Sala da lettura "Pierre de Ronsard"

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    La sala da lettura privata "Pierre de Ronsard" è un'incantevole oasi di carta stampata e cultura, inaugurata nei primi anni del '900 da alcuni immigrati francesi provenienti dalle università di Marsiglia. Da allora, questa biblioteca ha resistito con tenacia al trascorrere del tempo, alle mode e persino alle occasionali inondazioni che colpiscono la Big Easy.

    Il suo edificio, di tre piani, è un esempio di architettura neobizantina, caratterizzato da una pianta a croce raramente utilizzata in strutture di dimensioni così contenute. Questa particolarità fa risaltare l'edificio come un faro nella notte. Il pianterreno presenta solo piccole e alte finestre, tre gradini sull'uscio e pareti esterne bianche con punti neri, in un piastrellato vivido e lucente. A parte un robusto bancone sulla destra e due porte ai lati, le braccia della croce, non c'è nulla di interessante, nemmeno un libro.

    Per mettere le mani su un qualsiasi pezzo di carta, bisogna salire al primo piano. Qui, non ci sono porte o delimitazioni; tutto lo spazio disponibile è stato dedicato a leggii e scaffali, creando un intricato dedalo in cui solo un vero accademico si sentirebbe a casa.

    Il secondo piano è un ampio spazio senza pareti, occupato principalmente da scrivanie rivolte verso il centro della stanza, appositamente vuota. Scaffali alti fino a tre metri si estendono lungo tutte le pareti, raggiungibili solo tramite apposite scalette. È evidente che questo luogo è stato concepito per lo studio e il dibattito.

    Anche l'illuminazione è peculiare: nessun lampadario domina la sala, solo numerose lampade a muro, probabilmente inizialmente alimentate a gas nella storia della Ronsard, ora sostituite da più sicuri LED. Ogni scrivania dispone anche della sua lampada personale, realizzata con maestria in oro e ottone.

    Sollevando lo sguardo dal pavimento, il visitatore può ammirare un magnifico lucernario a cupola. Di giorno, permette alla luce naturale di inondare la sala, mentre di notte offre uno sguardo sul cielo stellato, purtroppo offuscato dall'inquinamento visivo di una moderna città. Anche questi vetri costituiscono nel loro piccolo un'opera d'arte, un attento mosaico di stelle e costellazioni con al centro l'antico simbolo del Toro.


    Edited by Shaitan - 21/10/2023, 11:34
     
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    Nel tragitto dal Saenger Michael non parlò molto, erano dieci minuti di camminata e probabilmente aveva la testa altrove. Però dopo qualche minuto fece segno al Tremere di seguirlo in un vicoletto e lì estrasse dal portafoglio una carta laminata, rigida e su cui erano stati impressi dei caratteri a sbalzo, simili alle lettere greche. Come gli aveva precedentemente spiegato a Villa Vinci quella era il lasciapassare per la serata, ma anche la loro assicurazione di anonimato.

    Entrambi toccarono il laminato, molto freddo al tatto, e quando Michael bofonchiò "Celeno" una lieve pulsazione si irradiò dalla carta ai due Cainiti. Jonathan si guardò, osservò tutt'attorno ma l'unica cosa diversa erano i tratti di Michael, i cui tratti sembravano meno definiti, come se lo stesse guardando attraverso una lente sporca.


    Michael Giovanni

    YZfOU3D

    Carisma 4
    Aspetto 3
    Intimidire 5
    Galateo 2
    Autorità 4

    Voce Ammaliatrice Reputazione
    Status 3



    "Tu puoi vedermi, perché sei considerato un mio sottoposto. Gli altri presenti vedranno solo una massa nera e informe, con voce diversa dal solito. Lo stesso vedremo noi, così da conservare l'anonimato. Questa cortina resta in azione fin quando non saremo abbastanza lontani gli uni dagli altri, per cui permane anche dopo la fine dell'asta. Chiunque non è legato all'asta e ai suoi partecipanti ci vedrà semplicemente come persone diverse."

    "Così ci ha spiegato Atlas, il banditore."

    Vardaman si prese il suo tempo per studiare quello strano effetto, e giunse alla conclusione che poteva trattarsi tanto di Magia del Sangue quando di Vera Magia. Era potente e ben diversa dall'accademica applicazione della scuola di Trimegisto, ma non presentava neanche le ritualistiche e le effigi dei sentieri visti negli scritti di Maundrell, e...altrove. Un attimo di incertezza lo colse, subito accantonato dall'analisi di quello strano manto d'ombra, pensato per celare identità e vite private.

    C'era qualcosa di molto simile al rituale "Indossare la Maschera delle Ombre", ma l'applicazione in quel caso non era solo più fluida, ma presentava una quantità incredibile di eccezioni e peculiarità, oltre dal suo essere originata non da un Taumaturgo, ma da un oggetto!

    Il Giovanni riprese a camminare, un po' più sicuro. "I presenti non reagiscono bene alle domande troppo personali, agli scatti d'ira o ai comportamenti da beoti. Se vuoi far qualcosa cerca di essere discreto, l'utilizzo di doni troppo visibili le farebbe guadagnare un paletto nel cuore." Proseguì. "Altri ancora sono una vera rottura di palle, ma sforzati di non staccargli il naso a morsi."

    "Poi che altro..." Una breve pausa. "La dentro non ti aspettare la presenza di soli vampiri...è probabile che ci siano altre creature, anzi. E' sicuro. Ma nessuna è così sciocca da creare problemi, o infrangere il voto che ci lega all'asta."

    Nel frattempo erano arrivati all'entrata di uno strano edificio in mattonato bianco, completamente diverso dai palazzi attorno. Una targa in scintillante ottone riportava "Sala da lettura Pierre de Ronsard. Accesso concesso a soli soci."

    Nessuno dei passanti degnò la coppia di uno sguardo, o fece caso al loro ingresso nell'edificio.





    Nel passare l'uscio ci fu una fine resistenza, talmente vana da fargli dubitare di averla effettivamente percepita. Guardandosi alle spalle Jonathan non notò alcuna differenza sul portone, nessuna membrana o segno di sorta a delimitare quel peculiare passaggio.

    Salirono così fino all'ultimo piano, una grande sala capeggiata da un lucernario e costellata da una serie ordinata di leggii, disposti a raggio a partire dal centro della sala. Lì vi erano cinque creature di fumo, dalle forme umane e senza vera identità. Due erano sedute sui leggii, una composta e l'altra stravaccata senza alcun ritegno. Un'altra era in piedi in fondo alla sala, spalle poggiate su una delle librerie e intenta ad osservare la combriccola. Le restanti davano le spalle alla porta, scartabellando assieme alcuni dei tomi presi dal ripiano. il chiacchiericcio dei presenti si fermò all'ingresso della nuova coppia, lasciando spazio ad una curiosa occhiata generale. Le creature di fumo li fissavano, ma qualunque loro espressione veniva occultata da quella patina di vivo nero.

    Il primo a staccarsi dal gruppo fu quello seduto composto, che dalla voce -graffiata, innaturalmente attutita - poteva essere un uomo. "Sembra che il nostro nuovo amico abbia portato un vassallo!" Si fece avanti allungando un braccio, forse per una stretta di mano. "Lo fece anche il vecchio Celeno, che strano!" Un trillio il suo, ma con una nota bassa che faceva pensare più ad un omone. "Chiamami Asterope, carissimo! O...carissima?"


    essendo la metà dei png nascosti non userò il box png. Li differenzieremo con i colori, ti riporterò costantemente una leggenda con nome e colore per non farti confondere.

    Asterope
     
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    Atlas. Celeno.
    Vardaman annuiva di continuno alle parole del Giovanni, non per asservimento quanto per indicazione di aver compreso non solo la situazione ma il suo posto.
    Non poteva fare a meno di trovare divertente il suo essere "un sottoposto" al Giovanni che lo aveva portato sino a quel punto, ma aveva passato tutta la non vita a essere sotto una gerarchia che odiava, e prima ancora un'intera vita sotto l'ombra del RNC.
    Se non spezza l'elefante, non spezza la piramide. se non spezza la piramide, questa sarà una passeggiata. si dice, rincuorato dai suoi stessi pensieri, ma senza che questi divenissero eccessiva confidenza.

    L'accenno ad altro tipo di innaturali fece pensare un istante a qualsiasi deviazione biologica che potesse esservi nella stanza con loro. Ma il fatto di sapere come neutralizzare specificatamente un vampiro doveva voler dire che il banditore era più che in grado di distinguere i suoi ospiti. E di avere contromisure per tutti i casi.

    Nel frattempo ormai erano entrati, e la figura d'ombre sembrava già voler infilare un carico da novata chiedendogli dettagli su di lui. Asterope. che con figura fumosa tendeva la mano allo sconosciuto, ma che applicava un metodo di indagine banale al punto da sembrare offensivo.
    Ha importanza? accennò, riferendosi al proprio sesso. è un piacere, Asterope lasciò comunque trasporre un minimo di cortesia, per il bene della serata e per non abbandonare completamente il proprio o. Non voglio insozzare le buone regole della casa con la mia ignoranza, ma in attesa di un nome approvato che sia, potete chiamarmi Roosevelt.
    il guizzo idiota di un nome così amricano e banale in mezzo a una cerchia di altisonanti nomi greci aveva la funzione duplice di essere sottovalutato anche da figura fumosa (un grande asso nel mazzo delle mosse di Vardaman) ma anche di allontanare, per quanto ingenuamente, sospetti sulla sua figura.
    Vardaman è da sempre legato alla politica repubblicana, non importa quanto passi il suo tempo a trollarli è un informazione nota quantomeno ai fratelli. Roosevelt è un congnome ambiguo, perchè Theodore era Repubblicano, mentre Delano un influente democratico.
     
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    "Certo che la ha, per il bene dell'inglese e della conversazione!" La stretta di mano, febbrile e scattosa, gli diede l'idea di aver davanti un uomo giocondo e diretto, privo di sottigliezze. "Ah, quindi un uomo che sceglierà sempre la giustizia sulla pace!" Chiocciò preso, come se le sue parole avessero un senso preciso e rivelatore. Jonathan dovette faticare qualche secondo per ricordarsi che Roosevelt -Theodore- aveva partorito più di qualche discorso sulla scelta tra pace e giustizia.

    Asterope, purtroppo, era chiaramente un trombone citazionista, il genere di personaggio che pochi riuscivano a sopportare a lungo.

    "Quindi, signor Roosevelt, è qui per presentare qualche pezzo o per acquistare?"

    Michael si allontanò di qualche metro, per andare a parlare con l'ombra stravaccata. L'ultimo presente, quello impegnato a tenere ritto l'edificio standosene spalle a muro, si staccò con flemma per avvicinarsi agli altri. Oltrepassò Michael, diretto proprio verso Jonathan.

    Silenzioso, occupò il fianco di Asterope e se ne rimase immobile, la sostanza nera di cui era fatto che fluiva verso l'alto in modo peculiare, slanciandone la figura oltre il due metri. Jonathan finì per alzare la testa, in qualche modo sicuro che se non avesse fatto in quel modo avrebbe finito con il fissare il petto dello sconosciuto.

    "Io...sono Merope." Sussurrò tra una parola e l'altra di Asterope, a malapena udibile. Gli arti del partecipante si mossero flemmatici, simili ad una banderuola sospinta da un dolce vento. "..." Non aggiunse altro. "Ah si, lui è Merope! Bravo ragazzo...credo. Non faccia caso al suo modo di parlare, a quanto pare non riesce a farne a meno!"

    "...purtroppo. Retaggio di famiglia."

    "Ed inoltre è un fine ascoltatore!"

    "..."


    Michael - Celeno
    Asterope
    Merope
     
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    la stretta dell'ombra fumosa non fece retrocedere Vardaman di un millimetro, che tuttavia si chiese per un secondo se l'illusione schermasse anche il gelo della sua carne o meno. non ha avuto reazioni di sorta, questo implica comunque che o non ha compreso o non gli interessa. senza dare spazio ai suoi pensieri analitici, una parte della sua mente stava cercando di distrarsi dalla sensazione strana e sinistra della serata cercando di indovinare quali "altre specie" esistessero con lui in quel momento, in quella sala. i lupi partecipano alle aste? questa schermatura cela l'odore di non morte? si chiese, prima di tornare alla conversazione. Crede davvero che in questo momento storico, i pronomi siano un disturbo? rise con garbo, come a sottolineare l'ironia del momento - e allontanare il discorso dalla sua identità - e quando collegò la citazione di Roosevelt repubblicano cercò di annullare ogni espressione del proprio corpo, dal semplice annuire a un qualunque movimento di mani. Anche. Ma principalmente faccio quello che posso con quello che ho, nel posto in cui sono. uno swing per confondere ulteriormente la propria identità -e per testare la conoscenza di Asterope della politica americana.

    oh beh... disse dopo Mi piacerebbe dire che non accetteremo altro risultato se non la vittoria ma... sono qui per acquistare. almeno, spero vi sia qualcosa che valga la mia curiosità e interesse ma... staremo a vedere. Ho fiducia nella casa.
    si volse dunque verso il secondo interlocutore, a malapena bisbigliante. Merope. Piacere mio Merope. Acuirò l'orecchio.
    Ho infilato due citazioni di Delano, una un po' parafrasata (Fai quello che puoi, con quello che hai, nel posto in cui sei) e una copiata "non accettereno altro risultato se non la vittoria"
     
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    Il grasso Asterope ridacchiò e annuì alle tante frasi di circostanza snocciolate da Vardaman, senza inoltre scavar più a fondo. Evidentemente il suo obiettivo era solo qualche chiacchiera innocente. "E' un buon andazzo, quello."

    "E cos'altro si può fare qui?" Rise ancora, portandosi la mano al ventre. "Capisco, caro amico con i piedi saldamente piantati in aria. Farò del mio meglio per rendere la serata interessante, cosìcché non dimentichi la sua prima! La stupirò a furia di inutili rilanci!"

    Una gioviale pacca sul braccio spostò leggermente il Tremere, che finalmente venne lasciato in pace.

    Merope guardò il chiacchierone allontanarsi, poi girò quella che doveva essere la testa in direzione di Jonathan. "Lo fa con tutti..." rincuorò. "A breve inizieremo..." Gli indicò alcuni leggii liberi, vicino al Giovanni impegnato a chiacchierare con l'ombra stravaccata. "Buona...serata." Detto ciò si trascinò via, con la flemma propria di un degente ai suoi ultimi giorni.


    Asterope sembra aver colto le citazioni, dato che ha risposto sempre con una di Delano riguardante i radicali, "uomini con i piedi saldamente piantati in aria".

    Manca qualche minuto all'inizio, se vuoi guardarti in giro/chiacchierare con gli altri presenti fai pure. Altrimenti dimmi in privato che aspetti e modificherò questo post.

    Michael - Celeno
    Asterope
    Merope
     
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    Non pare un grande presupposto quello della serata, ma il tremere è deciso allo stesso modo a far trasparire anche a chi non lo può veramente vedere un'aria di sicurezza e comprensione del tutto.
    annuisce e ridacchia della citazione in risposta, forse convinto di aver fatto centro ed essersi nascosto in piena vista. si congeda da "merope" con un cenno della mano e del capo. Quindi va a dare una veloce occhiata ai libri esposti, prima di ricongiungersi al Giovanni e aspettare reazioni.
    Non conosce le regole della casa, ma ha frequentato abbastanza aste da capire che a breve, il banditore sarebbe apparso.
     
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    Dopo una veloce occhiata a qualche volume a caso di una delle librerie - classicismi di un certo pregio, ma che solo un vero sangue Brujah avrebbe potuto gradire senza annoiarsi - Jonathan tornò da Michael, il quale gli presentò brevemente la figura seduta, gambe sul leggio, tale Elettra.

    Quest'ultima salutò con un annoiato cenno della mano ma non si mostrò educata o curiosa come Merope e Asterope, il che salvò il Tremere da un'altra sfilza di possibili domande.

    Il Giovanni si sedette con tutta calma a due posti di distanza, invitando Jonathan a seguirlo, e allo stesso tempo una figura nuova, seppur ovviamente adombrata dal rituale, entrò da una delle porte ai lati con passo distinto.

    Spingeva un carrelletto in legno, di servizio, sopra al quale erano state messe tre teche, parzialmente coperte da dei teli scuri.

    "Buonasera a voi tutti." In un inglese pulito appositamente, a giudicare dalla cadenza leggermente legnosa. "Come avrete notato abbiamo ancora una volta un accompagnatore, dopo il precedente di qualche mese fa." La figura guardò in direzione di Jonathan, che ebbe la spiacevole sensazione di esser quasi...allo scoperto. "Sono il banditore dell'asta, Atlas." Tutti quei nomi così particolari gli ricordavano qualcosa, un gruppo già sentito ma che al momento gli sfuggiva, come una fastidiosa zanzare che ronza nel buio di una stanza. "Mi dica come chiamarla, se ha domande e se è stato istruito sulle regole dell'asta. Dopo ciò farò un piccolo annuncio e potremo iniziare."


    Michael - Celeno
    Asterope
    Merope
    Atlas


    Edited by Shaitan - 1/11/2023, 18:04
     
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    elettra. un altro nome memorizzato solo per il bisogno di farlo, senza effettivamente una spinta emozionale di qualche tipo e sorta. La stessa non pareva interessata a lui più di quanto lui non fosse interessata a lei.
    ma soprassedendo sulle sue convinzioni e tecniche di deduzione e lettura della stanza, Vardaman si spostò verso il proprio "ospitante". Si sedette fianco a micheal, e attese con pazienza che iniziasse tutto.

    Comparve quindi il banditore, si identificò, e Jonathan comprese di trovarsi di fronte al taumaturgo che tutto in quella sala operava, o comunque un diretto interessato che riuscisse a bucare il già di per sè prodigioso mascheramento di tutti i presenti.
    atlas.
    Incapace di potersi opporre a quella situazione da cellula sotto il microscopio, il repubblicano da salotto che era in lui decise quindi di brillare per splendore.
    Ossequi, Atlas. scandì bene, cennando un chinare del capo di rispetto. può chiamarmi Roosevelt.
    le regole?
    ci sono variazioni dalle più pubbliche e diurne aste di cui dovrei essere a conoscenza?

    La faccia di palta di Vardaman era un buon mezzo per lasciar passare cortesia e anche un minimo di bonarietà, mentre l'accenno alle aste diurne era un ulteriore goccia nei tentativi oceanici di vardaman di creare confusione sulla sua identità.
    il banditore sicuramente sà chi sono. cosa sono.
    Ma gli altri...
    è un po' uno stereotipo, ma sono pochi i vampiri che parlano di eventi diurni.


    mentre rifletteva sui suoi stessi zig-zag mentali, ascoltò le eventuali risposte del banditore. quindi si accomodò meglio per proseguire.
     
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    "E' un piacere, Roosevelt."

    Una breve pausa, fastidiosa visto che non c'erano occhi da incontrare, espressioni da leggere.

    "Si. Come prima cosa le identità dei presenti sono sacre, è pregato di non rivelare la sua o quella del suo accompagnatore, perché in quel caso il rituale di protezione verrà meno così come la mia protezione nei vostri confronti. Tutti i presenti sono tenuti alla pax comune prima, durante e dopo le aste. Ciò che vi mantiene anonimi si manterrà attiva fin quando non vi separerete abbastanza gli uni dagli altri."

    "Quale che sia la vostra natura siete tenuti al rispetto del Silenzio sui vostri rispettivi mondi di appartenenza, nei vostri confronti e in quello dei presenti. In caso contrario non sarete perseguiti solo dai vostri simili, ma anche da tutti i presenti."

    "I pagamenti avvengono in forma privata, chi compra e chi vende dovrà espletare le formalità di rito con me soltanto. Eventuali forme di pagamento possono essere prese in considerazione, ma ovviamente può dipendere dal caso. Infine l'Asta e i suoi appartenenti non si ritengono responsabili per l'uso nocivo di eventuali artefatti, armi e informazioni commerciate. Ovviamente vieterò la compravendita di tutto ciò che ritengo veramente pericoloso, riservandomi anche a prendere provvedimenti personali. Tutti noi amiamo questa città, siamo collezionisti e appassionati...con la testa sulle spalle."


    Nessuno commentò.

    "Se ha altre domande..." Attese qualche attimo per rispondere agli ultimi dubbi del novello Roosevelt, infine si rivolse a tutti i presenti. "Passiamo all'annuncio che vi stavo accennando: la carta di Taigete è al momento libera in città, il suo precedente proprietario è morto da poco. Auguriamoci di aver presto una nuovo Taigete tra noi, e che abbia una sorte migliore della precedente." Sbuffò appena, come se sapesse qualcosa di troppo. Gli altri presenti mormorarono qualcosa tra loro, Michele rise della sfortuna altrui, ma nessuno volle saperne di più.

    Taigete, Celeno, Asterope...all'improvviso Jonathan capì a cosa si riferivano! Quelle creature si facevano chiamare come le Pleaidi, figure della mitologia Greca e figlie del titano Atlante e dell'oceanina Pleione. Guardando in alto ancora una volta scorse quella strana vetrata, che in quel momento brillò di nuovo significato. Si trattava della costellazione del Toro, di cui fanno parte le Pleiadi.

    In molte culture è comune usare l'astrologia per dare una base, o anche rafforzare un rituale. Quello perpetrato da Atlas era un esempio da manuale, in cui sfruttava mitologia, cielo e probabilmente anche luoghi di potere per tessere una ritualistica tale da comprendere tutte le creature presenti, e imporre loro delle regole.

    "Iniziamo con il primo lotto, signori." Le parole del banditore calamitarono le attenzioni di tutta la sala da lettura. "Si tratta del diario di un uomo, datato primi anni duemila." Via il velo, nella teca era stato posto con cura un diario in pelle nera, fodera un po' vissuta e pagine gonfiate da fogli aggiunti e una miriade di segnalibri di fortuna. "Tale Weltschmerz, questo signore ha qui riportato scrupolosamente diverse sue battute di caccia ai danni di esseri soprannaturali, oltre ad interessanti stralci su quelli che lui chiama "Infusi", umani toccati dal divino. Un interessantissima lettura, che porta a chiedere al lettore chi sia la preda e chi il cacciatore."

    "Base d'asta: ventimila dollari."
     
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    Vardaman annuì a ci che il banditore menzionava, e si ripropose semplicemente di acconsentire a quanto detto. Una parte di lui avrebbe voluto sdrammatizzare ,a lmeno internamente, al pensiero che vi fossero solo persone con la testa sulle spalle.
    tutte le sue altre parti convenirono tuttvia, che si trovava già in un mare di merda.
    non poteva indugiare nell'autoironia, conforto di chi non ha un problema al mondo, non certo lui.

    taigete. l'unico pensiero che attraversò il suo pensiero fu realizzare solo in quel momento il nesso astrologico. In quel momento realizzò appieno che l'asta non solo era privata... era assolutamente esclusiva, a dono di pochi. pochissimi.
    Capì perchè Malachia non poteva far altro che rivolgersi a lui, e quell'improvviso senso di comprensione lo confortò abbastanza da permettergli di rilassarsi.

    e quando l'asta iniziò, benchè incapace di cogliere alcunchè dai presenti, a Vardaman venne quasi l'uzzolo di... divertirsi?
    al diavolo, perchè no? mormorò tra sè e sè. non importa quanto altisonante. è un'asta. e potrebbe essere la mia ultima sul territorio.
    La consapevolezza di quanto poco importasse il suo impatto sull'eventuale futuro suo e delle sue finanze gli tolse un leggero peso dal cuore.
    E con rinnovata attenzione, si concentrò sul diario.
    Venticinquemila dollari.

    rilancio fino a trentacinquemila, ma non oltre. faccio rilanci bassi, più indirizzati ad aumentare la portata del piatto che ad accaparrarmi il tesoro. Poi se resta mio bene, se no ciccia.
     
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    Al primo battere di martello Michael si accostò a Jonathan, per sussurrargli all'orecchio.

    "Atlas non lo ha detto per chissà qual cazzo di motivo, ma scommetterei duemila lire che anche il possessore della carta di Elettra è cambiato. Ha tentato di mascherarlo quando ci ho chiacchierato, ma il carattere e il modo di parlare sono troppo diversi. Ha però fatto i compiti, sapeva alcune cose che chi ha sostituito discuteva spesso con me."

    Venne tacciato da un roboante: "VENTICINQUEMILA???" Di Asterope, che sorpreso e divertito come non mai si era anche alzato dalla sedia. "Roosevelt, lei mi sfida! La farò cascare come una qualsiasi proposta di legge Nixiana!"

    Iniziò così una gara ai rilanci piuttosto fitta, dove l'unico che sembrava divertirsi oltre allo spendaccione Asterope era Atlas, che con il suo martelletto non mancava di sancire ogni costoso rilancio. Anche Michael azzardò qualche puntata, mentre Elettra si dimostrò totalmente interessata.

    Alla fine fu proprio Asterope a spuntarla, e non a buon mercato. Jonathan contribuì a far lievitare di molto il piatto e la foga dello sfidante, e con l'aiuto del Giovanni e di un suo rilancio a quarantacinquemila dollari Asterope fu costretto a lasciare cinquantacinquemila dollari per portarsi a casa quel raro diario. Un prezzo che sembrava a tutti esagerato, tranne che per il vincitore, che si sedette con fare satollo e soddisfatto.

    Atlas il banditore batté tre volte il martelletto, per richiedere attenzione. "Grazie a tutti per l'impegno dimostrato, signori e signore. Passiamo ora al secondo lotto, un amuleto del culto delle Mnemosyne, in argento con cuore di quarzo. Madre delle Muse, Mnemosine era la personificazione della memoria e del potere di ricordare, colei che diede i nomi a molti oggetti e concetti, dando così ai mortali la facoltà di comprendere. Nei tempi antichi era associata non solo all'identità ma anche allo spirito, in quanto diverse scuole di pensiero elleniche ritenevano che sono i ricordi a dar forma all'anima." Quelle parole misero in allerta il Tremere, che si ritrovò a fissare l'esatta copia dell'amuleto posseduto da Malachia, contenente i ricordi di Maundrell. "Creato da mani e nature sconosciute, potete facilmente capire ad una prima occhiata che si tratta non di un semplice gioiello, ma di un vero e proprio fulcro di potere." Atlas guardò le sue Pleiadi. "Uno scrigno per qualcosa..." Jonathan percepì lo sguardo del banditore su di lui, e dal movimento della testa fatta di ombre e fumo sembrò aver fissato anche l'atona Elettra. "Dalla composizione possiamo inoltre dire che faccia parte di un set, osservate." Aprì la teca, prese l'amuleto e lo avvicinò al pubblico. "Per come è stato costruito sembra che possa essere agganciato ad altro, notate i ganci a pressione vicino al quarzo."

    Quel che Atlas non disse e che Jonathan sapeva era che i pezzi erano tre, un trittico. Tre ricordi separati, tre realtà malleabili...cosa sarebbero diventati una volta unite?

    "Per questo pezzo di pregio partiremo da..." Rimise il tutto nella teca e si girò verso gli altri. "Ventimila dollari."

    "Diciassette...mila..."
    "Venticinquemila!"

    Merope aveva provato una piccola, ben più contenuta puntata ma Elettra lo aveva immediatamente interrotto, alzando anche la mano.

    "Venticinquemila, molto bene."

    Michael - Celeno
    Asterope
    Merope
    Elettra
    Atlas
     
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    Ma guardi, veramente io...

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    davvero? Jonathan non aveva poi avuto il piacere di parlare con Elettra, e anche se avesse dialogato per ore non avrebbe avuto alcun punto di riferimento per rimestare il prima/dopo. Tuttavia era la prima volta in tutta la serata che Micheal paresse non sapere qualcosa.
    E il dettaglio lo intrigava.
    Sbrigativamente lo esortò a spiegarsi suvvia, ha fatto trenta, facciamo trentuno. quali parole hanno destato il vostro sospetto?
    Ma non si concesse più di quella risposta eventuale, prima di tornare all'asta.

    Incredibilmente era già il momento che a lui interessava di più.
    speravo di poter fare il buffone ancora un po'. tradì la sua mente alla ricerca di concentrazione.
    Mia moglie mi spellerebbe se non le portassi un regalino. intervenne, a voce ben più chiara ma chiaramente sarcastica ventisettemila.

    Faccio rilanci del cazzo, di mille, duemila dollari, e li condisco con apprezzamenti "alla Asterope" ma più garbati, e sforzandomi di usare un lessico sempre vario (a volte mi lancio pure in slang, sticazzi), mentre cerco di capire chi e quanto sono agguerriti nell'accaparrarsi l'oggetto.
    Anche se so di essere celato agli occhi degli altri mi sforzo di mantenere un atteggiamento disinteressato e cazzone, temendo che in realtà qualcuno possa vedermi.
    Nel frattempo, se qualcuno abbocca ai miei apprezzamenti e mi risponde, mi lancio in qualche eventuale prova di memoria/ comprensione per vedere se riconosco qualcuno. ma lo faccio a tempo perso, senza veramente concentrarmi.
    la cosa importante è l'asta, dove continuo a rilanciare finchè le finanze possono effettivamente reggermi.
    Se fallisco lo stesso, prima che il martelletto batta il mio game over, vorrei tentare un'altra cosa.
     
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    Leggi bene, semplifica la vita.

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    "Elettra, l'Elettra che conosco io, mi aveva assicurato che non sarebbe stata presente in città per almeno un mese. Ma è anche una persona che se ne frega altamente della maggior parte delle persone, fissandosi su poche, sfortunate persone. Io sono una di quelle. Per le altre avrebbe riempito la sala di chiacchiere, senza mancare di tartassare il nuovo arrivato. Ha fatto esattamente il contrario."

    "Io e lei sappiamo le rispettive identità e lavoriamo insieme dagli anni venti...a dirla tutta conosce anche alcuni dei miei cuginetti. Le ho detto che sei uno di quelli con cui ha avuto alcuni intrallazzi tanti anni fa, un tipo che terrorizza la gente a vista ma che lei adora alla follia. Al nome non ha fatto una piega, non una fottuta piega." Le ultime parole erano in italiano, ma il significato era a dir poco chiaro. "Era un'informazione troppo vecchia da cavare per chi ha preso il suo posto."

    Non nascose la preoccupazione, ma era difficile capire se fosse per la situazione ingarbugliata o per l'incolumità dell'Elettra originale.

    "Finito qui cercherò di contattare la vera Elettra, viva o morta che sia."

    Nel mentre i rilanci continuarono, un testa a testa tra Elettra e Roosevelt. Asterope e Merope erano gli unici che seguivano le imbarcate di Jonathan, ma nessuna delle loro uscite gli suggerì qualcosa di utile. Elettra ad una certa sbottò, infastidita dalle chiacchiere continue. "La vogliamo finire? Non ho tutta la serata, e non siamo qua per parlare. Celeno, tieni a bada il tuo secondo!" Poi si rivolse al banditore, piazzando un grosso rialzo. "Quarantamila!"

    "La troia si sta innervosendo." Brontolò a voce bassa il Giovanni. "Confermo che non è lei."

    Quella Elettra aveva un carattere fumoso, ma anche familiare a Jonathan. Capì che facendola innervosire, facendola parlare, avrebbe potuto capire altro. Forse un'intuizione, ma meglio di nulla. Inoltre più si agitava più sparava alto, come se non si stesse per niente godendo l'asta.

    "Quarantamila. Chiedo gentilmente ad Elettra di mantenere un tono civile, almeno per una sera."


    Michael - Celeno
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    Ma guardi, veramente io...

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    Vardaman tentennò il giusto, lisciandosi barba incolta e baffi con un elegante cenno della mano, mascherando un divertimento infantile per la situazione in una smorfia di attenzione cortese.
    interessante.

    Esitò molto sulle parole di Micheal, quasi approfittandone per cercare di dedurre con le sue sole forze se quel cambio improvviso non fosse un'ulteriore coincidenza di cui occuparsi in questa serata talmente piena di tensione da fare il giro e risultare grottescamente divertente.
    sarà lo stress.
    Ma se non abbiamo mai il tempo di fare quattro chiacchiere, suvvia. alzò quindi la mano, tuonando un quarantacinquemila! e non pago del rischio già grande si abbandonò a titillare i nervi di "elettra" eh, ormai la società va troppo veloce, nessuno che ha più tempo per salutare, per guardarsi negli occhi...
    del resto se ho ragione, o la va o la spacca ragionò, voltandosi verso la scia di fumo che doveva comporre il corpo di elettra è il momento di tentennare, coraggio...

    Inizio a fare rilanci più seri, magari spostandomi da 3000 a 5000 dollari, ma mantengo l'atteggiamento cazzone, spaccaballe di prima. Come sempre, se l'offerta supera le mie chance, prima di gettare la spugna cercherò una via di salvataggio in extremis.
     
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