Labyrinth

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    dai a un pirla i poteri da master e otterrai un master pirla.

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    Perduto sulla strada che collega Tangipahoa ad Albany (e agli snodi principali dell'autostrada) si trova una deviazione che conduce l'interessato al Labyrinth. Pittoresco nel suo design e nella luce che divampa dalla sua architettura, il visitatore casuale si stupisce quando se lo trova davanti, perchè non sembra nemmeno una struttura che possa essere quanto nascosta.
    Eppure eccola lì, alla fine della strada. Un torrione spiraloide luminescente che svetta sull'ingresso circolare, vetrate riadattate di un vecchio edificio adornate da graffiti ad hoc per modernarlo, colori sobri fuori, ma spirali luminose ed ipnotiche dentro.

    Il tutto condito da un modesto parcheggio (non più di venti posti-auto) e dalla presenza di un ampio cartello illuminato al finire della strada.

    Leave the maze
    enter the labyrinth
    We're at your service, friends.



    il font è molto ricercato, e pare quasi dipinto a mano. una bellla donna dipinta sullo stesso sembra esortare ad entrare.

    @otto e @Jerome:
    Continuate da qui

    Dopo aver nascosto il corpo della Kendall agli occhi dei più e dei passanti curiosi, l'artista maledetto e il peculiare ventriloquo giunsero in poco tempo nei pressi del Labyrinth.
    Come era facile intuire, i Jersey di cemento erano comunque venuti meno a metà del miglio circa, ma a parte dei vestiti decisamente da cambiare i due non avevano nulla da nascondere.
    Si stupirono invece, di vedere il locale. una torre di luce simile doveva essere visibile sin da prima, ma forse per la conformazione della strada o dell'inquinamento atmosferico, nessuno vi aveva veramente badato.
    Musica dalle tonalità aggraziate ed arabeggianti veniva sparata a un volume medioalto da dentro l'edificio, accompagnata da risate miste di almeno quattro persone, probabilmente di più.
    Nel parcheggio due auto di grossa portata. un Suv nero (con tanto di fiocco bianco elegantemente nastrato sull'antenna) e una carretta un po' più minuta ma comunque presente.
    Fuori nessuno.

    -come dicevo: siete conciati un po' maluccio per l'incidente, anche se siete guariti i vostri abiti sono quantomeno da cambiare.
    Ore: 23:35
     
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    Il Labyrinth sembrava una moderna Sodoma, in mezzo a quella landa desolata e silenziosa. Svettava in maniera quasi sfacciata e fuori contesto e il frastuono che emetteva non era meno pacchiano. Se non altro pensò, ha il merito di rompere quell'insostenibile silenzio.

    Il cainita vide le auto parcheggiate e le indicò ad Otto. Caro Otto, quello è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Poi fece una pausa, mentre controllava i vestiti che aveva indosso. Non possiamo entrare conciati così, a meno che non vogliamo fingere di essere stati aggrediti, cosa non semplice da simulare.

    Puntò i piedi in avanti, tenendo il peso del corpo indietro, come si suole fare quando si ammira qualcosa di grosse dimensioni. Passò lo sguardo prima sulla cangiante spirale e poi sul mesto parcheggio.

    Se fossi il protagonista di un film hollywoodiano, forzerei uno di quei veicoli e lo farei partire unendo i fatidici cavi, ma sfortunatamente non ho questa capacità, ammesso che sia mai stato realmente possibile... e il suo sguardo divagò per qualche istante nei pensieri per poi posarsi sul ventriloquo.Temo che non abbiamo altra scelta se non quella di entrare. Che ne dici?
     
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    L’occultamento di cadavere era un reato che ancora non aveva potuto depennare da quel codice penale che, a partire dalla sua nuova (non) vita assomigliava ogni notte di più ad una lista delle cose da fare assolutamente prima di della Morte Ultima.
    “E pensare che non avevo mai preso neppure una multa...”


    Nascosto il corpo di Julia, Otto, Zoobo e Jerome si separano da Musashi e Julius, seguendo quello svincolo che li avrebbe condotti alla loro misteriosa destinazione. E se i bottoni che costituiscono gli occhi del pupazzo di stoffa appaiono quasi fissi verso un imperscrutabile orizzonte, quelli del ventriloquo sembrano perlustrare i margini della strada alla ricerca di chissà cosa…

    - - -

    Appena giunto a New York, l’artista esule un tempo noto come Ludwig von Braun aveva soggiornato in una pensione di infima categoria davanti ad un locale chiamato “The Obelisk”, un nome esotico e altisonante che mal si addiceva alla meschina natura di quel locale: uno squallido bar che puzzava di muffa e di piscio.
    E forse per via di questa esperienza si sarebbe che il Labyrinth fosse solo una bettola di periferia dal nome ridicolmente pretenzioso e invece…
    << Però! Hai visto che classe, amico? >> mormora Otto a Jerome, fermo insieme a lui ad una certa distanza dal parcheggio del singolare locale. << Ah… A proposito, magari questa brutta esperienza finirà col creare una genuina amicizia fra noi, ma nel mentre vorresti dirmi il tuo nome? >>
    Tenderà quindi la mano (ovviamente la destra) al toreador, intendendo assolvere cortesemente a quella formalità.
    Sarà poi Zoobo a dire la sua, ben più pragmatico e diretto del suo “socio”: << Le possibilità sono due: o riusciamo ad intercettare qualcuno che entra o esce dal locale o saremo costretti ad entrare. Tuttavia non abbiamo tempo da perdere e non possiamo prevedere quando una di quelle sacche di sangue e cocaina spunterà fuori. >>
    << E poi si tratta di un locale notturno. E’ probabile che la gente sia venuta qui in gruppo e questo complicherebbe orribilmente le cose… >> Osserva a sua volta Otto.
    << Vero. >> Annuisce Zoobo con nella sua voce gracchiante e ipnotica al tempo stesso una nota di sorpresa per l’improvvisa ondata di buon senso del ventriloquo. << Quindi dobbiamo per forza entrare. >>
    << Spero non abbiano un dress code troppo severo… >>
    << Otto, vedi di darti una ripulita. >>
    Eseguendo l’ordine di Zoobo come meglio può, l’uomo si sfilerà la giacca ormai logara e la ripiegherà sul braccio destro, coprendo così al tempo lo strappo insanguinato sulla camicia vicino al polso.
    Nel mentre il pupazzo si rivolge a Jerome: << Scommetto che con un minimo d’impegno saprai fare colpo su qualcuno quando saremo entrati. Se riuscirai ad attirare qualcuno da me, lo piegherò alla mia volontà. I nostri obiettivi principali sono: un telefono cellulare, un autoveicolo e se ne avremo l’occasione una scorta di sangue. Se hai altre idee hai la nostra attenzione. >>
    Infine volgendosi verso Otto, col tono serissimo annuncia: << Immersione rapida. >>
    << Ma Zoobo lì dentro… avremo bisogno di te… io, ecco… >>
    << Sarò lì con voi. Ma gli umani non dovranno vedermi. Attirerei l’attenzione. >>
    << Ma non hai fatto nulla di male! >>
    << Non sono io che faccio le regole, Otto. >> risponde infine il pupazzo, ora con una nota di amarezza, quasi soffrisse per la discriminazione per i non-umanoidi. << Immersione rapida. Procedi. >>
    E così Otto von Braun, seppur con riluttanza, infilerà la mano sinistra nella tasca dei pantaloni, nascondendo alla vista l’inquietante pupazzetto.

    Lungo il percorso quello che Otto va cercando è qualche contenitore per liquidi utilizzabile come lattine di birra vuote o bottiglie integre ai margini della strada.
     
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    la particolare ricerca di otto si rivelò poco fruttuosa. il vetro e la latta non mancava certo lungo i bordi della strada, ma chiunque gettasse la propria immondizia giù dalla strada si curava di farlo con forza necessaria a fracassare il vetro, o schiaccianod le lattine rendendole inutili. Solo verso la fine trovò una bottiglietta di plastica ancora valida a qualcosa. spiegazzata, ma buona.

    Entrambi i cainiti, così diversi tra loro per esperienze e abilità, si trovarono a varcare contemporaneamente la soglia del locale, accolti da uno psichedelico gioco di luci e dai suoni invitanti di musica a loro così lontana eppur così accogliente.
    Si diedero una pulita, approcciandosi all'ingresso. Almeno per non sembrare completamente da buttare. Si sarebbero aspettati tuttavia una guardia, un buttafuori, o qualsiasi tipo di controllo all'ingresso ma...niente. Solo un desolato appendiabiti, la presenza palese di una telecamera puntante l'ingresso e un vassoio tondeggiante dai riflessi dorati. sullo stesso, colmo di centinaia di foglietti più o meno spiegazzati e provenienti da decine di fonti diverse, troneggiava un foglio di carta filigranata appeso poco sopra. La carta filigranata recava una scritta in bella vista.

    Lasciate una poesia e avrete una consumazione gratis!



    Oltre la soglia, i due fratelli potevano già vedere l'interno del locale.
    Questo, un grande androne riadattato, si decorava con una fila di sei tavolini, circondati ciascuno da tre divanetti neri e slargati. Tale fila attorniava una modesta pista da ballo centrale, sulla quale svettavano decine di faretti intenti nel diffondere luci colorate e un'aria di festa. In mezzo una decina di persone, perlopiù donne a giudicare dai vestiti. Sfumate alla percezione dalle luci e dai suoni ma inconfondibili nel coro generale della festa: perlopiù voci acute.
    Sul lato, oltre a uno spazio più "privato, con un'altra fila di tavoli stavolta sediamuniti, un bancone da bar di legno massiccio, dipinto come fosse pietra. Nessuna traccia di barman, staff o similari.

    siete ancora all'ingresso.
    Tenete conto che da questo momento, Auspex è completamente inutilizzabile Le luci e i suoni vi stordirebbero, e l'odore di alchool e frutta sono già ora preponderanti.
     
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    Von Braun in vita non era mai stato un frequentatore di discoteche e club notturni.
    Se da un lato la Repubblica Democratica Tedesca della sua giovinezza non era particolarmente rinomata per la movida e la vita notturna, dall’altro anche nella ben più gaudente Los Angeles, le serate dell’uomo si concludevano quasi sempre nella tranquillità della sua villa a Pasadena.
    Ci si potrebbe dunque immaginare, in un simile frangente, il nostro Otto von Braun come un pesce fuor d’acqua…
    Non fosse che da una decina d’anni a questa parte la non-vita di Otto aveva radicalmente modificato le sue abitudini, spingendolo a riconsiderare anche molte delle sue idiosincrasie.
    I locali notturni sono luoghi meravigliosi! Pieni di prede ubriache o comunque con una soglia della concentrazione piuttosto bassa. Certo, c’erano anche i suoi lati negativi: l’acutezza dei sensi sviluppata attraverso la conoscenza dell’auspicio era del tutto vanificata da quella cacofonia di odori dolciastri e luci colorate intermittenti. Per non parlare della musica…
    << Che luogo curioso… >> Otto non aveva ancora deciso se quel posto gli piaceva.
    “Potenzialmente potrebbe dimostrarsi un buon terreno di caccia, se in futuro le esigenze dovessero richiederlo… staremo a vedere.”
    Fu con un certo stupore e ancor maggior sollievo che si rese conto che non era stato disposto personale di sorveglianza all’ingresso. “Fatto alquanto strano.”
    Notando poi il vassoio con i biglietti e quell’invito, Otto china il capo di lato, come se qualcuno gli stesse bisbigliando all’orecchio…
    Quindi annuisce piano e si avvicina al vassoio. Legge uno dei biglietti presenti e impugna la penna apparentemente con l’intenzione di scriverne uno a sua volta.
    Ma non lo fa: invece, dando le spalle alla telecamera, ruberà la penna e aprendone le estremità la priverà della sua “anima” con la canalina di inchiostro. Tutto ciò che ne resterà sarà una semplice “cannuccia” di plastica dura (o metallo, a seconda del modello), che infilerà in tasca.
    Compiuto questo enigmatico gesto, si riavvicinerà a Jerome: << Zoobo dice che dovremmo cercare di isolare qualcuno. Sperava in un barista stanco e solitario che malinconicamente puliva i bicchieri, ma il mio socio guarda troppi noir e comunque non sembra esserci personale… Un locale notturno con self-service non mi sembra un piano aziendale particolarmente lungimirante, quindi dev’esserci qualcosa sotto. >>
    Una breve pausa durante la quale Otto seguita a sbirciare oltre la soglia e quindi: << Direi di puntare al tavolo delle classiche amiche disperate di mezza età. In genere ce n'è uno in ogni locale. >>
    Di nuovo il ventriloquo china il capo di lato, ad ascoltare parole immaginate.
    << Zoboo suggerisce la classica tecnica di rapimento dove tu metaforicamente rappresenteresti il cocktail drogato e il mio socio il panno imbevuto di cloroformio se le cose dovessero sfuggire di mano. >>
    Aspetterebbe di ascoltare ciò che Jerome ha da dire, dopodiché il lunatico si tufferebbe nella festa.

    Per quanto riguarda i contenitori che sono riuscito a procurare, li lascio un po’ nascosti in un punto per me facilmente accessibile appena uscito dal locale.


    Edited by EnricoPallazzo - 13/4/2021, 00:51
     
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    Assistere ai dialoghi tra Otto e Zoobo stava ormai diventando una normalissima routine. Jerome si domandò se saerbbe mai arrivato il giorno anche per lui, di parlare al calzino. Il pensiero gli fece scappare un mezzo sorriso.

    Quel luogo invece, lo faceva sentire profondamente a disagio. Rappresentava perlopiù tutto quello che odiava della natura umana: la frivolezza, lo sballo, il rimorchiare, il frastuono. Nemmeno durante la sua vita da mortale era mai riuscito a comprendere cosa spingesse la gente a frequentare luoghi del genere. Gli unici luoghi di svago che riusciva a frequentare erano perlopiù locali raffinati, dove non c'erano luci stroboscopiche ma luci soffuse e dove la musica non martellava ma accarezzava i timpani.

    E proprio mentre quei pensieri lambivano le sue tentazioni, si rese conto che avrebbe pasteggiato volentieri con una di quelle donne che si dimenavano al ritmo della musica. Gente vuota, con poco da perdere probabilmente. Jerome non era crudele come molti fratelli conosciuti, non provava piacere nel far soffrire le persone. Ma se c'era una cosa che aveva imparato nella sua breve vita da immortale, era che in fondo il male è un'opinione. Non era lui ad uccidere indiscriminatamente, a quello ci pensava già Dio. Egli prende il ricco e il povero, il vecchio e il bambino. Lui invece si limitava a cibarsi delle vene dello sventurato di turno. Chi era dunque quello malvagio?

    Ricacciò indietro il suo nero desiderio e si concentrò sull'ambiente circostante. Quella volpe di Otto aveva ragione su una cosa: dov'era il personale? Se quella era una festa privata, come mai nessuno si era premurato di sapere chi fossero?

    Diamo un'occhiata in giro. Ordiniamo qualcosa, prima di fare qualunuque mossa. disse al suo compagno.

    SPOILER (click to view)
    Vorrei fare un'attenta conta dei presenti e verificare se qualcuno è isolato dal gruppo. Cerco anche qualcuno che abbia l'aria di essere un dipendente.
     
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    considerando che comunque non c'è moltissima gente, presumo che vogliate essere discreti, quindi vi tiro su stealth per la ricognizione
    2021-04-13 02:29:58 Jerome rolls 4 dice to dex+stealth 4,7,7,4 [2 successes]
    2021-04-13 02:29:48 Otto rolls 4 dice to dex+stealth 8,2,4,10 [2 successes]


    Muoversi senza dare nell'occhio quando i clienti si contano sulle dita delle mani non è un'impresa facile per nessuno dei due fratelli. ma tra l'alcool, il casino, e le luci, qualcosa si può sempre ottenere. E i due ottengono un quadro più chiaro del locale.
    In primo luogo le uniche persone disponibili sono soltanto quelle che Otto e Jerome vedono in pista. un gruppo di otto individui, sei donne e due uomini, terribilmente ubriachi e schiamazzanti.
    Non si avvicinarono, almeno in un primo momento, optando per esplorare il resto del locale.
    Ma con somma delusione più che trovare la presenza di una porta per i bagni in fondo alla sala, oltre la linea della pista da ballo, i due non videro altro. Sembrava che nel locale vi fosse stata più gente, a giudicare dai fondi e dai bicchieri sparpagliati qui e lì sui tavoli, ancora non raccolti. Ma ora non più. solo otto persone, che festeggiavano quello che poteva sembrare un addio al nubilato.

    Giunti infine al bancone, i due continuarono a non vedere personale. Dietro un paio di spillatori, illuminati quasi a giorno da un paio di scaffalature di vetro colme di bottiglie colorate, si intravedeva una cassa, un paio di vassoi di stuzzichini, strumenti da barista e un'entrata verso quella che, per logica, doveva essere una cucina, o un magazzino.
    Nessun barista ancora, ma solo la presenza di un campanellino da banco presente sullo stesso. Un cartello, anche questo in carta filigranata, puntinato sul bancone al suo fianco recitava:

    - Se necessitate del bagno un Ding -
    - Se necessitate del barista due Ding -
    - Se necessitate del servizio al tavolo tre Ding -
    - Se necessitate di una citazione di Breaking Bad
    DING DING DING DING DING DING DING DING
    DING DING DING DING DING DING DING DING
    DING DING DING DING DING DING DING DING
    DING DING DING DING DING DING DING DING
    DING DING DING DING DING DING DING DING -



    un po' di dubbi scorsero lungo i due cainiti. Difficile che, con tutto quel rumore, si potesse veramente sentire il Ding di un campanello.
     
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    Quel locale si direbbe rispondere almeno in parte alle aspettative e ai pregiudizi di Otto e Jerome: una grande sala nella quale le luci stroboscopiche e la musica ad alto volume di certo non favoriscono la concentrazione dei suoi avventori ubriachi come un irlandese a San Patrizio.
    << Bene! >> osserva con entusiasmo Otto, che insieme all’artista ha optato per puntare subito al bancone, in modo da non dare troppo nell’occhio.
    Legge il cartello al bancone e solleva le spalle: non ha capito la battuta, non avendo mai visto la serie Breaking Bad, anche se sicuramente vedendola Zoobo avrebbe empatizzato con il personaggio di Hector Salamanca… o forse con il suo campanello.
    Ecco comunque che Otto china ancora leggermente il capo di lato, come se ascoltasse da un auricolare, annuisce e quindi “riferisce” a Jerome: << La situazione non è ottimale, ma neppure delle peggiori. Per come la vede Zoobo le nostre opzioni migliori sono due. La prima sono i due uomini: se è un addio al celibato e quelli sono “professionisti”, significa che sono venuti qui con mezzi propri e sarebbero forse più gestibili per noi rispetto alle sei signorine ubriache. >>
    Interrompe per un momento il discorso fatto al toreador per guardare nella direzione della propria tasca e bisbigliare con un tono deciso: << Sì ho detto proprio “signorine” e no, non la uso quella parola! >>
    Quindi tornando su Jerome: << La seconda possibilità, che non esclude necessariamente la prima, è varcare quella porta. >> Nel dirlo indica discretamente la porta della cucina/magazzino.
    << Per feste private come queste il personale in genere è ridotto all’osso: abbiamo quindi discrete possibilità di incontrare una persona sola o al massimo due. Fra l’altro là tutto questo baccano sarà attenuato, così tu potrai suggestionare i presenti e Zoobo potrà dominarli con maggiore facilità. >>
    Una breve pausa e quindi:
    << Io opterei per questa opzione, anche per un altro paio di ragione… >> Otto si liscia i baffi in quel suo gesto nevrotico che – ormai Jerome se ne sarà accorto – tradisce nervosismo. << Non c’è ancora nulla nelle nostre azioni che lasci congetturare una successiva indagine degli organi di polizia. Ma sai come si dice… “la notte è ancora giovane” e accedendo all’area riservata del locale potremmo per scrupolo cancellare il video di sorveglianza della telecamera all’ingresso. Dulcis in fundo in cucina potremmo procurarci dei coltelli: in una notte strana come questa credo che girare armati possa rappresentare un’appropriata… uhm… affermazione di stile.>>

    Otto osservando con discrezione i presenti cercherà di capire se si tratta a tutti gli effetti di una festa di addio al nubilato e se quindi gli uomini presenti sono spogliarellisti (dal comportamento nei confronti delle donne, dall’abbigliamento o mancanza di esso e dall’aspetto fisico).
     
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    Otto, comincio a provare una certa stima verso la tua lucida capacità di interpretare le situazioni. e questo, Jerome lo pensò davvero.
    Ti dirò attaccò con voce titubante che quelle donne ubriache mi tentano non poco, ma obiettivamente il fatto che siano in branco mi scoraggia un pò. Se riuscissimo ad individuare il proprietario di una macchina, sarebbe tutto più facile.
    Lanciò una fulgida occhiata alla prota della cucina, per poi tornare sul viso pacioccone di Otto. Anch'io sono convinto che non vi siano molte persone in cucina e soprattutto saremmo riparati agli occhi dei clienti.

    Si prese qualche istante per dipanare i dubbi presenti nella sua testa, così propensa a perdersi in inutili elucubrazioni. Poi si diede nuovamente una rassettata ai vestiti e alzò lo sguardo in direzione della porta chiusa. Molto bene amico, andiamo a trovare lo chef.
     
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    non fermati da nessun occhio curioso, e coperti foneticamente dagli schiamazzi delle festanti, i due cainiti circumnavigarono il bancone, arrivando alle scaffalature luminescenti e giungendo fino all'ingresso.
    Non vi era bisogno di luci; la stessa ragione per cui i due fratelli erano mutilati dall'auspicio era la stessa che gli permetteva distintamente di squadrare il piccolo anticamera in cui fecero capolino.
    un punto di snodo, con tre porte ben irradiate dalla luce multicolore. La prima (sulla destra), doppia e dal'apertura a ventola, tradiva un odore di verdura cotta da poco. i due la poterono identificare senza problemi come cucina. La seconda (al centro) e la terza (sulla sinistra) invece, lignee e più tradizionali nel design, recavano maniglia e targhetta di ottone entrambe. "MAGAZZINO" e "PRIVATO" erano rispettivamente le scritte sulle targhette.

    Il proprietario doveva avere proprio la mania dei cartelli, poichè appena sotto la targhetta "MAGAZZINO", gli occhi dei due fratelli inquadrarono l'ennesimo foglio di carta filigranata.

    - se sei qui è perchè hai sbagliato strada! -
    - non lasciarti ingrigire dagli ingranaggi che muovono la serata.
    Suona il campanello e lo staff arriverà al tuo servizio. -



    In cucina, tramite gli oblò della porta, si poteva intravedere un cubicolo quattro per quattro in cui erano accumulate stoviglie di genere, tra un lavello e una cucina abbastanza spartana, rispetto alle dimensioni del locale. il locale doveva veramente tanto fare affidamento su piccole comitive...
    Ma la cosa più particolare era la totale assenza di "staff"
    Ancora nessuno era in vista. Un barman, un cuoco, una donna delle pulizie. Nessuno, all'infuori della gente in sala.

    Se entrate in cucina potete ruolarvi di prendere i coltelli senza problemi.
     
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    << Oh tu mi lusinghi, Jerome… >> si gongola un po’ il paffuto ventriloquo al complimento del toreador, per poi confessare: << Ma ad essere onesti, non è proprio tutta farina del mio sacco… >>
    Un’occhiata alla tasca nella quale è occultato Zoobo e quindi una lieve scrollata di spalle.
    << Bene, diamoci da fare. >>

    E così il duo/trio sgusciando intorno al bancone del locale, accederà all’area riservata al personale. Notata la porta della cucina e appurato dal relativo oblò che al momento essa è vuota (Otto si affaccia dall’oblo quasi in una parodia comica di una delle più famose scene di Jurassic Park), senza perdersi in ulteriori indugi, il ventriloquo entra in questa stanza.
    Qui cercherà molto rapidamente 6 oggetti che verosimilmente non dovrebbero essere troppo difficili da reperire in una cucina:
    4 coltelli da cucina da carne
    1 accendino o accendigas
    1 imbuto
    Metterebbe quindi quello che riuscirebbe a trovare nella giacca ripiegata a fagotto che tiene sotto braccio e uscirebbe alla svelta, ricongiungendosi a Jerome.
    A questo punto porgerebbe uno dei coltelli recuperati al toreador (posto che ne abbia trovati almeno un paio).
    Per un istante poi Otto von Braun osserverà le rispettive targhe poste sopra le altre due porte: “Magazzino” e “Privato”, indicando dunque a Jerome la seconda.
    D’altro canto è lì che più probabilmente incontreranno qualcuno, magari si imbatteranno nello spogliatoio con gli effetti personali del personale e potranno più probabilmente mettere mano sui filmati di sorveglianza.
    “Ci sono molti interrogativi in sospeso ed incognite e forse la più insidiosa minaccia sarebbe una guardia armata…”
    Tuttavia il lunatico confida di aver lasciato nella sua Berlino Est quel genere di sorvegliante che spara a vista…
    Otto lancia così un’occhiata d’intesa a Jerome e se questo non lo fermerà o non manifesterà in qualche modo il suo dissenso, andrà ad aprire la porta del Personale.
    Nel farlo cercherà al tempo stesso di non fare troppo rumore e di assumere un'espressione facciale un po' intontita (cosa che a Otto dovrebbe riuscire abbastanza naturale).

    Mi sono giocato il fatto di conoscere il nome di Jerome perché glielo avevo chiesto prima di entrare nel locale e poi la narrazione si è spostata all'interno. Detto ciò se il giocatore di Jerome vuole magari mantenere l'anonimato del proprio pg o dare ad Otto un nome falso, poco male: nel caso me lo segnali ed edito senza problemi!
     
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    Strano locale quello, pensò Jerome. Il fatto che non ci fosse personale era una cosa alquanto insolita, ma forse si trattava solo di fortuna e in realtà il personale era in pista da ballo. Notò lo sguardo d'intesa di Otto e rispose ad esso con un cenno del capo, preparandosi ad aprire la porta.

    Facciamo comunque attenzione e cerchiamo qualunque cosa che possa tornarci utile. chiosò l'artista moderando la propria voce.

    SPOILER (click to view)
    Otto, non vorrei dire cavolate, ma mi sembrava di essermi presentato nel cassone. In caso contrario risolvo al prossimo turno.
     
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    Hai ragione Jerome, ti eri presentato a Julia. Evidentemente mi era sfuggito... bene così allora!
     
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    2021-04-14 02:35:35 Otto rolls 4 dice to mi spareranno se butto un'occhiata?(Diff 8) 4,8,8,4 [2 successes]

    Le orecchie di Otto, più attente del proprio padrone che lui lo volesse o meno, non fecero che calmarlo. All'interno del "privato" poteva sentire distintamente, che la musica lo volesse o meno, il pieno di un'attività "privata".
    A giudicare dalla voce che stava mugolando, qualcuno all'interno dell'ufficio si stava davvero divertendo.

    Il tempo di allungare la mano sulla maniglia tuttavia gli fece perdere quell'istante di momentum, poichè oltre la porta, Otto e Jerome vennero sorpresi dalla ripetizione assordante di un suono sottile, ma molto amplificato.

    DING! DING!



    Un veloce sguardo fuori. una delle tizie che prima era sulla pista, storta come poche, ora guardava con fare perso il bancone. Capelli ramati, abito leggero e rosso, tacchi e borsetta. Alle sue spalle, poco meno di un paio di metri, una ragazza afroamericana vestita di drappi blu e con un fiocco bianco al polso sorretta a malapena da un uomo bianco in camicia hawaiana e jeans, sembravano tanto tenere d'occhio l'amica quanto impegnati a sghignazzare.
    La prima aveva già distintamente recuperato la giacca, ma il calore dato dagli alcolici non è una cosa contro la quale si può troppo combattere e di conseguenza la teneva debolmente con una mano sul bancone.
    Il susseguirsi rapido di informazioni fece solo indietreggiare Otto e Jerome di qualche passo, ma non li lasciò Altrettanto rapidamente, la porta "privato" si spalancò, e ne uscì un personaggio quantomeno peculiare.

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    Bizzarro nei vestiti e nella paletta di colori che si poteva individuare sotto i flash multicolore della pista da ballo, entrambi i vampiri ebbero quella sinistra e palese sensazione di trovarsi di fronte a un uomo molto bello. Non più o meno carismatico, non magnetizzzati a dargli corda o non rapiti dal suo portamento, come le manifestazioni di ascendente potevano palesarsi ai più. Solo molto bello. Anche Jerome, maledetto com'era a uno sguardo tormentato da visioni di incubo, non sembrava riuscire a scorgere difetti sul corpo della figura che era appena sbucata dall'ufficio, riabbottonandosi i pantaloni con fare poco raffinato.
    Questi lanciò un lungo sguardo perplesso a Otto e Jerome, un sopracciglio molto alto a commentare la strana coppia. Poi, sempre approfittando del Momentum e commentando "Poffarina. non legge nessuno i cartelli?" cercò di dirigersi al bancone inforcando un sorriso magnetico.

    Potete anche fermarlo, solo che non riuscireste a farlo nell'istante in cui è successo tutto. Troppi eventi inaspettati in rapida sequenza.
     
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    Il cainita aveva osato sperare che durante la sua intrusione nell’area privata del locale insieme a Jerome, i festaioli avrebbero evitato di richiamare l’attenzione del personale.
    E invece…
    DING! DING!

    A quel suono ripetuto al lunatico torna improvvisamente alla mente un modo di dire sentito per la prima volta lì, in America: “La speranza in una mano, la merda nell’altra e vediamo quale delle due si riempie per prima.”
    Poco più di un battito di ciglia dopo, un singolare individuo si materializza alla porta sovrastata dall’insegna “Privato”: è un tipo dall’aspetto assai bizzarro ma fondamentalmente in linea con il locale... “Tanto che potrebbe anche essere lui quello che gestisce la baracca.”
    L’uomo sembra in qualche modo dotato di una sua particolare bellezza, apparentemente non di origine sovrannaturale, ma che non lascia tuttavia indifferente Otto che all’opposto – salvo gli strappi sui vestiti dovuti all’incidente stradale, che potrebbero dargli un tocco trasgressivo - ora che Zoobo è nascosto nella sua tasca, ha un aspetto penosamente normale: salvo quelle sue bretelle coloratissime e quel ridicolo fiore finto all’occhiello, potrebbe quasi sembrare un impiegato della motorizzazione.
    Un sorriso inebetito a mo’ di saluto all’uomo, un’occhiata fugace alla donna appena avvicinatasi al bancone e infine una lieve pacca sulla spalla di Jerome.
    << Ora tocca a te, amico. >> gli bisbiglia furtivamente all'orecchio.
    Colui che un tempo fu Ludwig von Braun era un tipo autoritario e decisionista: tratti ora trasferiti al suo feticcio Zoobo.
    Tuttavia tanto l’uomo prima quanto il pupazzo ora sanno quando è il momento di “delegare”.
    Jerome d’altro canto è un uomo di bell’aspetto, in apparenza più giovane di Otto e certamente più sofisticato nei modi: che sia dunque lui a tentare un primo approccio con il barista.
    D’altro canto per quanto inebriante sia per Zoobo la sensazione di potere nell’imporre il proprio volere dominando mentalmente il prossimo, la situazione richiede, almeno per ora, un approccio più sottile e discreto...
     
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