Claiborne Ave

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    .Fiaba. se ti riferisci a me io ho descritto che:
    CITAZIONE
    Von Braun percepisce ad un qualche livello la partita che si sta giocando alle sue spalle

    Cioè il mio personaggio ha il forte presentimento che Rebecca si sia avvicinata a Kappa non per flirtare con lui ma per cercare di calmarlo e persuaderlo a finire il lavoro.
    Data la situazione e lo stato emotivo di Kappa, credo poi basterebbe la semiotica :P
     
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    Il disprezzo che ho per voi

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    una morte simbolica non è quello che Artemisia ha ordinato, mio buon amico bicefalo Blake pareva immensamente calmo nel suo essere prossimo alla morte ultima, mentre sotto gli occhi di Otto e Zoobo si sincerava palesemente e solamente di non essere in linea di visuale di qualcuno che non fossero loro, Quasi volesse occultare la sua presenza a Kappa, o a Rebecca.
    la morte ultima di Norman Obadiah Wan s'ha da venire, e s'ha da venire quanto prima. Il fatto che vi sia una persona diversa al di sotto del suo volto e bisogno di nicotina malespresso, ha poca importanza.
    Come l'adesso, signor Otto.
    un vortice leggero di fumo defluì dalla persona, come lo smorzarsi di un sigaro. sono certo che non neghereste l'esistenza di Zoobo solo perchè lui è confinato in stoffa e bottoni no? ed egli è più di un simbolo.
    E così Norman Obadiah Wan.
    E così io. l'adesso che non conta nulla
    sorrise, aperto e placido, quasi felice di quanto appena detto.
    ciò che conta è il futuro, amici miei. E per giungere su un nuovo futuro, si ovvia alla necessità di sfilacciarsi all'interno di questa debole realtà come carta straccia. e venire strappati. Ma è difficile giustificare la morte di un anziano, nonostante il nobile scopo.
    Ma ci sono...
    il volto di Wan ritornò a comporsi sulla persona davanti a Otto e Zoobo ...scappatoie, per così dire.
    Riuscite anche solo a comprendere di che stiamo parlando, miei cari?


    ***



    Se la conversazione tra l'anziano e Otto pareva essere scivolata nel mutismo più assoluto, ora Rebecca aveva per le mani un problema ben più massiccio, la presenza di Kappa in evidente alterazione.
    il diniego con la testa, la reticenza a commettere atti violenti, qualcosa che il soggetto sinceramente non sembrava minimamente trasmettere.
    Rebecca... biascicò appena, occhieggiandola dopo la proposta di un paletto. La malkava potè scorgere negli occhi dello smilzo la sincera ponderazione dell'idea.
    Poi un fulmine a ciel sereno.
    ...Rebecca, fatemelo portare via. l'espressione vacua e intrisa di sangue si inchiodò sugli occhi della giovane informatica ... io... io lascerò la città. con lui. Nessuno lo saprà.
    A-anche il contratto... i malkavi avevano il diritto di ocminciare per primi ma... ma potete dire di aver fallito... e basta... datemi anche la colpa se serve io... la prenderò. e lui...Non... non tornerà mai più, come il problema in sè.
    Ti prego...
    infine, sfibrato in una disperata richiesta, il malkavo chinò il capo contro il cemento, genuflesso ai piedi della malkava. lascia che io lo porti via.
    ...ti prego
    ... ti prego...
     
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    Le prime parole dell’Oracolo offrono a Von Braun la principale risposta di ordine pratico che andava cercando: “Dunque l’ordine è partito davvero dal Principe.”
    Quelle che seguono, al contrario, generano nel Cavaliere della Luna un senso di angoscia e smarrimento, anche se probabilmente non era questa l’intenzione dell’anziano.
    << Sono situazioni molto diverse… io e Zoobo… beh… noi… >> Tentenna il ventriloquo per poi limitarsi a scuotere più volte il capo in un’ostinata negazione di una realtà forse per lui troppo orribile.
    O forse una parte di lui, ora interpretata dalla marionetta-calzino, ne è sempre consapevole e finge.
    << Comprendo molto bene il suo disagio. Il vostro disagio. E immagino che fra voi non vi sia più alcuna possibilità di convivenza. >>
    Zoobo posa i suoi bottoni sull’asfalto sporco, in una posa vagamente meditativa, mentre il discorso del Lunatico si trasforma in una domanda e il viso di Blake l’Oracolo in quello di Norman Obadian Wan.
    << Temo di essere stato frainteso. Quando ho parlato di morte simbolica, non mi riferivo al fatto che Wan non debba raggiungere la Morte Ultima, ma alla possibilità di una qualche procedura che non implichi anche l’eliminazione del Signor Blake. Una sorta di potatura. >>
    << Potatura... A volte mi domando come starei con un uncino al posto della mancina… >> bofonchia sottovoce Otto, che appare stranito da quella conversazione.
    Zoobo, dal canto suo, ignorando totalmente il socio/sottoposto addetto alla locomozione, conclude: << Mi piace pensare che all’inizio di tutta questa faccenda il Signor Blake, pur facendo degli omissis non trascurabili, non ci abbia mai mentito. E seduti ad un tavolo del suo bel locale lei ci ha fatto una promessa... >>
    Per una volta è Otto ad interrompere Zoobo, dichiarando con un rinnovato ed eccessivo entusiasmo: << Già! Qualcosa sul fare di noi i re dello specchio infranto! >>
    Il gerarca di stoffa (una volta parte di un brutto paio di calzini che Ludwig Von Braun ricevette in regalo per Natale), stranamente non appare infastidito da quel gesto di insubordinazione, ma annuisce.
    << Precisamente. Dunque, Signor Blake, ci parlava di uno specchio infranto mentre in realtà quello che aveva in mente era più uno specchio per le allodole o i suoi propositi erano sinceri? Ed è proprio in questa direzione che si trova la scappatoia alla quale ha accennato? >>
    Una prospettiva piuttosto inquietante, ma non meno del riuscire ad eliminare personalmente l’anziano per poi – nella remota possibilità di sopravvivere ad un simile scontro – doversi giustificare con Artemisia…
     
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    La donna sta arrivando al punto di rottura. La notte sta proseguendo decisamente troppo lentamente per i suoi gusti. L'alba deve essere ormai vicina e lei lo sa bene, cosi come lo sanno tutti i presenti.

    L'idea di lasciar andar via Kappa e compagnia l'ispira, ma dover ammettere un fallimento alla corte? Eh, non è un'idea particolarmente allettante, soprattutto per via di tutte le cose che ha sentito riguardo il più alto membro del clan, la dispotica Artemisia.

    Rebecca nota che la sua proposta non è caduta nel vuoto, no. Sa bene che il Malkavo ha delle abilità fisiche molto più allenate delle sue ed è quindi seguace della volontà dello Schizzato.

    E quando il Malkavo si prostra ai suoi piedi, è quello il momento in cui Rebecca capisce di avere una chance, un'apertura. Probabilmente il Malkavo si è completamente abbandonato al giudizio della Canadese e spera di convincerla. Ma conscio del fatto che se dovesse fallire.. Beh, il paletto è l'altra opzione al momento.

    Ed è l'opzione che Rebecca coglie al volo.

    Io spero che non sia necessario, ma Rebeccona spende un punto sangue in forza o destrezza (insomma quello che vuoi farmi tirare per impalettare), forza di volontà e si prova ad impalettare Kappa alle spalle


    "Mi dispiace Kappa."
     
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    Convinvenza, dice? le parole dell'oracolo/di Wan appaiono quasi stupite di fronte a queste affermazione di Zoobo, mentre l'espressione dolorante della maschera tradisce un divertito ma presente smarrimento.
    miei cari, scoprirete che per reggersi sulle sue instabili colonne, questa torre ha bisogno più i nemici che di amici.
    Non importa quanto immaginari o volutamente creati
    aggiunse strizzando l'occhiolino, e ritornando nuovamente Blake nei connotati, ma mantenendo la stessa linearità nel discorso. Finchè è servito è stato un piacere divulgare la voce della camarilla attraverso un riflesso negativo. anzi, è stato un dovere. un dovere sentito. Ma ora... un repentino cambio, aiutato anche da un gioco delle ombre circostanti. Ora c'è qualcosa di più, Fratelli miei.
    Fece un passo ancora verso Otto e Zoobo, ridacchiando. Le ferite, ancora esposte, non accennavano a richiudersi. e questa volta, come la voce suggeriva, era nuovamente Wan..non insulterò la vostra intelligenza parlandovi di rete, di esistenza condivisa, di connessioni, di anime infrante, e di ciò che la nostra storia è stata dalla prima volta che questo globo terracqueo ha visto la notte.
    Ma posso dirvi che avete ragione; io vi renderò i re dello specchio infranto.
    cadde di nuovo l'illusione, scivolando ancora fra le saette buie dell'ambiente circostante e ritornando il volto di Blake. Sempre più provato, sempre più teso. e lo farò nel secondo stesso in cui la caccia avrà termine. Nel momento stesso in cui avrete deciso del vostro destino.
    A voi se scegliere tra carne... o fede.


    ***



    Kappa non fa un movimento, quindi si tratta solamente di centrare il cuore. Gli fai 4 danni, e lui ne assorbe uno. Questi tre danni bastano.


    Rebecca dovette decidere in fretta.
    Mettersi nelle mani di un fratello evidentemente instabile nel suo unico momento di disperata umanità (ammesso che quella fosse) o seguire i dogmi della torre d'avorio, in una spirale che l'avrebbe si mantenuta sulla via degli anziani ma che l'avrebbe anche privata della sua arma più pericolosa.
    E una volta scelto, il figlio di Blake fu travolto da uno spasmo nervoso, una feroce convulsione che attraversò il suo corpo nel momento in cui il legno raggiungeva il paletto.
    Evidentemente Kappa non se lo aspettava, o forse Rebecca era davvero più forte di quanto credesse.
    Ma in ogni caso, dello schizzato smilzo ora non restava che la salma immobile a terra, ancora carponi ma distesa per il contraccolpo su un fianco, con una grottesca espressione di dolore e realizzazione sul volto.
     
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    La Malkava è sorpresa di essere riuscita nell'impresa, per un istante dubita di essesci riuscita ed infatti il Malkavo, pur senza muoversi, può leggere l'espressione colpita nel volto della bionda.

    "Scusami..." un sospiro, chiude gli occhi, per poi voltarsi per raggiungere gli altri.
    "Tieni un occhio su di lui, se puoi." dice ad Herman mentre si accinge ad osservare il duo (o meglio, il quartetto).

    La mano va nell'interno della giacca, andando a recuperare quell'arma che si era messa nella cinta dei pantaloni. Uno strumento metallico poco piu grande di una pistola, ma decisamente piu letale... e rumoroso.
    L'Uzi che il Malkavo le ha dato qualche ora prima fa la sua comparsa. Avvicinandosi a Norman/Blake, alza leggermente l'arma per puntarla all'uomo. Un click che conferma la rimozione della sicura.

    "Non credevo che saremmo arrivati a questo punto. Mi dispiace Blake...." un sospiro pesante.
    "Non ho sentito molto della chiacchierata.. Hai delle ultime parole?" un'espressione dura. Si vede che non è abituata a fare questo tipo di lavori, ma d'altro canto la stanchezza e la fede nella Torre, oltre alla paura verso gli strati alti della politica.. Hanno i loro effetti sulle azioni e sulle emozioni della Malkava.
     
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    Sebbene Otto appaia ancora alquanto spaesato, in un misterioso modo tutto suo, Zoobo pur privo di muscoli facciali, riesce ad offrire l’idea di seguire il discorso dell’anziano lunatico, poi non così lontano dalla drammatica esistenza dello stesso Cavaliere della Luna.
    << Wan ha dunque recitato la sua parte fino in fondo e ora aspetta solo che si cali il sipario. Ci duole solo che non sarà la mano di Kappa a farlo, come lei Signor Blake aveva pianificato. >> I freddi bottoni azzurri della marionetta si spostano per qualche istante su Rebecca, per poi tornare sull’anziano che alienazione e oscurazione hanno ora reso una sorta di inquietante Big Jim Cambia-faccia. << Ma questo genere di cose non vanno mai esattamente secondo i piani, anche quando a farli è un oracolo. >>
    Von Braun fa poi qualche passo indietro… beh più di qualche passo in effetti, mettendo fra lui e Rebecca una certa distanza di sicurezza e quando quest’ultima rivolge quella cupa domanda di rito a Blake, è questa volta Otto a parlare: << Io credo… che a prescindere queste non saranno davvero le sue ultime parole... >>
    Il malkavo ripercorre con la mente quei contatti avuti attraverso la Rete più e meno recenti. Non solo le intimidazioni di Wan, ma anche quell’invito apparso non molto tempo primo fra le pagine di un giornale. “Non la vita o il suo simulacro, né la vera Morte Ultima. Blake ha scelto la Rete.”
     
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    con la guisa dell'impostore ormai caduta, Blake si limitò a sorridere più intensamente, a dispetto di quanto la situazione non sembrasse affatto in suo favore.
    O forse lo era, ammesso e non concesso che leggendo tra i suoi deliri interpersonali, Otto non vi avesse in qualche modo azzeccato.
    Ah, signorina Rebecca. la mano cadde in avanti con eleganza, quasi a muovere un saluto Sono felice che non abbia dato retta alla mia progenie.
    Mia è la colpa di non averlo liberato abbastanza.
    Povero diavolo; Non capirà subito ma... prima o poi lo farà.


    Così facendo l'oracolo allargò le braccia. indifeso totale, limitandosi solamente a guardare i due (tre) orbitando da uno sguardo all'altro. Ogni promessa è debito: io farò di voi i re dello specchio infranto.

    Blake non ha difese e rimane immobile. Prego
     
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    Otto fa un altro passo indietro: sia fisicamente che metaforicamente.
    Al di là del fatto che il Cavaliere della Luna è armato solo di un taser e di un coltello, mentre Rebecca sta lì letteralmente con un Uzi spianato, la Dama della Luna sembra pronta a finire il lavoro.
    Otto no.
    Tuttavia i due cocci di questo particolare specchio spezzato riflettono la luce in modo assai diverso.
    << Se vuoi posso pensarci io, Rebecca. >> La voce di Zoobo, nasale e gracchiante ma come sempre anche terribilmente ipnotica, è ferma, ma in essa non vi è evidentemente alcuna traccia di desiderio o impazienza nell’assolvere ad una simile azione.
    Più in profondità, accanto a quella Bestia irrazionale sempre pronta ad emergere dalla superficie di quel buffo ometto, si nasconde anche un altro passeggero: Ludwig, l’uomo che il malkavo fu un tempo, prima che in un appartamento di Pasadena uno scricciolo di donna lo ordinasse cavaliere non con il piatto di una spada sulla sua spalla, ma con canini affilati affondati nel suo collo…
    Un uomo che pur non muovendo un dito si rese responsabile della fine di due esistenze… e che ora sta per aggiungerne un’altra alla lista.
    Per Blake non versa una sola lacrima di sangue “Otto” von Braun, ma forse alla fine di quella lunga notte piangerà per sé stesso.

    Come descritto, Otto si allontana ulteriormente e lascia fare a Rebecca, pur offrendole quell'alternativa.
     
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    L'espressione della donna è dura, provata. Un occhio esperto si renderebbe però conto che le rimanenze della sua umanità stanno tremando contro quell'azione che è fondamentalmente costretta a compiere. Una faccia fredda, distaccata, che a malapena copre i suoi pensieri piu viscerali. L'uccisione di qualcuno cosi, a sangue freddo... Non è una cosa che può essere fatta cosi senza pensieri, senza emozioni.

    Scuote leggermente la testa alle parole del duo felpato. L'arma che vibra leggermente, forse per via della paura intrinseca che vive all'interno della canadese.

    Socchiude gli occhi per un istante alle parole di Blake. Sa bene che dovrà trovare un modo per non farsi ammazzare da Kappa dopo stasera e le parole dell'anziano non fanno altro che rivangare il fatto.
    "Non sarà semplice. Ne per me, ne per lui." un sospiro pesante, profondo, carico di significati.

    "So che ci vedremo ancora Blake. Fai buon viaggio." le ultime parole. Socchiude gli occhi nuovamente, prima di scaricare tutto il caricatore sul povero Anziano.
     
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    in un lampo, il silenzio venne squarciato da un rullare apparentemente senza fine. L'area rabbuiata attorno allo strano duo di cavalieri della luna si illuminò dei piccoli lampi infuocati provenienti dallo scarrellare dell'uzi, mentre un'infinità di proiettili si riversavano dallo stesso sul corpo di Blake.
    Colpi che senza farsi aspettare aprivano nuovi buchi nelle vesti di Wan, squarciando la carne non morta dell'oracolo. Lo stesso non cercò nemmeno di schivare.
    la costante spinta penetrante di tutti i colpi finì con il farlo schiantare a terra, ove raggiunse il torpore senza però mutare espressione.
    Sorrideva.
    In pace.
    E quando i colpi non trovvarono più coscienza da abbattere, lacerarono con fredda insistenza ciò che di BLake rimaneva. La carne morta si aprì in una moltitudine di crepe, squarci e fori cruenti seguitando con i suoni della carne spaccata, delle ossa rotte.
    E ben prima che i colpi finissero, ben prima che rebecca si trovasse a sparare per terra o a premere un grilletto a vuoto, il corpo di Blake non resistette. E sotto l'oscura notte, per mano della dama canadese, la sua essenza divenne cenere, spianandosi al suolo e venendo sospinta dalla forza d'urto dei bossoli e del vento.

    Blake è morto! evviva Blake!
    Tiro di umanità passato per Rebecca, che non perderà ulteriormente stille di anima. per ora.
    Ricapitolando: davanti a voi c'è una montagnola di cenere, ormai spianata. a poche decine di metri il quasi ignaro Herman e a circa un centinaio di metri Kappa, opportunamente impalettato.
    è il momento delle ultime battute
     
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    Nonostante gli ultimi colpi sparati dall’Uzi ancora riecheggino nell’aria, di Blake ormai non resta che un cumulo di cenere, che il vento della sera ha già iniziato a disperdere.
    Otto von Braun fissa quella mesta visione per ancora qualche istante; giusto il tempo di vedere un po’ di quella cenere posarsi su dell’altra identica ad essa in ogni aspetto: quella del sigaro cubano offerto al (auto) condannato a morte.
    << Cenere alla cenere… letteralmente. >> mormora Otto con voce tremante, evidentemente ancora scosso.
    Criptica e lapidaria la risposta di Zoobo: << Quella è solo materia. >>
    Quindi il gerarca di poliestere, poco propenso ai sentimentalismi, si rivolge a Rebecca: << Ho dato indicazioni ad Ambrogio di venirci a prendere poco lontano da qui. Mi auspico che il mio tentativo di depistaggio stia dando i suoi frutti, ma ogni minuto che ancora trascorriamo qui ci espone ad inutili rischi. >>
    I bottoni azzurri della marionetta-calzino vanno quindi a cercare la figura dell’altro testimone della Morte Ultima dell’anziano. << Signor Herman. Aiuti Otto a caricare Kappa nel bagagliaio. Appena possibile le prometto che lo trasferiremo in quello della nostra e allora potrà lasciarsi alle spalle questa sfortunata serie di eventi. >>
    Il tono fermo e decisionista come sempre, nasconde tuttavia un groviglio di domande pressanti.
    “Qualcuno di noi potrà davvero lasciarsi questa storia alle spalle? E che ne sarà di Kappa?”
    Un dubbio quest’ultimo solo in minima parte altruistico...
     
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    "..."
    La mente di Rebecca ha un piccolo arresto, quello che ci vuole per realizzare l'atto che ha appena compiuto.
    Ha ucciso un compagno di clan, a sangue freddo. Mettendo se stessa in pericolo.

    "No.."
    Un singolo pensiero rieccheggia nella sua mente, una sillaba. Una lacrima cremisi che gocciola sulla sua guancia.

    Deglutisce profondamente, non che le serva. Ma semplicemente le rimasuglie della sua umanità si fanno sentire, di tanto in tanto.
    "No." scuote la testa. Alza la mano che mantiene l'uzi e con la manica della giacca si pulisce quella singola lacrima.

    "A Kappa ci penso io. Glielo devo." fa una piccola pausa, realizzando che detto cosi sembra che vuole farlo fuori.
    "Devo parlare con lui e devo risolvere delle questioni lasciate in sospeso. Prendo la sua macchina e viene con me."

    Si volta poi verso Herman.
    "Vuoi venire via con me, con Otto e Zoobo o hai qualcuno che ti può venire a prendere? L'alba è vicina e ancora piu vicina è la polizia."
     
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    Nonostante l'evidente stato di alterazione di Herman, lo stesso esitò sul dire di Zoobo.
    Non doveva averla vissuta benissimo, ma guardando l'Uzi di Rebecca, oltre al fatto di essere in netta minoranza, difficilmente avrebbe reagito come la sua pomposità gli suggeriva.
    Così facendo diede un leggero colpo di tosse rimettendosi composto in piedi.
    Signori miei, ho adempiuto ai miei doveri verso la torre d'avorio si schiarì la voce e sono felice che abbiate fermato il nemico anche con il mio -per quanto insignificante- contributo.
    Tuttavia tutto il resto è in mano vostra.

    Occhieggiò il mezzo bucherellato dai colpi e spezzato dall'evidente "ingresso" di Kappa. un rottame impossibile da celare.
    Signorina richiamò l'attenzione di Rebecca Come detto, non mi dovete niente. Ma io non c'entro più in questa storia. Chiamerò il mio mezzo per tornare a Baton Rouge. Adieu.
    E così facendo, senza aspettare risposte o saluti, lo stesso fece per andarsene, puntando sul laterale mentre già con la mano raggiungeva il proprio telefono.

    Herman, se non lo fermate, si cava dal cazzo.
    A voi la scena per stabilire le ultime battute. (destino di Kappa, baci e abbracci, scappiamo prima che arrivi la madama etc.)
     
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    << Kappa è tutto tuo, se lo vuoi. >> Appare oltremodo evidente che per Zoobo l’estrazione del vampiro impalettato dal teatro dell’esecuzione del suo sire altro non sarebbe altro che un compito al quale assolvere senza grande entusiasmo.
    Von Braun conosce solo superficialmente Kappa e di quel poco che già sa vorrebbe conoscere la metà: il lunatico è quel genere di americano che solo per miracolo durante l’infanzia non ha compiuto una strage nella propria scuola con una semiautomatica nascosta nello zainetto delle Tartarughe Ninja. Un individuo puerile e ingenuo la cui propensione alla violenza dovrebbe – in un qualche modo perverso – sopperire alla sua scarsa soglia di concentrazione.
    "È una mina vagante, che probabilmente nessuno ha fatto detonare a causa del suo oracolare santo in paradiso. Ma è leale e di certo non è il tipo da tramare oscuri piani machiavellici per incastrare i propri compagni in qualche modo.
    Ma Herman?"

    La sua pavidità lo avrebbe condotto ad un omertoso silenzio e al tentativo di gettarsi alle spalle quella brutta storia o i suoi possibili dubbi sull’effettiva liceità di quell’uccisione lo avrebbero spinto, presto o tardi, ad una conversazione che di certo sarebbe risultata spiacevole per almeno uno di loro?
    << Naturalmente, Signor Herman. >> Risponde a quest’ultimo Otto, con un lieve cenno del capo. << Dunque qui le nostre strade si dividono. >>
    Il tempo stringe e l’uomo che si sta frettolosamente allontanato è comunque un vampiro al momento piuttosto alterato, quindi Von Braun opta solo per una semplice precauzione. La mano destra (quella libera da Zoobo) va pescare dalla tasca del trench due oggetti: un’elegante penna stilografica da notaio e quel suo ridicolo block notes con la copertina scolorita di Saylor Moon. E così, come non troppo tempo prima fece su una strada isolata e davanti alle lamiere contorte di un camion, Otto appunta diligentemente il numero di targa del mezzo usato da Herman.
    “Non si sa mai.”
    Infine il ventriloquo indica Kappa e più precisamente il paletto conficcato nel suo petto, mentre Zoobo rivolge queste ultime parole a Rebecca: << Fai attenzione a quando togli la spoletta dalla granata. >>
    Dopodiché il Cavaliere della Luna si ricoprirà col suo mantello di oscurazione e se ne andrà per la sua strada, lasciando Rebecca – in maniera in verità non troppo cavalleresca – a vedersela da sola col corpo di Kappa.
     
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