Marrero Comfort Inn

Anche se la voce non muta, gli occhi di Banks sono il perfetto specchio delle sue emozioni; e le sue parole, che ora di retorico il minimo indispensabile, vanno dritte al punto.

Non ha nemmeno pensato a tutto questo, ma non ha altra scelta: perciò, accetta la scudisciata abbassando gli occhi e, al contempo, formulando le sue scuse nel minuto di silenzio che la Lancia sembra offrirle:

«Scusatemi. Questa faccenda mi preoccupa per vari motivi - uno dei quali nella sua macchina, più altri due che potrebbero essere ancora a Bridge City - ragion per cui ho parlato a sproposito. Non succederà più.»

Una scusa breve, grazie a cui la Sorella si reinquadra nell'ordine delle cose che vige nella non vita. Sa che la Lancia potrebbe darle un'altra scudisciata - dopotutto, Liv potrebbe essere persino troppo coinvolta per godere del privilegio di interessarsi ulteriormente alla cosa - ma l'idea di arrampicarsi sugli specchi alla ricerca di una scusa che le salvi la faccia non la sfiora nemmeno.

Liv posa la lattina a terra e si avvia alla macchina con gambe pesanti quanto l'affermazione uscita poco prima dalla bocca del Fratello. Sì, sa che non sono riusciti a farlo rinsavire: quando gli ha parlato ha visto la sua rabbia riemergere, proprio come tutte quelle volte in cui, nel cuore della notte, lo ha visto aprire gli occhi e riprendere coscienza per una frazione di secondo prima di riaddormentarsi. Chiedere che fine abbiano fatto i dieci che si erano uniti alla protesta e che piani avesse per loro la Torre d'Avorio sarebbero state due domande che avrebbe posto all'uomo dopo l'interrogatorio, ma è chiaro ormai che la ragazza debba procedere un passo alla volta.

"Chiedi ciò che devi chiedere e non fare cazzate. Poi si vedrà."

«Ehi, Trev!»

Dice, aprendo la portiera della macchina in corrispondenza della posizione del suo amico.

Non entra, ma resta sull'uscio, con una mano sulla portiera e l'altra sul telaio del veicolo. Immagina che una sola parola sbagliata potrebbe portare quella rabbia ad emergere, caso in cui potrebbe doverlo tenere fermo.

«E insomma...dei porci volevano rimuovere un'opera d'arte dalle strade, ho capito bene?»

Una piccola intro, atta a saggiare ancora una volta lo stato d'animo dell'amico. Il solo vederlo conciato a quel modo basta per farle provare una fitta al cuore, ma deve andare avanti.

Per prima cosa, deve evitare il sorgere della domanda che più facilmente potrebbe portare la situazione a scivolarle via dalle mani: "Allora, andiamo alla manifestazione?"

"Proviamo così."

«Beh, partiamo con un'ottima notizia: pare che alla tua protesta si siano aggiunti persino i tizi che avevano chiamato chi avrebbe dovuto lavare via tutto, e sai che vuol dire? Che quelli hanno richiamato gli imbianchini o il cazzo che è e gli hanno detto di lasciar perdere. Hai vinto tutto!»

Sfoggia un sorriso incoraggiante, per una bugia che si regge sulle plausibili gambe del resoconto che il signor Banks le ha fornito. Dentro di sé Liv pensa che una cosa del genere potrebbe pure essere plausibile, non fosse per il piccolo dettaglio che rende eventuali osservatori dei cani idrofobi.

«E allora, mi racconti com'è andata? Tutto tutto, dall'inizio alla fine. Questa non me la voglio proprio perdere!»

Linguanera parla di "sensibilità" e "tocco", e Liv pensa a una delle annotazioni messe giù ad alta voce da Banks in precedenza:

Non necessita di estro artistico.

È un collegamento utile solo a enfatizzare l'ironia del sentire uno che di arte ne capirà sì e no quanto lei usare dei paroloni chic come quelli appena uditi.

Ciò che la Lancia mormora adesso, però, è molto più interessante.

«Ooh, che paroloni!»

Risponde con tono candido: la sua non è una presa in giro.

«È la prima volta che ti sento parlare così. E dimmi, hai avuto altre intuizioni del genere vedendo quel pezzo? Che tipo di persona sia la nostra grande artista, che vita faccia...»

Ha inteso bene? Chi vede quel graffito matura anche delle sensazioni relative al suo creatore? Se è così, vale la pena soffermarsi su di esse: magari salta fuori qualche indizio in più.

E la rabbia? Se prima Liv si era mossa con cautela, scegliendo le parole con maggior cura, ora si fa più audace: tra l'effetto del suo potere e qualsiasi cosa il signor Banks abbia fatto a Trev, è abbastanza sicura che l'aggressività non riemergerà.

Trevor ci pensa; e quando nega, Liv non può fare a meno di sentirsi un po' delusa... e stupida.

Se in Trev vi è qualche altra informazione associata alla misteriosa Moonbeam di sicuro non è reperibile mediante delle domande dirette: come per il genere dell'artista, dev'essere qualcosa nascosto nell'inconscio.

Dovrebbe farlo parlare ancora. Chiedergli delle sensazioni provate nel vedere il pezzo, farlo parlare a vanvera nella speranza che sputi fuori qualche altro dettaglio utile... ma non ne ha il coraggio - non più, da quando le parole di Linguanera le fanno scoprire che l'interesse per quella dannata cosa si sta dimostrando più forte persino del suo potere.

Doveva aspettarselo. Se neppure una Lancia è riuscito a farlo rinsavire...

Si gira verso il signor Banks.
«Dico che è tutto.» dice la voce, secca e incupita da una nota di delusione; ma i suoi occhi sono più eloquenti, e chiedono al Fratello un momento del suo tempo, in privato.

Deve dirgli di cosa ha provato quando ha usato il suo trick, e chiedergli cosa succederà adesso, e cosa sa di Mark... oltre alla sua presenza sulla scena del crimine.

«Io... l'ho "ammorbidito" a una certa.»

Mormora, una volta a conciliabolo con la Lancia.

«Un po' come dovete aver fatto voi prima di portarlo qui... Qualcosa del genere, ecco.»

Spiegare le sottigliezze dell'Ascendente non è la sua priorità - motivo per cui glissa - ma ci tiene a introdurre comunque la cosa, immaginando ingenuamente che Banks possa non sapere niente al riguardo.

«E... parola mia, ho sentito qualcosa. Qualcosa che provava a tenerlo di lì, non so se mi spiego. A farlo tornare con la testa a quel muro del... al muro. Mi verrebbe da dire qualcosa alla Harry Potter, solo con le bombolette al posto della bacchetta magica.»

La spara senza cognizione di causa alcuna. Una teoria priva di qualsivoglia fondamento, quest'ultima frase, e lo si evince chiaramente dal tono. Liv non ha nozione di altri abitatori di quel mondo di tenebra, e l'unico motivo per cui salta fuori il nome di quel libro è per lo stesso motivo per cui Linguanera si è preso il cruccio di spiegare come mai sentisse che MoonBeam era una donna: pura e semplice razionalizzazione.

Ora che si è tolta questo sassolino dalla scarpa, può soffermarsi sulle parole dell'uomo, e immaginare cinquanta individui con lo stesso sorriso sornione di Linguanera in volto.

«E cosa accadrà a quei cinquanta?»

Domanda, per poi indicare Trev con un lievissimo movimento della testa.

«Cosa accadrà a lui?»

Niente ironia, ma pura e semplice curiosità.