Casa di Otto von Braun

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    Vera Fede 8

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    Il professore e Zoobo rimasero impassibili quando l'individuo si allontanò, entrambi sapevano che quel vicolo portava a un punto cieco, scappare da lì era impossibile. I sensi amplificati dall'uso dell'auspicio diedero modo all'abitante della notte di seguire i movimenti dell'uomo dal rumore dei suoi passi, e in effetti ci fu un momento dove si fermò. Sembrava proprio che lo strano individuo fosse giunto al capolinea, ora doveva necessariamente tornare indietro per allontanarsi da quel vicolo, fortunatamente il professore aveva i suoi trucchi per essere ignorato da chi gli passava vicino. Le cose però non andarono come previsto dal vampiro, l'uomo continuò a muoversi e in seguito si poterono udire ripetuti rumori, come quelli che si possono sentire dando un colpo col piede su un muro, rumori che si facevano sempre più distanti verso l'alto. Se non fosse stato letteralmente impossibile, avrebbe giurato che quell'uomo stava camminando su un muro!

    Cessati i rumori di passi, Otto e Zoobo, celati alla vista altrui, si avvicinarono alla bottiglietta lasciata cadere dallo strano individuo dagli occhi rossi. Non c'era molto da dire a riguardo, ora che la vedeva bene, sembrava proprio una comunissima fiaschetta da taschino in acciaio, le tipiche fiaschette dove vengono conservati i liquori. Controllando il vicolo alla ricerca di altri eventuali indizi, i due non poterono fare a meno di notare la presenza di impronte che andavano verso l'alto sul muro.
     
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    Quel vicolo non conduce proprio da nessuna parte e il malkavo lo sa benissimo: è proprio lì che nemmeno un mese fa ha attirato una delle sue prede (una cinquantenne di origini portoricane) approfittando appunto dei vantaggi strategici dell’isolare un bersaglio in un cul-de-sac.
    Ciò significa che probabilmente la sua curiosità verrà soddisfatta, ma anche che il ventriloquo si troverà in una potenziale situazione di pericolo se dovrà trovarsi faccia a faccia con quell’inquietante e ferina creatura.
    Tuttavia, da un lato la capacità sovrannaturale di muoversi inosservato di Von Braun aiuta a rassicurarlo non poco e dall’altro quel faccia a faccia non avviene… non ancora perlomeno.
    Per quanto la cosa possa essere assurda, infatti, l’uomo ha la netta sensazione che l’oggetto del suo interesse sia in grado di arrampicarsi (forse persino camminare!) sui muri degli edifici che formano quell’angusto vialetto.
    Il Cavaliere della Luna ne prende nota, ma la sua prudenza e il suo senso dell’ordine lo portano ad esaminare gli elementi a sua disposizione uno alla volta, partendo da quella bottiglietta e senza l’ansia di avvicinarsi subito a quel sinistro rumore di… “Piedi? Zampe? Tentacoli adesivi?”
    Ecco dunque che con la mano destra – quella non “abitata” da Zoobo – Otto va raccogliere delicatamente quell’oggetto, prendendolo con le punta delle dita, come un detective accorto che non vuole cancellare le impronte digitali su una prova.
    E in un certo senso è ciò che Von Braun si ripromette di fare inseguito… anche se sarebbero psichice e non digitali le “impronte” che intenderebbe esaminare.
    Si tratta, in ogni caso, di una piccola fiaschetta metallica: il classico accessorio di un alcolizzato dai gusti un po’ rétro.
    Per prima cosa l’uomo si sincera che il contenitore sia del tutto vuoto e poi lo andrebbe ad annusare, cercando di riconoscerne il contenuto.
    All’occorrenza Sensi Acuti (olfatto)

    Quindi riposto l’oggetto nella tasca del trench grigio fumo, Otto – sempre protetto dal suo innaturale oscuramento – perlustrerà il resto del vicolo, fino a raggiungere quelle inquietanti impronte sul muro. Alzando lo sguardo, il Cavaliere della Luna, cercherebbe ulteriori tracce del passaggio della creatura misteriosa.
    Le impronte sono di scarpe o di zampe? E dove conducono?
    Se il mio personaggio dovesse avere la sensazione che ormai l’essere si sia allontanato, scatterebbe anche alcune foto a questi segni.

    P.S: Professore era il “buon” Heinrich Kantorowicz: Von Braun è un uomo abbastanza colto ma senza una laurea :P
     
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    Sapevo che un giorno o l'altro avrei confuso dei pg. :P



    Otto e Zoobo si avvicinarono al muro per osservare meglio le impronte lasciate dall'uomo dagli occhi rossi, erano impronte di scarpe. L'impressione che il vampiro ebbe da ciò che stava vedendo era che l'uomo si fosse messo a camminare sul muro per raggiungere il tetto del condominio di cui il muro faceva parte.

    Tendendo le orecchie verso l'alto Otto non sentiva nulla, era possibile che lo strano individuo si fosse già dileguato.

    Fatte delle foto alle impronte sul muro, Otto e Zoobo controllarono se la fiaschetta trovata era stata svuotata del tutto, verificando così che era del tutto vuota. Otto diede una breve annusata per cercare di capire quale potesse essere il contenuto della fiaschetta: l'odore che ne usciva sembrava un mix di erbe e mandorle amare, un odore mai sentito prima, né da mortale né da vampiro, quindi per quanto poteva saperne un tempo il contenuto della fiaschetta poteva essere un alcolico come poteva non esserlo.
     
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    In modo decisamente teatrale, anche data l'assenza apparente di un qualche tipo di pubblico, tanto gli occhi di Otto, quanto i bottoni di Zoobo (azzurri entrambi) percorrono lentamente la serie di impronte di scarpe sul muro, salendo sempre più con lo sguardo fino al tetto dell’edificio.
    Quindi, non avendo trovato in quel vicolo altri indizi utili oltre a quella fiaschetta – che potrebbe aver contenuto un qualche oscuro preparato alchemico, così come un amaro d’erbe, per quanto Von Braun ne può sapere – il malkavo abbandonerebbe il teatro di quel misterioso evento, per riprendere la sua meta originaria.


    * * *



    Il ghoul di Otto e Zoobo si chiama Ambrogio.
    E' un uomo di mezza età di origini italiane, anche se stando alle apparenze e al portamento ricorda più un inglese. Complice di questa suggestione, la divisa e il cappellino da autista, che lo vorrebbero al volante di un’auto di lusso… magari di una Rolls-Royce.
    E invece l’uomo guida una vecchia Audi Quattro rosso fiammante dei primi anni ‘90. Dal finestrino mezzo abbassato escono le note di un vecchio pezzo di Sergio Caputo, che rassicura circa il fatto che “il peggio sembra essere passato”. Quando poi Ambrogio nota l’avvicinarsi del padrone, subito spegne la radio, accosta e scende dal veicolo, andando servilmente ad aprire lo sportello del lato passeggero. Otto lo ringrazia con un cenno del capo (Zoobo è ora nascosto nella tasca del trench) e sale in auto, ma sui sedili posteriori (si tratta di una 3 porte).
    << Signore? >> Domanda quindi l’autista, informandosi circa la prossima destinazione.
    << Al Monteleone, per cortesia. Ma aspetta ancora qualche minuto prima di partire. >> E’ la garbata risposta del ventriloquo.
    E’ a quel punto che Von Braun pesca la fiaschetta incriminata dalla tasca (quella che non contiene Zoobo) e, accarezzandone la fredda superficie metallica, chiude gli occhi, concentrandosi su di essa…

    Tenterei il Tocco degli spiriti sulla fiaschetta. Se possibile ci spenderei anche un PV!
     
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    Tiri fatti, hai fatto abbastanza successi per ottenere tutte le informazioni possibili da quell'oggetto.


    Otto utilizzò i suoi poteri dell'auspicio tentando di raccogliere qualche informazione sul proprietario della bottiglietta, entrando così in una specie di trance.

    Le informazioni ottenute dalla bottiglietta furono diverse: il suo proprietario era un maschio, utilizzava spesso quella bottiglietta a ritmi regolari per il suo contenuto e, cosa più interessante, non era umano. Otto riuscì a percepire anche una lieve nostalgia di tempi ormai andati, quando la tecnologia ancora non esisteva e l'uomo viveva ancora in mezzo alla natura dentro capanne di legno.

    Il nome Tulane Medical Center risuonò più volte nella sua testa, sembrava che la creatura si fosse sostituita a qualcuno.

    Da quello che percepiva dalla bottiglietta, Otto era certo di una cosa: era una creatura dalla natura malevola.
     
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    Mentre Otto è ancora immerso nel suo stato di trance, con la fiaschetta stretta nella mano destra, la sinistra che fino a poco fa era infilata nell’ampia tasca del trench emerge: su di essa Zoobo che ora fissa (o almeno offre l’idea di fissare) il “socio” con i suoi freddi bottoni azzurri.
    << Accidenti! Qualsiasi cosa fosse quel tizio, non è umano… ed è antico e… beh... malevolo... >> Queste le tremanti parole del ventriloquo, mentre quella sensazione alienante si dissolve (a differenza di altre alienazioni che restano invece ben presenti), lasciando spazio ad una sfocata immagine notturna di Little Woods, vista attraverso il finestrino mezzo appannato.
    Zoobo – con un lento movimento del polso del ventriloquo – pare abbassare lo sguardo per qualche istante, in una posa vagamente meditabonda, poi si rivolge ad Ambrogio, in silente attesa dietro al volante della Quattro: << Al Monteleone. >> Conferma lapidario l’indicazione di Otto. << E non fare il giro panoramico. >>

    L’idea è quella di denunciare il prima possibile quanto visto e percepito presso l’ufficio dello Sceriffo. Strada facendo, mentre Ambrogio guida, Otto cercherebbe sul telefono “Tulane Medical Center” per avere qualche informazione di carattere generale sulla struttura.
     
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