Galleria Sutton

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    La Galleria Sutton è una delle vecchie eccellenze della Big Easy, con una gestione familiare che va ormai avanti da più di un secolo. La Sutton rappresenta numerosi artisti, siano essi locali, nazionali o internazionali. La si può trovare nel quartiere Francese, in Royal Street.

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    L'ingresso della galleria è molto semplice, d'altri tempi. Un'insegna in legno laccato appesa sopra alla porta, quattro ampie vetrate da cui si possono adocchiare le ultime opere in vendita ma anche un curioso scorcio degli interni, ben più ampi di quanto si potrebbe inizialmente pensare. Basta qualche passo oltre la soglia per accorgersi che la galleria si allarga di molto all'interno, con le sue due ampie sale solitamente riservate per presentazioni di nuovi artisti e mostre collettive, il piano superiore con soppalco dove vengono tenute le opere più preziose, e anche i laboratori di restauro sul retro della galleria. Questi ultimi vengono solitamente preclusi al pubblico, ma non è raro vedere qualche giovane artista cittadino farvi la spola nel tentativo di "rubare con gli occhi" un po' dell'esperienza gelosamente costudita dalla Sutton.

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    A dispetto delle apparenze la Galleria non ospita solo quadri, ma ogni genere d'opera d'arte e ogni stile in voga tra gli artisti e i mecenati di New Orleans. Contemporanea, Barocca, Futurista, Gotica, Bauhaus. Opere in rilievo, sculture dal tono classico o art-deco. Tutto è ben accolto, celebrato e unito nell'Arte.
     
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    Jerome continua da qui

    La Galleria distava circa cento metri da casa di Jerome, che poté tranquillamente arrivarci a piedi. Era una bella serata, con strade piene di turisti e musica che filtrava dai locali in apertura.

    Arrivato nei press della Sutton vide che non c'era ancora nessuno, in fondo mancavano ancora cinquanta minuti all'apertura. A sinistra della galleria c'era invece un cancello a doppia anta blu aperto, e due operai che facevano la spola avanti e indietro da un van per portare all'interno degli oggetti ben imballati.
     
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    Jerome si scoprì stranamente di buon umore quando si trovò nei pressi della galleria. Daltronde, pensò, non capita tutti i giorni di essere invitati dalla Arpia in persona ad una esposizione.
    Tutto quello che doveva fare era elargire cordiali sorrisi ai presenti e mostrare la sua opera, sperando di ricevere qualche elogio e perchè no, magari un'offerta da parte di qualche smaliziato fratello. Dopotutto, non c'era forse un suo quadro esposto all'Eliseo? Non era forse lui che aveva creato un'opera con il mistico colore, il Vermiglio? Eppure il tormentato, tastò fugace con la mano libera il contenuto della teca che portava sul fianco, come se non volesse far trasparire la sua preoccupazione: certo, il soggetto lo soddisfava, ma la realizzazione di quell'opera era all'altezza della situazione?
    Il sorriso si dissolse dal suo viso e rimase per qualche istante a pochi metri dall'insegna intarsiata della galleria, con lo sguardo rivolto verso il marciapiede.
    Poi si guardò intorno: era una zona alquanto caratteristica quella e caratteristiche erano le esposizioni che passavano alla Sutton. Se qualcuno fosse passato vicino a lui in quell'attimo, avrebe certamente notato i lineamenti contratti dai pensieri sul suo volto di cera, quasi sofferente. Forse non era riuscito a riportare in maniera eccelsa ciò che aveva in mente, ma di una cosa era certo: non sarebbe passata inosservata quella tela.
    Rinvigorito da quel pensiero, il cainita rialzò gli occhi e si avvicinò incuriosito ai due operai, come sempre malconci e segnati dalla morte. Uno di loro lasciava una scia scura sul terreno al suo passaggio, l'altro aveva un colorito cenere e le orbite semicave. Ma quello che catturò l'attenzione dell'artista erano quegli imballaggi anonimi: dovevano contenere arte, ne era certo.
    Controllò l'ora e decise che forse poteva dedicarsi una camminata lungo le vetrine del quartiere, per schiarirsi ulteriormente le idee.
     
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    Se non devi fare nulla di particolare aspettiamo un attimo e ne approfitto per fare qualche altro reply con Bannister, riprenderemo quando mancheranno venti minuti all'apertura della galleria.
     
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    Quando Nicholas parcheggiò nelle vicinanze mancavano circa quindici, venti minuti all'inizio della mostra. La Sutton era illuminata a giorno, e attraverso le ampie vetrate poté notare come vi fosse già qualcuno all'interno. L'ingresso era capitanato da un uomo in giacca e cravatta in chiara attesa dei primi invitati.

    Alla sinistra della galleria notò anche un'entrata di servizio, un cancello blu socchiuso che un operaio stava diligentemente tenendo in piedi con la schiena, rimanendosene a braccia conserte in attesa di qualcosa o qualcuno.

    In quel momento Jerome ritornò dalla sua passeggiata, ancora armato di teca.


    Turni iniziali come vi pare, poi terremo la rotazione. Vi vedete tra voi, per cui descrivetevi. Nicholas, come descrizione più corposa del posto puoi tenere fede al mio primo post. Essendo passati letteralmente due reply ho voluto evitare di copiare il tutto.

    A voi.
     
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    Per natura, tendeva sempre a un lieve pessimismo e da come era iniziata la serata, si aspettava come minimo di trovarsi imbottigliato nel traffico, invece ..."Addirittura un po' in anticipo" pensò Nicholas con soddisfazione mentre parcheggiava la sua Mini.
    Percorse con calma i pochi passi che lo separavano dall'insegna della galleria, sulle prime rimase un po' sorpreso...conoscendo MOLTO bene le abitudini del suo Clan , si era immaginato un qualche luogo sfarzoso ed eccessivo e fu piacevolmente sorpreso dall'eleganza classica del luogo scelto per l'evento. Niente barocchismi inutili e kitsch, un'insegna che sapeva di antico e che raccontava di un posto con una storia. Si tolse il cappello mentalmente, sperando che l'interno mantenesse quanto prometteva l'esterno.
    Fece caso a malapena a un ingresso di servizio piantonato da "operai?, Inservienti? GHOUL?", probabile che fosse l'ingresso per le opere più ingombranti (probabilmente anche la sua scultura era passata di li) ma poteva anche essere l'accesso a cose più misteriose...forse si o forse no ma, in ogni caso almeno per il momento, non lo riguardava.
    Vide lo steward all'ingresso e estrasse l'invito dalla tasca interna della giacca mentre si dirigeva con calma verso l'ingresso.
    In quel momento si accorse di un'uomo che si dirigeva nella stessa direzione, era indubbiamente un cainita e, a giudicare dalla teca che portava sottobraccio, presumibilmente un'altro artista invitato all'evento.
    Abiti ricercati, rasi e velluti, nero predominante e...perfino un filo di makeup...Nicholas non potè fare a meno di pensare che sembrava il cosplay di un vampiro anche se il risultato finale era di grande eleganza. Decise comunque di mostrarsi cordiale, un lieve accenno col capo in segno di saluto e un ampio gesto con la mano accompagnato dalle parole "Prego. Dopo di te"
     
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    Jerome rientrò dal suo girovagare terapeutico ancora più carico di dubbi di quando era arrivato sul posto. Inutile pensò: più mi sforzo e più la mia mente scava a fondo, raggiungendo nuovi e cupi pensieri. Forse sarebbe meglio non pensare affatto a volte, si disse scrollando la testa.
    E fu così che si diresse verso l'ingresso della galleria a capo chino e immerso nelle sue incertezze, che il saluto di un altro cainita lo colse alla sprovvista. Levò il capo sorpreso e rispose al cordiale invito con un Oh, grazie. Lo squadrò da capo a piedi: era vestito in maniera elegante e in generale si notava una certa cura nel suo apparire. Dimostrava una trentina di anni, nonostante il viso di cera tipico dei fratelli distorcesse e rendesse difficile poter dare un'età precisa.

    I segni della morte erano palesi, ma sembrava si fossero adattati allo stile del cainita. Dal colletto si potevano notare trame fitte di vene salire su fino alle guance; sembrava quasi che una pianta rampicante color blu notte fosse cresciuta sotto pelle per farsi largo verso la luce. Il pallore era talmente marcato da sembrare l'opera di un abile truccatore. Un occhio possedeva un'iride grigio azzurra molto particolare, mentre l'altro era completamente nero, come il fondo di un pozzo. Persino le labbra tendevano al grigio ma il tutto non dava tanto l'idea di trovarsi davanti ad un cadavere, quanto piuttosto ad una rockstar di black metal, il che cozzava decisamente con il portamento classico del vampiro.

    Artista o semplice appassionato? attaccò il dannato, mentre continuava ad osservare affascinato i disegni che le venature disegnavano sul viso del suo interlocutore. E' la prima volta che posso esporre qualcosa alla Sutton fece, mentre con un movimento metteva in mostra la teca al suo fianco. Speriamo di poter vedere qualcosa di interessante. Poi fece un cenno con la mano portandosela alla fronte, che voleva significare "che sbadato". Mi chiamo Jerome, piacere. gli disse porgendogli la mano ed elargendo un cordiale sorriso.
     
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    La velocità del pensiero era una cosa che stupiva Nicholas persino da immortale, in particolare si stupiva ogni volta di come interi ragionamenti e linee di pensiero che avrebbero richiesto svariati minuti di parole potessero concentrarsi con chiarezza nel tempo necessario a dire "Nicholas. Il piacere è mio" Quella frazione di secondo bastò a Nicholas per fare qualche supposizione sul carismatico Jerome...si avvertiva una disperazione romantica che ben si accordava al look, forse era così anche nella sua prima vita, un artista goth con la passione della mitologia sulle creature della notte? In quel caso non era difficile immaginare perché fosse stato scelto dal suo Sire. Quale Toreador avrebbe potuto resistere alla combinazione bellezza/arte e disperazione? E poteva solo immaginare quali emozioni terribili avesse suscitato in lui, la rinascita nelle tenebre...o magari non era niente di tutto questo e, semplicemente, gli piaceva il look goth.
    "Artista? Mi piace pensarlo ma preferisco siano gli altri a deciderlo" continuò Nicholas ,senza perdere un colpo e aggiunse con un sorriso sincero " Qualcuno lo pensa, dato che anch'io sono stato invitato a presentare qualcosa e...si, anche per me è la prima volta alla Sutton". Jerome ascoltava con attenzione e con uno sguardo penetrante, Nicholas pensò che uno sguardo così intenso dovesse essere quasi insostenibile per i mortali.
    "Bè, se le opere non saranno interessanti...la serata lo sarà certamente" concluse Nicholas con un sorriso complice.
     
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    Durante il duplice scambio di salamelecchi l'uomo all'ingresso prese gli inviti dei due e li lesse, rispondendo con un pacato sorriso di benvenuto e invitandoli a proseguire all'interno.

    Siete tra i primi ad arrivare. Disse, prima di notare la teca che Jerome portava con sé. Prego, in fondo alla sala troverete la Direttrice Sutton. Rivolgetevi pure a lei.


    avevo postato con il pg, scusate.
     
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    Nicholas era un fratello interessante. Jerome arrivò a quella conclusione semplicemente dalle poche parole che si erano scambiati, ma soprattutto dallo sguardo che portava: era lo sguardo di uno che vedeva oltre le cose, non vi erano dubbi. E in quei pochi istanti aveva notato come lo aveva squadrato e inquadrato, come solo uno del mestiere sa fare. Nella sua testa, ne era certo, lo aveva già ritratto.
    Aveva anche apprezzato il fatto che non si fosse autodefinito un artista, un pò come quando lui si presentava come artigiano. Ma la sua in parte era falsa modestia, quella di Nicholas invece sembrava genuina. Chissà però quale genere di artista sarà, pensò il tormentato proiettandosi in avanti con i pensieri.

    Fu però subito riportato a terra dal commesso all'ingresso, il quale li diresse verso il fondo della sala, dove avrebbero trovato la direttrice ad accoglierli. Certo: il piatto forte sarebbe stato incontrare l'Arpia, ma non sarebbe stato male presentarsi al meglio anche alla responsabile della galleria. Una sana e crescente ansia da prestazione cominciò a prendere il controllo della testa del cainita. Non voleva assolutamente sfigurare con nessuno, non in quella circostanza almeno.

    Ringraziò il disgraziato, che aveva le guance talmente scavate e le orbite così concave da sembrare morto da un secolo, contraccambiando al suo sorriso sdentato e sgradevole con una sorta di inchino. Si diede una veloce rassettata ai vestiti e cercò con lo sguardo la sua destinazione. Erano gli unici in sala e questo era un buon biglietto da visita, pensò.

    La sala era ampia e illuminata a dovere: regnava un ordine quasi maniacale che cozzava decisamente con i drappi di ragnatele aggrappati alle tele appese e alle crepe sui muri ingrigiti. Per non parlare poi dei numerosi piccoli esseri che schizzavano impazziti sul pavimento. In certi angoli la loro presenza era talmente densa da formare dei grossi grumi brulicanti, decisamente fastidiosi allla (sua) vista.

    Si rivolse infine ad Alexander, avvicinando il capo in maniera confidenziale: Se non ti spiace, mi recherei sul fondo come questo buon uomo ci ha consigliato.
     
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    "Ma certo, nessun problema" rispose Nicholas .
    Dal canto suo non aveva così fretta di incontrare i "padroni di casa", soprattutto quando c'era così tanto da vedere in termini di arte. Cominciò a gironzolare distrattamente cercando di cogliere con gli occhi l'atmosfera dell'ambiente che lo ospitava. E come inevitabilmente gli capitava quando era circondato dalla bellezza , si perse...
    La ricchezza delle opere esposte lo paralizzava, era come se potesse sentire ogni pennellata delle tele esposte comporsi sotto i suoi occhi, le sculture sembravano prendere vita e chiamarlo, anche nella sua vecchia vita da mortale gli era capitato di sperimentare qualcosa di simile di fronte a certe opere particolari ma, niente di lontanamente paragonabile alla commovente passione e alla violenza che provava da quando era rinato alle tenebre. Nel vortice delle emozioni ripensò al suo AMORE...Anneke, avrebbe adorato quel posto ...che meraviglia sarebbe stata condividere quel momento con LEI, poter fare a meno di qualunque parola grazie alla totale intimità che li legava, quella speciale intimità data dal sangue che l'aveva creato.
    E come sempre la bruciante nostalgia di Anneke, fu sufficiente a riportarlo sulla terra, cercando di fare finta di niente si ricompose mentre sentiva su di se gli sguardi curiosi dei primi ospiti (erano già di più rispetto a quando era entrato...quanto tempo era passato?), tutti bellissimi ed elegantissimi che, stavano certamente studiando e valutando il novellino. Bene allora pensò Nicholas Non essere scortese, vai almeno a presentarti.
    E si diresse verso la gallerista che stava ancora parlando con Jerome...
     
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    I due proseguirono all'interno, in direzione di quella che era a tutti gli effetti la sala principale della Galleria: ampia, con le pareti piene di fori di diverse dimensioni da cui uscivano delle luci puntate a terra per formare strani intrecci d'ombre ma che erano allo stesso tempo tappezzate di dipinti dallo stile astratto, dominate dai colori primari; una grossa opera in vetro soffiato capeggiava il centro della sala, raffigurava un albero secco -il materiale era scuro, macchiato appositamente durante la lavorazione- i cui rami si torcevano fino a terminare in filamenti finissimi, simili a quelli di unsalice piangente. Tutt'attorno al tronco si avviluppava un'edera rosso sangue, che nella sua fame aveva raggiunto anche i rami più alti, le ultime stille di linfa rimaste.

    Più in fondo alla sala un pesante tendaggio a parete, che con tutta probabilità serviva a dividere in due la sala e a tenere alcune opere al pubblico.

    Nel bel mezzo della sala c'era una donna, dall'aspetto austero e piuttosto avanti con l'età. Camminava attorno alla fine opera in vetro, puntando un fotometro sui rami più alti e ordinando ad un uomo sul soppalco -da quel punto bastava alzare lo sguardo per notare la balconata e il piano superiore- di sistemare meglio alcuni faretti.

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    La signora Sutton -perché di altri non si poteva trattare- aveva su di sé impresso un portamento per pochi, elegante per quanto minimale. I suoi movimenti erano leggeri, contrapposti ad uno sguardo attento e dalla tendenza glaciale. Vestiva con un abito d'oro a due pezzi, tutt'altro che pacchiano, e un paio di tacchi bassi per non accentuarne troppo l'altezza.

    All'avvicinarsi dei due vampiri la donna li adocchiò per qualche breve attimo, poi sospirò. Signori, le opere andrebbero portate almeno un'ora prima della mostra...per l'allestimento. Si stava chiaramente riferendo a Jerome, armato di teca. Non risultò poi molto saccente nel commento, quanto sbrigativa.

    Marianne Sutton. Si presentò. Perdonate se continuo a lavorare ma... Sembrò intendere l'albero in vetro soffiato, anche se non era facile comprendere se si riferisse alla sua illuminazione o ad altro. Con chi ho il piacere?

    In tutto questo non aveva mai sorriso apertamente, trattenendo le labbra in un pacato orizzonte.


    Stat per ora dimostrate: aspetto 2 - Carisma 3 - Galateo 4 - Espressività 2


    Edited by Shaitan - 13/3/2022, 10:46
     
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    Jerome non potè fare a meno di ammirare l'albero morente. I giochi di luce che si formavano attorno ad esso erano bizzarri ed ipnotici. A volte sembravano mani pronte a ghermire i malcapitati, altre volte parevano appendici organiche in translucenza. L'opera si stagliava nel centro e rubava la scena a tutto ciò che stava intorno, tanto che il dannato dovette fare ricorso a tutta la sua forza di volontà per distogliere lo sguardo e dedicarsi alla signora Sutton.

    La donna aveva un portamento elegante ed austero: non avrebbe potuto immaginarsela diversamente. I segni della meretrice erano molto marcati e lasciavano poco spazio alla parte "umana", dando l'impressione di trovarsi di fronte ad uno spaventapasseri: i capelli erano crespi, rinsecchiti e incolori, gli occhi perlopiù iniettati di sangue, lasciavano trasparire un fondo giallognolo e la pelle sembrava cartapesta. Brutta situazione, per una donna di cotanta grazia, pensò il cainita.

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    Inutile dire che il tormentato percepì il rimprovero circa la sua opera come una palettata nel cuore: la serata non era cominciata nel modo migliore. Eppure chissà come, riuscì a stringere i denti e a farsi coraggio nel presentarsi nel migliore dei modi, architettando un sorriso cordiale e per nulla forzato.

    La prego di perdonarmi signora Sutton, non sono stato informato a dovere. Spero che possa avere comunque il piacere di dare un'occhiata al mio lavoro a tempo perso. disse mentre posava la teca lungo una parete. Nel fare ciò, gli venne istintivo cercare di evitare una schiera di blatte che gli passò sotto le gambe. Si augurò con tutto il cuore che la Sutton non avesse visto quella scena, che agli occhi di un esterno sarebbe parsa certametne comica e staniante.
    Sono onorato di aver ricevuto il vostro invito: il mio nome è Jerome Lacroix. disse con un abbozzo di inchino. Faccio ciò che posso per contribuire alla diffusione dell'arte, in tutte le sue forme. Lavoro utilizzando più tecniche pittoriche possibili, ma nutro un forte amore verso la tecnica ad olio. Forse avrà avuto modo di vedere la mia opera più famosa: il Vermillion. Una sorta di piccola scalopendra fece capolino dal decoltè della donna, per poi sparire nuovamente. L'artista non si azzardò a seguirla con lo sguardo, tenendo lo sguardo fisso sul volto marcito della padrona di casa. La prego, continui pure a lavorare: immagino abbia molto da fare. Se avrà piacere di scambiare due parole, ne sarò lieto. e fece un passo indietro, lasciando spazio a Nicholas.
     
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    "Ouch" pensò Nicholas, riguardo alla piccola gaffe "logistica" del povero Jerome, c'era passato anche lui agli inizi, niente di irreparabile ma Lacroix sembrava particolarmente sensibile e probabilmente quel piccolo rimprovero gli avrebbe condizionato tutta la serata.

    La Sutton gli fece subito una buona impressione, perfettamente intonata all'ambiente che, sembrava un'emanazione stessa della sua persona.
    Gusto, competenza, eleganza e passione, tutto nella galleria rispecchiava quella donna dall'età (non in senso anagrafico) indefinita.
    I modi e il portamento tradivano un sapore di tempi più remoti anche se, tra Cainiti non si poteva mai dire con certezza.

    Mentre Jerome, con un certo nervosismo si presentava, Nicholas rimase educatamente a pochi passi di distanza ammirando l'opera a cui la Sutton stava rivolgendo la sua attenzione. Era pronto a scommettere che l'autore o l'autrice ricoprisse un ruolo di alto rilievo nel Clan, data la posizione centrale e le cure che la Sutton gli stava dedicando ma non era importante...l'opera meritava certamente ogni attenzione, anche se non rientrava esattamente nei suoi gusti, non poteva ignorare l'incredibile perizia tecnica e la forza visiva e comunicativa esaltati dalle precise indicazioni della Sutton , per quanto riguardava l'illuminazione.
    Con un moto di orgoglio (quale artista non è un po' egoista ed arrogante?) si chiese se anche la sua opera avesse ricevuto le stesse attenzioni o fosse stata relegata nelle "retrovie" come opera di un novellino o, peggio ancora, perchè non ritenuta valevole artisticamente.

    Mentre rifletteva su questo, vide che Jerome aveva finito e la Sutton aveva rivolto lo sguardo su di lui aspettando che si presentasse.
    "Nicholas Bannister, madame, è un' onore" disse Nicholas con un lieve cenno del capo a cui la Sutton rispose educatamente. "Vedo che ha ancora da fare e non voglio distoglierla dal suo lavoro. Spero di avere modo, durante la serata, di porgerle gli adeguati complimenti per...tutto questo" e accompagnò la frase con un ampio gesto che abbracciava tutto l'ambiente.
     
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    I signori Lacroix e Bannister, si. Perfetto. Disse tra sé, abbassando il fotometro da quell'opera in vetro che tanto calamitava e prendendosi una manciata di secondi per osservarli meglio. Se intende l'opera che ora appartiene al direttore dello Sheraton Hotel no, non ho avuto il piacere...o meglio il permesso di osservarla. Ammise prima di staccarsi dall'albero in vetro soffiato e invitarli a seguirla. Venite pure con me, devo sistemare alcune opere nell'altra sezione dell'esposizione e ne approfitterò per sistemare la sua tela, Lacroix. Gli fece cenno di no con il dito quando lo vide avvicinarsi ad una parete. Da questa parte, prego. Indicò il tendaggio che divideva la sala in due, scostandolo per far passare i due vampiri. Dall'altra parte una sala con un'illuminazione leggermente più scura, e varie opere ancora drappeggiate da dei teli color borgogna. Almeno due dovevano per forza essere delle statue, tra cui l'opera di Nicholas, ben riconoscibile dal creatore nonostante la copertura. Questo nuovo ambiente era speculare alla sala appena lasciata, con un'unica differenza di nota: se nella prima i faretti a muro e dall'alto erano sistemati per valorizzare l'opera in vetro in questa ogni pezzo godeva di uguale importanza e cura nell'allestimento.

    E' la prima volta che visitate la galleria?
     
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