Appartamento/Rifugio di Ryan Mitchell

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  1. Spyro17
     
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    nome Ryan Mitchell | Clan Toreador |
    Stato Fisico: Perfetto | Punti Sangue: max -4 | Foza di Volontà: max


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    Un’ altra schifo di notte. Il sole era appena calato dietro le imposte chiuse delle finestre, e la bestia lo aveva sentito. Precisa come un orologio svizzero aveva rizzato le antenne assorbendo nei muscoli il sangue necessario per riattivarli ancora, per un’altra schifo di notte. In cuor suo sperava un giorno di non svegliarsi più, l’aveva sempre sperato, ma quel desiderio sembrava essersi indebolito quando era stato abbracciato. Si sarebbe alzato un’altra notte e per tutte le altre notti del mondo a seguire, mosso solo dalla bestia che era diventato. “Spegnere” la creatura immonda sarebbe stato impossibile, perché volente o nolente ella avrebbe preso il controllo del suo corpo se avesse smesso volutamente di nutrirla. Era una parassita del suo corpo e lui un parassita della società. Che bella merda. Si alzò di malavoglia dal letto su cui aveva riposato. Un’altra schifosa nottata avrebbe altrimenti atteso la sua presenza e sia mai che la bestia aspettasse. Rifece il suo letto preciso e ordinato come ogni sera pur di ritrovarlo intatto al momento di caricarsi. Era una cosa che gli aveva insegnato suo padre che aveva fatto il militare a suo tempo: rifai il letto appena sveglio tutte le mattine, così per quanto male andrà una giornata avrai sempre un giaciglio pronto. Si recò poi in bagno a darsi una sistemata. Non serviva davvero farlo: il suo corpo aveva smesso di vivere, la sua barba e i capelli non sarebbero più cresciuti, ne caduti. Non aveva più bisogno di lavarsi perché la sua pelle non sarebbe più ingrassata, ne avrebbe emesso schifosi odori. Era un vantaggio, un minimo vantaggio per una vita eterna da schifo. Si vestì come era solito fare, più una giacchetta leggera. La primavera era iniziata e le temperatura con lei iniziavano ad alzarsi; di poco, ma si alzavano. Si ingigantiva però anche la durata del giorno e con essa la lunghezza del suo sonno vampirico.

    Andò al cellulare e presolo in mano iniziò a scrollare sulla prima pagina di internet le notizie della giornata. Di sicuro era morto qualcuno, probabilmente un incidente stradale, di sicuro una ragazza era stata stuprata da qualche parte e di sicuro ci sarebbe stato un ennesimo scandalo politico di cui così poco gli interessava. L’unica cosa veramente divertente di questi ultimi era la magia che trasformava le sostanze stupefacenti dei politici in normalissima farina integrale. Ecco, quella era una magia che avrebbe voluto imparare.

    A proposito di stupefacenti, era il caso di andare a fare un giro per la città, incontrare il proprio gregge, scoprire da loro qualche notizia più pertinente alla città stessa, per poi offrire loro un piccolo premio fedeltà prima di cibarsi di loro. Non era una cosa che amava fare, anzi lo disgustava dover dare quell’oro bianco ad altri per poterlo assumere lui stesso. Non lo disturbava più il fatto di dover bere sangue, la bestia l’aveva quasi educato a quell’azione e gliela faceva passare per la cosa più banale del mondo, quasi come fosse bere un succo di frutta. Pompelmo o umano non c’era poi molta differenza, no? Respirare però gli mancava, così come gli mancava sentire la pelle lesa da una siringa e la sensazione di caldo o freddo che ne seguiva. Gli mancavano le sensazioni carnali, quelle dei mortali. Quelle mentali invece erano ancora lì, quasi potevano dire di essere peggiorate dopo il trapasso.

    Recuperò quindi il necessario da casa sua, qualche bustina che avrebbe ben nascosta sul suo corpo, il portafoglio con i soldi, le chiavi e poi via per le strade della propria città che aveva battuto più e più volte. Non era il caso di prendere la macchina quel giorno, c’era bel tempo e non aveva piani di andare lontano dal suo centro solito. Forse sarebbe passato all’Elysium se fosse successo qualcosa, se avesse dovuto incontrare i suoi fratelli cainiti, bestie maledette tutti quanti. Non gli piaceva nessuno di essi, né la sua signora, né il suo famigerato capo o principe che si dicesse. Erano solo strumenti, alla stessa stregua degli umani, solo erano giocattoli più pericolosi da maneggiare.

    La vita tutta era solo una grandissima scatola dei giochi: bisognava solo avere la fantasia di mettere tutti i pezzi in ordine per inventarsi qualcosa di nuovo. Si, ma prima di tutto, come ribadiva la bestia, bisognava mangiare. Che fosse Fred o Tania, qualcuno del suo gregge insomma, o la subrette della 56esima strada poco importava: qualcuno doveva diventare il suo pasto per quella giornata. Sfamarsi dai soliti era quasi meglio: dovevi loro poche spiegazioni, gli davi una bustina, loro si facevano e tu ti facevi di conseguenza. Un lavoro facile. Il vero problema era trovare uno di loro.



    Edited by Spyro17 - 7/4/2021, 13:31
     
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