Un postaccio dimenticato da dio?

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    non vi era molto su cui lavorare, e di sicuro Vardaman non poteva opporsi in grande misura.
    Trovò tuttavia divertente il fatto di essere a tu per tu con la stessa stanza con cui tutto era iniziato - esclusion fatta per il camion e le idee del cazzo di Elias.
    Vado vado. commentò in risposta, ma senza lasciare adito a una vera e propria comprensione.
    Era sollevato di essere in meno, senza gli occhi di RIchard addosso. Ma temeva che questo mettesse ulteriore luce addosso a Elias, che ancora gli risultava troppo incontrollabile.

    Evitò di far scattare la trappola, cercò anzi di vedere se poteva in qualche modo disinnescarla. non credo di aver fatto la scelta giusta. Pensava nel mentre, eroso dalla stanchezza. la prova della loro presenza e fuga poteva essere un'idea buona, anche a costo di tenermi Johnson da queste parti, ma le trappole? implicano una premeditazione importante.
    ma cercò d scacciare quei pensieri inutili.

    no. devo essere concentrato.
    si portò in avanti verso lo specchio. Con la mente cercò di andare a capire dove fosse in quel momento Christine.
    Poi aspettò Elias.
    Farlo da solo equivale a suicidarsi. Spero solo di avere abbastanza argomentazioni da non mandarlo in errore.
    in soldoni:
    -auspex a tutto il circondario, cercando eventuali invisibili
    -disinnesco (o provo) la trappola
    -cerco di capire se sento christine e odve.
    -aspetto Elias e i cloni. poi andremo assieme, pare.
     
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    Vardaman riuscì a disinnescare la trappola, piuttosto rudimentale, ed esplorare bene il caseggiato. Trovò anche lo specchio, coperto da un telo. Per il resto le stanze erano quasi del tutto vuote, non c'era nemmeno il letto su cui lui stesso aveva passato il giorno ormai tempo prima.

    Elias tornò tenendo stretti due piccoli ricci, trovati chissà dove. Spiegò a Jonathan la sua parte del rituale, che consisteva nel nutrire l'animale con la vitae mentre parlava di se stesso, si descriveva, e in ultimo gli confidava il suo "più grande segreto": avere qualcuno che lo aiutasse ad essere in due posti contemporaneamente. Un amico fidato.

    Irretito dal sangue, dalla magia e dalla bugia l'animale servì come collegamento. Era diventato una sorta di antenna, con cui manovrare a distanza un manichino che in questo caso fu un po' di fortuna: il telo che copriva lo specchio, delle ante spezzate, bulbi di lampadina. Il tutto messo a terra in fretta e furia, cercando di dargli la forma di un umano stilizzato.

    Alla fine avevano davanti a loro delle copie, spaventapasseri limitati ma utili al caso.

    "Non dureranno molto, sbrighiamoci."

    I doppi uscirono, così Jonathan poté attivare lo specchio come spiegatogli da Elin. Si fece forza, e lo attraversò.


    Con auspex non becchi nesusno, ed hai controllato molto bene. Agnieszka non sembra avere altre pedine di contingenza per sorvegliarvi, e altro.

    Continua qui.
     
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    Jonathan e Elias attraversarono il passaggio creato dall'Arte, ritornando nella camera nell'ex campo degli anarchici. Ad attenderli due loro copie, che ad uno stanco gesto di Elias entrarono nello specchio.

    Il Tremere diede un calcio alla cornice del vetro, che si infranse. Poi si appoggiò al muro, tenendosi le tempie.

    "Dammi un attimo. E' stato...stancante." Sospirò, guardando a terra. "Spero sia l'ultima, almeno per qualche giorno. Mi fanno male i piedi."

    Oltre le stronzate, a lui tanto care, era chiaro che fosse alla frutta. Proprio come Jonathan.
     
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    Coraggio. sete o voglia di staccare? Jonathan diede un calcio ulteriore ai cocci, spedendoli dall'altra parte della stanza o schiacciandoli col tallone.
    Attese risposta, poi un veloce sguardo a destra e a sinistra, fuori dalla casa, anche in cielo se necessario.
    Voleva sincerarsi che fosse tutto tranquillo, e che lo sgherro di Agnieszka non fosse nei paraggi.

    prenditi un momento. controllo un po' in giro intanto. gli ammiccò stanco come l'altro, e approfittò del suo quantomeno essere non assetato per avere un quadro di cosa fosse cambiato.
    chissà se hanno trovato altro. Spero che i compiti li abbiano fatti sereni e giusti oramai... disse a sè stesso, mentre percepiva lentamente l'arbitrio venire meno. Aveva saltato la pozione, e la punizione sembrava essere più severa del previsto: la consapevolezza che il controllo gli scivolava sempre di più dalle dita in favore della piramide.
    per ora va bene così mormorò tra sè e sè. basta fare buon viso a cattivo gioco, mangiare un altro po' di merda di Agnieszka - sperando che Malachia ne mangi di più - e poi... poi li inseguirà via.
    ...deve farlo.

    l'avrebbe però fatto davvero? senza danneggiare Jonathan in alcuna misura?
    gli erano bastati pochi momenti per capire che era una bulla dissennata, non certo una leader da prima linea.
    aver fallito su tutta la linea era sicuramente un punto a favore, ma con che ripercussioni?
    E le alte sfere associate a Elias sarebbero state veramente capaci e "alte" da impedirle problemi?
    Dubbi a cui non aveva risposta. Non l'avrebbe avuta a piena freschezza mentale, figurarsi ora.
    bah. Ormai è andata. sorrise anche di fronte alla messa a morte, la minima soddisfazione l'ho raggiunta. fanculo il resto. si concesse una modesta risata, sperando di non essere sentito. Poi tornò a vedere Elias.

    a seguito, a meno che non sia morto, prendo Elias e torniamo senza aver trovato nulla.
     
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    "Voglia di un estathé." Bofonchiò, qualunque cosa volesse intendere. Non disse altro, e Jonathan poté controllare bene in giro la totale assenza degli altri tre Tremere. Probabilmente stavano controllando un'altra zona del campo, piuttosto ampio.

    Notò con un sorriso che i pupazzi di Elias avevano lasciato sul tavolo alcuni oggetti che prima non c'erano, prove riguardanti chi aveva vissuto al campo. Nulla con nomi e indirizzi, e toccando con il Tocco degli Spiriti erano a dir poco neutri. Si trattava di ingredienti per la ritualistica, appunti di chissà chi, fatture per dei mezzi che davano per lo stesso identico posto.

    Così poté tornare da Elias, che si alzò con fatica. In mano aveva un piccolo raccoglitore, che non gli aveva mai visto usare. Tra l'altro gli sembrò...da donna. Non qualcosa da Elias, visto che non era delle hot wheels. "Dai, quasi fatta. Manca solo un'ultima cosa...immobilizzati." Il corpo dell'uomo si bloccò, colpito dal dono ma anche dalla paura del tradimento. "Adesso farò una cosa molto egoista da parte mia, Johnny Boy." Gli mise una mano sulla spalla e sorrise convinto, come se volesse rassicurarlo. "Ci vedremo più avanti, se riuscirò a sopravvivere. Ciao, amichetto."

    Tirò fuori l'ennesimo Mnemosyne, e iniziò a parlare. "Questa sarà la tua storia da quando ci siamo incontrati, un bell'adone sul sedile del passeggero di un camion diretto a New Orleans..."

    Sei stato dominato, i tuoi ricordi ricostruiti per eliminare ogni traccia del tuo coinvolgimento con Elias. Sei stato un bravo tremere in questi giorni, che ha svolto i compiti dati e che mai è entrato in confidenza con Elias e Elin. Non hai mai trovato l'ufficio di Maundrell, o alcun particolare Amuleto. E ovviamente anche tutto ciò che riguarda la pozione per spezzare temporaneamente il legame con i Sette.

    Ti è stata instillato un comando, di cui non sei a conoscenza. Quando sentirai la frase "Jonathan, hai un appuntamento a cui non puoi assolutamente mancare" sarai costretto a bere quel che ti resta della pozione (che hai al rifugio) e recarti ad un preciso molo a Michoud senza contattare nessuno.

    Non hai più i Mnemosyne con te, ovviamente.


    Jonathan Vardaman socchiuse gli occhi, e si levò gli occhiali per pulirli. La maledetta umidità li appannava ogni due minuti, una cosa che odiava. Odiava anche quel posto, ma gli ordini era ordini. Il naturale andazzo di ogni sua notte, e ogni altra a venire.

    Davanti a lui quel pagliaccio di Elias, a cui era costretto al rispetto dalla inossidabile gerarchia della Piramide. "...possiamo andare. Prendi quanto abbiamo trovato e riuniamoci con gli altri al camion, Vardaman."

    E uscì fuori, senza nemmeno guardarlo in faccia.
     
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    Non si aspettava a quel punto di essere dominato, ma in un ultimo sprazzo di coscienza, lo approvava. Di tutta la storia era chiaramente la parte più debole, l'anello che si sarebbe spezzato per primo.
    E i suoi stessi pensieri lo confermavano.
    Non serbava più rancore di quanto la bestia ne avrebbe serbato di per sè.
    e adesso che farai, Elias? si domandò, ignaro. mi ucciderai? un capro espiatorio?
    ti prego almeno di non fare un riferimento a qualche assurdità televisiva mentre...
    poi più niente.

    ***



    agli ordini.
    senza nemmeno troppo scendere nel dettaglio dell'ordine Elias se ne era andato, ignorando il rancore di Vardaman per la situazione così come la scarsità dei risultati.
    l'aveva ben detto che era inutile, che le sue indagini erano state fatte e portate a termine.
    Quelle quattro carabattole non provavano certo nulla di più di quanto era stato discusso in prima istanza dallo stesso: erano scappati. E non serviva a niente fare una perquisizione.
    si insomma, come si suol dire: bastava una mail.
    si fece carico di quello che il signorino non aveva voglia di portare, e se ne uscì per riunirsi al gruppo, e chiudere la maledetta storia.
     
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    Al camion trovarono gli altri del gruppo, che come loro avevano trovato solo sciocchezze e buchi nell'acqua. Nessuno aveva voglia di parlare, e risalirono velocemente in auto dopo l'ordine dell'Astor.

    Jonathan sentì vari sguardi addosso durante il tragitto, per motivi che sinceramente non comprendeva. Il braccio destro di Agnieszka, nero in volto. Elin, che sembrava aspettarsi qualcosa da parte sua. Tutti rimasero zitti, assicurandosi di non commentare quello che era un fallimento annunciato.


    Continua qui.
     
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