petto del vecchio per poi spingere. Piano, con delicatezza. Non ne sapeva molto di medicina, ma anni in quell'ambiente lo avevano premiato con qualche nozione basilare: l'aria è bastarda, e prima o poi riporta tutto in superficie. Non sapeva se quella contenuta nei polmoni del mortale sarebbe bastata a farlo riemergere, ma non volle correre il rischio.

    Prestò attenzione, cura. Ma ben presto venne in superficie l'urgenza, il volersi salvaguardare. Bisogno forse egocentrico, ma che lo aiutò in quei momenti.

    Controllò il corpo, evitando di guardarlo in volto. Spersonalizzandolo, cercando di vederlo come una prova del suo sbaglio, e la possibilità di un nuovo passo avanti. Si sforzò su quella linea di pensiero, cercando di convincersi...ma la testa gli doleva, era stanco. Doveva sbrigarsi.

    Finì di controllare il corpo, e ciò che portava addosso o era presente nella cabina. Fatto ciò e nascosto il cadavere salì dalla sentina, e osservò l'orologio sulla console di bordo. Le dieci. Buon orario per la pesca, poteva riuscirci.

    Ok. Ora...

    Uscì cercando le varie cime di attracco, e una ad una le slegò per issarle a bordo. Veloce, sfruttando il buio del molo a suo favore. Mise persino delle reti sulla poppa, come se stesse effettivamente programmando una calata notturna. Poi venne il turno della console di comando, che affrontò con abitudine. Si sistemò i guanti -un gesto tutto suo, di preparazione- prima di controllare i vari indicatori del motore e accendere la radio per settarla sui canali fluviali. In ascolto ma con il microfono disattivato, previdente.

    Mosse qualche indicatore, per poi controllare la frizione dell'imbarcazione. Gesti automatici, portati chissà quante volte dal proprietario della barca...si sorprese a guardare verso le scalette che davano sulla cabina, la mente che vacillava al pensiero del pasto. Lasciò passare il momento, era conscio di non essere in condizioni di combatterlo.

    Tenne la testa bassa per lunghi secondi prima di provare ad avviare il motore principale; strinse con rabbia il timone, provocando un lieve cigolio nel metallo smaltato.

    Andiamocene.

    Infine girò la chiave, pronto a lasciare quel maledetto porto e le sue colpe.

    Piccola domanda: al momento quanti ps ha J? Non sapendolo ho giocato ancora il desiderio di sangue, contando anche la sua mancanza di lucidità.

    Se trova nella barca cellulari li spegne, e fa la stessa cosa con il gps proprio della barca in modo da non lasciare tracce del suo percorso.

    Per quanto riguarda la barca, se tutto va bene cerca di lasciare il porto. Segue le solite rotte fluviali, (quelle proprie dei pescatori , adatte a quell'imbarcazione,)aiutandosi con la radio per capire se in zona ci sono imbarcazioni e quindi poter girare al largo. Velocità normale, senza fretta per non destare sospetti. Per il momento la direzione è il bayou(ovviamente zone adatte al pescaggio di quella barca).
     
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    Ho aggiornato i PS nel pannello, comunque eri a 1, ne hai presi 10 ma spesi 3 quindi il totale attuale è di 8 😉


    Julius non perse tempo, e cercando di domare quel senso di colpa che lo stava affliggendo cercò di affrontare la situazione in modo freddo e razionale, unica chance in quel momento di uscirne puliti senza dover ricorrere all'aiuto di qualche "amico" che poi avrebbe sicuramente chiesto un conto salato a tempo debito.

    Decise di sfruttare il piccolo barchino della sua vittima per allontanarsi da li e cercare magari di occultarne il corpo in qualche angolo sperduto del bayou, cosa che almeno sulla carta sembrava fin troppo semplice.

    ...

    Purtroppo per lui il tragitto era abbastanza lungo, e quel barchino era spinto solo da un motore di piccole dimensioni, più che sufficiente per un giretto turistico ma totalmente inadatto a muoversi con rapidità, sorpattutto nei posti dove c'era bisogno di una buona manovrabilità.

    Facendosi due conti ad occhio si rese conto che ci avrebbe messo almeno due ore di navigazione prima di trovare un posto adatto per addentrarsi nel bayou e scaricare il corpo in un posto dove magari non lo avrebbe più trovato nessuno.

    Poi ovviamente avrebbe perso altrettanto tempo per tornare indietro...
     
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    Il borbottio del motore accompagnò per lunghi minuti il ragazzo, trincerato nel silenzio. Davanti a sé teneva distesa una cartina della zona, seppur la conoscesse bene. Manteneva una velocità bassa, non potendo chiedere di più al motore.

    Lo sguardo guizzava a pause alterne all'orologio digitale fisso su uno dei lati della console di comando, rendendosi conto dei tempi. Ne era conscio, non poteva farci nulla...e la fretta lo avrebbe portato a sbagliare, soprattutto nello stato in cui si trovava. Doveva pazientare, sedare la smania che gli sobbolliva dentro. Era tutto collegato a doppio filo alla paura di quanto vissuto, e alla ricerca di un minimo di pace. Ne aveva bisogno, ora più che mai.

    Decise quindi di continuare, lo sguardo fisso alla prua. L'imbarcazione tagliava il mare in modo piuttosto claudicante, producendo due tratti paralleli di spuma come scia.

    Sembra la tenesse bene... osservò tra sé, mentre controllava il livello di carburante per capire se gli sarebbe bastato per la traversata. Ci teneva, sicuro...

    Si costrinse a smetterla, e concentrarsi sulla navigazione. Quella sua schermaglia interna non lo stava aiutando a riprendersi, ma solo a calcare sui propri sbagli. Doveva calmarsi.

    in primis scusa il post scarno.

    Dunque, se la barca ha abbastanza carburante si prosegue, e in caso tutto andasse liscio Julius userebbe quelle ore di tempo per cercare di ritrovare un minimo di equilibrio, calmarsi.
     
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    Tutto perfetto, ricorda che con WP ad 1 Julius è praticamente esausto sia fisicamente che mentalmente 😉


    Il piccolo barchino proseguì il suo calmo viaggio nel Mississippi, percorrendone l'ampia ansa che disegnava prima di uscire dalla città e dirigersi a sud, verso il golfo. Ci volle circa un'ora e mezza per uscire dalla città e poi un'altra mezz'ora per trovare un buon canale secondario da percorrere per arrivare finalmente nel pieno del bayou.

    Il posto era praticamente perfetto per liberarsi del corpo, ma di certo le storie che aveva sentito circa altri esseri sovrannaturali che popolavano quelle zone non lo facevano stare tranquillo, per nulla. Benchè fosse solito percorrere alcune rotte nelle aree piu perficeriche per i suoi traffici, stare li, da solo, al buio e nel silenzio, era qualcosa a cui non si poteva fare l'abitudine.

    Guardandosi intorno ebbe uno strano brivido, una sorta di istintiva sensazione di non essere solo, di non essere al sicuro... Come se qualcosa, un predatore ancor più terrificante, lo stesse osservando famelico da lontano, aspettando il momento giusto per colpire...
     
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    Proseguì per ore, il corpo abbandonato sul sedile del timoniere e la mente rapita dai flutti neri. Di tanto in tanto si accorse di aver avuto qualche minuto di black-out, sprazzi di tempo senza coscienza. Non poté far altro che lasciar fare il più del lavoro all'inerzia, e limitarsi a piccoli aggiustamenti di rotta. Il braccio destro rimase per tutto il tempo stretto sul timone, con i fasci muscolari occupati a borbottare una dolorosa nenia. In realtà era tutto il suo corpo a chiedere pietà, desideroso di un time-out.

    Lo sguardo spento si rinvigorì un minimo alle prime avvisaglie di vegetazione, le porte del Bayou spalancate a dargli il solito tetro benvenuto. Le poche luci esterne della barca non riuscirono a vincere la tenebra esterna, donando al novello capitano miseri squarci del luogo. Una cortina di verde e nero si dipanò oltre il vetro, portando lo spettatore a dubitare del suo senso della profondità. Una tela di fitti acquarelli scuri, in cui il soggetto dell'opera si nascondeva truffaldino.

    Abbassò i giri del motore per procedere con più sicurezza, aiutandosi nella scarpinata con un faro di prua puntato sulla superficie dell'acqua. Ad ogni movimento dell'imbarcazione sopraggiungeva la risposta dell'acquitrino: un movimento lontano, strascicato. L'improvviso verso di un Aigrette, disturbato da qualcosa.

    Simili gli scatti del giovane, con il capo pronto a cercare la fonte di ogni rumore, aiutandosi con il faretto nella sonda. Un fare nervoso, a rendere palese il suo stato emotivo: fragile come un cristallo, ed altrettanto limpido.

    Scattò la mezzanotte, e una sciocca sveglia trillò alla sua destra. Julius si irrigidì, confuso. Attimi di nulla, di paura dipinta nel sembiante scarno e pallido prima di rendersi conto della fonte: uno stupido orologio da polso, lasciato probabilmente lì dal proprietario. Lo colpì con una forte manata, facendolo sbattere contro la parete in vetroresina.

    Strinse il pugno, e il flessore tuonò lamentele verso il giovane a capo. Un dolore sordo, che lo fermò dall'aprire un nuovo oblò nello scafo. Fece qualche passo indietro, allontanando lo sguardo dall'orologio e sparendo sottocoperta. Barcollante.

    Riapparve dopo svariati minuti, trascinando con difficoltà il cadavere avvolto nella cerata. Ogni tiro accompagnato da un borbottio di sforzo; non si accorse di incamerare aria per lo stress, e di ributtarla fuori con un verso non dissimile da quello di una marmitta otturata.

    Finalmente sul ponte lasciò il corpo, guardandosi attorno. La vista annebbiata non aiutò nel distinguere i dettagli nella vegetazione, ma qualcos'altro sembrò avvertirlo di sbrigarsi. Si chinò frettoloso sul corpo, mettendo dentro al sacco svariati pesi per farlo andare a fondo. Uno, due, il terzo gli scappò di mano con conseguente bestemmia. Cercò di riprenderlo, la mano a tentoni mentre il peso rotolava verso le reti da pesca. Lasciò perdere, e ne infilò un altro prima di tornare a guardarsi attorno, frenetico.

    Alla paura mortale e logica rispose la rabbia e l'istinto, con i canini snudati e i muscoli del volto tirati all'estremo. Non era solo, qualcosa lo stava osservando. Qualcosa che portò la Bestia a ringhiare nervosa, mentre il giovane trascinò il cadavere verso l'acqua. I tessuti tesi al limite nel sollevare quel corpo, un peso che normalmente avrebbe alzato senza pensieri.

    Si sentì spezzato, fuori e dentro. Fuori dal suo ambiente, nel mirino.

    Se ci riesce butta fuori bordo il cadavere appesantito, e corre verso l'acceleratore per schiodare da lì. Se qualsiasi cosa gli impedisse di sbarazzarsi del cadavere mette come prima cosa il salvarsi, quindi sempre via più veloce della luce!
    Il motore della barca è stato lasciato acceso durante la sosta, e non ha buttato ancora di sorta (anche perché nel bayou si incastrerebbe, vista la merda nel fondale.)

    Per l'Aigrette, dovrebbe essere uno di quegli aironi propri del Bayou. Se non sbaglio li chiamano così, alla francese :D


    Edited by GoldExperience - 8/8/2019, 13:36
     
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    Ottimo davvero 👌


    Nonostante Julius fosse prossimo all'essere esausto, si adoperò al massimo per cercare di fare in modo che quel corpo non venisse scoperto, non subito almeno. Il posto unito al modo in cui lo aveva occultato avrebbero reso il suo ritrovamento davvero difficile per parecchio tempo, salvo coincidenze particolarmente sfortunate.

    Il timore, la paura atavica che quella palude istillava in lui in quel momento era qualcosa che raramente aveva provato in modo cosi marcato, nonostante fosse solito - di tanto in tanto - fare dei giri notturni nel bayou per i suoi traffici. Solitamente non si addentrava cosi a fondo, e percorreva rotte note e bene o male abituali, dove era già passato centinaia di volte. Qui era diverso, era come se fosse da tutta un'altra parte. Se di solito si poteva quasi godere la brezza umida e calda durante la navigazione, qui questa era ferma e soffocante, una cappa che rendeva l'aria quasi densa. A rendere tutto ancora più strano, non c'erano rumori di sorta ad accompagnare il borbottio del piccolo fuoribordo del barchino. Non aveva mai sentito un silenzio del genere nel bayou, era innaturale. Era come se qualcosa avesse fatto scendere un istintiva paura in tutte le creature nell'area, portandole ad un timoroso silenzio.


    Quando il corpo venne gettato fuoribordo, l'impatto con l'acqua causò un rumore che parve più forte di quel che effettivamente era, tanto che Julius potè quasi sentirlo echeggiare nella palude. Si assicurò per qualche istante che il corpo andasse a fondo grazie ai pesi che aveva aggiunto. Passarono si e no pochi secondi quando lentamente ma in modo efficace questo affondò giù fino a che non fu piu visibile nell'acqua torbida del pantano.

    A quel punto, mentre stava per girare i tacchi e tornare in città, alle orecchie del vampiro giunse un rumore proveniente da circa una ventina di metri a poppa del barchino, un rumore di acqua e sterpaglie mosse che ricordava quello di un oggetto trascinato in acqua. Subito dopo un breve ma profondo ringhio, che poteva forse ricordare quello di un leone.


    Il vampiro, già sul chi vive a causa delle strane sensazioni che stava provando, si precipitò ai comandi dell'imbarcazione e, portando la manetta al massimo, puntò la prua verso la strada di casa deciso a lasciarsi dietro in fretta quel posto spettrale, ciò che ci aveva portato e ciò che sperava non lo avrebbe seguito a casa...







    Dopo una decina di minuti di navigazione Julius non aveva ancora ripreso il corso principale del fiume, ma si sentìva gia piu tranquillo. Ammesso che ci fosse qualcosa di pericoloso, era quasi sicuro che se ne fosse sbarazzato.

    Rotta per?
     
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    Gettò l'uomo senza nome nell'acqua putrida, incidendosi dentro quell'immagine. Il sacco cerato spezzò la superficie dell'acqua con un tonfo fastidioso prima di cedere al limaccioso fiume e sparire. Piano, cadendo nell'anonimato.

    Quasi in risposta sopraggiunsero degli strascichi pesanti, acqua in movimento. Girò la testa verso la fonte, e dal nero risalì un ruggito bestiale.

    Corse verso la cabina senza pensare, cadendo letteralmente contro la leva di accelerazione. La colpì un'altra volta per la paura, dipinta ad arte nel sembiante pallido.

    Il motorino ruggì malevolo alle sollecitazioni, imbeccando leggermente lo scafo e facendogli perdere l'equilibrio per l'improvvisa accelerazione. Quasi cadde, riuscendo a reggersi all'ultimo grazie al boccaporto. Lì fissò il buio, e rispose al ruggito con un ringhio irato, da animale ferito. Durò qualche attimo, le sciocche lamentele di un cucciolo davanti ad un vero predatore.

    Di lì a poco si staccò, crollando nei pressi del timone e raddrizzando la rotta. Evitò di poco una fitta rete di mangrovie, guadagnando al contempo distanza da quella cosa.

    Si sentiva al sicuro, lo credeva...eppure si ritrovò a stringere un rovinato coltellaccio trovato tra gli attrezzi da pesca, di quelli più adatti a slamare grovigli di reti che ad offendere. Lo avvicinò al petto, quasi fosse un'assicurazione. Inutile ancora, su cui proiettò gli ultimi scampoli di sicurezza rimastagli.

    E così si allontanò, diretto verso le più sicure vie fluviali. Ad una certa si decise a mollare la sua momentanea coperta di Linus: il coltello volò fuori bordo con un gesto quasi irato, e a seguire anche l'orologio da polso che poco prima era stato complice nel primo caso di ischemia vampirica. Osservò la notte che filtrava oltre le alte fronde degli alberi palustri, e sospirò. Era vivo.

    Virò a babordo, verso un molo sicuro.

    Se lo conosce si dirige verso qualche moletto sicuro, poco frequentato. Va bene anche uno dei soliti moli disastrati che costeggiano il bayou, l'importante è che da lì abbia modo di tornare a casa e non ci siano spettatori. Se riesce a trovare un luogo simile si avvicinerà a luci spente alla riva, e girerà la prua verso il mare aperto. Si fermerebbe a breve distanza dalla riva, un tratto che sia sicuro di poter percorrere a nuoto nonostante le sue condizioni. Nel qual caso tutto ciò fosse possibile metterebbe le rete da pesca legate ai fermi di babordo (ovvero dove si mettono prima delle calate,) e mette il motore a giri sostenuti con il timone bloccato come durante le battute. In sunto sta cercando di simulare una barca alla deriva, probabilmente per un incidente di pesca. Da lì via verso la terraferma, lasciando andare il battello.

    Se sono andato troppo avanti scusami, era per farti intendere cosa potesse avere in mente. Una cosa che reputa semplice e che dovrebbe costargli poco sforzo, visto che a breve crolla a 4 di bastoni.
     
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    Il piano era ben delineato nella testa di Julius, ma richiedeva in primis di raggiungere uno degli approdi abbastanza vicini da consentirgli di tornare a casa per tempo. Navigò quindi per un'altra ora e mezza circa. Il tenue ma vivo bagliore delle luci della città lo aiutavano ad orizzontarsi per ritrovare la via di casa, ma la corrente contraria del fiume rendeva più difficile il lavoro al piccolo fuoribordo.

    La noia non aiutava certo il vampiro a restare lucido, la stanchezza arrivò più volte ad annebbiarne la mente, lasciandolo per diversi minuti nell'arco del viaggio in una sorta di stato di "assenza".


    Vedendo avvicinarsi all'orizzonte l'approdo della Star Fleet decise che era giunto il momento di mettere in atto il suo piano. Era ancora molto lontano dal punto di partenza, ma percorrere il resto della strada che mancava gli avrebbe richiesto ancora molto tempo, e avrebbe comportato rischi aggiuntivi che giustamente non valeva la pena prendere.


    Durante il viaggio aveva riflettuto sul da farsi, cosi nel momento in cui decise di agire, sapeva alla perfezione come muoversi. Predispose e calò le reti da pesca, per poi bloccare il timone ed il piccolo manettino di modo che la barca proseguisse da sola la sua navigazione alla deriva.

    Fatto ciò, si gettò fuoribordo, intenzionato a raggiungere a nuoto i moli della Star Fleet da cui avrebbe facilmente trovato il modo di tornare a casa. La distanza da colmare era davvero breve, e cosi nell'arco di poche bracciate trovò la scaletta che aveva adocchiato per salire sui moli.
     
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    Una mano uscì dall'acqua, abbrancando il primo piolo emerso della scaletta. La sorella corse in aiuto, aiutandola a tirar fuori dal fiume il corpo del giovane: stanco ed inzaccherato, sguardo smorto incastonato in un sembiante ancor più pallido del solito. Julius si stese sul moletto in cerca di un attimo di tregua, levandosi dalla fronte i capelli bagnati. Un corpo inerte, da cui sfiatò un deciso...

    Vaffanculo.

    Diretto alla serata in generale, a cui fece seguire un torvo sguardo lungo i pressi. Si interessò brevemente alle forme di capannoni e palazzi vicini, per qualche motivo infastidito. Faticò a definirli, vedendoli come ammassi sfocati in lontananza. Si massaggiò le palpebre, brontolando un...

    Ci sei quasi, ora alzati.

    Al corpo, perso a quattro di bastoni. La stanchezza mentale incideva sul fisico come un grissino sul tonno, sfaldato con mano decisa; una tortura che sapeva di dover affrontare quando ore prima decise di frapporsi alla Bestia. Ma non c'era rimpianto in lui, non per quella scelta.

    Strinse i denti, e si rialzò. Un gesto semplice, per lui faticoso. Quasi innaturale. Ce la fece, arrivando a percorrere ben...quattro metri scarsi prima di appoggiarsi ad uno dei pioli di ancoraggio del molo.

    Devo levarmi questa roba di dosso, ci manca solo che sia costretto a sprecare Vitae per riscaldarmi... Si sfilò la giacca, strizzandola e restituendo così al fiume il maltolto.

    Se la mise sottobraccio,e una volta sicuro di non finire spalmato sulle assi del pontile uscì dal porto. Un cammino claudicante, verso la più vicina strada illuminata. Alla ricerca di un taxi o di un altro modo per tornarsene finalmente a casa.

    Dunque, cerchiamo un taxì. Se ne vede uno passare per strada alza la mano per chiamarlo, e si infila dentro per farsi portare a casa mollando un po' di banconote sul sedile . Se non ne vede ma al contrario nota negozi, locali o anche lavoratori portuali al lavoro chiede se possono fargli il favore di chiamargli un taxi, non avendo lui il cellulare (visto com'era ad inizio serata ho immaginato che in tasca avesse solo portafoglio e chiavi, rimasti nella giacca dalla sera prima. Non gli è minimamente passato in mente di prendere i telefoni, e anche se fosse ora sarebbero da buttare)

    Se ha sfiga e non c'è nessuno inizia a barcollare verso casa, chiedendo al primo passante o al primo locale aperto che trova se possono chiamargli un taxi. Altrimenti fa il lobotomizzato fino a casa.
     
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    La strada era lunga, ma sapeva bene che in quel posto, a quell'ora, non avrebbe certo potuto usare i mezzi pubblici, e ancora meno probabile era trovare un taxi. A peggiorare le cose, quella era un'area decisamente povera, periferica e poco abitata, quindi oltre a non esserci praticamente nessuno in giro a piedi, trovare locali o simili era praticamente impossibile. L'ora, sempre più tarda - tanto che i piu mattinieri avrebbero iniziato a dire "presto" piuttosto che "tardi" - non aiutava certo a trovare in giro un qualche tipo di aiuto.

    Julius si trovò costretto a farsela a piedi. Iniziò a camminare stancamente nella notte. Visto dall'esterno poteva sembrare un barbone qualsiasi, ubriaco, che barcollava senza meta. Dopo circa tre quarti d'ora finalmente si trovò in un'area più civilizzata, e riuscì a trovare un locale ancora aperto da cui riuscì a farsi chiamare un taxi.

    Una volta arrivato, il tassista nel vedere le condizioni di Julius era abbastanza riluttante nel farlo salire in macchina. Cedette alla fine solo dopo aver posto un triplo strato di giornali sui sedili cosi da evitare che si rovinassero. Non era di molte parole e non sembrava per nulla interessato a scoprire cosa ci faceva una specie di barbone tutto fradicio nel bel mezzo di Algiers.

    Passarono altri dieci minuti quando finalmente il taxi lo scaricò di fronte al cancello del palazzo dove si trovava il suo rifugio.

    Non fece in tempo a rilassarsi, festeggiando il ritorno a casa, che una figura indistinta nella penombra attirò la sua attenzione. C'era qualcuno proprio a pochi metri dal cancello, seduto su una moto. Vedendo Julius scendere dal taxi prese un'ultima boccata dalla sigaretta ormai prossima alla fine per poi gettarla in terra poi si alzò in piedi e spense il mozzicone a terra con il piede. Era evidente che stesse guardando Julius, probabilmente lo stava aspettando da un pò.
     
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    Signore dell'Arpiato

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    Finalmente qualcuno raccolse il derelitto, seppur foderando i sedili con vecchie copie di giornale. L'abitacolo rimase silenzioso per tutto il viaggio, con il giovane disastrato che guardava fisso davanti a sé, borbottando qualcosa di incomprensibile per rimanere vigile. Non batté quasi mai gli occhi, concentrato sulla strada. Contando la distanza che lo separava da casa, dal suo letto.

    Di tanto in tanto variò, spostando le sue attenzioni al collo dell'uomo o allo specchio retrovisore in cui era riflesso il guidatore. Si sorprese a fissarlo...avvicinò impercettibilmente il capo, fissando ancora una volta il collo dello sconosciuto. Non riusciva a controllarsi, nonostante la fame fosse placata l'istinto spingeva ancora in quella direzione. Allungò la destra sul sedile anteriore del passeggero, ma qualsiasi cosa stesse per fare venne fermata sul nascere dalla brusca frenata del bolide giallo. Riprese un minimo di senno con il contraccolpo, ritrovandosi a guardare confuso l'autista che -piuttusto scocciato- chiese di essere pagato. Gli lasciò sul sedile più del dovuto e scese, accolto dal cancello di casa.

    Fece qualche passo, chiavi in mano. Poi una figura si mosse, portandolo a congelarsi sul posto.

    Cosa? Chi? Veloci domande interne, rimestate in un ricettacolo di intenti voluto dalla Bestia. Mordeva le sbarre ormai erose della psiche di lui, palesandosi in superficie con movimenti scattosi del corpo.

    Il pugno sinistro si chiuse con forza, in preparazione. Le articolazioni cantarono, tentando di mascherare la momentanea debolezza del ragazzo.

    ... Aprì le labbra, ricacciando dentro uno sporco preambolo per un più cheto Si?

    La voce roca, da cui trasparì sofferenza.
     
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    Avvicinandomi la luce illuminò meglio la mia figura, dando modo a Julius di riconoscermi, cosa che evidentemente fino a quel momento vista la sua espressione mezza sorpresa non gli era riuscita di fare.

    Che cazzo hai combinato Deschain, hai fatto il bagnetto di mezzanotte?

    Borbottai scherzosamente prendendolo in giro per lo stato pietoso in cui avevo notato che versava. L'espressione seria del viso si distese in un sorriso divertito.
     
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    Signore dell'Arpiato

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    Squadrò quasi iroso lo sconosciuto, almeno fino a quando non uscì dall'ombra e dall'anonimato, prendendolo per il culo.

    ....

    Lo fissò per svariati secondi, e pian piano il sembiante si distese. Il pugno si aprì, con la tensione superficiale che lo abbandonò affinando la figura con un tocco morbido, ben in contrasto con l'ammasso di nervi uscito dal taxi.

    Qualche goccia cadde dalla giacca sottobraccio, scandendo la pausa del giovane.

    O'Neill...

    Commentò con tono insicuro, curvando leggermente il capo a lato.

    Sei il più socievole tra quelli che ho incontrato stasera... Abbassò il capo, curvando le labbra e al contempo passando il peso del corpo da un piede all'altro. Sotto sforzo.

    Tornò a guardarlo, muovendosi con calma verso il portone. Problemi in barca... Bofonchiò, cercando la chiave di casa. Immagino aspettassi da un po'... Commentò strascicato, appoggiandosi al muro. Continuò a parlare, come se gli chiarisse le idee. ...ho bisogno di sedermi. Ammise. E' un problema se parliamo di sopra?

    Fece scattare la serratura del portone, guardandolo dalla soglia. Ne soppesò la figura per qualche attimo, prima di lasciar perdere. Non era in condizioni.
     
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