Orleans Tower

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    conosciuta anche come Amoco Building, La Orleans Tower è un grattacielo di New Orleans.
    Situato molto a nord di Central City, ben oltre il Warehouse district e a un passo da Storyville, si tratta di un parallelepipedo di vetro, cemento armato e metallo, più di ottanta metri per venti piani, non particolarmente affascinante, sia storicamente che dal punto di vista architettonico.
    Nulla lascia intendere che si tratti di un edificio importante, non è nemmeno particolarmente alto rispetto ad alcunu palazzi ben più popolari e vicini. Eppure ha una conformazione solida, e nel suo anonimato pare essere situata a ridosso di zone interessanti della città quasi come un punto di osservazione celato in piena vista.
    L'ingresso è palesemente sorvegliato da videocamere d'avanguardia, almeno un paio di portieri e da una segreteria all'ingresso. La sicurezza privata nell'edificio può invece variare di piano in piano, a seconda dell'acquirente degli uffici e delle ditte all'interno. Ma considerando le risorse e la zona, anche gli uffici più infimi è difficile che non siano ben sorvegliati.

    Julius continua da qui
    Ore: 20:50


    Abbandonare il misterioso silenzio della sugar factory per giungere nella ben più normale e caotica New Orleans fu' un passaggio rapido e relativamente indolore.
    Il conforto della voce di Hektor si allontanava, lasciandolo solo con i propri pensieri. Cambiato di fresco, ma con poche risposte rispetto a come era partito.
    Ora si trattava solamente di raggiungere il primogenito ventrue. Questi, in accordo con le indicazioni di Nicolic, doveva trovarsi al diciassettesimo piano della torre. E basandosi su quel poco che conosceva di Duchamp, lo zelota non avrebbe escluso del tutto di trovarsi di fronte a un edificio interamente del Patrizio.
     
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    Il Sapiente uscì dalla sua auto, parcheggiata ad una traversa di distanza, e si incamminò verso il brutto parallelepipedo in vetro. La Orleans Tower era un opulento mattone, ma per quanto dispendiosa non aggiungeva granché allo skyline della città. Non si mostrava come molte altre strutture della città, ma conteneva. Nascondeva. Questo pensò nel tragitto, mentre con la sinistra si sistemava la cravatta. Indossava un bel completo di un blu pallido, adatto all'occasione, oltre a degli occhiali con lenti fumé. Con sé aveva solo un cellulare prepagato, il bigliettino datogli da Nicolic, e un'agendina con matita.

    Avvicinandosi all'ingresso cercò la presenza di eventuali targhe all'esterno, di quelle che descrivono la presenza di eventuali uffici ed aziende, per capire cosa lo aspettasse al diciassettesimo piano. Una volta all'entrata sorrise al portiere e lo disturbò con una domanda. Salve, dovrei andare al diciassettesimo piano. Purtroppo non ho un appuntamento, a chi posso rivolgermi? Chiese, indicando con gentilezza la donna all'accoglienza.
     
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    Le reazioni causate da Julius di fronte alla portineria furono molteplici: In un primo istante venne squadrato attentamente dai due portieri esterni tanto quanto dalla persona dietro il bancone, in un modo tale da fargli sospettare che i tre avrebbero cercato di freddarlo.
    Un attimo. si sentì rispondere dall'interlocutore, robotico, mentre questi premette un bottone di un interfono nascosto dall'alzatina. In un perfetto francese la stessa voce fece fluire un signore, un uomo vorrebbe salire al diciassettesimo. Non mi pare un volto noto, lo faccio salire...?
    Un'analisi dedita al possesso di armi, evidente, ma anche a qualcos'altro. Il prendere tempo. Così come Julius potè notare, quando una telecamera montata sull'atrio si spostò meccanicamente su di lui, senza nemmeno nascondersi.
    Dopodichè le porte dell'ascensore oltre il banco si aprirono.
    Benvenuto alla Orleans Tower. Il Signor Duchamp la attende. scandì altrettanto meccanica come prima, indicando elegantemente le porte dorate dell'ascensore al vampiro.

    Salendo i piani che lo separavano da Duchamp, Julius si rese anche conto di come lo stesso ascensore era stato schermato, rendendo impossibile il normale segnale del telefono. Elemento che poi venne ripetuto quando varcò le soglie dell'ascensore, e si diresse verso il pomposo cartello che indicava l'ufficio del CEO, nonchè l'unico ufficio a porte chiuse ancora illuminato.
    Varcando l'ufficio, il vampiro si trovò di fronte al conosciuto Duchamp.

    Kagame_HardTalk


    il primogenito Ventrue non faceva nemmeno finta di stare eseguendo alcunchè. La sua scrivania era linda, le poche carte impilate e mai prese in mano, e lo schermo del computer rifletteva di luce bluastra il volto già illuminato dai neon sopra di entrambi.
    ...il signor Deschain...dico bene?
    Lunga notte.
    A che devo...?
     
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    Mantenne sul volto un sorriso neutro, guardando altrove mentre il portiere parlava in francese all'interfono per non far capire di aver compreso. Alla telecamera lanciò nulla più di una scarna occhiata, lasciandosi squadrare dal padrone di casa. Oh, grazie mille. Di ritornò al portiere, quando le persone di servizio si scostarono indicandogli l'ascensore.

    Attese in silenzio di arrivare al piano preposto, e quando le porte si aprirono avanzò con calma per il corridoio, affinando oltre il limite l'udito. Voleva capire se vi fosse qualcun altro al piano, anche per comprendere meglio l'Anziano e i suoi modi. L'assenza di guardie poteva dir molto, così il loro eccessivo numero.

    Una volta davanti all'ufficio bussò, attese risposta dall'altra parte ed entrò trovandosi di fronte ad uno dei vampiri più antichi e potenti della città, Alexandre Benoir Duchamp.

    Lasciò passare un lungo attimo prima di chinare leggermente il capo, rispettoso. Lunga notte a lei, Anziano. Lieto che si ricordi di me, la ringrazio per avermi ricevuto anche senza un previo appuntamento. Il tono di voce era saldo ma leggermente più basso del solito, per lasciar all'altro una sensazione di controllo. Di certo l'aveva, ma tra i vari perché di quell'incontro c'era anche la possibilità di un contatto futuro con il Ventrue, cosa che non poteva giocarsi dimostrandosi troppo spavaldo o sicuro. Il nome di Leeroy Nicolic poteva aprirgli varie porte nell'immediato, ma non poteva e non voleva contare sullo stesso per il futuro.

    Ancora forte dei sensi affinati dall'Aruspice, tentò di capire se vi erano movimenti o suoni particolari nella stanza. Se erano veramente soli. Vengo da parte dell'Anziano Leeroy Nicolic, mio consanguineo nel Clan Brujah. Per il momento rimase in piedi a tre passi dalla scrivania, aspettando un suo invito o gesto. Quando fu il momento porse il biglietto datogli da Leeroy, dando il tempo a Duchamp di leggerlo prima di proseguire e spiegarsi.

    Sperando di non averla distolta da faccende importanti, mi chiedevo se potessi rubarle un po' del suo tempo e della sua esperienza. Sto ricercando, con il benestare del signor Nicolic, alcune informazioni riguardanti la storia di New Orleans. La nostra storia.

    Auspex udito attivo. Nel corridoio tento di percepire eventuali altre presenze al piano, stessa cosa nello studio. Lo lascio attivo per studiare al meglio il tono dell'Anziano durante le sue risposte, per carpire eventuali cambi di tono.
     
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    Le percezioni di Julius non diedero scampo alla realtà di trovarsi a che fare con qualcosa di più che un semplice ufficio. I suoi sensi acuti gli fecero individuare due fonti sonore molto specifiche. La prima era molto "chiassosa", e si celava dietro un ufficio chiuso limitrofo alla direzione del CEO. A giudicare da quel che percepiva, vi erano almeno quattro persone. Difficile dire cosa stessero facendo, ma le poche chiacchiere che si scambiavano lasciavano intuire che si trattasse di sorveglianza e non di stagisti bloccati in ufficio.
    Il secondo rumore tuttavia, colto a pelo poco prima di voltare dentro l'ingresso dell'ufficio dove avrebbe trovato duchamp, fu di un passo felpato, ben più leggero e distante, ma soprattutto ben più attento a non farsi trovare.
    Non abbastanza, com'era evidente, ma questo tuttavia non permise al giovane zelota di localizzarlo anche con gli occhi. E ormai entrare doveva entrare, e trovarsi al cospetto di Duchamp.

    ma le pare. rispose l'uomo in partenza, tradendo una conoscenza di modi da salotto superiore di gran lunga a quel volto imbronciato e impegnato. Al sentire di Nicolic i suoi toni non cambiarono di un millimetro, ma esortò il vampiro a sedersi, indicandogli una seduta oltre la scrivania.
    La prego, si sieda Deschain.
    Normalmente non sono solito ricevere ospiti nel mio ufficio, sia chiaro. Meno che mai da gente senza appuntamento.
    si affrettò a chiarire. Non che avesse motivo di specificare l'ovvia verità, ma il totale controllo della situazione lasciavano intendere che ciò che diceva era quantomeno la sua verità.
    Tuttavia il nome Nicolic mi fa presupporre che noi due si abbia un effettivo appuntamento. accennò un vaghissimo sorriso, quasi una smorfia Immagino che lei sia il portavoce di Nicolic.
    In questo caso, presumo che lei abbia modo di confermarlo. A quel punto non sarei affatto occupato, e la conversazione potrebbe virare verso gli interessi che ci accomunano qui.
    d
    Quando Julius gli mostrò il biglietto, l'uomo corrugò la fronte. quindi inspirò profondamente esprimendo una sorta di... malessere?
    Molto bene signor Deschain.
    Da come ha introdotto il discorso sono abbastanza convinto che saprà illuminarmi su quale branca di storia potrei illuminarla.
    Del resto non sono che un umile patrizio e servitore di questa città. Primo del sangue certo, ma comunque non propriamente uno storico della torre...
     
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    Dopo essersi accomodato seguì le parole dell'Anziano con cadenzata attenzione, senza interromperlo e approfittando di quelli attimi per soppesare alcune sue reazioni, e iniziare così a farsi un'idea nei suoi confronti. Quanto aveva visto fino a quel momento gli aveva fatto capire che, nel suo essere un potente della Big Easy, non amava molto esporsi. Nemmeno di fronte ad un Neonato conosciuto, dalla nomea tutt'altro che pericolosa. "Buona cosa la contingenza. E' così che si arriva in alto, dimostrandosi pronti ad ogni evenienza."

    "Leeroy aveva ragione, non appena ne ha sentito il nome ha cambiato corso. E..." Il suo stesso pensiero si frammentò, per riprendere subito dopo. "Curiosa scelta di parole. Di chi ha trascorsi."

    Ma ha vissuto in prima persona molti degli avvenimenti di New Orleans, e penso non ci sia nulla di più preciso della storia raccontata da un testimone. Non lo stava adulando, il tono era schietto. Credeva in quello che diceva. Al momento mi interesserebbero gli anni a cavallo tra i sessanta e i settanta, durante il regno del Principe Marcel. So che si è trattato di un periodo complicato, con i disordini seguenti al Civil Rights Act che hanno finito per sconvolgere la città e quindi anche la società dei Fratelli, ma anche che allora i nostri due Clan lavoravano attivamente assieme.

    Julius offriva brevi spunti, senza mai andare troppo oltre. Voleva spingerlo a raccontare i fatti con sue parole, sue priorità. Solo dopo avrebbe direzionato il discorso verso i punti che veramente gli interessavano.

    Cosa ricorda di quegli anni, degli avvenimenti e dei Fratelli di quel tempo?
     
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    Se Duchamp avesse o meno mangiato la foglia non lo dava per niente a vedere. Il suo osservare Julius da dietro il muro dei suoi occhiali non aveva smosso di un millimetro la sua aria meditabonda. Invero è così. Lo ieri dei vampiri, soltanto cinque decenni fa. Ancora Marcel gestiva questa città con la dedizione di un principe. Sebbene le sue parole potessero indicare una qualsivoglia simpatia o pulsione, nessuna delle sue gestualità tradì reazioni incriminanti. Si limitò a togliersi gli occhiali, pulendoli con un panno nero.
    Cosa vuole che le dica, Mounsier Deschain commentò erano gli inizi del governo di Marcel, ai tempi ero soltanto un anziano con poco potere. I re erano dove dvoevano stare, Suo padre spingeva l'alleanza fra gli zeloti e le rose, i Warlock erano impegnati nelle loro cose da warlock, gli specchi infranti non erano così macchiettisticamente malati di potere e i celati avevano molta meno tendenza a tradire la città.

    Le dirò, persino i Samedi avevano un posto nel grande ordine delle cose. Un'era luminosa, non c'è che dire. Ma potremmo perdere in digressioni una manciata di ore, e per quanto mi piaccia risolvermi dei favori facendo lavorare solo la memoria non vorrei certo tenerla impegnata una sera intera. O forse pecco di superbia se affermo di sapere che non ha certo tutta la notte per ascoltarmi?
     
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    "E adesso hanno Crowley, poveri Stoccafissi." No, ovviamente. L'altro voleva arrivare al punto, per cui decise di accontentarlo allacciandosi ad un suo preciso commento. Ah, si... Mormorò in apertura. Me ne parlò tempo fa, era piuttosto dispiaciuto che i suoi sforzi di allora non fossero sopravvissuti alla prova del tempo e del ricambio tra le Rose. Disse, cercando poi di imbastire un proseguo. Tra i più ho sentito nominare un Artista in particolare, che sembra avesse diversi rapporti con Ventrue e Brujah. Un attimo di pausa prima di proseguire, e scoccare il nome. Abel Thomas. Studiò con attenzione la reazione dell'Anziano a quel nome, per capire cosa scaturisse.

    Cosa sa dirmi di lui?
     
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    Che vuole farci, Signor Deschain ribattè, in diretta risposta al commento sulle rose attuali Avreste un'alleanza florida, se non fosse per la capacità del vostro clan di autosabotarsi. Il vostro sire potrebbe scrivere un libro sui fallimenti che ha egli stesso subito per mano dei suoi stessi alleati.
    una cinquina secca, schietta e decisamente sopra le righe, per un uomo così posato. FOrse indice di quanto gli venisse dal cuore, o di un qualsivoglia tentativo di provocare e/o testare il proprio interlocutore.
    Quali che fossero i motivi per quel commento fuori programma, Duchamp aggrottò la fronte appena, quando il discorso virò sul defunto toreador.
    Abel Thomas...
    ...

    il silenzio piovve come un modesto macigno, mentre il Primogeno dei sangueblù ponderava le mosse sulla sua scacchiera. ...certo, Abel. Era un artista decisamente...poliedrico. Aveva numerosi talenti innegabili che non mi pento di definire interessanti... e altri così squisitamente innocenti da farmi pensare alle mie prime notti da vampiro. Scrittore... compositore... fine dicitore credo fosse il suo termine preferito.
    Lo rammento come una lingua affilata negli Elisei di pace.

    Così dicendo si alzò in piedi, e diede le spalle allo zelota per avvicinarsi a quello che a tutti gli effetti era un piccolo mobile nero basso che fungeva da piedistallo a una modesta rappresentazione di una donna in pietra nera. Onice, forse Ossidiana.

    In effetti ha ragione, almeno a metà per quanto ricordo. Rammento perfettamente che Abel dialogava molto spesso con il mio primogenito dell'epoca, e non mancava di stilare numerosi affari con il mio clan. Anche con me, in misura molto minore.
    Ma con i vostri esponenti... in realtà mi giunge nuova. Certo, non è che venisse a raccontare a me tutti i suoi affari, immagino che in nome di quella citata alleanza avrebbe potuto cercare di ottenere di più.
    So che non è a New Orleans da così tanto tempo che me ne ero quasi dimenticato. Credo che ormai i suoi lasciti nel nostro mondo siano polvere sul viale dei ricordi.


    dopo aver portato le mani dietro la schiena ed essere rimasto in tacita contemplazione della statuetta, tornò su Julius.
    Le direi di parlare con la sua progenie, ma questa è sparita giusto...cinque anni fa. povera anima. Joriah Jackson, mi pare.
    La mente di Julius tornò effettivamente a numerose notti in eliseo passate in compagnia di una rosa con quel nome. Un individuo affabile, elegante, forse un po' troppo anche per un degenerato. Un anima che era effettivamente scomparsa da tanto tempo, da una notte per l'altra.
    Intanto Duchamp Estrasse dal mobile nero, che si rivelò essere un piccolo vano alcolici, una bottiglia di Brandy e un paio di bicchieri. Con calma e maestria quindi si versò un bicchiere e si volse verso l'ospite. volete? domandò con cortesia, mostrandogli quello che chiaramente era alcool.

    Comunque interessante questo suo interesse. Accademico? Artistico?
    O il vecchio Nicolic nutre qualche altra curiosa teoria?
     
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    Se l'intento dell'Anziano era scomporlo gli andò piuttosto male, perché Julius rispose alla stilettata con una leggera risata. Meglio essere positivi e vederla come l'opportunità di scegliere nuovi e migliori alleati. I fallimenti del Sire erano solo suoi, così come quelli del Clan. Julius pensava solo ai propri, scostandosi -almeno nella sua testa- dai suoi consanguinei. E sono convinto, nel mio piccolo, che avremo sempre tempo e opportunità per raddrizzare il corso e stipulare nuove e fruttuose alleanze. Scandì leggero quelle frasi che all'apparenza potevano sembrare di poco conto, circostanziali. Ma che potevano nascondere una mano tesa, possibilità future. Ci impegneremo in tal senso. Assicurò, finendo per accodarsi al successivo incipit.

    Fine dicitore... Ripeté, come se si stesse rigirando quelle parole sul palato. Una leggera distrazione, o meglio uno sguardo fugace al carattere del defunto che dovette subito accantonare per seguire i ricordi di Duchamp. Alcune delle sue parole lo incuriosirono, pattern che andavano a ripetersi lungo la serata. "Teneva le due cose separate. Comodità, o argomenti che se divulgati ad uno dei due Clan avrebbero portato problemi?" Una risposta, ma di contro nuove domande.

    Adocchiò la statua e soprattutto la pausa dell'Anziano, troppo marcata per i suoi gusti. Un'opera di pregio...ossidiana, giusto? Chiese alla svelta, prima di essere catturato da un nome purtroppo ben conosciuto da Julius. Joriah... Il nome vagò nella stanza, restio a svanire. Lo conoscevo. Rivelò. Una persona veramente piacevole, con cui mi fermavo spesso a parlare in Eliseo. Una pausa marcata, a cordoglio. Sguardo basso da manuale, e tempo spesso in un pensiero fugace. "Devo informarmi sui suoi rifugi."

    La ringrazio, come se avessi accettato. Declinò con garbo il drink, lasciandogli qualche attimo per versarsi l'alcolico prima di rispondergli. Direi più accademico, se mi permette la definizione. Di artista ho ben poco, a parte qualche riga scritta che difficilmente una Rosa accumunerebbe alla Terza Arte. Mi interessa imparare dal passato, a voler essere schietti. Sia i periodi floridi che quelli bui mi aiutano a capire meglio il presente, così come i protagonisti di allora.

    Alzò un sopracciglio all'ultima del Patrizio e ribatté con tono curioso, quasi a spronarlo. Altra curiosa teoria? Marcando la prima parola. Cosa intende?
     
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    il primogeno del clan ventrue mostrò un accenno di sorriso, vagamente sarcastico.Oh, lo so. so che vi impegnerete. lo fate sempre. Ammiro la dedizione del clan Zelota nel muoversi con determinazione verso un obbiettivo con così tanto trasporto.
    Ma ogni medaglia ha il suo rovescio.
    soppesò attentamente le pause, tanto quanto le parole. Non è forse del vostro clan l'arpia che ha bandito un'altra esponente del sangue di furia perchè...infrangeva il costume dell'elisya? Impeccabile compito di arpia, nulla tolgo alla funzione svolta dalla rispettabile Houlbourne... ma flagellare così duramente il proprio clan ha sempre delle conseguenze. specie se corre voce che un altro membro dello stesso clan vuole far lei le scarpe...
    fece perno sul piede, e volse la sua riflessione su Julius, apostrofandolo Ma sono certo che non le stia dicendo alcunchè di nuovo, sia nelle voci in elysia sia nelle sue meccaniche, perdoni la mia capacità di divagare.
    Provocazioni. Intrise di una verità fastidiosa, ma pur sempre provocazioni, forse atte a sbilanciare julius, o a testare la sua sopportazione come un bambino farebbe punzonando un gatto addormentato.

    Quando l'argomento virò sulla statua, il vampiro si abbandonò a un sorriso di circostanza. Lei ha occhio, signor Deschain.
    Sì, è in effetti Ossidiana. E l'occhio mi è caduto sulla stessa perchè a tutti gli effetti beh... è stata citata, indirettamente.
    È un regalo che mi fece Joriah stesso in cambio di un credito annullato. Presumendo che le doti attoriali della rosa non siano mai sfociate nell'arte manuale, e osservandone la fattura... ho sempre pensato che si trattasse di un'opera di Abel.
    un paio di dita carezzarono la superficie nera della statua, andando dalla testa al basamento, sino a scorrere lungo il mobile. non è un'opera che può scolpire la mano mortale del resto. Forse oggi la farebbe una macchina ma... al tempo... chinò il capo con un'espressione contenta, completamente legata alla farsa emotiva che stava mettendo in atto nemmeno troppo bene.

    Virando il discorso sulla memoria, il vampiro ebbe modo di aggiungere. Beh, parlandone in termini meramente accademici, posso dirle che Thomas aveva le carte in regola per sbancare. La sua sete di potere non era mai stata diretta, ma completamente all'ombra; influenza, contatti, e interazione sulle fila del potere senza però metterci direttamente la faccia ; per quella c'erano i salotti, ed erano molto più informali...
    Astuto, glielo concessi al secolo. Giurerei che stesse cercando qualcosa di specifico, prima di abbandonare la città. Ma... non ricordo affatto cosa fosse. nè se l'abbia trovata o meno.
    Almeno al momento.
    sogghignò appena.

    Quando julius prese la palla al balzo (o forse abboccò all'amo) di Duchamp, lo stesso ondeggiò il bicchiere sotto il naso, annusando l'aroma alcolico ma senza saggiarne una goccia.
    oh.
    Pensavo sapesse. Ero concretamente certo che in quanto messo dell'anziano Nicolic voi lo conosceste...
    In questo caso forse dovrei fermarmi. Non vorrei certo venire meno alla segretezza che certi discorsi potrebbero richiedere. Si potrebbe definire un comportamento disdicevole, e vorrei davvero non camminare per vie incerte... ne andrebbe certamente della mia reputazione, capisce?
     
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    Evidentemente l'Arpia Holbourne ha ritenuto, nella sua esperienza nel ruolo, che quelle colpe -tra cui le male parole pronunciate- meritassero tale punizione e che punire il singolo avrebbe giovato ai più. Sul secondo punto non fece altro che sorridere, annuendo leggermente ai passi falsi del Sire di O'neill. "Nessuno ha mai messo in dubbio l'ingenuità di Chibs e la sua ignoranza su come si diventa Arpia..." Siamo di certo un Sangue movimentato, dedito al miglioramento. Quasi lo stesse ringraziando per un complimento, invece che schermarsi da velenose insinuazioni.

    Uno sguardo quasi ammirato alla statua e a tutta la filippica di contorno, ma era un apprezzamento vuoto. L'unico dettaglio degno di nota era il credito annullato, ma poteva essere qualsiasi cosa e scavare alla cieca lo avrebbe portato su una brutta china.

    "Se ha abbandonato la città nonostante tutti i suoi contatti significa che la sua scalata non era così importante, almeno non quanto la sua ricerca. Forse un mezzo." Sapeva bene che Nicolic gli avrebbe lasciato proprio quelle briciole, puntando diretto all'obiettivo. Ma doveva scoprire qualcosa in più, tanto per andare avanti nella faccenda quanto per sapere come muoversi nelle ultime battute.

    Mi hanno incuriosito le sue parole, Anziano. Altra -sottolineo il termine- curiosa teoria. Le labbra si tesero in un sorriso, nel tentativo di rigirare la proverbiale frittata. Come se vi fosse qualcosa in più, una possibilità a cui ha pensato ben conoscendo il signor Thomas. "E Leeroy." Sa bene quanto valore possano avere i vari punti di vista, o considerazioni collimanti. In apparenza concorde, continuò. Esattamente, sono qui in veste di portavoce dell'Anziano Nicolic. Rimestò le parole dell'altro a suo favore, addolcendo quella che poteva essere definita una realtà dei fatti. Non mi avrebbe mandato qui a parlare se ritenesse il mio giudizio monco, o che potessi in qualche modo ledere alla sua reputazione, Anziano Duchamp. Concluse quindi con un leggero gesto della mano, cedendo lieto il testimone

    Il Ventrue non aveva bisogno di rassicurazioni, ma di una leva che lo smuovesse. E se aveva ragione avrebbe capito ben presto l'antifona nel suo discorso. C'era la possibilità che potesse offendere Nicolic non continuando a parlare, o persino che quest'ultimo potesse ritenere in qualche modo il debito non estinto. Doveva piantare il dubbio, mostrandogli che lui non era un ostacolo che si frapponeva, ma un filtro tra due interlocutori.


    Edited by Julius Deschain - 22/2/2022, 14:23
     
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    Miglioramento. Ottima parola. ribattè l'uomo, mancando di ogni convinzione.

    Calcando la mano sull'argomento e sulla fiducia impressa da Nicolic sulla propria figura, lo zelota osservò il primo fra i rè mentre si accomodava sulla propria seduta compostamente, portando ancora la bevanda imbevibile sotto il naso ondeggiante, rimirandone il riflesso, caldeggiandone il colore e le sfumature.
    Ma la farsa era comunque palese, non stava certo ignorando quanto gli veniva detto. Anzi, in mezzo a tutto quel fumo negli occhi Julius potè quasi giurare di scorgere un barlume di realizzazione fra le pieghe illeggibili del volto dell'anziano.
    In effetti avete ragione. Parlate per Leeroy Nicolic, e il mio debito mi vede obbligato a degnarvi della stessa fiducia che darei a lui... aggiunse in coda una smorzata risata a bocca chiusa, poggiando il bicchiere sul tavolo davanti a se; aveva forse smesso di ponderare.
    Comunque è in errore, almeno in parte: la "curiosa teoria" non riguarda specificatamente il signor Thomas, ma vecchi rancori che i vostri clan si portano dietro dall'alba dei tempi.
    Non che sia un esperto, ma conosco le storie. e scommetto anche lei.
    gli occhi del ventrue si abbassarono. non per codardia, quanto per riflessione. Quando all'alba dei tempi Re, Rose e specchi infranti scesero in guerra contro gli zeloti, celandosi dietro le maschere del lupo e del Tanit.
    Ora. Generalmente esistono tre tipi di approcci a questa vicenda, per quanto riguarda il vostro clan. C'è chi non ha ancora smesso di urlare vendetta, chi non si fa condizionare dai dogmi del passato e dalle vecchie leggende e chi non ha alcun rispetto per la storia, e non ha neanche idea di cosa noi si parli. Leeroy invece... andava un po 'per la sua strada.
    E ha sempre avuto un'alta coscienza che i vecchi rancori non dovrebbero condizionare il presente... ma al contempo era anche un convinto sostenitore della ripetizione della storia.

    Il ventrue pareva dire il vero. Nascondeva forse qualche particolare, come si evinceva dalla sua espressione fintamente annoiata, ma per quanto Julius potesse scorgere, la sua voce trapelava il vero.
    Non ho sufficiente cultura per tappare ogni buco, e francamente non ho mai avuto modo di approfondire con Leeroy. Ma in buona sostanza qualcosa di inerente alla ruota karmica... e alla ciclicità del destino, di come alcuni sono sempre destinati alla storia...
     
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    Signore dell'Arpiato

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    Contrari eternamente, l’onde a l’onde, e l’armi incontro a l’armi, e i nostri ai loro, in ogni tempo... Declamò con tono meditabondo, quasi stanco. Si, conosco bene le storie e i vari aneddoti di contorno. Alcuni tra i più Platonici Brujah sono convinti che la nostra vicinanza alla Bestia sia dovuta a quei fatti così lontani...la rabbia attraverso i secoli, impressa nel sangue. Il tono rimase distante, come quello di chi espone una voce ma non sembra crederci. Chiacchiera e poco altro. "E' un argomento pericoloso, a seconda di chi se ne fa carico." Continuò a seguire il discorso dell'Anziano, e a ragionare. "La tanto declamata Terza Città, con vampiri e umani sotto lo stesso tetto...probabilmente più una schiavitù di massa che vera simbiosi tra razze. E chi mai penserebbe oggigiorno ad una simile realtà?" Si chiese, intuendo il pericolo e i possibili risvolti. "Carthago Nova."

    Sapeva però di non poter perdere tempo, stava riuscendo a far scucire Duchamp e doveva riuscire a ricavare il possibile prima che si chiudesse di nuovo. La storia che si ripete...beh, è vero. L'uomo è tale perché ha desideri, storture e priorità che non cambiano nel tempo...almeno non quanto si crede. E così si viene a formare una ruota di intenti, intenti che diventano azioni. Solo un preambolo, dopo il quale corresse il tiro. E in che modo questa teoria, -lieve gesto della dritta, a cercare attenzione- questo discorso si collega con la figura di Abel Thomas? Duchamp aveva tirato fuori quella teoria dopo aver sentito i nomi dei due anziani, facendogli capire che vi fosse una correlazione tra le cose. Abbastanza importante da esser ricordata nonostante il tempo passato.
     
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    dai a un pirla i poteri da master e otterrai un master pirla.

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    Duchamp incassò le risposte con un cordiale cenno del capo di assenso, nella quale trasmetteva un disinteresse molto più marcato di quello che tuttavia potesse realmente avere. Come ogni politicante, anche quando avulso alla materia, le orecchie aperte e l'impressione di non ascoltare erano ottime armi per prendere alla sprovvista il proprio avversario.
    Ma lo zelota aveva una discreta comprensione della materia: il primogeno stava lentamente svelando una o due delle sue mosse, e con sufficiente concentrazione avrebbe potuto discernere altri livelli del discorso.

    Dopo il celere preambolo, accennando nuovamente ad Abel Thomas, l'uomo sospirò. beh, come ogni cosa che ci riguarda mon amie: nel sangue.
    Se la storia fosse stata destinata a ripetersi, non era certo detto che il fenomeno fosse da ripetersi in pompa magna, con città in guerra e rotture di quella che oggi è la sacra masquerade.
    Basta semplicemente un appiglio litigioso, o un'alleanza specifica in una combinazione particolare e subito divampa la possibilità che il mondo sia ciclico.
    Per esempio: Abel Thomas -una rosa- che si cimenta in un'alleanza con il principe -un ventrue- sotto consiglio di uno specchio infranto di saggezza indomita.
    Se lo scopo di quell'alleanza fosse soffiare un affare ai brujah, alcuni parlerebbero di vecchi rancori. Altri se ne farebbero una ragione. Terzi cercherebbero appoggio in altri per rovesciare questa alleanza. Leeroy per come lo conosco direbbe che è il fato che si ripete.

    il primogeno ripassò il bicchiere sotto al naso per inalare gli aromi che pareva gustare maggiormente, poi tornò su Julius Certo non adduco che Nicolic sia un fatalista. Anzi, tutt'altro.
    Il fato è ciclico perchè si ripresenta di volta in volta uguale, ma le nostre scelte ci concedono di affrontarlo in modo differente...
    Parve citare a memoria. ...etc, etc, etc...
     
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