Huck Finn's

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    Il viaggio in scooter procedette tranquillo, tranne per il dettaglio che Mi a era una schiappa totale alla guida e - come al solito - sbagliò strada nel suoguardarsi attorno.

    Le era stato detto decine di volte che - quando guidava - doveva stare concentrata solo sulla guida, ma era piú forte di lei: qualsiasi assembramento, qualsiasi movimento catturavano la sua attenzione e la spingevano a guardare meglio cosa stesse accadendo.

    Forse, si era chiesta qualche volta, era una forma di iperattività? O magari un disturbo lieve da deficit di attenzione?

    Difficile dirlo davvero, perché queste non erano cose che si potevano diagnosticare da sé facendo un po' di ricerche su Google e - sinceramente - Mina non era cosí ansiosa di regalare 200 dollari ad uno strizzacervelli per scoprirlo.

    Per questo si limitò ad arrabbiarsi con sé stessa quando si rese conto di essere andata dritta ad un incrocio in cui avrebbe dovuto svoltare a destra e cercò la prima stradina utile per tornare indietro, riuscendo a parcheggiare vicino al locale con solo quindici minuti di ritardo.

    Quindici minuti e due messaggi di Liz, per la precisione, si rese conto mentre studiava il locale e notava due ragazzi intenti ad osservare l'amica con un certo interesse.

    Letto il secondo messaggio sull'orologio estrasse di tasca il telefono e le rispose *Capisco che tu ci tenga particolarmente a scaricarmi per poterti concentrare sui due maschioni che ti fissano da ore dieci, ma dovresti imparare la pazienza. Sai che già sono un disastro alla guida, se poi mi metto anche a rispondere ai messaggi é la volta buona che mi schianto...*

    Quindi attese di essere notata, in piedi non lontano dal tavolo dei due, e solo allora si avvicinò. Passando accanto al tavolo li scrutò ben bene - cercando di capire se sembrassero piú due in cerca di una storia facile o di altro - possibilmente senza farsi notare.

    Quindi si sedette davanti alla sua amica (e non solo), dicendo "Sí, lo so, sono in ritardo e sí, lo so, non mi sono truccata...non mi dire niente..."

    Ma sapeva non lo avrebbe fatto, perché Liz era perfettamente consapevole del fatto che Minako Sato fosse un caso clinico e sarebbe - come aveva sentito dire una volta ad un italiano - come tentare di lavare la testa ad un asino.

    Quindi, sorridendo, aggiunse "...ma ora sono qui, pronta a sentire la storia che scriverai lo stesso anche se ti hanno detto di no..."

    Perché Liz mi conosce bene, ma vale anche il contrario...

    @Narratore
    En passant si può tentare di dare un colpetto d'occhio ai due tizi, per cercare di cogliere qualche dettaglio rilevatore delle loro intenzioni?



    ***** ***** ***** ***** *****



    Dati anagrafici e descrizione
    Nome: Minako Sato, chiamata "Mina" da chi é in confidenza.

    Età apparente: 25

    Profilo: Ex agente di polizia specializzato in crimini informatici. Collabora con un giornale per portare alla luce i comportamenti segreti dei potenti

    Descrizione: Minako é una ragazza orientale (giapponese per la precisione) che dimostra circa 25 anni (anche se, in realtà, ne ha circa 30), non particolarmente alta (1,60m) né fisicamente imponente (50 kg).
    Ha capelli neri lucidi e lunghi fino a mezza spalla che, per praticità, di solito tiene legati in una coda di cavallo.
    Non ama indossare abbigliamenti sofisticati o eleganti, preferendo jeans e magliette o, al massimo, vestitini leggeri.

    Salute attuale: 7/7

    Punti Sangue attuali: 7/10

    Setta: Camarilla


    Valori percepibili:
    aspetto: OO

    carisma: OO

    intimidire: OO

    Risorse: OO

    Minako "Mina" Sato
    « Bruja »

    Camarilla di New Orleans
     
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    Il sergente non sposta lo sguardo dal bicchiere, finchè il vampiro non gli è così vicino da potersi veder riflesso, in modo distorto e bombato, sul vetro del boccale. Poi, quando si siede, la ferita preme e spinge. Ciò costringe il brujah a poggiare di più il peso sulla sedia, le cui gambe strusciano molto forte sul pavimento, producendo un rumoraccio sgradevole, pur se inudibile già ad un metro di distanza.

    Certo che con quel passo è una fortuna se ti sei ritirato, pivello

    Alza gli occhi con un'espressione in viso che ricalca un atteggiamento amichevole, quello molto da film fatto di tabacco e serate insonni a fare appostamenti, dipinto in volto e palese nel timbro della voce. Bielski non fa caso a quella condotta e capisce che il sergente sta scherzando più perchè da la cosa per scontata che per capacità di leggere l'altrui piglio. Il grosso afroamericano, la cui cintura è stata allargata passando al buco subito successivo, muove tra le dita bicrome il cilindro, lasciando al biondo nettare sporcare la superficie del vetro di bianca spuma.

    Mi pare che continui a dar un senso a quella pensione che ci costringi a pagarti. Bene, quanto meno non sto rimandando il mio di pensionamento perchè qualcuno mi sta rubando i soldi delle tasse. Allora pivello, perchè non mi racconti un po' di te e di come ti sei sistemato qui?

    Il sergente non prende e non lascia dollari a quanto pare. La richiesta dell'ex poliziotto risulta inascoltata e, in più, viene rimandata al mittente. Moore è interessato sia al suo modo di deambulare, sia a quello che può aver da dire dopo molti anni di silenzio.

    1701E ok, dopo gestisco anche la tua scena. Al momento però faccio prima Ulrich che è arrivato prima di te al pub
     
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    Gli venne da ridacchiare mentre si rilassava sulla sedia, e si costringeva ad ignorare le preteste della spalla sinistra.

    "Riesco ancora a scavalcare una recinzione, certi giorni, sai ? Forse dipende dall'umidità."

    Era una stronzata bella e buona, ma era il tipo di sciocchezze che di solito si dicevano tra loro. Naturalmente, Moore andò a punzecchiarlo subito dove sapeva di poter colpire qualcosa.
    Difatti, l'Amministrazione comunale di New Orleans gli aveva garantito un pensionamento anticipato a causa delle ferite riportate durante il servizio. Di più: il sindacato della polizia gli aveva anche fatto valere qualche anno in più, rispetto a quelli effettivi di servizio, per raggiungere lo scaglione pensionistico successivo a quello attuale.

    In parole povere, la comunità gli garantiva una fonte di sostentamento purchè non creasse problemi facendo causa al Dipartimento, o non tentasse di tornare a lavorare in quelle condizioni. Ethan ci capiva poco, di tutti quei discorsi, ma immaginava che al Sindaco costasse meno passagli un assegno mensile che mettersi a fare battaglie legali. Roba da avvocati, insomma.

    "Faccio del mio meglio, Sarge." Disse, guardando come nel vuoto in direzione del loro tavolo. "Sono tornato da poco in città, e sto ancora sistemando casa. Ho un'amica che fa l'investigatore privato, le sto dando una mano."

    Questa era una mezza balla, perchè aveva incontrato quella Brujah, Delaney, solo qualche sera prima. Era una investigatrice privata, è vero, ma avevano collaborato per una sola sera. E avevano ucciso un uomo, un bastardo che voleva entrare nella pagina wikipedia dei serial killers.

    Ma questo, naturalmente, non poteva dirlo a Moore. Si limitò a scrollare le spalle, pentendosene un istante dopo a causa di una fitta fastidiosa.

    "Forse prenderò la licenza per fare anche io il Detective privato. Lo sai, è sempre lo stesso: risolvere problemi."
     
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    Le battute di Bienski lasciano una piega sulle labbra carnose dell'afroamericano, simile ad un sorriso tirato, mentre lo sguardo è serio e fermo. Ci sono probabilmente dei particolari nel sergente che potrebbero dare una lettura della persona e di quello che sta passando in questo momento, ma il vampiro non ha mai imparato a leggere l'animo altrui, preferendo la parte dell'azione. Quel che c'è di certo è una mal celata preoccupazione in ogni movimento e sospiro dell'ex collega. Poi l'idea di fare il detective privato gli fa alzare il sopracciglio

    Che c'è, ti puzza già la pensione?

    Gli domanda sputando la battuta come si fa con del tabacco da troppo tempo masticato. Ethan non ha idea del perchè di quelle parole. La sua conoscenza codicistica arriva ai vari commi usati per chiedere supporto o segnalare un'azione da ripetere nel CB di ordinanza. Diritto tributario è lontano dai suoi interessi. Conscio probabilmente di tale fatto, il sergente pare propenso a dare una minima spiegazione, ma prima prende un sorso di birra - non l'ultimo pur se ormai quel boccale sta arrivando alla sua fine - per poi aggiungere

    Tu lo sai che non puoi avere attività lavorative extra o te la tolgono la pensione di invalidità per manifesta capacità al lavoro? Forse dovresti aprirlo un libro di legge ogni tanto.

    Rimane sempre sullo stesso timbro. Una graffiata critica alla sua idea, accompagnata da ironia amichevole. Però pare prendere la palla al balzo.

    Ascolta pivello, tu sai che ti ho sempre considerato un ragazzo in gamba e che, fin da quando sei venuto a stare nel mio distretto, capivo come mai agissi in modo tanto da testa di cazzo. Ottenevi un risultato, ma alla fine ti sei fatto mangiare da quel lato oscuro che accompagna tutti i piedi piatti. Proprio perchè ho riconosciuto le tue capacità ho protetto il tuo culo e quello di Drake, ma....

    ora svuota definitivamente il bicchiere, probabilmente pensando al modo migliore per dire quello che deve dire. Però, si sa, il modo migliore per sputare il rospo è smettere di farlo gracidare nella propria bocca.

    ...la poltrona di procuratore generale è stata vinta da un altro tizio, quello vecchio sta per diventare uno dei senatori della luisiana grazie al suo lavoro ed ai suoi numeri che gli hanno concesso un grande consenso pubblico. Quello nuovo passerà quindi al vaglio l'opera del suo predecessore e, chiaramente, si soffermerà sui casi che sono stati chiusi in modo strano e frettolosamente. Tu sai che il tuo caso l'ho chiuso proprio in quel modo, veloce e senza stare a badare troppo alle virgole, no?

    La domanda è chiaramente retorica. Lo sguardo è fisso e fermo, occhi negli occhi per far comprendere che la situazione è grave e, al contempo, importante sia per il sergente che per Bielski e Drake. All'immortale però pare molto strano che il sergente gli stia dando solo una sentenza di morte, non lavora così o quell'insabbiamento non sarebbe riuscito a farlo. L'ex agente è certo che ci sia dell'altro, qualcosa che attende sotto pelle, borbottando come una pentola di fagioli che ha appena preso calore.
     
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    Touchè. In poche, semplici parole, Moore gli spiegò che aveva appena detto una idiozia.

    Ethan storse la bocca, valutando le proprie possibilità. Una licenza da investigatore privato sarebbe stata utile per giustificare le proprie attività notturne, ma i milleduecento dollari mensili garantiti dal pensionamento gli facevano ancora più comodo. "Ho capito, ho capito. Era solo un'idea, nulla di più."

    Annuì, con fare pensoso, e poi rimase ad ascoltare il discorso del proprio amico. Sembrava che stesse girando attorno ad un argomento, e per questo gli disse "Dove vuoi arrivare, esatt-"

    Ma fu interrotto. Moore proseguì nel suo discorso, che iniziò a puzzare di problemi già quando fu tirato in ballo il procuratore. Ma la situazione andava peggiorando man mano che il sergente continuava a descrivere il guaio che si stava venendo a creare.

    Cazzo. Questo poteva diventare un guaio serio. Forse il loro caso sarebbe stato rispolverato, o forse no. Forse sarebbe stato chiamato per essere interrogato, o avrebbe ricevuto una richiesta per comparire in un tribunale come testimone.

    E questo era un problema serio, perchè non avrebbe avuto modo di presentarsi ad un colloquio... di giorno.

    I pensieri cupi scivolarono indietro, negli anni, fino a quella sera. Ethan non ricordava il giorno esatto, ma ricordava il pianto dell' uomo. I singhiozzi e il mugolare di quel tizio, che sosteneva essere malato. Il fischio insistente nella propria testa, il gocciolio di un rubinetto nel bagno, i passi degli scarponi del suo collega, mentre entrava nel bagno dove era stato ucciso il bambino. Lo scatto metallico delle manette, e poi il silenzio assoluto, rotto dall'impercettibile suono del bottone metallico della fondina che veniva aperta.

    Si erano ripromessi di non parlarne mai più... fino a quella sera.

    Il ricordo gli passò attraverso il cervello, veloce come una fucilata, e i suoi occhi si alzarono ed incontrarono quelli di Moore, fissandoli. Nessun pentimento. Nessuna incertezza. Gli chiese con voce molto seria "Che facciamo ?"

    Era certo che il Sergente aveva qualche idea, qualcosa da proporgli. Anche perchè, oltre che quello di Ethan, anche il culo di Moore e quello dell'agente Drake erano coinvolti.

    "Dimmi cosa hai in mente."

    Il Brujah si appoggiò -cautamente- sullo schienale della sedia.
     
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    Anche Moore si appoggia allo schienale della sedia, ma solo per riuscire a rilassarsi e raccogliere al meglio le idee. Pizzica con i polpastrelli di pollice ed indice la gobba del naso, chiudendo gli occhi e inclinando leggermente il capo verso la schiena di pochi gradi

    Vedi...

    Sospira mestamente. Il peso del suo alito arriva fino alle narici di Bielski, il quale ancora continua a mantenere il controllo sul proprio respiro. Una fatica che si è ricordato di fare e che ora gli da la netta impressione che il sergente si sia fatto solo quella birra come unica cosa ingerita nella serata.

    ...se avessimo la possibilità di risolvere un caso, un caso grosso dico, allora sarebbe molto semplice. Potremmo deviare l'attenzione verso quello e il procuratore non andrebbe a spolverare vecchi scaffali. Insomma, quando hai qualcosa di bello da sventolare alla folla non hai necessità di scavare per trovare qualcosa che faccia capire quanto hai interesse ad aiutare la comunità.

    Apre gli occhi e, appoggiandosi sul tavolo con i gomiti e le mani giunte, la destra a pugno e la sinistra ad accarezzarle le nocche, torna a parlare al suo ex agente in modo diretto e guardandolo negli occhi.

    Quando ho saputo del tuo ritorno qui ho pensato in un segno del destino, ma, a quanto pare, la fortuna non è cieca, ma ci vede benissimo e sa perfettamente quando voltarti le spalle. Pensavo di chiederti di fare un po' di lavoro fuori dall'ufficio, aiutando uno dei detective che non si sta occupando di un caso interessante. Peccato che stai messo così

    Ad Ethan è chiaro che la sua prima idea era giusta. Il suo fiuto da piedi piatti non gli aveva mentito, ma, a quanto pare, Toby non ha più intenzione di chiedergli di occuparsi di qualcosa visto quanto ancora pesa quella maledetta ferita. Non vuole rischiare che uno a cui ha protetto il culo rischi anche la vita. Sospira pesantemente.

    Non preoccuparti, qualcosa mi inventerò. Magari riesco a risolvere con qualcun altro e riusciamo a salvarci entrambi. Purtroppo non posso mandare Drake, visto che lui sarebbe scoperto lavorando dentro il distretto. Però ci sono altre strade che si possono percorrere dopo tutto.

    Ethan non è una persona molto empatica, ma capisce che Moore è scoraggiato e sta cercando di convincere più se stesso che lui. Sente che sta cercando di arrabattare qualche concetto per cambiare discorso, ma è troppo perso nelle sue preoccupazioni perchè il brujah non possa interromperlo e dire la sua.

    ****





    Liz sta giocando con il cellulare, aspettando quel messaggio che alla fine le arriva. Legge rapidamente il testo e quindi si mette a cercare per la sala Mina, la quale sta passando proprio davanti ai due ragazzi citati. Questi non hanno intenzioni negative. Il loro intento, almeno in via ipotetica, è quello di avvicinarsi a Liz. Hanno entrambi un'espressione sufficientemente imbarazzata da permettere all'informatica di intuire che o stanno raccogliendo le forze - e la birra magari li sta aiutando - per fare il primo passo, o comunque sono timidi.
    Una volta entrambe al tavolo, la giornalista sorride affabile per dirle

    Ah! Ormai cosa vuoi che ti dica a riguardo? Lo sai che la cura di sè viene prima di ogni altra cosa. Hai un bel viso, ma senza un po' di matita non puoi accentuare il tuo splendido taglio degli occhi. Un giorno magari prenderai ad ascoltarmi!

    Afferma con fare arrendevole, lasciando crollare le spalle e prendendo delle patatine per tirarsi su. Le stecchette fritte hanno il loro effetto benefico, anche se la cioccolata avrebbe fatto infinitamente meglio. Mastica con visibile disagio - nervosismo in realtà - pensando a qualcosa, sicuramente proprio la risposta alla domanda

    Per caso da te si è sentito in giro qualcosa su un certo Killer delle Invisibili di Gentilly?

    Minako accosta facilmente questo nome che l'amica giornalista ha appena fatto al servizio visto a casa sua. Invisibili sono solitamente persone che nessuno vuole vedere e chi meglio di una giovane senza fissa dimora potrebbe incarnare tale concetto? Però, purtroppo, non ha nessun tipo di dato su questo tipo di indagine. Ciò è strano perchè questo tipo di criminali seriali dovrebbero avere una fortissima eco soprattutto in un distretto di polizia e, volente o nolente, ogni piano solitamente qualcosa la sente, sia pure una storia strumentalizzata e rigirata così tanto da far apparire un maglione nell'armadio come un grosso e cattivo mostro.

    Edited by Alteraego - 25/4/2022, 15:58
     
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    Minako era veramente grata a Liz per le sue preoccupazioni e sapeva perfettamente che l'altra diceva quelle cose per lei, ma...beh, non era qualcosa nelle sue corde.

    Fintanto che era stata adolescente Mina aveva cercato di seguire gli stereotipi della bellezza occidentale per integrarsi, ma una volta entrata in polizia aveva pian piano perso quelle abitudini, coinvolta da un ambiente duro che guardava decisamente piú alla praticità ed alla sostanza che a frivolezze come l'eyeliner o il rossetto.

    Anche adesso che era diventata qualcosa di piú - no, di diverso - rispetto ad un essere umano, non riusciva a tornare a quelle vecchie abitudini di ragazza, con tutti i loro sogni di diventare un'attrice famosa ed ammirata come Angelina Jolie o Kim Basinger...

    "Prometto che un giorno mi farò bella per te e ti porterò alla festa piú lussuosa della città..." rispose solennemente, sorridendo prima di aggiungere "...dopodiché potrai individuare il pezzo piú grosso e marcio tra tutti i pezzi grossi e marci presenti e tirare su uno scandalo che - al confronto - il Watergate é stata roba da Yellow Kid"

    E le fece l'occhiolino. Lo sguardo era palesemente divertito mentre la prendeva bonariamente in giro - un lusso che si poteva permettere solo dopo anni di amicizia - ma la rigida cultura in cui era cresciuta in casa le impediva di lasciarsi andare in pubblico alla risata che, in altri ambienti, avrebbe accompagnato quelle parole.

    Dopodiché passarono ai fatti, ovvero a ciò che quella sera aveva mandato Liz su tutte le furie. La ragazza - a quanto aveva capito Mina - sospettava la presenza di un serial killer che se la prendeva con giovani barbone.

    Era un fatto strano perché effettivamente - a parte il suo collegamento di quella sera - la Bruja non ne aveva mai sentito parlare e non ebbe difficoltà a raccontarlo all'amica "No, prima di stasera non ne avevo sentito parlare, e la cosa mi puzza tanto. Non é qualcosa che - di solito - si riesce a tacere, specie se si parla di ragazzine. A meno che..."

    Si fermò a riflettere: i senza tetto in generale potevano essere una buona preda per alcuni della loro specie, dato che in generale non avevano protezioni o persone che si preoccupassero di loro. Ma - di base - la società dei Vampiri evitava che queste cose finissero sui giornali poiché avrebbe attirato attenzioni su di loro, rischiando di infrangere la Masquerade.

    Questo era il motivo - le era stato spiegato - per cui anche i vampiri piú anziani evitavano di uccidere quando si nutrivano. Un cadavere - specie se prosciugato - porta domande...

    "Credo che la vera domanda dovrebbe essere chi sta cercando di tenere la cosa sotto silenzio e a vantaggio di chi..." decretò infine, un luccichio di evidente curiosità negli occhi. Era stato questo uno dei collanti che avevano unito all'inizio le due amiche: la comune necessità di cercare la verità quando si trovavano davanti per ricomporre quei puzzle che sembravano non avere senso non a caso, uno dei passatempi preferiti di Liz quando doveva scaricare la tensione erano proprio i puzzle grandi e complessi, che una volta finiti incorniciava e appendeva in casa come opere d'arte.

    "Raccontami quel che hai scoperto, magari mi verrà in mente qualcosa. Poi penso che comincerò a fare qualche domanda in giro. La vicenda potrebbe ridursi ad un maniaco, ovviamente, ma potrebbe anche essere qualcosa che..." esitò, facendo intendere a Liz che poteva essere qualcosa di legato a quello strano nuovo oceano in cui entrambe avevano appena iniziato a bagnarsi le caviglie.

    ***** ***** ***** ***** *****



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    Descrizione: Minako é una ragazza orientale (giapponese per la precisione) che dimostra circa 25 anni (anche se, in realtà, ne ha circa 30), non particolarmente alta (1,60m) né fisicamente imponente (50 kg).
    Ha capelli neri lucidi e lunghi fino a mezza spalla che, per praticità, di solito tiene legati in una coda di cavallo.
    Non ama indossare abbigliamenti sofisticati o eleganti, preferendo jeans e magliette o, al massimo, vestitini leggeri.

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    Edited by 1701E - 2/5/2022, 12:56
     
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    Se il sergente era venuto fin lì per parlare con lui di un caso di competenza del NOPD, voleva dire che la situazione non era affatto buona. E, soprattutto, voleva dire che il detective a cui era stato assegnato il caso stava battendo la fiacca.

    No. Lui quel caso lo voleva. Non esisteva che ne rimanesse escluso. Avrebbe dato una mano anche se non fosse stato in ballo il suo culo, per "l'incidente" del 2011.

    Aggrottò le sopracciglia. "Te lo ricordi quando ci vedemmo la prima volta, all'inizio del mio anno di prova ?" Chiese con tono di voce basso, avvicinandosi al tavolo in direzione di Moore. Ignorando il dolore alla spalla.

    "Mi hai insegnato tu a tirarmi fuori la testa dal culo. Mi hai insegnato come sopravvivere in strada. Se oggi sono ancora vivo, è per te. Sei stato tu."

    Unì le mani sul tavolo, intrecciando le dita. Gli occhi erano arpionati dritti in quelli del suo interlocutore, e non accennavano a mollare la presa.

    "Quindi dovresti sapere che so quando è il caso di lasciare perdere e quando no. Me lo hai insegnato tu. Una delle prime regole da rispettare se si sceglie la vita sulla sottile linea blu."

    Sospirò pesantemente, e lo fissò per un paio di secondi, in silenzio. Poi proseguì. "Ho spaccato la faccia a un tipo che stava dando fastidio a delle ragazze. Lui me le ha date, io gliele ho date. E se sono qui a parlarne tranquillamente puoi immaginare che lui le ha prese molto più di me. Entro domani sarò di nuovo in forma e operativo."

    Non era del tutto una bugia. Tre giorni prima, infatti, aveva sparato e ucciso un serial killer su mandato di una Lancia dello Sceriffo. Si era anche tenuto la sua pistola e qualche centinaio di dollari, come souvenir. Probabilmente, ora il cadavere era su un lettino scorrevole dell'obitorio, in attesa di ulteriori analisi.
    Naturalmente, vicino al cadavere c'erano un sacco di prove su ciò che il tipo aveva fatto a delle giornaliste nei mesi passati. Probabilmente quel sacco di concime sarebbe finito al centro di qualche indagine federale, per poi essere cremato e sepolto in un buco sul terreno, senza nome.

    Ma questo era meglio non dirlo a Moore.

    Mise una mano nella tasca interna della giacca, a destra, e tirò fuori un taccuino sgualcito e una penna. Sfogliò i fogli fino a trovarne uno ancora bianco, e tolse il tappo alla penna.

    "Dai, dimmi come si chiama il Detective, e tutto quello che sai. Nomi, date, numeri di telefono, indirizzi, dettagli."
     
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    Liz non è molto convinta dalle promesse da marinaio che le fa tutte le volte Mina. Risponde con un verso un po’ seccato facendole la linguaccia (dopo aver ingoiato il boccone ovviamente), anche se è chiaro che non se l’è presa. Prende un altro paio di patatine e se le porta vicino. La superficie fritta e croccante aderisce al morbido labbro inferiore della bocca dischiusa. Lei si guarda attorno, cercando di appurare che nessuno li stia guardando, ma rimane con lo sguardo su qualcuno che sta alle spalle dell’informatica. Quest’ultima sa perfettamente che si tratta di quei due tizi visti in precedenza. Sorride, un gesto più di cortesia che per incoraggiare, e ritorna sulla commensale.


    Non lo so perché lo stanno facendo, ma, dopo il servizio che hai visto, sono stata contattata da un tizio, un poliziotto. Sta ad un tavolo proprio qui, magari quando usciamo lo saluto e capisci chi è. Lui non è molto felice della situazione e mi ha fatto come nome un tale Albert Rust che potrebbe essere interessante da contattare, tu lo conosci?


    Chiede con un tono di speranza nella voce, mentre continua a spizzicare il cibo e bere qualche sorsetto, senza alcun problema e senza offrire niente all’altra.

    su questo nome devo fare un tiro su Bassifondi prima che tu dia la tua risposta, vuoi usare Volontà?


    *******


    Moore guarda Ethan con una smorfia in volto, qualcosa di concepibile come la volontà di non affrontare quel problema. Un atteggiamento molto simile a chi alza il tappeto e nasconde la polvere facendo finta che casa propria sia pulita

    Sì....

    Fa una lunga pausa. Guarda il bicchiere vuoto e sporco della spuma della birra di cui al massimo rimane una residua e bionda goccia in fondo.

    ...ma guarda le tue condizioni ragazzo, come potrei...

    peccato però che sulla graticola non c'è solo il suo. Come ben ha evinto Ethan, a rischiare sono Moore, Drake, lui e, soprattutto, la masquerade! Insistere per partecipare è il minimo che il brujah può fare e, nonostante sia una persona più volta all'azione che all'empatia, il sergente alla fine cede dalla sua reticenza. Il tono incalzante incalzante dell'ex poliziotto ha funzionato a quanto pare. Sospira, un calore che rapidamente si dissipa nel locale ben climatizzato e poi, vinto dalla situazione e dalla necessità, guarda con un’espressione pesante il commensale

    La storia più che brutta è squallida. Tanto più che ho cercato di mettere in mezzo qualcuno di esterno, senza farmi scoprire, più per mettere il pepe sul culo al detective che se ne dovrebbe occupare. Di un po’, conosci un certo detective Albert Rust?

    Chiede preliminarmente, forse più per capire quanto a fondo deve andare nella spiegazione o se già il ragazzo può immaginarsi ciò di cui andranno a discutere

    su questo nome devo fare un tiro su Bassifondi prima che tu dia la tua risposta, vuoi usare Volontà?
     
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    No, preferisco conservarla per altro.
     
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    Per ora no, grazie
     
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    Mina non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi stesse guardando Liz...in fondo era ben consapevole di non essere l'unica predatrice a quel tavolo anche se - andava detto - i metodi e la natura delle cacce della sua amica erano decisamente diversi dai suoi. Anche prima di essere trasformata - e di perdere la gran parte di quel tipo di appetito che invece caratterizzava Liz - la ragazza di origini asiatiche non era mai stata quel che si suol dire...disinibita. Forse per colpa di una certa inesperienza, o magari per via di una qualche forma di condizionamento culturale, si era sempre trovata alcuni passi indietro rispetto alle sue coetanee per quel che concerneva la sfer sessuale.

    Dopo quella verifica del territorio di caccia, comunque, la giornalista d'assalto tornò all'argomento principale della conversazione dicendo in una sola frase non una, ma due frasi piuttosto interessanti: innanzitutto le rivelò il nome di un detective e, secondariamente, le disse che in quel locale non erano i soli potenzialmente interessati al caso delle ragazze scomparse.

    Mentre si prendeva il tempo per riflettere sul nome che le era stato fatto, comunque, Mina decise di lanciare un'occhiata tutt'attorno, come se stesse cercando un cameriere che era perfettamente consapevole essere una figura inesistente in quel tipo di locale. Lo scopo reale della cosa - ovviamente - era tentare di cogliere la presenza di un volto noto, qualcuno che avrebbe potuto aver già visto quando ancora bazzicava la centrale di polizia anni prima.

    Non era particolarmente probabile... in fondo il NOPD era vasto e ci lavorava un mucchio di gente - tanta della quale non aveva mai avuto a che fare con gli strambi smanettatori di computer, come gli ispettori più anziani erano soliti chiamare quelli del reparto crimini informatici - ma tentare non avrebbe certo causato danno a nessuno.

    A prescindere dal risultato rispose alla domanda di Liz sinceramente "Credo di averlo sentito nominare, ma non mi accende nessuna lampadina nel cervello, quindi dubito sia uno di quelli che finiscono nella bacheca dei migliori agenti..."

    Intendeva ovviamente la bacheca dove - in una sorta di gara amichevole tra colleghi - venivano messi i nomi dei detective che avevano portato a buon fine il maggior numero di indagini. Non era ovviamente una classifica ufficiale, ma un modo per spronare gli agenti a fare del proprio meglio.

    "Si direbbe che il Dipartimento non sia così interessato a risolvere la questione..." concluse. Ma chissà se era davvero così...chissà se quel tipo era un incapace o qualcuno che - semplicemente - non aveva mai avuto occasioni di brillare?

    ***** ***** ***** ***** *****



    Dati anagrafici e descrizione
    Nome: Minako Sato, chiamata "Mina" da chi é in confidenza.

    Età apparente: 25

    Profilo: Ex agente di polizia specializzato in crimini informatici. Collabora con un giornale per portare alla luce i comportamenti segreti dei potenti

    Descrizione: Minako é una ragazza orientale (giapponese per la precisione) che dimostra circa 25 anni (anche se, in realtà, ne ha circa 30), non particolarmente alta (1,60m) né fisicamente imponente (50 kg).
    Ha capelli neri lucidi e lunghi fino a mezza spalla che, per praticità, di solito tiene legati in una coda di cavallo.
    Non ama indossare abbigliamenti sofisticati o eleganti, preferendo jeans e magliette o, al massimo, vestitini leggeri.

    Salute attuale: 7/7

    Punti Sangue attuali: 7/10

    Setta: Camarilla


    Valori percepibili:
    aspetto: OO

    carisma: OO

    intimidire: OO

    Risorse: OO



    Minako "Mina" Sato
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    Scrisse sul suo taccuino il nome ALBERT RUST - NOPD DETECTIVE. Ci pensò un pò su, rispolverando vecchi ricordi. Le poche volte che lo aveva sentito nominare, forse qua e là era stato citato in delle conversazioni. Non ne aveva mai sentito parlare molto bene: si vagheggiava in giro che avesse qualcuno a proteggerlo dall'alto.

    Si grattò il mento, fissando il foglio asettico con quel nome scarabocchiato sopra. Senza alzare lo sguardo, commentò "Basso profilo. L'ho sentito nominare poco e niente. Non un tipo intraprendente, C'è chi diceva che fosse un raccomandato."

    Aggrottò la fronte, e sentenziò "Non lo vorrei a indagare, se uccidessero qualcuno a cui tengo."

    In effetti, se il caso scottava, non c'era da stupirsi che Rust avesse bisogno di qualcuno ad assisterlo. Se solo il Dipartimento non avesse avuto una spaventosa carenza del Budget, probabilmente gli avrebbe affidato un Detective o un paio di agenti ad aiutarlo e a velocizzare il lavoro.

    Ma i tagli avevano reso il NOPD molto meno efficiente di quanto avrebbe dovuto, e lavorarci era diventato molto più difficile. Ethan avrebbe voluto aggiungere che sarebbe stato opportuno che lui gli facesse da "Angelo custode", ma si trattenne.

    Meglio lasciare che Moore continuasse col suo racconto. Se c'era un detective al lavoro, infatti, voleva dire che qualcuno aveva fatto qualcosa di brutto a qualcun altro.

    Il Brujah doveva segnare su carta CHI, COSA, QUANDO, COME e DOVE. E magari anche un possibile PERCHÈ. Era l'abc dell'investigazione, e almeno fin lì lui ci arrivava.
     
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    Girandosi a guardare attorno nel locale, Mina non riconosce nessuno che le fa scattare una memoria di qualche tipo. Se qualcuno del distretto di Gentilly è lì allora o è fuori dal suo campo visivo, oppure lei non lo conosce perchè elemento gerarchico della politica della pubblica sicurezza, ambito che non ha mai incontrato i suoi interessi.

    Io non sono riuscita a capirci molto, ma ho scoperto che è lui a dover indagare su questi strani omicidi. Invece, parlando con qualcuno, mi sono state fatte delle descrizioni abbastanza macabre di giovani ragazze senza tetto lasciate a morire dissanguate. Alcuni parlano di una sorte di emulatore di Jack lo Squartatore, anche perchè agisce solo di notte. Purtroppo sui luoghi del delitto è difficile accedere, ma posso fare qualche nome di qualcuno che ha visto qualcosa... che ne dici socia, mi aiuti?

    domanda portando le mani in avanti e cercando quelle di Minako in un gesto di intesa, mentre fissa la stessa con grandi occhi espressivi. Lascia quindi stare quel che resta, poco a dire il vero, del suo pranzo e preferisce vedere se la poliziotta aiuterà la giornalista in questa nuova impresa al fine di smascherare un serial killer, lasciato agire indisturbato.

    ****



    In realtà c'è anche di più, o meglio, c'è qualcosa che va precisato rispetto alla fama che si è fatto

    esordisce con tono amaro, lasciando definitivamente stare la sua consumazione. Non pare intenzionato a prenderne altra, del resto la birra da problemi di colestorole e non è il caso di intaccare le arterie

    Albert non è esattamente uno scansafatiche, ma uno che si sceglie i casi a cui vuole partecipare e fa il ragazzino viziato su altri. Questo ne è un esempio. Rust vuole un caso che gli dia popolarità e delle barbone uccise non sono effettivamente qualcosa di interessante.

    Sbuffa contrariato e scuote leggermente la testa in segno di dissenso

    Cristo santo, penso che preferirebbe trovare il carlino di Anthony Mackie a risolvere un caso come questo

    Da un leggero colpo sul pianale del tavolo, qualcosa di udibile solo nel raggio di un metro, poi torna composto.

    Seguono il caso due agenti assieme a lui, una è una Rookie di cui non mi ricordo nemmeno il nome, ma, se non ho sentito male, è quella che ci crede a quello che fa. Mentre l'altro è il vecchio Walter Kaposchi, che è ben felice del modo di fare di Rust come ben puoi immaginarti.

    Anche senza interrogarsi troppo, Ethan sa chi sia Kaposchi. È un vecchio agente con anni di servizio che ha sempre, almeno così si sparla, temuto l'esame per passare di grado. Di buono c'è che la divisa ormai la ha cucita e ama stare in mezzo alle persone, prendersi il caffè e non avere troppe gatte da pelare con i superiori in materia di conseguimento di obiettivi. Il suo atteggiamento rispetto ai casi però è abbastanza freddo e distaccato, se non addirittura cinico alle volte. Probabilmente non è che una morte lo lascia indifferente, però ne ha viste tante e quindi ci è un po' abituato.

    Quindi sono solo loro tre su questo caso che non sta andando avanti e ci sta facendo vedere dei morti che non vengono fermati. Ma dove diavolo siamo andati a finire se la more di qualcuno non è altro che una notizia da mettere o meno in risalto? Non che io sia un filantropo, ma cazzo queste persone avrebbero bisogno di tornare sui banchi della propria chiesa dico io. Bha! Ad ogni modo l'ufficio del coroner ha qualche informazione da dare, soprattutto su qualcosa che è stato trovato sul luogo dell'ultimo omicidio. Se vuoi entrare in questa storia, posso parlare con qualcuno che lascerebbe la porta aperta e volterebbe le spalle per prendersi un caffè... anche se chiaramente ti è vietato andare in locali visto che sei un civile ed io di certo non te ne do il permesso.

    Il doppio senso delle sue parole è chiaro. Mentre con la prima frase Moore ha detto ad Ethan che può farlo accedere ad una zona con qualche informazione utile, dall'altro lato ha detto una frase di circostanza, facendogli presente - come se fosse necessario - che lui ora è un civile e trovarsi all'interno di una struttura di polizia senza permesso comporterebbe delle conseguenze importanti.
     
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    Un assassino che colpiva solo di notte poteva essere una informazione importante, anche se molte persone comuni preferivano la notte per compiere atti empi, quindi - per quanto condizione necessaria per coinvolgere qualcuno del loro mondo in quella vicenda - non era certo condizione sufficiente.

    Non che questo l'avrebbe fermata, ovviamente. La sua curiosità era stata stuzzicata e ormai aveva la pulce nell'orecchio: se non fosse venuta a capo della vicenda - o se, quantomeno, non ci avesse provato con tutte le sue forze - non sarebbe riuscita a darsi requie. E se davvero si fosse trattato di uno della sua gente che compiva quei crimini, allora la cosa la riguardava due volte: una azione così brutale - quasi alla luce del sole, si sarebbe potuto dire ironizzando - era una palese violazione di una delle loro regole fondamentali, poiché rischiava di infrangere la Maschera che nascondeva tutte le loro esistenze dietro una parvenza di normalità.

    "Mi sembra ovvio che ti aiuto. Siamo socie, no? rispose con un ghigno, afferrandole le mani in un gesto che - anche per via della sua riservatezza tipica - stava a sottolineare che il rapporto esistente tra loro era molto più di una associazione Se la polizia non vuole o non è in grado di risolvere il problema scopriremo il perché, quindi agiremo di conseguenza in funzione di quanto verrà fuori.

    Le opzioni erano ovviamente diverse...se si fosse trattato di semplice incapacità della Polizia sarebbe bastato scoprire la verità e mandarla a chi di dovere mentre - in caso di palese malafede - qualcuno si sarebbe visto sbattere in prima pagina in un editoriale estremamente imbarazzante. Questo, naturalmente, a meno che la vicenda non avesse contorni sovrannaturali che necessitavano di accortezze particolari.

    In quel caso, infatti, il colpevole sarebbe stato consegnato alla giustizia della camarilla, che probabilmente sarebbe stata assai meno clemente ed assai più celere di quella mortale. In quel caso - però - era assai probabile che la sua amica si sarebbe dovuta accontentare della certezza della punizione del colpevole, poiché era un bene per tutti - per i mortali come per gli immortali - che determinate cose non vedessero la luce.

    Tirò quindi fuori il suo inseparabile cellulare, pronta a segnarsi tutti gli appunti importanti che l'amica era riuscita ad accumulare ""Forza, mettiamoci al lavoro. Iniziamo dalle aggressioni: dove sono avvenute e quando. E' sempre stato questo tizio ad investigare? O all'inizio - prima che diventasse un caso "ufficiale" - è intervenuto qualcun altro?"

    La domanda era ovviamente volta a capire la qualità delle informazioni a cui sarebbe stato possibile eventualmente accedere, così come i distretti di competenza. Probabilmente avrebbe dovuto rompere le scatole all'ufficio del Procuratore e - forse - anche cercare di scoprire qualcosa con metodi un po' meno diretti. Magari avrebbe anche potuto fare due chiacchiere con il poliziotto che Liz diceva trovarsi lì...non era più una agente di polizia, ma chissà che non riuscisse a farselo amico!

    La noia e l'irritazione con cui si era svegliata, però, era scomparsa: adesso aveva un obiettivo sfidante e si sentiva carica di energie come non era stata da un po'!

    @narratore
    Non so se vuoi considerarla già come una sorta di prova di raccogliere informazioni per scremare quelle rilevanti che Liz possiede dalle altre. Altrimenti mi limito a cercare di farmi un'idea di come sono avvenuti i casi e dove, per poi indagare personalmente.


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    Dati anagrafici e descrizione
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    Età apparente: 25

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    Descrizione: Minako é una ragazza orientale (giapponese per la precisione) che dimostra circa 25 anni (anche se, in realtà, ne ha circa 30), non particolarmente alta (1,60m) né fisicamente imponente (50 kg).
    Ha capelli neri lucidi e lunghi fino a mezza spalla che, per praticità, di solito tiene legati in una coda di cavallo.
    Non ama indossare abbigliamenti sofisticati o eleganti, preferendo jeans e magliette o, al massimo, vestitini leggeri.

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