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Khai.
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Il corpo femmineo della cainita può aver lasciato il garage tuttavia i pensieri, come i tenui tentacoli di una medusa, restano in parte impigliati a quella camera d'aria. Plausibilmente, pensa, sarebbe risultata meno fuoriluogo all interno della Toyota, ben più disordinata rispetto i banchi da lavoro.
Algida e polverosa sensazione di abbandono permea il salotto ordinato al pari, probabilmente, della solitaria socialità della ghoul; di certo raramente negli ultimi tempi ha accolto da ospite dei fequentatori.
Pesca per prima la foto sbiadita e fa per portarla assieme alle altre due sul ripiano della cucina, quando la suola gommata delle converse rosse soffoca uno scricchiolio contro il tappeto. Il fascio di luce si pianta lì, nemmeno stesse dando la caccia dall elicottero ad un galeotto appena evaso.
Abbassatasi, riesce a prendere il frammento di ceramica: l odore del limone, e di quello che forse era the, da alla malkava un quadro appena più preciso. Il telecomando giugne alla sua percezione visiva, e presolo, va a poggiarlo sul bracciolo del divano.
Perde qualche momento a spiare sotto il divano stesso, le cui fondamenta potrebbero nascondere altri segreti.
Di seguito quindi torna sui propri passi e poggia la cornice della foto sul banco della cucina, sul quale avrà inizialmente cura di puntare il fascio della torcia alla ricerca di un bollitore. La tazza rovesciatasi è recente, oppure un episodio tanto comune quanto tralasciabile?
Delicatamente sfila il retro della cornice, per appropriarsi della foto e distinguerne eventuali particolari: date, nomi magari, o - se così vecchia come sembra - persino il nome del fotografo che l'ha scattata e sviluppata. Poi tocca alle altre, quella in albergo e quella con il gruppo, cui pone i medesimi quesiti ideali.
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Sotto il divano nulla, a parte una generosa quantità di polvere in attesa del panno. Una volta prese le foto si dirige in cucina, e stando attenta a non illuminare le finestre guarda in giro, alla ricerca di un bollitore che trova dopo pochi attimi. Ancora sui fornelli, freddo e pieno per un quarto di acqua. Il fornello è spento, ma nel lavello c'è un piattino da the e un cucchiaio.
Districando le foto dalle cornici e controllando il retro nota come siano tutte prive di scritte o date, a parte la più vecchia.CITAZIONE'96, Didone ed Enea.SPOILER (clicca per visualizzare)Ada rolls 6 dice to acc (Diff 8) 7,1,2,2,3, 10 [failure]
Non hai idea di cosa significhi. Se vuoi prossimo turno ti faccio ritirare a diff +1.. -
Khai.
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Lascia le cornici in ordine sul ripiano, una accanto all'altra, tenendo però le foto.
Per qualche ragione Martha ha perso la presa sulla tazzina, ce ne è una, quindi non ha servito the ad altri. Ha pulito in fretta, lasciando bollitore, piattino e cucchiaino in giro per la cucina.
Sposta il capo e lo sguardo attorno a sé, cercando di disegnare con la propria immaginazione i movimenti della donna.
Se se ne sia andata in fretta, se proprio in casa sua si è consumata la fuga da tutto questo, non ha preso la propria auto. La bicicletta mancante, forse? Od il mezzo di qualcun altro, che magari è venuta a prenderla, o...?
Più scava in questa storia più sorgono interrogativi. Ancora alla ricerca di una lampadina da accendere su Didone ed Enea, intraprende la strada che la porterà a visitare il piano interrato.. -
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Arriva alla porta del seminterrato, e ha la fortuna di notare subito l'interruttore. Lo accende e scende le scale in legno, ripensando a quei due nomi e rivangando i suoi studi classici. Dopo qualche attimo si ricorda che Enea è un eroe dell'antichità...che centri qualcosa con l'Eneide? Su Didone poco o nulla, ma di certo i due nomi sono in qualche modo collegati.
La scala interrata finisce su una pavimentazione grezza, di cemento. La stanza avrà si e no la grandezza del salone, e viene usata come magazzino e lavanderia: facile notare il duo lavatrice/asciugatrice ancora piene, o le scatole impolverate accatastate da un lato a formare una montagnola. Le altre due pareti sono pressoché vuote, se non si contano i tubi delle utenze che salgono verso la zona living.
Questo ambiente, per quanto sia fuori dalla portata di eventuali ospiti, par piuttosto ordinato. Le uniche cose che saltano all'occhio sono un grosso tubo dell'acqua, leggermente piegato verso l'esterno e graffiato su più punti e una cassetta alla base del mucchio, l'unica non chiusa con lo scotch e senza troppa polvere.
All'interno delle catene con grosse manette, nascoste sotto vecchi abiti. L'odore di sangue la raggiunge, fievole.SPOILER (clicca per visualizzare)Ada rolls 6 dice to acc (Diff 9) 7,5,5,9,8, 4 [1 success]
Ada rolls 5 dice to Inv (Diff 8) 4,6,7,3,8 [1 success]. -
Khai.
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Babele si sposta, passo leggero, presso la scatola non sigillata: qui, con un colpetto della punta della sneaker, toglie il coperchio. Il lezzo sanguigno, inconfondibile, raggiunge le sue narici.
Mi domando...
Esita, occhieggiando per il seminterrato alla distratta ricerca di anelli metallici che possano rivelare la precedente posizione delle catene; tuttavia è proprio il muro nelle vicinanze della scatola ad attrarla maggiormente.
Fa roteare la torcia nella mano e, con il manico, comincia a dare alcuni colpetti al muro. Concentrata sul percepire riverberi vuoti provenienti dalle percosse, non può fare a meno di notare anche il tubo, all'apparenza graffiato. La mano libera si allunga su di esso, per manipolarlo.. -
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Il muro sembra proprio non avere cavità di sorta, nessun rumore sordo a preannunciare chissà quale alcova. Non ci sono nemmeno segni di recenti ristrutturazioni, il raso è vecchio e macchiato dall'umidità.
Nel toccare il tubo si accorge che è ben fissato, tanto da rendere impossibile smuoverlo dalla sede; probabilmente nemmeno lei riuscirebbe a sradicarlo, a meno di non dar fondo a tutto il suo sangue. Fa scorrere il palmo lungo tutto la struttura e ad una certa nota dei graffi continui sulla tubazione, in un arco di dieci centimetri. Uno sfregamento continuo, si direbbe.. -
Khai.
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Quasi sperava in un misterioso passaggio segreto conducente ad una camera delle torture, od a qualche altro sordido segreto che potesse motivare più facilmente una fuga repentina.
Ma con il sangue di Luna non è mai così semplice; piuttosto, sembrerebbe che qualcuno - molto più semplicemente - sia rimasto incatenato a quel tubo, e che il ronzare per la stanza attaccato a quello scomodo guinzaglio abbia prodotto quei graffi sul componente impiantistico.
Seguendo questa ipotesi, va ad osservare con maggiore attenzione le catene, intrise del lezzo invitante del sangue, in cerca di graffi similari a quelli presenti sul tubo sugli anelli metallici.. -
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Rimestando nella scatola tira fuori le catene, e fa cadere i due estremi a terra per controllarle gli anelli. Non le ci vuole molto per notare come nella zona centrale della catena gli anelli siano molto graffiati, e in parte deformati nonostante lo spessore. L'interno delle manette presenta alcune incrostazioni, sangue secco. Sembra che qualcuno costretto con quelle manette si sia distrutto i polsi nel tentativo di liberarsi, con forza tale da piegare -seppur un minimo- gli anelli.
Le ritorna in mente il padre, le sue spiegazioni sulla bestia e la frenesia. Sembra che delle volte alcuni fratelli si imprigionano da soli, per evitare di portare caos con la loro furia.SPOILER (clicca per visualizzare)Ada rolls 4 dice to Occ (Diff 7) 7,6,6,5 [1 success]. -
Khai.
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Il freddo metallo fra le esili dita viene esaminato con cura, tanta che le tornano alla mente alcuni aneddoti, pronunciati dalla voce del proprio Sire. E' così tanto che non lo vede, che si chiede se il suono è proprio come lo ricorda.
Per un istante la presa si fa meno certa, il metallo tintinna e la fa riprendere. Avvicina le polsiere alle narici, nel tentativo di comprendere se si tratti di sangue umano a cainita. O nessuno dei due, trattandosi di una ghoul. A mali estremi, potrebbe addirittura testarlo con la punta della lingua.
Subito poi cercherebbe le chiavi, almeno con lo sguardo e, sempre curiosa, delle videocamere: se teneva prigioniero qualcuno, o se ella stessa si imprigionava là sotto, potrebbe aver filmato qualche cosa, per molte ragioni plausibili. Studio delle proprie reazioni, sadismo, masochismo, senso di colpa...
Ma come sarebbe riuscita ad imprigionarsi da sola, dovendo tenere le chiavi a portata? Qualcuno doveva sapere dove trovarla, certo, sempre che non tenesse altri, segregati qui sotto...
Da accucciata che era, accanto allo scatolone, si rimette in piedi posando la catena in mezzo ai vecchi panni.
Edited by Khai - 13/2/2020, 18:01. -
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Lavora di tartufo, ma niente. Sembra che la provenienza del sangue secco sia indistinguibile, forse a causa del tempo passato. Ormai non è che una crosta rossiccia, adornata da forse qualche traccia di epidermide.
Rimette le catene al loro posto, e scruta il seminterrato ormai messo a nudo. Controlla di nuovo l'intera stanza, ma nessuna traccia ne delle chiavi ne di videocamere di sorta; gli unici cavi presenti sono quelli della luce, che escono dal muro e risalgono verso il pian terreno. Ma perché tenere le chiavi lontane dalle manette, a che pro?SPOILER (clicca per visualizzare)La vitae, a differenza del sangue di altre creature, perde i suoi effetti se resta troppo fuori dal corpo(e se non conservata con metodi "particolari".)
Per questo risulta non catalogabile. Se fosse stata fresca ti sarebbe bastata assaggiarla per capire dal gusto se fosse Vitae.. -
Khai.
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La catena è stata messa a dura prova, ma non è rotta né forzata. Di chiavi o videocamere nemmeno l'ombra, quindi o Martha teneva qualcuno qui, o qualcuno la incatenava. O se lei stessa in momenti di crisi si rinchiudeva qui sotto, si è poi liberata, portandosi via la chiave... Oppure, oppure, la chiave è da un'altra parte...
Riflette, scuote il capo con forza: mancano però troppi pezzi per comporre un puzzle sensato.
Che sia stata abbracciata senza che ne venissero a conoscenza altri Fratelli? Sarebbe una buona ragione per perdere il controllo. Qualcuno l'ha trovata, l'ha liberata... Ma in Frenesia, lo avrebbe forse anche ucciso, per la sete... Dove sono un corpo, altre tracce di sangue?
Ancora dabbasso, fa per tornare sui propri passi, a pianterreno, quando alza lo sguardo lungo la scala. Si ritrova a pensare allo scettico Aldo Raine.
Il problema di combattere in uno scantinato, è che si combatte in uno scatinato.
Ridacchia fra sé, ma inclina il capo, quasi l'incertezza del personaggio cinematografico l'avesse contagiata. Occhi puntati sulla porta semichiusa, alcuni gradini più in sù, si sente per un momento fregata; un inganno? Una trappola? Perché? Forse Martha è ancora in casa?
Non può esserne certa. Che oltre al già presente squilibrio mentale si stia facendo largo anche la paranoia?
Male non fa. Cento scalpi di nazisti morti...
Oppure semplice buon senso, quello che la spinge a velarsi nuovamente agli occhi del mondo.SPOILER (clicca per visualizzare)Risalire le scale e tornare a pianterreno, a discrezione del narratore, verrebbe compiuto con Oscurazione 2. A pianterreno controllerebbe l orario su un orologio a parete, se presente e cercherebbe al volo un telefono fisso dotato di segreteria. se trovato, quest ultimo NON verrebbe attivato allo scopo di ascoltare i messaggi, non subito almeno; prima si dirigerebbe al piano ancora superiore per continuare il sopralluogo.. -
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La novella Raine finisce di ispezionare lo scantinato e risale le scale, attanagliata da nuovi dubbi. Richiama su di sé una nuova bugia e ritorna nel silenzioso piano terra. Nessuno in vista, la quiete regna sovrana.
Mentre inforca le scale nota all'ingresso un telefono fisso, da cui adocchia l'orario lampeggiare nel buio. 2:35
Risale le scale fino ad arrivare ad un corridoio, da cui nota due porte aperte sui lati e una chiusa dall'altra parte del corridoio, a chiudere la via. Su entrambe le pareti quadri e poster incorniciati di vecchi concerti, tra cui spicca uno dei Cream autografato dagli artisti. Alle sue spalle l'unica finestra del corridoio, che getta per tutto l'ambiente una penombra dall'aspetto quantomeno furtivo.
Dalla porta di sinistra è facile notare la testata di un letto illuminata dalla luce esterna che filtra da una finestra, mentre la stanza di destra è completamente buia. Vicino alla porta sembra esserci una strana protuberanza, ripetuta lungo tutta la parete. Per capirci di più dovrebbe far luce diretta, controllando da vicino.. -
Khai.
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Ho ancora tempo.
Non serve altro, in fondo, ad un cainita. A parte il sangue.
Sale le scale, e... E' tanto incredula da mandare a ramengo la propria copertura sovrannaturale.
Ma io questo lo rubo.
Accende persino la torcia per accertarsi di vedere davvero gli autografi dei Cream. No, lo rubo, dai. Lo rubo. Continua a bofonchiarlo mentre procede, e punta il fascio di luce verso la strana protuberanza.... -
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Avvicinandosi alla porta e illuminando quella stranezza non si rende subito conto della sua funzione, le ci vuole qualche attimo e un mugugnio di sorpresa prima di capire cosa è quella strana stanza: uno studio di registrazione personale, con tutte le pareti trattate per assorbire il suono. Al centro della stanza un microfono dall'aria molto professionale, e sulla sinistra una console e un pc desktop.
Il fascio illumina prima la parete blu, per poi muoversi verso quella bianca in un gioco di ombre piuttosto fastidioso, in cui i coni fonoassorbenti descrivono nuove forme geometriche.SPOILER (clicca per visualizzare)
SPOILER (clicca per visualizzare)Nuova ost.. -
Khai.
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Pervasa da una sensazione sacrale, muove piccoli e silenti passi nella stanza di regitrazione. Qui, in tempi migliori, Katherine trovava il modo di esprimersi e di vivere ancora.
La malkava ne sa qualcosa, di passioni; certo, la sua è probabilmente più fredda di quella musicale, ma nell'intimità personale non certo meno bruciante. Malinconia e di vuoto, inanimati come quella stanza, la avvolgono come una coltre nevosa. Di tanto in tanto, gesti brevi e mai invasivi sfiorano i dintorni quasi avesse timore di rompere qualche inestimabile cristallo: dietro la console però, vince l'iniziale istinto che l'ha sinora spinta a preservare il luogo, in cerca dei comandi per il controllo del volume. Si appresta ad abbassarlo, quel tanto che basta a non farla soffrire per il suo udito amplificato, ma tenendolo alto abbastanza da scorgere dettagli che ad ascoltatori comuni sfuggirebbero.
Delicatamente aziona il desktop per farlo uscire dalla stasi, e prende a cercare i lavori più recenti della cantante, mentre pensieri espressi in punta di piedi si dipanano in quel cuore afono fatto di mura solaio e pavimenti. Inquadra la batteria.
Allora qualcuno avevi, bambina perduta.
Sorride docilmente, umanamente, incamerando un indizio che forse vale più di tutti gli altri..
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