Old Aisling Pub

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    A Little Wood, nel mezzo di Dwyer Road, fra un negozio di ferramenta e uno eternamente chiuso di dischi in vinile e libri usati, il passante attento e con 10/10 di vista potrà a fatica leggere la sbiaditissima insegna (un tempo in caratteri dorati su legno chiaro) del “Old Aisling Pub”, sotto la quale si trova la ben più leggibile, ma anche decisamente criptica scritta “油炸店”, affiancata da una classica lanterna cinese.

    Aperto nel 1974 dai fratelli Liam e Colin O’Brien (dal cognome irlandese, ma newyorkesi fino al midollo), l’Old Aisling Pub rappresenta un pezzo di storia di New Orleans… del tutto trascurabile. L’irish pub fin dagli albori non ebbe mai un grande successo e negli anni ‘80 e ‘90 cambiò di gestione per ben nove volte. Infine, nel 2005 – anno poco fortunato per New Orleans – il locale venne acquistato dalla famiglia Zhou e lo spazio della sua cucina venne riconvertito in una rosticceria cinese, pur lasciando inalterata (e priva di una qualche opera di restauro) l’area comune del pub.

    Oggi l’Old Aisling appare come una fatiscente e dozzinale replica di uno stereotipato pub irlandese, seppur pieno di dettagli fuori posto. Aisling è una parola gaelico irlandese traducibile come “sogno”, ma le uniche cose che questo locale ha in comunque col mondo onirico sono l’essere sbiadito e confuso. Dietro al bancone con le sue due spine (una di Heineken particolarmente annacquata e una indicata dalla generica scritta “stout”) si trova il signor Zhou, un anziano cinese dal viso rugoso e scavato e dalle unghie molto lunghe e macchiate di nicotina.
    Salvo i posti al bancone e un paio di tavolini di plastica collocati vicino all’ingresso, l’area aperta al pubblico dell’Old Aisling Pub è un’unica sala fumatori (la sola vera attrattiva del locale) costituita da un corridoio con quattro cabinati in legno per lato. In ogni cabina una finestrella di vetro irrimediabilmente sporca, un semplice tavolo di legno e due panche con sedili foderati in stoffa e pieni di segni di bruciature di sigaretta.
    L’unico particolare vagamente originale del posto è la modalità per richiedere il servizio al tavolo: in ogni cabina c’è un interruttore che accende una lampadina colorata all’esterno.
    Un’idea tutto sommato originale ma pressoché superflua: raramente in una sera vengono occupati più di due tavoli e il via vai di avventori è formato per gran parte da cinesi (la rosticceria è rivolta specificamente a questo genere di clientela e la scritta in cinese all’ingresso lo rende esplicito) che ritirano tristi sacchetti di plastica con dentro fumanti contenitori di stagnola.
    Insomma, lungi dall’esercitare una qualche attrattiva tanto per i turisti, quanto per la gente del posto, il “semi-pub” potrebbe essere il luogo ideale per incontri loschi, magari persino criminali, se non fosse per la sua prossimità col 7° distretto del Dipartimento di Polizia di New Orleans…

    pub



    Questa è la mediocre cornice che Von Braun ha scelto per il suo incontro con Caesar. La decisione del Cavaliere della Luna non ha di certo a che vedere col suo ideale di pub (e d’altro canto è da più di un decennio che l’uomo ha dovuto rinunciare all’abitudine di farsi una pinta a fine giornata) ma non è stata neppure casuale, anzi…
    L’Old Aisling presenta una serie di caratteristiche che lo rendono – agli occhi del malkavo almeno – l’ideale per un incontro con il nosferatu al di fuori dell’eliseo. Innanzitutto si tratta di un posto anonimo e privo di attrattive per un vampiro a caccia. Inoltre le sue cabine garantiscono una certa privacy (forse utile a Caesar, di certo a Zoobo), unita alla pressoché totale assenza di clientela ai tavoli. Infine Von Braun è curioso di sondare le potenzialità del suo ospite e la sua abilità nell’arte dell’Oscurazione. Questa disciplina nella quale i ratti non hanno rivali, infatti, conferisce non solo la capacità di muoversi inosservati, ma anche quella di assumere sembianze illusorie. Data la marcata etnicità di coloro che entrano ed escono dal locale, per il nosferatu potrebbe essere una buona idea assumere le sembianze di un uomo asiatico e se al tavolo di Otto dovesse sedersi un individuo apparentemente cinese, Von Braun potrebbe farsi un’idea migliore dei talenti dell’altro vampiro.
    Qualche giorno fa il Cavaliere della Luna ha mandato un sms al numero di Caesar, invitandolo qui questa sera per un incontro alle nove. Otto è arrivato con circa un quarto d’ora d’anticipo, ha preso posto in una cabina e nell’attesa ha ordinato una pinta di scura, che gli è stata servita insieme ad un piattino di wanton fritti dall’aspetto evidentemente poco fresco.
    L’uomo attende pazientemente l’arrivo del nosferatu, con una copia del New Orleans Advocate nella mano destra e la mancina che indossa la marionetta di Zoobo infilata nella tasca del trench grigio fumo.
    Sul sedile alla propria destra un vecchio zainetto scolorito della Spalding dal quale spunta quella che assomiglia proprio ad una tradizionale borsa dell'acqua calda...
     
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    E' una notte tranquilla. Una notte di ordinario fermento tra i vivi e tra i morti, impegnati nella loro quotidiana battaglia per la sopravvivenza e per dare un senso alla loro esistenza.
    In questa cornice si muove Caesar. Il Nosferatu aveva ricevuto un invito inaspettato da parte del Malkavian conosciuto in Elisium. 'O forse dovrei parlare di lui al plurale' riflettè tra se e se mentre percorreva la via che l'avrebbe portato all'appuntamento.
    Giunto in prossimità dell'Old Aisling Pub, lo osservò con curiosità. Era certo che se non avesse ricevuto l'indirizzo esatto, probabilmente non avrebbe nemmeno notato il locale e questo lo compiacque, essendo lui stesso geloso amante del suo anonimato.
    Entrando nel locale, quel che era un pensiero divenne una certezza. Il pub si presentava come uno spazio neutro centrale dove ognuno poteva mettere prova le sue doti di socievolezza e da alcune cabine private dove invece lasciare spazio ad affari e questioni che prediligono la privatezza di quattro fredde mura.
    Vide giungere il suo ospite e lo seguì con lo sguardo fino a scorgere la cabina che aveva scelto per il loro incontro.
    Il malkavian era giunto in anticipo, anch'egli. Ed entrato nella cabina e stava sfogliando una copia dell'edizione quotidiana del New Orleans Advocate.
    Alle nove puntuali un gong rintoccò nel locale accompagnato subito dopo da una inaspettata voce rauca "Buonasera. Allora, il NOA quali imprevisti imprevisti ha scoperto infestare la nostra amata città questa notte?". Voce che avrebbe dovuto riportare l'attenzione del malkavian sulla sedia di fronte a lui scoprendo così il nosferatu seduto con una posa plastica intento a fissarlo con i suoi occhi cremisi, attento.
    Caesar indossava un lungo cappotto nero coprendogli il petto. Un cappuccio sbucava dal rigido colletto andando a posarsi sul capo, celandolo. Le mani guantate, posate rigidamente sul tavolo palmi all'ingiù, si mossero verso il capo, scoprendolo e palesando una mascella squadrata e smunta dalla carnagione rossastra e delle labbra screpolate contornate da visibili cicatrici.
     
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    Osservando pigramente un vecchio avvinazzato seduto al bancone e il via vai di clienti (perlopiù asiatici) con i loro ordini d’asporto di zuppe di trippa, spaghetti di soia e maiale in salsa d’ostrica, Otto von Braun indugia in quello che per lui è un ricorrente pensiero consolatorio: “La vita dei semplici umani non è meno insipida e insensata della nostra.”

    È apparentemente immerso nella lettura del giornale, quando Caesar, che già da un po’ lo osservava, decide di palesarsi al malkavo e salutandolo gli porge quella domanda di cortesia.
    Otto non solleva lo sguardo dal giornale (mentre Zoobo emerge dalla sua tasca e porta i suoi bottoni sulla figura del nosferatu) ma sorride e spiega: << La moglie gelosa di un membro del consiglio comunale ha mandato al pronto soccorso il marito, dopo aver scoperto quella che dopotutto dev’essere stata solo la sua ennesima tresca… >>
    Solleva i suoi occhi celesti dalle pagine del quotidiano, aggiungendo: << Giusto ieri sera la donna, venuta in qualche modo a sapere del tradimento del marito ha… uhm… dunque… >>
    Repente riabbassa lo sguardo sul foglio citando testualmente un passaggio dell’articolo interessato:
    << “…ha violentemente colpito l’uomo con una yogurtiera, rompendo l’elettrodomestico sul capo del consorte e provocandogli un trauma cranico.” >>
    Zoobo dal canto suo, si limita a scuotere il capo.
    << La parte più divertente è che non si è trattato di una lite domestica. Il consigliere comunale è stato aggredito dalla moglie in strada, poco fuori da un non meglio precisato “noto nightclub di Tremé”. >> L’uomo richiude il giornale e precisa: << Significa che la yogurtiera non è stata un’arma improvvisata, ma che la donna ha scelto di portarsela da casa con il preciso scopo di romperla sulla testa del marito. >>
    << Certa gente è proprio fuori di testa. >> È il lapidario commento di Zoobo, assolutamente privo di autoironia.
    << Bentrovato Caesar. Prego, accomodati. >>

    Evidentemente il malkavian non ha lasciato al caso neppure la scelta della cabina e del posto dove accomodarsi. Appartati nel fondo del locale i due (tre?) potranno conversare con maggior discrezione. Inoltre Von Braun si è seduto in direzione del bancone del pub: posizione che gli consente al tempo stesso di osservare il corridoio attraverso la piccola finestrella di ferro battuto installata a qualche spanna da dove ora siede Caesar e di tenere Zoobo sul lato opposto all’ingresso della cabina, in modo che la marionetta sia difficilmente visibile.
    Von Braun ha posato ad un’estremità del tavolo il proprio cappello da detective in un vecchio film noir, ma non si è tolto il fumoso impermeabile piuttosto simile a quello portato dal nosferatu.
    Sotto di esso un vecchio completo giacca (evidentemente tagliato su misura ma non per lui), una tristissima camicia a scacchi dalla quale fa capolino l’immancabile “maglietta della salute” e per aggiungere quel doveroso tocco di follia, delle bretelle a fantasia col il buffo faccione del bambino fulvo e sdentato di Mad Magazine.
    Sul tavolo la pinta di scura che (ovviamente) Otto non ha sfiorato e un cestello di paglia con dentro dei wan ton che con ogni probabilità condurrebbero con un semplice assaggio alla Morte Ultima.

    << Ho un attimo di défaillance e non ricordo dal nostro precedente incontro se sei in grado di consumare alimenti. L’unico nosferatu oltre a te che abbia mai conosciuto personalmente era un gran mangione… Non ti nascondo che fosse un gran brutto spettacolo. >> Otto fa una breve pausa e poi rendendosi conto di poter essere frainteso, precisa: << Non mi riferisco al suo aspetto… uhm… non che fosse un Adone, ecco… ma… alla sua oscena abitudine di abbuffarsi per poi… beh… lo hai intuito. >>
    La mano sinistra del ventriloquo esegue un lieve sovrapporsi di dita che creano la suggestione di una smorfia sul “viso” di Zoobo. << Non faceva che ripetere che si trattava del “fascino decadente della Roma antica”. Dubito però che i romani vomitassero davanti ai loro ospiti. >>
    << Uhm… ecco… appunto. Ma ad ogni modo… qualora tu ne fosti in grado… >> Indica la stout davanti a sé. << Prego, non l’ho toccata. Anche se non garantisco sul gusto. >>
    E dopo questo garbato invito, Von Braun apre meglio lo zaino posato alla sua destra e ne estrae un oggetto sottile e color salmone: ebbene sì, si tratta proprio di una borsa dell’acqua calda.
     
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    "Ognuno di noi combatte e allo stesso tempo nutre il proprio mostro interiore. Chi più. Chi meno. Ma arriva sempre il momento di confrontarsi con esso e con il proprio io e di prendere consapevolezza di se stessi. Chi prima o chi dopo." Lo sguardo di Caesar era fisso su Otto "per quella donna è evidentemente giunto quel momento così catartico" mani guantate che si tesero rigide come a volersi scricchiolare prima di ritornare immobili sul tavolo.
    Sguardo che si posò sul calzino "Ti ringrazio ma non credo che lo chef di questo posto possa incrociare i miei gusti alimentari." si interruppe un attimo per poi aggiungere "Non con i suoi piatti, per lo meno." labbra che si storsersero in una smorfia per poi distendersi appena in un acceno di freddo sorriso.
    Osservò la borsa calda per un attimo "..." per poi riportare l'attenzione sui due.
    "Dunque, a cosa devo questo invito?" chiese spezzando quella liturgia di convenevoli e andando dritto al punto.
     
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    Otto ascolta il commento di Caesar e quindi, mostrandosi meno cupo del proprio interlocutore (e del suo “socio” di stoffa) distende le labbra in un sorriso bonario e aggiunge in un tono un po' frivolo: << O magari non le andava giù l’idea che il marito portasse l’amante in club e hotel di lusso mentre a lei toccava in regalo solo una stupida yogurtiera. >> Un gesto vago della mano libera dalla marionetta. << Ma probabilmente sopravvaluto il valore del simbolismo nella società di oggi… >>
    Il nosferatu declina poi l’invito (ben poco invitante sotto molteplici aspetti) del malkavo e – per l’evidente soddisfazione di Zoobo – pare intenzionato a mettere da parte i convenevoli.
    << Ti ringraziamo per aver accettato il nostro invito e ci impegneremo a fare un buon uso del tempo che hai deciso di concederci. >> L’autocrate calzino rivolge poi una rapida “occhiata” a Otto che, con qualche difficoltà dato che è costretto ad usare una mano sola, sta nel mentre armeggiando con la borsa dell’acqua calda (evidentemente vuota) per cercare di svitarne il tappo.
    << Beh… quantomeno ti garantisco che io cercherò di non farti perdere tempo. >>
    Segue un momento di assoluto silenzio, durante il quale i freddi bottoni azzurri di Zoobo cercano lo sguardo di Ceasar sotto il suo ampio cappuccio.
    << Abbiamo ripensato alla nostra precedente conversazione al locale e crediamo sia opportuno concordare una serie di sistemi di comunicazione non convenzionali fra noi, da adottare in situazioni di emergenza. >>
    << Zoobo è un po’ paranoico… crede sempre che qualche nemico lo possa spiare… >> Minimizza Otto, che nel frattempo è riuscito a rimuovere il tappo dalla borsa.
    Lentamente, molto lentamente, il polso del ventriloquo ruota verso destra, facendo sì che la marionetta si giri teatralmente verso l’uomo: << Otto. Siamo stati seguiti. Aggrediti. Impalettati e rapiti. Quindi rinchiusi in gabbia come animali. Te lo sei già scordato? >>
    Al ricordo di quello spiacevole episodio, Von Braun si liscia nervosamente i baffi e ammette: << Sì ecco… ammetto che questa esperienza non sia stata il massimo come benvenuto a New Orleans o come esercizio di fiducia verso il prossimo… ma… ecco… credo anche che non dovremmo lasciarci condizionare troppo e… >>
    Bruscamente lo interrompe il calzino parlante: << Quando ti capita ciò che temi e cerchi di prendere delle precauzioni affinché non ricapiti, non è paranoia: è buon senso, Otto. >>
    Quindi voltandosi in direzione di Caesar, come cercando la sua approvazione nella discussione col socio, aggiunge: << Fottimi una volta e la colpa è la tua. Fallo due volte e la colpa è mia. >>
    Zoobo resterà dunque in attesa di un commento del nosferatu, mentre Otto si destreggia in un’operazione generalmente banale ma resa ridicolmente più complicata dall’impiego di una sola mano: infila un imbuto nella borsa dell’acqua calda e cautamente – attento a non fare un disastro – ci versa dentro il contenuto della pinta di scura che aveva ordinato.
    Evidentemente la sua formazione di tedesco assiduo frequentatore di birrerie lo porta a considerare il lasciare un bicchiere di birra pieno come la più plateale e grave violazione della Masquerade...
     
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    Caesar osservò attentamente i suoi interlocutori mentre veniva svelato il perché di quell'incontro. Sguardo che si spostò da uno all'altro mentre discutevano tra loro su quanto avessero affrontato.
    "Venire impalettati non è mai un'esperienza piacevole, non posso negarlo." annuì "ma già il fatto che non siate stati scuoiati e non sia stato fatto alcunché con la vostra pelle vi pone già su un livello di fortuna certamente superiore a quella di altri." breve pausa "E il fatto che ne siate usciti non definitivamente morti è un qualcosa che sicuramente vi fa fare un level up nella scala della sopravvivenza. Se ci pensate grazie a quelle esperienze avete capito che serve aumentare il livello d'attenzione in queste notti e riuscire a trovare un mezzo di comunicazione veloce e sicuro sarebbe sicuramente un ottimo inizio. Avete già in mente qualcosa?"
    Si azzittì un attimo, ponderando, mentre le mani guantate venivano alzate dal tavolo ruotando con i gomiti sullo stesso, per poi incrociarsi all'altezza del volto con fare pensoso.
    "Credo possa giovare ad entrambi condividere quelle che possono essere le minacce interne od esterne che rischiano di turbare i nostri sogni e progetti." sguardo che si posò sul calzino, fissandolo "anche se davvero mi incuriosisce molto pensare quali pericoli possa rischiare in queste notti un cavaliere della luna qui a New Orleans"



    Perdonami per il ritardo!
     
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    Versata tutta la birra nella borsa dell’acqua calda, Otto ripone quest’ultima nello zaino, dopo aver controllato che il tappo sia ben chiuso. Quindi preme un pulsante di plastica ingiallita installato in un riquadro intagliato nel legno della cabina: l’interruttore che accenderà la lampadina all’esterno per richiedere una nuova ordinazione.
    << Io e Otto proveniamo da un luogo piuttosto pericoloso per quelli come noi. >> Risponde Zoobo nel mentre. << Posto che altrove esistano porti davvero sicuri. Tuttavia al nostro arrivo a New Orleans, abbiamo evidentemente sottovalutato la portata della minaccia dei cacciatori. Vacche che si sono improvvisate macellai: preoccupanti, se si viene colti alla sprovvista certo… ma cosa ben peggiore, capeggiati da una grigia eminenza che presto potrebbe tornare a colpire. E questa non è che una delle tante minacce per i Fratelli di questa… vivace Corte. >>
    Otto, che dal canto suo stava sbirciando il corridoio in direzione del bancone del pub, si affaccia prontamente all’avvicinarsi del cameriere: un giovanissimo ragazzo cinese, con una t-shirt dei Rammstein e un serio problema di psoriasi.
    Il ventriloquo fa sparire per un istante Zoobo nella tasca del trench e rendendo il bicchiere vuoto domanda: << Mi perdoni, potrebbe portarci altre due pinte di scura? La ringrazio… >>
    L’iniziativa di Von Braun è di carattere preventivo: in questo modo si eviterà che un cameriere spunti all’improvviso per raccogliere l’ordinazione di Caesar.
    Sbrigata anche questa faccenda, Otto torna a rivolgersi direttamente al proprio ospite: << In effetti sì… ci sono venute un paio di idee… anche se siamo aperti a suggerimenti: d’altro canto la nomea del tuo clan in fatto di difesa della privacy è universalmente riconosciuta… >>
    Un debole sorriso. Poi il malkavo raccatta un altro oggetto dallo zaino, che appoggia sul tavolo. Si tratta di un libro: una recente edizione economica di “Cuore di Tenebra” di Joseph Conrad.
    Nessun problema!
     
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    Il libro in questione, oltre ad essere un’ottima lettura, costituiva un elegante espediente d’altri tempi per le comunicazioni cifrate che Otto descrisse minuziosamente a Caesar, senza risparmiargli neppure alcune note di contesto storico legate all’adozione di un simile sistema.
    Per più di un’ora i due discussero di questa e di altre strategie per poter comunicare segretamente, sia attraverso il telefono e internet (e nella fattispecie rispondendo al topic di un vecchio forum di appassionati di micologia scozzesi), sia attraverso quelle pratiche più squisitamente analogiche che l’attempato ventriloquo preferisce di gran lunga.
    Quindi, con la dovuta discrezione (che per Von Braun significa fondamentalmente tenere Zoobo in “immersione” nella tasca del suo fumoso trench), i due lasceranno l’ammuffita cabina del Old Aisling Pub, andando ognuno per la propria strada.

    Ora del decesso: 09:20, 12/06/2023
     
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