Botanic Garden of City Park

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  1. .Constantine.
     
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    Il Giardino Botanico di New Orleans affonda le sue radici nel periodo della "Great Depression" come un progetto della Works Progress Administration (WPA). Originariamente nota come il Bosco della Città delle Rose, il giardino fu aperto nel 1936 con il titolo di "primo giardino pubblico della città". E' uno dei pochi esempi rimasti di progettazione dei giardini pubblici dal WPA e Art Deco.

    Rinato poi con il nome di Giardino Botanico di New Orleans nei primi anni dell' '80 contiene il Conservatorio delle Due Sorelle, il New Orleans Garden vero e proprio, la Yakumo Nihon Teien giardino giapponese e giardini tematici contenenti acquatici, rose, piante autoctone, alberi ed arbusti ornamentali e perenni, le collezioni del giardino contengono più di 2.000 varietà di piante provenienti da tutto il mondo.
     
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    Impennata tamarra da qui.


    Il navigatore portò il centauro in uno dei quartieri più limitrofi di Nola, Lakewiev. In confronto ai luoghi visitati sere prima quella era una vera e propria oasi residenziale, ben tenuta seppur noiosa alla vista. Sfilò davanti a varie scuole private, vanto della zona, prima di arrivare al punto d'incontro inviatogli: un ingresso secondario del City Park, che stando alle insegne portava per direttissima al giardino botanico.

    Un arco in ferro sanciva l'entrata, innalzandosi per circa tre metri. Dei rampicanti erano stati scolpiti nel ferro, incontrandosi nel punto più alto dell'arcata e ivi formando una rosa in fiore; ottone e ferro in un connubio di petali, addolciti nelle forme da due faretti laterali puntati verso l'alto. Ombre giocose allargavano la rosata, ad aumentarne il vanto della forma. A Jerome l'arco diede una strana impressione, e non era solo la rosa alla sommità -stava perdendo petali, o era solo una sua impressione?- quanto l'intero arco. Il senso si acuì quando una coppietta chiacchiericcia sembrò voler intraprendere il sentiero per il giardino botanico, fermandosi vicino alla soglia e facendo improvviso dietrofront. Nei volti scavati l'allegra normalità di qualch'attimo prima, ma quel cambio di marcia era tutto fuorché naturale. Ad osservare la scena c'era anche il Fratello conosciuto sere prima da Jerome. Rumpelstiltskin, o come egli stesso si era definito, il suo socio pro tempore nella particolare caccia al tesoro in cui era stato gettato dallo Spettro. Era poggiato ad uno dei due colonnati d'ingresso, sorridendo lemme ai due passanti.

     
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    E' il luogo ad averli spaventati, oppure è stato lei, signor Rumple? chiese Jerome con un'espressione perplessa ma al contempo divertita, ricolgendosi al suo socio.

    Guardò l'ora: era stato puntuale come sempre.

    Si distrasse un attimo osservando il grosso arco. Quand'era stata l'ultima volta che era venuto al parco botanico? Non disprezzava le opere di Enrique Alferez e quale miglior modo per ammirarle, se non di notte in un parco deserto? Era un bel posto, anche se non propriamente sobrio, vista la tendenza degli esseri umani a mischiare opere, marketing e pacchianate in un calderone unico. E a quanto pare anche Katrina la pensava allo stesso modo, tanto che decise di fare piazza pulita... Ma doveva ammetterlo: fu esemplare il modo e i tempi con i quali i mortali lo rimisero in piedi.

    Tornò ad osservare Rumple: anche quella sera il suo aspetto era quello di un uomo passato attraverso il trattamento di un torturatore mongolo: la sua pelle mancava su gran parte del corpo, ma quel suo sguardo beffardo e giocoso mitigava in parte l'orrore espresso dalle sue carni. E lì sotto quell'arco, avrebbe potuto immaginare un dipinto che avrebbe intitolato "La morte baldanzosa". Cercò di imprimere quell'istante nella sua mente: chissà, magari un giorno lo avrebbe realizzato veramente per donarglielo.
     
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    Lunga notte. Si staccò dal colonnato nel vederlo arrivare, avvicinandosi poi di qualche passo. Indossava un abito dall'aspetto alquanto naftalinico, con sgualciture in ogni dove e una tasca sbrindellata. Se c'era una cosa che la Vista di Jerome deteriorava con gioia erano i capi, soggetti all'usura del tempo in modo più pronunciato dei loro proprietari. Di certo erano meno spaventosi. Oh, no...indosso una Maschera, non vede? Si indicò il volto, per Jerome stirato e tisico come sempre. Certo, non era ridotto come quando aveva spezzato l'incanto del cacciatore...ma definirlo bello era una sfida impari. Se ne sono andate perché l'aria è delimitata, può entrare solo chi ha un invito. Un leggero ticchettare su una delle tasche del completo.

    Un leggero scintillio tra gli intarsi di ferro battuto portò Jerome a guardare di nuovo l'arco, quel limite invalicabile per gli estranei. Cos'era? Signor Lacroix...tutto bene? E' pronto? Disse il Nosferatu, avvicinandosi cheto e un filo incuriosito.

    Jerome rolls 4 dice to sesto senso (Diff 5) 3,8,8,4 [2 successes]

    Per rumpe: direi che puoi facilmente capire quando indossa o meno la maschera, nonostante il tuo problemino visivo. Come ti descrissi addietro vederlo senza illusioni+sguardo di morte lascia il segno, e non è questo il caso.

    inoltre alcune piccole info: quando cito "l'incanto del cacciatore" si indica spesso, quasi sempre L'oscurazione. Difatti il Cacciatore è un soprannome che viene dato dagli studiosi noddisti sia al progenitore Nosferatu che a quello Assamita(voci discordanti, la costante è che entrambi i clan sono maestri dell'Oscurazione). Ongame conosci di sfuggita gli effetti più "colloquiali" di oscurazione, ma non questa piccola diceria. L'ho voluta riportare per te giocatore, per far si che ti risultasse più comprensibile e nel contesto. Se hai dubbi o curiosità in merito chiedi pure.
     
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    Sono assolutamente pronto e le confesso anche un pò emozionato. Se mi permette l'accostamento, direi che mi sento come al primo giorno di scuola.

    Fece un paio di passi all''indietro per inquadrare meglio l'arco. E così questo è il confine... Seguì con gli occhi gli intarsi floreali che correvano lungo l'arcata, fino alla rosa che si stagliava in nel mezzo, quasi viva nonostante la sua artificiosità. Solo i faretti che illuminavano il tutto con una fredda luce bianca stonavano. Jerome ebbe per un istante l'impulso di strapparli e scaraventarli a terra e già si gustò la soddisfazione di quell'atto. In quel momento il dipinto che aveva in mente si fece ancora più nitido e il bizzarro cainita che aveva come socio era in quel tenebroso contesto il modello ideale e perfetto.

    Si rivolse nuovamente a Rumple. Prima di seguirla, mi dica tutto quello che devo sapere e soprattutto cosa è meglio evitare.
     
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    Se così crede, pensi a me come un ripetente. Cantilenò breve, anche un po' smargiasso. Un leggerissimo goglottio divertito a sezionare in due il parlato, proprio mentre passò a fissare l'arco in tandem al francese. Si. Questa volta hanno scelto un luogo piuttosto particolare, forse il banditore l'ha trovato adatto al tema della serata. Di lì cercò le attenzioni di Jerome. Opere d'arte, tre in totale a quanto mi è stato detto. Di cui una viva, pensi. Scomposto sussultio del petto, incapace di trattenere il riso.

    Portò i palmi ad unirsi, strofinarsi tra loro con fare voglioso. Sembrava essere pronto a proseguire, ma l'ultima del neonato lo fermò. Una volta dentro i nostri volti, o meglio dire le nostre identità saranno coperte da un rituale piuttosto particolare. Così particolare che nessuna delle mie conoscenze tra gli Stregoni è riuscita a dirmi di più. Continuò. Si commercia in sangue, oggetti, favori e denaro, ma a lei è proibito fare offerte. E' qui in veste di mio osservatore e pertanto è costretto a sottostare alle leggi interne senza però godere dei benefici...tranne il catering, quello suppongo sia libero. Da lì troncò la sua stessa battuta, rabbuiando i tratti con un cipiglio ora più serio. I presenti non reagiscono bene alle domande troppo personali, agli scatti d'ira o ai comportamenti da beoti. Se vuole far qualcosa sia discreto, l'utilizzo di doni troppo visibili le farebbe guadagnare un paletto nel cuore. Ora...il sembiante si distese, tornando accomodante. Ha altri dubbi?
     
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    Ha detto opera d'arte viva? Il tono era stralunato, ma il suo viso non lasciò trasparire alcuna emozione. Fissò per un istante il terreno sotto le sue scarpe con fare pensieroso, poi offrì di nuovo la sua attenzione a Rumple. Non si preoccupi, terrò un comportamente esemplare e rispettoso.

    Un corvo atterrò con grazia inaspettata poco distante da loro e cominciò a zampettare in giro senza seguire alcuna logica, spostando la testa da destra a sinistra in un movimento quasi convulso. A un certo punto si fermò, come attirato dalla loro presenza, puntò le perle nere dei suoi occhi sui cainiti e rimase così fermo per qualche istante, per poi riprendere il volo in un turbinio di ali.

    Sono pronto per l'asta signor Rumple. Mi pare chiaro che i veri problemi potrebbero sorgere dopo di essa, dopotutto. E detto questo allargò le braccia rivolgendogli i palmi, in segno di apertura e sicurezza.
     
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    Il topo di fogna scrollò le spalle. Non ne so molto di più, lo scopriremo assieme. Fece qualche passo verso l'arco. Dopo l'asta...starà a lei, lo sa bene. Farebbe meglio a sfruttare questo poco tempo assieme per capire qualcosa di più del nostro amico, sia mai possa venirle in aiuto nel successivo tallonamento... Svirgolàò teatralmente la mano in direzione della Rosa. O quale che sia il modo di agire a cui sta puntando.
    Detto ciò oltrepassò l'arco, precedendolo di qualche passo. Sembrò guardarsi attorno con cipiglio divertito e sorpreso prima di cercare ancora una volta Jerome. Andiamo.

    Per favore, una volta oltrepassato l'arco ferma l'azione che devo aggiungere alcuni nuovi elementi.
     
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    Jerome rispose con un semplice cenno del capo e fece per seguire Rumple. Ci siamo, pensò. E così mosse il primo passo verso la soglia che segnava il confine tra il mondo mortale a quello dei fratelli delle tenebre.
     
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    Nel passare oltre l'arco notò una fine resistenza, talmente vana da fargli dubitare di averla effettivamente percepita. A differenza della coppietta di poco prima nessuno dei due ebbe problemi ad inforcare il ciottolato e proseguire, come fossero benvoluti. Nel guardarsi alle spalle Jerome non notò alcuna differenza sull'arco, nessuna membrana o segno di sorta a delimitare quel peculiare passaggio. Come spesso accade, alcuni confini sembrano fuggire di fronte all'evidenza dei più.

    Ai due lati della via ordinate siepi di bosso delimitavano il sentiero, dapprima sparso ma che poi confluì in un'ordinata serie di arcate per rampicanti, in terra e sulle colonnine un rosso mattonato illuminato da cadenzate luci da giardino. Rumpel proseguì senza dare molta importanza all'ambiente, percorrendo celere la via fiorita e lasciando Jerome qualche passo indietro. Quest'ultimo notò che dalle reti sovrastanti la passeggiata -un classico espendiente usato nei giardini più curati- calavano dei chiari glicini, piazzati a caduta per emulare l'effetto proprio del muschio spagnolo. Ma quel luogo era ben diverso dal Bayou, la cura e la mano dell'uomo l'avevano reso una piccola e ricercata rarità che solo la sua Vista riuscì a sminuire: poco ci volle per far si che i glicini si seccassero, sfiorendo nel vento. L'erba dei prati si ingiallì con orribile costanza e persino le folte siepi dovettero cedere all'illusione.



    La rovina stracciò via la bellezza del giardino dalla mente di Jerome, lasciandolo come troppo spesso accadeva in balia della morte.

    Ma nella sua breve vita da dannato la Rosa aveva scoperto che c'erano cose, oggetti che nemmeno la sua singolare maledizione poteva intaccare, capitava di rado ma esistevano. Piccoli ed insensati miracoli, solo per lui. Ve n'era uno, a nemmeno trenta metri di distanza. Quattro persone attendevano nei dintorni di una fontana, al cui centro si ergeva il Flautista di Enrique Alferez. La statua sembrava non essere intaccata dalla sua visione del mondo, continuando ad esistere in tutta la perfezione immaginata anni e anni prima dal maestro Alferez. La forma, l'idea stessa dell'opera fece sussultare la Rosa ora preda del suo stesso sangue. Doveva avvicinarsi, ammirarla e bearsene.



    Il resto passò in secondo piano, come quei quattro sconosciuti. Senza fattezze ed identità, tacciate da una nebbia scura che ne avviluppava i visi. Qualcosa che aveva già visto, giusto qualche notte prima.

    Messo qualche immagine per supportare, che solo con le mie descrizioni si capisce ben poco :D
    Mi sono tenuto vago sui dettagli della fontana e degli altri presenti, anticipando solo quel dettaglio dell'ultimo stralcio per darti modo di proseguire come vuoi, ma soprattutto perché la statua ti porta a rincoglionirti ;D (difetto clan toreador, se ti ricordi). Solitamente serve un tiro, ma per il momento preferisco lasciarti libero di interpretarla.
    Ti descriverò bene i presenti, lo strano effetto sugli stessi(l'hai già visto in una visione, se ricordi) e altro quando Jerome non sarà più distratto dalla statua 😎


     
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    Oh, l'opera di Alferez, la suadente Flute Player. Era un'opera recente, nata nel freddo bronzo nel 2007. Era una delle sue opere preferite all'interno del parco. La sua figura era esile, ma forse il bronzo oppure il lungo vestito, o probabilmente la fontana sulla quale si stagliava, la facevano apparire forte e irremovibile. Suonava come sempre disinteressata, quasi infastidita dalla presenza della gente, con lo sguardo rivolto altrove e concentrata a suonare la sua melodia... si, quella melodia che stava sentendo proprio in quel momento.. Erano note lunghe e malinconiche, era come la voce supplicante di una donna in cerca di qualcosa. Tentò di capire se anche gli altri udissero quelle note, ma lo sguardo perplesso di Rumple gli fece capire che era solo nella sua testa. E Jerome sentì che il suo animo stava sprofondando nell'oblio. Tutti i suoni divennero ovattati come se fossero sott'avqua. Le piante, il terreno e lo stesso cielo si sfocarono come in una foto venuta male ed era difficile capire cosa fosse realtà o finzione. L'unica cosa in risalto, l'unica che attirasse la sua attenzione era quella donna che non cessava di suonare la sua musica, emanando bellezza e fascino. Lei era lì, tangibile e fiera, una certezza in un mondo che non ne offriva. E suonava, chiedeva disperatamente di di essere udita. "Si sono qui, io ti sento", un pensiero gli uscì all'improvviso. E la testa di lei parve voltarsi. Gli arti di Jerome si irrigidirono, non per paura ma perchè gli parve di sentire lo stridere del bronzo che si torceva. "Si voltati e guardami, fammi vedere la tua bellezza!". Ma quando era ormai prossima a mostrarle il volto, le gambe di Jerome cedettero e tutto l'incanto svanì, lasciando il palcoscenico all'imbarazzo del cainita accasciato al suolo, ma con gli occhi ancora puntati verso la statua.
     
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    Era tutto nella sua testa, febbrile immaginazione dovuta al sangue di Arikel. La statua era ferma e non c'erano note, solo un leggero vento a far vibrare i glicini alle sue spalle; il chiacchiericcio dei presenti si era fermato, lasciando spazio ad una curiosa occhiata generale. Le creature di fumo fissavano la Rosa con il culo a terra, ma qualunque loro espressione veniva occultata da quella patina viva. Erano quattro, cinque contando Rumpel. Le loro fattezze erano nascoste da quella strana nebbiolina, rendendo possibile distinguerli giusto per la corporatura: sulla sinistra una creatura alta, sembrava superare i due metri d'altezza. Si avvicinò di qualche passo a Jerome e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi, sussurrando qualcosa che il Toreador non riuscì a capire, tanto parlava piano. Accanto una figura dalla corporatura anonima, ma che gli diede fin da subito la sensazione di avere davanti una creatura composta, padrona di sé. Accanto a Rumpel -che ora sembrò essere avviluppato da una leggerissima coltre nera, non fitta come quella degli altri presenti- un uomo a dir poco cubico, tale era la mole. Ultima quella che reputò essere una donna, viste le forme. Il dubbio venne meno quando si concesse una sciocca risata alla scena. Atlas, non mi dica che questo è un nuovo partecipante. Di chi ha preso il posto? Anzi, chi ha ucciso per averlo? Domandò la donna verso la figura distinta, che subito rispose. Nessuno, è un accompagnatore. Il mio. Precisò sopra Rumpel, che fece segno a Jerome di alzarsi da terra. Probabilmente si sarà fatto prendere in contropiede dal rituale che ci occulta, non è cosa che si vede tutti i giorni.

    La donna sembrò voler aggiungere altro, ma la nube chiamata Atlas si intromise. Accompagnatore di Celeno, inizi dicendoci come chiamarla. Per la sua sicurezza eviti di usare il suo vero nome. Una cosa colpì Jerome, la parlata di Atlas era modulata per mascherare il vero tono eppure...era puro miele, una di quelle voci che stregano.


    Come descritto, non riesci a capire cosa ti abbia detto la creatura alta. Parla così piano da sembrare muta, e ti è ovviamente impossibile leggere il labiale. Forse c'è un modo per sentirla? :)

    Quando senti Celeno lo ricolleghi alla carta in possesso di RUmpel, quella da cui avevi sentito quella strana sensazione giorni prima. Effettivamente c'era scritto qualcosa in greco che potrebbe essere tradotto come Celeno, un'altra delle pleiadi. Te lo dico visto il tuo valore in accademiche!

    Piccola legenda dei colori del parlato. La riposterò ad ogni reply, aggiungendo anche gli altri quando parleranno e sostituendo le descrizioni con possibili nomi che potrai sentire durante l'incontro.

    Rumpel/Celeno
    Atlas
    Donna
     
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    La suonatrice di flauto tornò ad essere una semplice statua di bronzo e la catarsi si sciolse in pochi attimi. Uno sciame di api sembrava ronzargli nella testa e il cainita si prese qualche attimo per riprendere il controllo di sè.

    Lottò contro l'imbarazzo e la sensazione di straniamento che lo aveva colto pochi istanti prima. Si alzò afferrando la mano del colosso silente e si diede una rassettata ai vestiti e fece per guardare il viso dei suoi interlocutori, incontrando solo quella strana nebbia viva. Dovete scusare il mio stupore, ma è la mia prima volta... Potete chiamarmi Orfeo signori. Proprio come il figlio del re di Tracia. E abbozzò un sorriso cordiale che sbattè contro l'insondabilità di quei visi cancellati dal mondo.

    Si rivolse a colui che gli aveva offerto aiuto per alzarsi, cercando di acuire quanto più possibile il suo udito.Avrebbe giurato a se stesso che poco fa quell'essere gli aveva parlato in una lingua afona. La ringrazio. Come posso chiamarla, se posso permettermi?
    SPOILER (click to view)
    Attivo Auspex per acuire i sensi. Udito in questo caso.
     
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    Benvenuto, Orfeo. Terrò da conto che sia già stato istruito sulle regole dell'asta. Di lì la donna sussurrò un Ecco, un altro che ama queste stronzate. A dir poco tagliente.

    Nel mentre Jerome si rialzò con l'aiuto del gigante, a cui bastò semplicemente tirargli il braccio per rimetterlo in piedi. E Jerome non era certo una piuma. Merope. Ora riusciva ad udirlo. E' un...piacere. Oltre a parlar piano scandiva lentamente le parole, senza fretta. La donna maleducata è Elettra, l'altro è il signor Asterope. Glieli indicò, Elettra sembrò ignorarli mentre il corpulento Asterope si prodigò in un perfetto inchino.

    E' un piacere. Orfeo...Sembrò portarsi una mano al volto, come a massaggiarsi il mento. Peccato che con il rituale in corso non si capiva un cavolo. Conosce i versi di Rilke in merito? La voce era bassa, baritonale. Si avvicinò con inaspettata leggerezza al nuovo venuto, in quella che sembrava l'inizio di un'inaspettata chiacchiera. E' qui alla ricerca della sua Euridice? E rise, per una battuta che sembrò comprendere solo lui tra i presenti.

    L'asta inizierà tra dieci minuti circa, nel roseto. Approfittatene per conoscervi. A tra poco. Commentò sopra tutti il banditore, prima di allontanarsi dentro una serra. Rumpel lo seguì all'interno, lanciando a Jerome un piccolo cenno ad indicargli il Gigantesco Merope.

    Rumpel/Celeno
    Atlas-Banditore
    Elettra-Donna
    Merope-Gigante
    Asterope-Ciccione

    Merope è l'unico in corsivo perché nonostante auspex attivo parla piano.

    Jerome rolls 6 dice to Accademiche (Diff 8) 1,10,2,1,6, 9 [failure]
    Non hai idea di chi sia questo Rilke di cui parla, ne perché sia divertito.

    Jerome rolls 6 dice to consapevolezza (Diff 9) 1,4,1,8,10, 5 [failure]
    Oggi bei tiri, eh.
     
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    Jerome fece un cenno di ringraziamento al gigante chinando il capo. E' un piacere fare la vostra conoscenza. Il signor Rumple mi ha già illuminato circa il rito dell'asta. Farò del mio meglio affinchè la mia prima volta sia impeccabile. Cercò di scrutare oltre il velo soprannaturale che celava la loro vera identità, ma non scorse nulla che potesse aiutarlo a identificare i loro volti. Poi si rivolse ad Asterope. Mi coglie impreparato. Rispose con un pizzico di imbarazzo. La mia memoria al momento vacilla. A dire il vero Asterope, l'unica cosa a cui non posso voltare le spalle è l'arte, in ogni sua forma. E' lei la mia Euridice. colei per la quale varcherei le porte degli inferi.

    Si guardò intorno in cerca delle parole da dire. La suonatrice di flauto dava le spalle ai presenti, sdegnata. Non era facile rivolgersi a delle persone senza viso. Se posso permettermi: quali sono le vostre passioni? Di cosa siete in cerca?
     
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101 replies since 8/11/2010, 16:13   1046 views
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