Labyrinth

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    Dopo quelle parole dello pseudo-uomo dietro al bancone, il braccio sinistro di Otto von Braun comincia a tremare. Quel tizio potrebbe a quel punto presumere che si tratti di una manifestazione psicosomatica di nervosismo o paura.
    Ma in realtà è Zoobo che freme di rabbia.
    Detesta la condiscendenza e quell’enigmatico barman sembra espellerla ad ogni istante da tutti i pori.
    “Posto che li abbia dei pori.” Pensa il lunatico, ricordando quella sorta di smaterializzazione e breve dislocamento spaziale di poco prima.
    Consapevole del temperamento del socio, prima che questi salti fuori dalla sua tasca come un pupazzo a molla e facendo un avventato uso dei suoi poteri di dominazione mentale ordini al barman qualcosa come “inginocchiati al mio cospetto”, il ben più timoroso e prudente Otto von Braun gira rapidamente sui tacchi delle sue scarpe di pelle rovinate e raggiunge con lunghe falcate Jerome.
    Nel farlo si augurerà che tutte le attenzioni siano rivolte al magnetico toreador, ma se qualcuno dovesse lanciargli un’occhiata di perplessità, si limiterebbe a spiegare: << Sono il suo agente. >>
    Quindi porterà la mano destra alla spalla dell’artista, prendendolo un attimo da parte.
    << Ho una notizia brutta e una non orribile. La brutta notizia: non solo quel tizio non è umano, ma inizio a sospettare che ciò che questi idioti stiano facendo qui in realtà sia… marinare. Non so quanto sia potente, ma ho il sospetto che lo scopriremmo se provassimo a rubargli le uova dal paniere… >>
    Otto lancia una rapida occhiata al gruppo di festaioli, quindi al bancone e all’uomo dietro ad esso.
    Si liscia i baffi e aggiunge: << La notizia non orribile: il nostro ospite sembra del tutto disinteressato a noi… se non in funzione del fatto che potremmo guastargli la festa. Quindi credo che potremmo togliere il disturbo e che quel tizio non dovrebbe averne a male se lo facciamo sull’auto di uno dei suoi bocconcini. Probabilmente gli risparmieremmo il fastidio di doverla nascondere quando avrà finito… >>
    Nel parlare a Jerome, Otto ora sta dando le spalle tanto alla comitiva quanto al tizio dietro il bancone, perciò non potrà essere visto nel gesto di tirar fuori Zoobo dalla tasca.
    Le luci stroboscopiche del locale si riflettono sui bottoni che il pupazzo ha per occhi, facendoli brillare malignamente: prima su di essi una luce fredda e poi una rossa, quasi fossero iniettati di sangue.
    << Se oserà fermarci scoprirà presto che in realtà in questa topaia siamo entrati in tre e che il terzo non è affatto soddisfatto del servizio. >>
    E detto ciò Zoobo torna in “immersione rapida”.
    << So che non è semplice ma… Se riesci con l’inganno a procurarti le chiavi di una delle auto qui fuori… >> - Otto distratto dalla sua conversazione con l’uomo al bancone non ha seguito con attenzione le successive mosse di Jerome, intuendo solo che sia stato ingaggiato come spogliarellista - << Ce ne andremo subito via da qui, noi tre da soli. Se uno di questi tonti proverà a fare resistenza sospettando il furto d’auto, Zoobo penserà a tenerlo a bada. Te la senti? >>
     
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    Che idiota che sono! pensò Jerome, quando fece ricorso ai poteri dell'auspice inconsapevole, o forse semplicemente poco avvezzo a frequentare luoghi con luci pulsanti e rimase accecato. Si portò il pollice e l'indice sulle palpebre socchiuse e le massaggiò per un istante.

    Fu in quel momento, proprio quando stava cominciando a domandarsi cosa avrebbe potuto fare, che sentì un colpetto sulla spalla e l'inconfondibile voce del suo partner richiamare la sua attenzione. E ciò che gli disse non fu affatto quello che sperava. Quando Otto gli parlò del tizio al bancone, il cainita ebbe un sussulto e soffocò a stento il desiderio di voltarsi per guardarlo.

    Finì di sentire ciò che aveva da dirgli il socio, quandò il lurido calzino si divincolò dalla tasca e sgusciò sibilando le sue minacce. La cosa incredibile fu che pure il buon ventriloquo si stupì della cosa... che avesse davvero vita propria? pensò, dandosi dello sciocco subito dopo.

    Va bene, vediamo se si trovano delle chiavi e facciamolo discretamente, dopodichè ce ne andiamo zitti e buoni. disse scandendo bene le parole per farsi capire nel frastuono. Quelle donne intanto, sghignazzavano come se fossero in preda a un raptus, aprendo le loro bocche e mostrando dentature improponibili e seguitavano a dimenarsi intorno a lui.

    L'artista mise di nuovo da parte il suo orgoglio e con andatura felina, si diresse verso la festeggiata, fissandola negli occchi con uno sguardo seducente.

    SPOILER (click to view)
    Mi guardo in giro scrupolosamente, alla ricerca di chiavi o pochette.
     
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    và già via? domandò il barman con fare interrogativo, sorridente, mentre Otto prendeva il largo. non sembrava essersi accorto (o quantomeno curato) di aver offeso chissà che e non aveva intenzione di seguirlo.
    Rimasto sulla distanza, Otto riuscì a catturare l'attenzione di Jerome senza che nessuno si accorgesse di lui. Come potevano del resto, essere attratti dalla sua buffa figura in quel momento, quando tutti gli occhi erano su Jerome, che mandando giù l'ennesimo rospo si era sincerato di portarsi via la festeggiata con le chiavi.

    Farsele scivolare di mano non era che un orpello, una cosa di cui la ragazza non sembrò manco accorgersi. Ma quando i vampiri fecero per uscire con il proprio tesoro in mano... Nessuna auto era presente nel parcheggio.
    Si voltarono in due (in tre?) ma nessuna ragazza li seguiva.
    Anzi, sebbene la musica stesse continuando, le grida a festa della ressa erano sparite. E anche le chiavi che Jerome era SICURO di avere in mano si erano volatilizzate.
    Nel Labyrinth c'era solamente il barista, dove Otto lo aveva lasciato.
     
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    Sembrava fatta.
    Jerome era riuscito, senza grandi difficoltà a procurarsi le chiavi di un mezzo.
    Zoobo si era tenuto pronto ad entrare in azione nell’eventualità nella quale uno dei clienti del locale o il barista stesso avessero voluto ostacolare la loro uscita dal rumoroso locale.
    Nessun ostacolo, ma anche nessuna macchina.
    La chiassosa compagnia è altrettanto repentinamente scomparsa e persino le chiavi che l’artista aveva fra le mani un attimo prima ora sembrano essersi smaterializzate.
    “Sembrerebbe una sorta di malia… o di illusione.” si ritrova a pensare Otto sbalordito e anche Zoobo, su tutte le furie fino ad un momento fa, pare ora affascinato da quel mistero.
    Il ventriloquo si volta e ora non vede altro che il locale… e quell’enigmatico individuo.
    Colto da un dubbio improvviso poi si tasta la giacca che tiene sottobraccio, dove ha nascosto gli oggetti prelevati all’ingresso e nelle cucine del Labyrinth: la penna smontata e l’imbuto (che aveva preso con l’idea di riempire di sangue una di quelle bottigliette rimediate lungo il tragitto da usare successivamente per ridestare Julia) e i coltelli.
    Verifica quindi se c’è ancora tutto o se qualcosa è sparito nel nulla al pari delle chiavi prese dal toreador.
    << Direi che questa non è proprio la nostra notte fortunata, Jerome… >>
    In un tale frangente il buon senso suggerirebbe all’individuo comune di darsela a gambe, mettendo quanta più strada possibile fra sé e quel “locale stregato”.
    Ma se il cainita - in un modo tutto suo - ha del buon senso, questo è tutt’altro che comune…
    E poi Zoobo vuole sapere.
    Ecco quindi che il pupazzo decide di fare “outing” una volta per tutte. I suoi bottoni ora sono fissi negli occhi di quella creatura che forse come lui è un simulacro.
    << Che ne è stato di quei tizi? Quanto tempo fa sono stati qua? E ci sono mai stati per davvero? >>
    La sua curiosità è quasi feroce: la conoscenza per lui altro non è che uno strumento di quel potere che tanto brama.
    Più mite e – chissà, forse più lungimirante – la richiesta di Otto: << La serata si direbbe finita. Ora ci aiuterai come promesso? >>
     
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    Jerome dovette mordersi la lingua per sincerarsi di non stare vivendo un sogno. Le chiavi, non c'erano semplicemente più. Un attimo prima ne sentiva la dura consistenza nel palmo della mano e poi... e poi cosa? Scomparse. C'era forse una parola più carica di mistero di quella? E in quel preciso istante, tutto ciò che riuscì a dire fu un Che cos...? che uscì fuori come un colpo di tosse. Eppure, ne era certo: aveva adescato quella cadaverica ragazza e le aveva sfilato le chiavi, in maniera impeccabile. Tutto era filato liscio ed entrambi stavano già gustando il sapore di una magistrale vittoria.

    Perchè allora quel posto era così silenzioso e dov'erano finite le chiassose cadaverine, con le loro languide e maldestre movenze? Tutti i muscoli del corpo di Jerome gridarono di stare fermo. L'artista guardò prima il suo socio, che sembrava assolutamente vero e poi il fascinoso uomo dietro al grosso bancone tarlato e polveroso. Li osservava, con un beffardo sorriso piazzato stampato sul viso. Non troppo evidente, quasi garbato nel farsi notare.

    Non appena riuscì a riprendere il controllo di sè, un pensiero gli balenò in testa: che fosse opera sua? Il cainita si sforzò di ricordare qualche nozione sui doni tenebrosi. Poi quel pensiero svanì e al suo posto sentì montare dentro di sè l'istinto della bestia, pronta a scattare sulla difesa come un gatto quando rizza il suo pelo. Ogni senso pronto a captare il minimo pericolo.

    Ma il francese sapeva che non era il momento: potevano ancora riparare. In fondo cosa avevano fatto? Non avevano altra intenzione se non quella di fuggire in auto.

    Credimi: non volevamo problemi prima e non ne vogliamo nemmeno ora. disse, gettando i suoi occhi in quelli dell'essere, qualunque cosa fosse.
     
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    Rientrare nel locale, ancora saturo di quegli odori e pulsante di luci e musiche, è quasi un'esperienza dimensionale. Da fuori il completo silenzio della notte sembra quasi accentuare la distorsione che si crea una volta varcato il tutto, e che permette ai due cainiti di verificare ulteriormente come, sebbene privo di clientela, il locale sia stato effettivamente pieno di qualche gente.
    A indicarlo, la dove erano quelle otto persone vi era ancora il segno del loro passaggio. bicchieri su bicchieri impilati, tavolini orbitati male, impronte, piatti.

    il barista non alza nemmeno lo sguardo quando i due fratelli si riapprocciano, ma nemmeno lui riesce a trattenere una smorfia divertita quando si trova a tu per tu con un calzino con gli occhi.
    Eppure, dopo un istante di défaillance, risponde. Come se la cosa non lo perplimesse più di tanto.
    Nemmeno con i tuoi bottoni sei riuscito a distinguerli, amico di stoffa...? commenta, inarcando un sorriso che persino Zoobo non riesce a non considerare "irritantemente aggraziato". L'avvenenza del soggetto sembra superare anche le barriere della razza e della stoffa.
    Comunque sì. erano qui, circa quaranta minuti fa. e saranno qui a momenti.
    Così dicendo iniziò a fare un gesto elegante con indice e medio, stendendoli dalla mano chiusa e facendogli fare dei giri in senso antiorario sotto gli occhi di tutti.
    Si volse quindi verso Jerome, mantenendo tale movenza.
    oh. Sono certo che non volete problemi, almeno consciamente. Ma la vostra gente è magnetica per attrarli.
    Da fuori, un suono familiare per i due fratelli: un paio di macchine di grossa cilindrata stavano facendo il vialetto per arrivare infine a parcheggiare.
    Lo sguardo dei "tre" istintivamente andò alla porta. grida eccitate, ma ancora pregne di sobrietà si stavano per avvicinare alle porte.
    E sotto i loro occhi, fece capolino una donna.
    Una ragazza dai capelli scuri vestita in un elegante abito nero, tacchi alti.
    Otto la riconobbe. Sebbene distorto nelle percezioni, anche Jerome riconobbe lo zombie.
    Era la stessa di prima. Accompagnata dalle sue amiche ed amici.
    E STASERA È L'ULTIMA SERA DA NUBILE! WOOOOOOOOOOOOOOO! urla di quella felicità cristallina di chi vuole effettivamente solo festeggiare.
    Quindi il barista si voltò verso Otto, ricatturando la sua attenzione.mi duole informarla che la serata è appena iniziata. Ordinate qualcosa, chetatevi in un tavolo all'angolo.
    E riflettete sull'importanza che i miei ospiti hanno per me E per voi.
    Bonario in tutto, decisamente accomodante e tranquillo. Niente sembrava una minaccia detta da quell'uomo, anche se TUTTO lo lasciava intendere.
    Solo all'ultimo incrinò la propria maschera, aggiungendo con tono severo un'ultima nota.
    ... E non fatemi ripetere tutto da capo.
     
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    L’espressione di orrore dipinta sul viso paffuto di Otto von Braun.
    Gli occhi pur vitrei ma strabuzzati a sorpresa, le labbra sottili ed esangui contratte in una smorfia quasi sofferente, la mano destra che con un tremito passa sul capo a spettinarsi i capelli e poi sotto il naso a torturare i baffi…
    Per non parlare della voce spezzata, che raggiungerà l’orecchio di Jerome e di quel misterioso individuo.
    Tutto ciò stona così terribilmente con le parole che ora il lunatico sta per dire: << E’ come nel Giorno della Marmotta. >>
    Parole un po’ ridicole, pronunciate tuttavia col tono di una sentenza di morte.
    Quindi volgendosi di scatto verso Jerome, gli spiega ciò che comunque con ogni probabilità l’artista avrà già intuito da sé: << Sembra quasi uno di quei film sui loop temporali… ma non una spassosa commedia con Bill Murray. Qualcosa di molto, molto più brutto tutto. >>
    << Tipo Source Code? >> Butta lì Zoobo, in un raro tentativo di dare corda il compagno.
    << Sì, quello era abbastanza brutto in effetti. Ad ogni modo sta iniziando un nuovo ciclo… >>
    << Guarda che lo ha già capito. >> A quanto pare la pazienza del pupazzo nell’assecondare il ventriloquo è già esaurita. << Ciò che importa è che il ciclo non ci comprende, altrimenti ci ritroveremmo da qualche parte fra qui e il luogo dell’incidente. >>
    << E poi abbiamo ancora la roba presa… >> gli sussurra Otto a questo punto, cercando di non farsi udire dal padrone di casa.
    << Esattamente, Otto. E i tavoli sono ancora ridotti un casino: ciò mi fa supporre che il loop – se di loop si tratta – riguardi solo quel gruppo di idioti. >>
    A quel punto “entrambi” tornano a rivolgersi all’uomo del Labyrinth:
    << C’è tipo una morale di fondo che dovremmo cogliere? Qualcosa in stile Canto di Natale di Charles Dickens? >>
    << Il Fantasma dell’Addio al Nubilato Passato. >> commenta sarcastico Zoobo. Scuote il capo e domanda a sua volta: << Sei tu a produrre questo fenomeno o ne sei solo spettatore? Che cosa sei? >>

    Edited by EnricoPallazzo - 21/4/2021, 15:10
     
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    Otto riuscì nell'impresa di far sorridere Jerome, cosa che accadeva molto di rado. Chissà come, il suo socio riusciva sempre a trovare il alto comico delle cose. Non era un male in fondo, pensò. L'ironia era un sentimento che faceva ancora fatica a comprendere appieno. Ciò era dovuto ad una semplice ragione: nel vecchio continente, nella sua famiglia, i sorrisi e le ironie erano stati semplicemente banditi e quelle poche volte che volava una battuta, l'autore veniva guardato come fosse blasfemo. Chissà perchè e per chi, ma in quella casa vigeva quell'austera regola. Era sempre stato così, almeno finchè ne aveva memoria.

    Dopo quella breve pausa riflessiva, tornò a dedicarsi al misterioso uomo dietro al bancone, che non aveva smesso di osservarli compiaciuto, forse godendosi le loro facce stralunate.

    Fratello: abbiamo bisogno di fare una chiamata e possibilemente di un mezzo, non vogliamo altro. insistette. Vuoi che ci sediamo e facciamo finta di divertirci? O vuoi che ripetiamo le stesse cose all'infinito?

    Poi guardò il suo collega e cercò un cenno di intesa che non trovò: e come avrebbe potuto esserci? Chi poteva avere un'idea chiara della situazione, in quel preciso istante?
     
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    Dopo le parole di Jerome allo pseudo-uomo del Labyrinth, Zoobo sussurra qualcosa all’orecchio del ventriloquo e in rapida successione – come nel gioco del telefono senza fili – Otto si avvicinerà all’artista per bisbigliargli con quanta più discrezione gli sarà possibile: << Se si tratta di un ciclo ininterrotto questa “serata” potrebbe non finire mai e quindi mai verrebbe il momento nel quale questo tizio si deciderebbe a darci una mano… E poi Zoobo è preoccupato dal fatto che… Beh… Anche se si trattasse davvero di un loop, esso non ci coinvolge… e non credo coinvolga neppure lo spazio fisico… >>
    Un’occhiata prima al quadrante del suo vecchio orologio e poi all’esterno che si scorge dall’ingresso del locale, per appurare se da quando sono giunti lì il tempo sia effettivamente trascorso.
    << Ad assecondarlo potremmo finire col fare giorno… >>
     
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    Con la calma e la tranquillità che non lo hanno quasi mai abbandonato, Il barman non distolse lo sguardo dai due sempre più spauriti.
    La comitiva entrò rapida all'interno del locale, ignorando quasi il bancone (sebbene quasi tutti si persero qualche istante a rimirare il barista) e si diressero verso il proprio tavolo.
    Ignorarono completamente tutto, dal tavolo lercio a quello che pareva il loro stesso lasciato. Sia Otto che Jerome videro come gli stessi si sedevano e interagivano con la stanza quasi senza vederla o senza avere reazioni coerenti.
    Alcuni ammiccavano a una presenza assolutamente non lì, prendevano dei bicchieri che comparivano nella loro mano.
    Altri ballavano, ma totalmente fuori tempo con la musica e senza palesemente rendersene conto.
    Una registrazione, un loop.

    E in tutto questo la creatura non si era ancora mossa. Anzi. Zoobo poteva giurare di vedere negli occhi dell'essere la stessa serietà (poca, ma presente) a parlare con lui che a parlare con Otto. Che lui fosse un calzino o meno: non erano in molti. Mi chiamo Claudius... e quello che sono ha così poca importanza per le vostre menti. Comunque potreste definirmi un "sidhe".
    Certo, non che per voi significhi qualcosa, ma per me è come quando pretendete rispetto sulla base di essere un "ventru", o un "Broglia" o quelle robe lì...

    si rilassò in avanti sul bancone, protendendosi verso Jerome. Lo sguardo, da amichevole, divenne per un istante terrificante e serio.
    io. non sono. Tuo fratello.
    2021-04-21 02:56:27 Jerome rolls 4 dice to Coraggio (Diff 7) 5,1,10,9 [1 success]

    Un brivido di nervosismo iniziò a risalire lungo tutta la schiena di Jerome. Quelle parole non erano arrivate alle sue orecchie, erano arrivate alla sua bestia. Un richiamo di autorità che gli urlava di mettere quanta più distanza tra lui e questo Claudius.
    Ma Jerome riuscì a resistere, a rimanere sul posto e a vedere lo stesso tirarsi sù, ritornando affabile.

    Per quello che mi riguarda quello dell'alba è un problema vostro. I ladri di penne solitamente ricevono punizioni semplici, ma il non accettare i comandi dei cartelli... a dir poco imperdonabile.
    Ma siccome la serata è stata proficua, ho intenzione di mettere sul piatto la mia assistenza a dispetto di quanto siate maleducati.
    Se capirete perchè ritengo che quelle persone siano importanti per voi e SE gli lascerete godere della loro "scia" senza interferire, vi darò il telefono.
    Mi rendo conto che ai non morti dia fastidio usare il cervello o il cuore, ma almeno provateci.
     
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    Otto alterna lo sguardo fra il barista, la chiassosa compagnia appena entrata nel locale e Jerome… che ha un’espressione decisamente scossa.
    << Sidhe… >> ripete piano, lisciandosi i baffi. A casa nella sua libreria piuttosto fornita ha una copia dell’Edda di Snorri dove veniva usato quel termine. Per lui quel libro aveva un valore tutt’altro che religioso o esoterico e ora cerca di ricordare qualche particolare in più…

    Le mie conoscenze letterarie (accademiche) e dell’occulto mi suggeriscono qualche nozione riguardo ad entità così chiamate?


    E se lo sguardo del ventriloquo vaga, quello di Zobo è fisso in un’unica direzione: quella dell’allegra combriccola. Per quanto un vecchio calzino decorato possa dimostrarsi espressivo, il feticcio suggerisce seppur vagamente una posa riflessiva.
    La sua rabbia sembra essersi un poco quietata, nonostante l’allusione di Claudius al fatto che sarebbero creature non abituate a ricorrere al cervello (sul fatto del cuore potrebbe anche convenire con lui). Forse è la sensazione di dignità ad averlo calmato: l’idea di essere considerato un interlocutore alla pari (alla pari con Otto o Jerome almeno) e non come un siparietto comico.
    Dopo qualche istante trascorso così Zoobo si volge verso Otto e Jerome.
    La sua voce riesce ad apparire gracchiante e profonda al tempo stesso. Seducente in modo oscuro come sempre.
    << Deus ex machina. >>
    << Co... come? >> domanda Otto perplesso e sorpreso.
    << Sono loro. >> Quindi correggendosi: << Saranno loro. E’ per questo che sono importanti. Per noi. Ed è la ragione per la quale non avrebbe alcun senso prendere una delle loro auto. >>
    << Tu… dici che? >> Il ventriloquo ora pare meravigliato e senza tante altre cerimonie si precipita all’ingresso, osservando di nuovo le auto nel parcheggio.

    Osservo meglio le auto e cerco di appurare dal colore e dal modello, se ricordo di averle già viste precedentemente...
     
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    al volo, poi andate pure voi avanti:
    2021-04-21 06:14:47 Otto/Zoobo rolls 5 dice to cazzo è un sidhe? (Diff 8) 3,9,10,3,3 [2 successes]

    Sidhe è un termine un po' alieno per un vampiro, ma la tua cultura ti viene in soccorso. è una parola Gaelica, che indica il popolo fatato (o piccolo popolo). Sai anche però che Sidhe non è un termine generico (quello solitamente è appunto "piccolo popolo" o "changeling") ma indica una famiglia. Un po' come Malkavian indica un clan.
    Tuttavia le tue conoscenze si fermano qui.

    2021-04-21 06:19:25 Otto/Zoobo rolls 2 dice to MACCHINE! (Diff 5) 5,10 [2 successes]
    a colpo d'occhio sembrano effettivamente macchine che hai già visto. Non sapresti dirlo con precisione anche perchè le vedi integre, ma a spanne ti sembrano quelle che poco prima hai visto, devastate dall'impatto con il camion :D
    Anche i numeri ti tornano. sei donne, due uomini.
    Prego.
     
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    E così, la vera natura di Claudius si palesò. Jerome aveva avuto a che fare con un fatato recentemente, ma mai aveva conosciuto un sidhe ed in realtà ignorava cosa fosse.

    Ma non era un fratello e questo gli bastò. La sua voce aveva parlato direttamente alla bestia, una capacità rara se non unica. Quel monito, gli aveva fatto vibrare le ossa e aveva avvelenato il suo cuore nero di timori C'era una sorte di ira controllata in ciò che gli disse. E la cosa lo turbò.

    Intanto gli ospiti ripresero i loro posti, come se nulla fosse successo. Le cadaverine e i loro schiamazzi avrebbero presto ripetuto quella goliardica serata, in quell'assurdo teatro del paradosso.

    Udì le parole di Otto e capì che aveva ragione. Ma dovevano anche ponderare bene il da farsi. Sarebbero potuti uscire di corsa, in fondo lui era molto veloce. Ma ignorava, anzi dubitava visto il fisico, che lo fosse anche il suo socio . E comunque, pensò, non sarebbe stata una cosa banale uscire da quel posto.

    Dovevano riflettere e non fare mosse avventate. Seguire l'istinto non aveva portato grossi risultati, anzi.

    Si rivolse al compagno. Vieni Otto, prendiamo qualcosa da bere allora. indicando un tavolo un pò i ndisparte. E cercò gli occhi di Claudius, con uno sguardo che nelle sue intenzioni voleva essere di intesa.
     
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    A quanto pare Zoobo ci aveva visto chiaro, tanto che la concitata verifica di Otto conferma la sua teoria: l’allegra brigata festaiola – in un qualche modo oscuro al lunatico – è la medesima che in precedenza/in futuro si è schiantata/si schianterà contro il camion nel quale i cainiti erano prigionieri.
    << A quanto pare quegli idioti hanno fatto qualcosa di utile alla fine della loro patetica esistenza. >> sentenzia torvo Zoobo “contemplando” le auto parcheggiate e poi aprendo la bocca, come a voler assaporare la fredda aria della notte.
    A questo punto Otto von Braun rientra nel salone principale del locale e alla proposta di Jerome si limita ad annuire con una certa riluttanza.
    Dunque si andrà ad accomodare in compagnia dell’artista in un tavolo un po’ in disparte.
    << A giudicare dalla seppur criptica presentazione di mister Claudius e da alcuni indizi offerti dalle sue manifestazioni di potere, direi che abbiamo a che fare con una creatura fatata... >>
    Zoobo nel mentre è tornato in “immersione rapida”, probabilmente per non attirare le attenzioni dei presenti e rischiare così di alterare il corso degli eventi.
    << Creature capricciose… non so quanto di parola… >>
    Isabella, il suo sire, gli aveva parlato di queste misteriose entità in un paio di occasioni, ma è la prima volta che il lunatico si ritrova ad interagire con un membro del piccolo popolo.
    Per ora resterà al suo posto, presterà attenzione ad eventuali indicazioni di Jerome, al comportamento di Claudius, ma sopratutto, cercando di non destare sospetti, sui festaioli.
     
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    Il disprezzo che ho per voi

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    una volta che i due fratelli si sedettero, Claudius sembrò quantomeno soddisfatto. Fece nuovamente un gesto strano con le dita, questa volta andando a rallentare e simulando un cerchio in senso orario.
    La festa sembrò iniziare a tutti gli effetti. Un paio di coloro che erano già morti si alzarono e andarono al banco.
    risate, felicità, gioia.
    Suonarono il campanello sul banco, e il barman, come aveva fatto con Otto e Jerome prima, si smaterializzò per ricomparire qualche metro più in là.
    Benvenuti al Labyrinth. Come posso servirvi? recitò, con la verve di chi ci credeva più di tutti.
    le persone iniziarono a prendere da bere, e quasi come parte egli stesso del Loop, Claudius andò egli stesso in cucina, ed emerse con un paio di vassoi pieni che poggiò sul banco, e lasciò che i clienti prendessero.
    Sembravano così reali, così vivi.
    Interagivano con l'ambiente come se facessero parte del tutto. Eppure, ormai quasi un'ora prima, Otto era sicuro che quelle macchine si erano brutalmente schiantate con il camion che li teneva prigionieri, di fatto morendo.
    li aveva visti morti. tutti.
    E ora festeggiavano l'addio al nubilato di una donna che Otto e Jerome erano certi non si sarebbe mai tenuto.

    Assorti nei loro pensieri, e nel loro tacito osservare della scena e di Claudius stesso che prendeva parte alla serata stessa, si accorsero solo all'ultimo che una persona si era avvicinata a loro.
    Non Claudius, come poteva.



    Ehm... salve! I signori prendono qualcosa? cinguettò con voce squillante e allegra. Lo sguardo era leggermente assopito, ma ancora vispo, energetico. Il trucco non preciso e un po' sbavato e gli abiti leggermente sgualciti lasciavano intendere ai due fratelli che poco prima, quando nell'ufficio avevano sentito qualcuno che si stava divertendo, non era il sidhe da solo.

    Vi lascio questo momento anche un po' per fare chiacchiera, se la volete fare. Se poi volete Timeskippare fino a fine serata/fino al primo evento utile scrivetemelo in spoiler.
     
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