Petit Theatre du Vieux Carre

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    CITAZIONE (White Nemesis @ 7/3/2016, 22:13) 

    teatro


    Esterno:


    Affacciato su Jackson Square, il "Petit Theatre" si presenta con un'ampia facciata squadrata in mattoni rosso scuro, è alto complessivamente due piani ed è caratterizzato dalla struttura tipica delle antiche dimore di inizio 900'. L'ampia porta d'ingresso è di un profondo verde scuro, incastonata in un infisso ad arco di colore bianco, ed è raggiungibile già dal marciapiede essendo al livello del terreno. Durante le serate di gala, l'asfalto nelle immediate vicinanze viene coperto da un lungo tappeto di velluto rosso, che prosegue a circondare entrambi i lati esposti verso la piazza.
    Dalla strada è possibile scorgere le alte finestre, che riprendono rigorosamente nei colori del verde e del bianco le tinte del portone principale, e sono poste su tutta la lunghezza dell'edificio, sia al piano inferiore che a quello superiore, quasi sempre tenute con gli scuretti chiusi durante il giorno. Essendo stato costruito fra un palazzo e l'altro, le mura risultano particolarmente spesse per permettere un'insonorizzazione ottimale, tuttavia già una volta entrati nell'atrio, è possibile udire la musica delle orchestre dal vivo - quando presenti - all'interno della sala grande.

    Il palazzo venne inaugurato nel 1916 come nuovo capitolo per la "Drama League of America" a New Orleans, ma solamente un anno più tardi divenne noto per essere un luogo di ritrovo sfruttato dai giocatori d'azzardo, nonché dai membri dell'Elite cittadina, spesso riuniti a conversare in eleganti salotti nei piani superiori. Ad oggi le Petit Théâtre è uno dei più antichi teatri del paese, inoltre è noto come un luogo tradizionale da visitare al Sud degli States per gli amanti delle rappresentazioni di questo tipo, ma solo dopo anni di inattività nel 2011 è stato acquistato e completamente ristrutturato ad arte, sia all'interno che all'esterno.

    Interno:


    Dominato da luminose pareti color panna, l'ingresso alla struttura appare decisamente più sfarzoso ed appariscente rispetto alla facciata, sia per via dei numerosi decori a sbalzo sul soffitto, sia per il fatto che il suo restauratore abbia deciso di dare un tocco più "all'italiana" alla struttura, comprensivo di un colonnato costruito ex novo disposto con gusto e perfetta simmetria, intorno a tutto il perimetro fino a formare un semi cerchio. Un particolare degno di nota è il modo curioso in cui un delicato gioco di trompe-l'œil sui muri, sembri condurre direttamente alla scalinata centrale in marmo bianco ed agli ingressi laterali.
    La scala principale porta alla galleria ed ai palchetti, mentre le due entrate secondarie conducono alla platea, ovviamente celate da spessi drappi rossi.

    Sempre al primo piano, subito oltre la reception, si trova un arco in ottone completamente separato dalle tre scalinate, apertura secondaria che conduce ad uno spazioso bar dalle tonalità particolarmente soft e calde, dedicato esclusivamente agli spettatori del teatro.
    Qui lo stile è meno sfarzoso ed impegnativo, conserva infatti l'atmosfera tipica di un sofisticato lounge cafè anche per via della presenza di un antico pianoforte a coda, così come del bancone retrò e quadrato posto in fondo alla stanza, circondato da sgabelli e da divanetti color porpora sulla distanza.
    Ad aggiungere un tocco più moderno è la fontana rialzata di forma rettangolare, alta circa una ventina di centimetri dal pavimento, ed animata da getti d'acqua regolari che compiono un paio di balzi perfettamente geometrici verso il basso. Lo scorrere dell'acqua prosegue fino a tuffarsi dentro una seconda vasca, incastonata sotto il livello del terreno, la cui profondità massima è di 40 cm.

    Tornando alla hall, una volta superate le tende vermiglie, è possibile accedere al cuore vero e proprio del Petite Theatre, ovvero, la Sala Grande.
    Quest'ultima accentua anche maggiormente le tendenze italiane della struttura, sia con esagerazioni di orpelli dal gusto classico, sempre sulle tinte dell'oro, sia per i dettagli di incredibile bellezza, come le sagome degli angeli rivolti al soffitto, questi ultimi vere e proprie opere d'arte intarsiate a mano direttamente nei colonnati, superati solo - forse - dall'immenso lampadario in cristallo appeso al centro della sala.
    Le peculiarità architettoniche più interessanti sono da ravvisarsi principalmente in alcune caratteristiche:

    - La sala a forma di ferro di cavallo, che crea una platea tale da poter diventare anche uno spazio destinato al ballo, oltre ad essere il luogo deputato per una migliore visibilità dello spettacolo;
    - L'eliminazione delle gradinate a favore della costruzione di palchi tra loro separati e posti tutti alla medesima altezza, fatta eccezione per quello centrale;
    - Un palco abbastanza grande da fornire una maggiore profondità della scena, così da permettere l'utilizzo delle quinte prospettiche e la possibilità, per l'attore, di recitare dentro e non davanti alla scena.

    teatro2


    Kim Ji-Hoon arriva all'ingresso del teatro. Sa perfettamente come entrare al suo interno senza dover spendersi in chissà che cerimonie con il tizio dell'ingresso, il quale sicuramente l'avrebbe fatto entrare senza causargli troppi problemi. Rispetto all'orario dell'appuntamento ha fatto un bel po' tardi, giungendo in loco a rappresentazione già iniziata.
    Infatti, nel caso di ingresso, avrebbe ottenuto come informazione la direzione della sala per l'intervallo dove molti degli spettatori potevano attendere, discorrendo di quanto visto nel primo atto e rinfrescandosi un minimo anche grazie alla struttura di ristorno interna.
    Lì, non è nemmeno necessario dirlo, c'era sicuramente anche il reverendo suo amico.

    Sei al momento all'esterno, quindi puoi scegliere anche di non entrare o fare altro ancora. Se volessi entrare, otterresti le indicazioni sopra descritte e troveresti il tuo contatto senza difficoltà, intento a parlare con persone a te sconosciute.

    Continua da qui
     
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    Ha superato l'ingresso con le chiavi, il portafoglio e il telefono -ora in silenzioso- infilati nelle tasche della giacca. Si sistema in testa quel basco nero alla francese che ha portato via per simpatia alla propria cena. Non fa che accentuare la gentilezza di lineamenti da ragazzino, un figuro fuori posto in mezzo alla formalità che spesso prende piede all'interno di un teatro, un po' per occasione, un po' per borghesia.

    Si dedica tutt'attorno diverse occhiate incuriosite dall'ambiente, dalla cura con la quale è stato concepito. Qualcosa, di quella simmetria precisa, lo fa sorridere con una punta di strano divertimento in fondo a chissà quale pensiero fuori contesto. Dopo mangiato l'umore migliora sempre un po'.
    Se l'è presa comoda e anche ora, nonostante il plateale ritardo da prima donna, non c'è fretta nei passi che lo portano a seguire la direzione indicatagli per raggiungere la sala dell'intervallo. Nella quale cerca d'intrufolarsi, silenzioso, in mezzo al chiacchiericcio impegnato per il primo atto di uno spettacolo di cui, con buona probabilità, ha già dimenticato il nome; per sostituire la curiosità nei confronti dei decori con l'attenzione per i volti e i profili presenti all'interno della sala, alla ricerca di quello familiare di Rosario, al quale ha, ammesso e non concesso riesca a trovarlo, intenzione di avvicinarsi.
     
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    Spingendosi all'interno dell'edificio, con tutta la malvoglia che può contraddistinguere l'animo e l'atteggiamento dell'immortale, gli è facile superare gli ostacoli che altrimenti avrebbe davanti. Gli basta fare il suo nome o quello di Rosario, il quale, come gli ha promesso, ha riservato a lui la possibilità di passare.
    In sala gli argomenti non sono dei più vari. Ognuno esalta questo o quell'aspetto di una rappresentazione che ha tutte le tinte della politica. Benpensanti si indignano per il modo di pensare del passato così tanto differente dall'odierno, vantandosi di questa o quella conquista ottenuta solo grazie ai grandi uomini che da sempre contraddistinguono l'America. Hamilton, nome più volte accennato dalle bocche dei presenti e che è palese nei cartelloni di palinsesto, si prospetta una rappresentazione dalle tinte propagandistiche di chi ha vinto la guerra dell'ideologia ed ha dato le basi della nazione più importante al mondo.
    La figura del reverendo viene scorta dagli occhi del coreano poco distante da lui. È con un'altra persona vestita grosso modo come lui, un vestito abbastanza ufficiale, seppur comodo. Sono accompagnati, almeno apparentemente, da due altre persone, un uomo ed una donna, lui in giacca e cravatta e lei con un abito da sera sobrio ed elegante, che bevono un giallo liquido con le bollicine in un flûte dalla patina bianca.
    Mentre Rosario tiene le mani giunte poco sotto l'ombelico ed ascolta con sorrisi benevoli l'altro vicario di Cristo, questo, tracagnotto di corporatura tanto da apparire quasi come un bulldog inglese se si volesse fare un accostamento al regno animale, tiene la mancina fasciata al petto e gesticola con un bicchiere di liquido ambrato discorsi assimilabili al primo tempo dello spettacolo.
    Kim non è stato visto, si è saputo mettere in disparte e, ad eccezione del suo amico di vecchia data, nessuno effettivamente lo conosce. Si immerge nell'ambiente circostante ed in esso si confonde con grande facilità, riuscendo ad essere a portata d'udito nel caso volesse ascoltare i discorsi dei quattro prima di introdursi tra loro.
     
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    Ciondola qua e là, un po' impigrito, assediato da tutti i lati dal risultato di quella prima parte di spettacolo. Hamilton. Hamilton. Sfila dalla tasca della giacca il cellulare, con l'intenzione, in netto ritardo sulla tabella di marcia, di cercare il nome dello spettacolo. L'esigenza, che pure definirla tale è un complimento, di sapere di cosa si tratta dev'essere nata solamente adesso, quando il mondo lo mette di fronte a circostanze preannunciate.
    'Potevi pensarci prima...' è un pensiero ragionevole, ma passeggero, presto soppiantato dalla leggerezza di un 'Pazienza.', sulla scia del quale cerca una breve sinossi, un riassunto concettuale dell'argomento, le prime righe di wikipedia o giù di lì, quel poco che si può intuire nel breve lasso di tempo necessario ad attraversare i locali del teatro e farsi in disparte, tra le persone.

    Che sia o meno riuscito, rintascherà il telefono e, nell'individuare il profilo di Rosario, il passo s'arresterà.
    Ritto sul posto. Lo sguardo scivola dal profilo conosciuto del vescovo alla figura che ha di fronte, passa dal volto alla mano fasciata. Le proprie nelle tasche della giacca.

    Dopo aver perso già tanto tempo, che male vuoi che faccia perdere ancora qualche minuto. Per curiosità o per cautela, o forse entrambe le cose in parti più o meno uguali. La vista si regala un'acutezza sensoriale che con ciò che è umano ha più poco a che spartire. Per inquadrare meglio i figuri coinvolti, i dettagli che li compongono, concentrandosi in primo luogo sull'uomo di fede che accompagna Rosario e quella sua mano fasciata, sulla pelle in vista, sul volto scoperto e il collo. Quei due passi che compie non gli servono ad altro, se non a cambiare prospettiva e tentare d'inquadrare anche le due sagome in abiti civili coerenti con l'ambiente teatrale.
    Con loro probabilmente la curiosità si libera di un po' di quella cautela paranoica che si deve alle figure ecclesiastiche. Un'occhiata più veloce, che non ha niente di concreto da cercare, solo per curiosare un po' nei confronti dei due sconosciuti in prossimità dei due uomini di chiesa.
    Origliare era peccato? Pazienza... si prende qualche istante per cercare il filo del discorso che sta avendo luogo, per quanto possa essere simile a quello di tutti gli altri, nella pausa di mezzo d'uno spettacolo.

    Per curiosare, specialmente il prete sconosciuto, attiva Auspex I, limitando i sensi alla sola vista
     
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    Una ricerca rapida e veloce rende edotto Ji-Hoon su cosa stia in scena.
    CITAZIONE
    Hamilton è un musical con musiche, testi e libretto di Lin-Manuel Miranda. Ispirato alla vita di Alexander Hamilton, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, si basa sulla biografia omonima del 2004 dello storico Ron Chernow. È uno dei nove musical su 83 ad aver vinto il Premio Pulitzer per la drammaturgia.

    Il musical ha debuttato Off-Broadway a febbraio 2015 per poi aprire a Broadway nell'agosto successivo. Facevano parte del cast originale Lin-Manuel Miranda, Leslie Odom Jr., Phillipa Soo, Renée Elise Goldsberry, Christopher Jackson e Brian d'Arcy James. Spostandosi a Broadway, l'unico membro del cast a cambiare fu Jonathan Groff, che prese il posto di d'Arcy James.

    Segue un testo lunghissimo di cosa effettivamente l'opera, divisa in due atti, parli effettivamente. Una volta chiuso il cellulare e rimesso in tasca Kim può concentrarsi sugli individui che gli sono davanti. A vista non presentano alcun tipo di elemento particolare e neanche la fasciatura del tracagnotto ha qualche tipo di rilevanza.
    Di contro i discorsi che fa proprio il leso sono improntati a parlare dei prossimi lavori che la chiesa dovrà affrontare per l'uguaglianza e la parità dei giovani che vanno allontanati dalle droghe.

    WXQS5AD
    ...per cui abbiamo deciso di spostare l'evento, cosa che ha scontentato parecchi ragazzi che si stanno preparando da tempo a riguardo



    WjLZJit
    Immagino, immagino. Sappi che comunque hai tutto il mio appoggio. Cercherò di dar vita a questa iniziativa, ma quello che mi preoccupa ora sono alcuni fatti di cronaca che...



    mentre sta dicendo queste cose, il tizio vestito bene, con un sorriso di un bianco quasi abbagliante, si intromette repentinamente arginando un discorso nemmeno iniziato e solo accennato.

    YgY7lb9
    A riguardo di questa storia non inquinerei un evento tanto importante con questioni di cronaca locale. Abbiamo già dovuto spostare l'evento, ora possiamo confidare solo nella misericordia di nostro signore e nella forza di polizia di New Orleans che conterranno quanto prima questi sciagurati eventi



    Rosario rimane con un'espressione seria e meditabonda, la quale si sostituisce al sorriso di prima. Ji-Hoon non riesce ad interpretare se il suo conoscente sia realmente rimasto indispettito oppure stia pensando alla prossima frase. Mentre si guarda intorno incrocia la figura fuggiasca dell'immortale.

    WjLZJit
    Oh! Signori permettetemi di presentarvi un mio amico che è appena arrivato. Signor Kim avvicinati ti prego! Lascia che ti presenti i miei amici. Il reverendo Mikey Popper, il Signor Francis Duval e la Signorina Naomi Mosby



    Tutti e tre si girano verso il nuovo arrivato e lo squadrano aspettando quindi il suo ingresso all'interno di quel piccolo capannello

    rhi91m1

    La donna è questa, ma non ha ancora parlato in alcun modo e sta vicina a Francis, ma non distaccata dagli altri due.
     
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    Quando monta quel broncio da ragazzino, una volta aver saggiamente rimosso dalla memoria una generosa metà dei nomi appena letti da una pagina internet d'uno spettacolo che promette d'essere pesante, non è chiaro se lo faccia per ancora un residuo di diffidenza nei confronti del prete sconosciuto o se per un qualche strano tipo di delusione nel non aver scorto in lui nulla di degno di nota. Solo -si fa per dire- un prete.
    In compenso i discorsi rapiscono in breve la sua attenzione. Sfiorano la curiosità, la accarezzano con delicatezza e il broncio si attenua, sino a lasciar spazio alle labbra dischiuse e lo sguardo assorto, che salta da un volto all'altro. A quanto pare non parlano solo dello spettacolo.
    Un'aspettativa dietro l'altra prontamente disattese dalla realtà. Che cosa curiosamente particolare e capricciosa, questa "realtà".

    Gli occhi ruotano di fretta, saltano in direzione dell'uomo benvestito, a cui dedica la stessa occhiata annoiata e disturbata che si può riservare alle pubblicità posizionate con sapienza proprio quando il protagonista sta per farsi beffe dell'antagonista.
    Remando contro ogni residua aspettativa, tuttavia, le parole dell'uomo scatenano nel ragazzo un picco di curiosità che l'assorbe. Al punto che, quando la voce di Rosario lo chiama, impiega un secondo di troppo prima di reagire e schiodarsi dal proprio posto.

    Sorride, si avvicina, congiunge le mani, le punte delle dita, inchinando il capo e il principio delle spalle, sebbene lo sguardo resti sui presenti «Annyeong hashimnikka.» la formalità di un saluto che non ha una traduzione letterale corretta se non un qualcosa che rassomigli ad un "spero che stiate bene". Non appena raddrizza la schiena, tuttavia, le braccia tornano lungo i fianchi e il saluto si fa meno straniero «Buonasera, Kim Ji-Hoon, piacere.» lo sguardo passa sui presenti, soffermandosi dapprima in direzione del reverendo «Rosario» si perde i formalismi per strada, viene naturale «Mi diceva che state organizzando un evento per disincentivare la droga e dare uno slancio allo sport.» si inserisce nell'argomento, o almeno tenta.
    Si volta poco dopo in direzione di Francis e Naomi «<Vi interessate dell'evento?» domanda.
     
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    Ji-Hoon arriva vicino al gruppo e, più i passi lo portano nella zona dei quattro, più si sente una strana sensazione di disagio. Non è qualcosa di ben definibile se non per il fatto che prova qualcosa di simile alla colpa morale. La sua dissolutezza, o accidia, ha un peso sulle azioni che fa e sull'interesse che destina ad ogni ambito della vita. Lì se ne rende conto, quasi avesse la necessità di riparare a questo torto verso il mondo e iniziare a darsi davvero da fare per il prossimo.
    Il reverendo Mikey Popper lo saluta con un caldo sorriso, in contrasto con l'aria tracagnotta da bulldog inglese che lo delinea. I piccoli occhietti si fanno fessure, mentre la bocca si allarga rivelando una fila di denti un po' storta.

    WXQS5AD


    Scusami ragazzo, ma non so che cosa significa quello che hai detto nella tua lingua. È un piacere conoscere un amico di monsignore Rosario Cammarata e spero tu non abbia avuto problemi a raggiungere questo posto. Quello che hai sentito è vero, vorrei che ogni ragazzo al mondo possa avere un modo per sentirsi parte di questa grande società e quale espressione migliore dello sport?

    Domanda retorico, mentre il viso si distende. Le guance danno un'espressione ancora più morbida e benevola al viso tondo. Intanto anche l'afroamericano ben vestito si fa largo nella discussione e, dopo aver atteso che il prete di New Orleans abbia finito, prende la parola pur se la sua attenzione sia rivolta agli uomini di fede e non tanto al coreano.

    YgY7lb9


    E la Forever 21 è lieta di poter dare il suo contributo all'evento ovviamente, ora scusateci, ma vorremmo rientrare in sala. La rappresentazione sta per cominciare. Signori

    Fa un leggero cenno del capo ai presenti, puntando maggiormente sui due uomini di chiesa e poi lui e la donna si allontanano, lasciando il terzetto a sè stesso. Sia Popper che Camarrata lo salutano, lasciando che questo entri dentro la sala senza disturbarne la decisione.

    WjLZJit


    Il signor Kim ed io ci conosciamo da New York, il ragazzo faceva parte della mia diocesi prima di trasferirsi qui, non è così? Domanda con uno sguardo che ha d'intesa. La diocesi di monsignore Popper sarebbe felice di accoglierti, non è così amico mio?

    WXQS5AD


    Sì certamente, ne sarei entusiasta. Volti nuovi e giovani fanno sempre piacere in sale amministrate da vecchietti come noi. Mi sento fortunato ad avere molti della tua età che mantengono vivo e attivo il vero spirito che è quello della chiesa, cioè quello di aiuto e amicizia. Anzi sarei contento se tu venissi anche domani a conoscere i giovani della chiesa cattolica del sacro cuore, sono certo che ti troveresti bene

    Annuisce con vigore del capo, in piccole flessioni avanti ed indietro, con le guanciotte che seguono il movimento leggerissimamente in ritardo. Più parla e più le parole hanno un peso, aumentando nel cuore non morto la sensazione tanto di disagio quanto di necessità di redenzione. Davanti a lui è come se Ji-Hoon si sentisse bisognoso di chiedere scusa per il suo fondamentale peccato, cioè quello di essere una creatura della notte succhia sangue che ha rifiutato la luce di Dio. Inoltre è chiaro che Popper non sta facendo mera propaganda per aumentare il numero di persone che possano riempire i banchi della chiesa. Il suo è un invito disinteressato, offerto con l'unico fine di diffondere il messaggio cristiano di comunità.
     
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    Poco per volta, senza che il ragazzo sia pienamente in grado di dire come, quando né tantomeno perché, un peso gli cala sul petto vuoto e spento. Gli piega all’ingiù le sopracciglia e gli dipinge sul volto, checché lui ne abbia voglia o meno, un’espressione silenziosamente avvilita, capace di renderlo taciturno.
    La colpa è una garrota che stringe la propria morsa attorno al collo del giovane per ogni passo che compie. Assume la forma di una vecchia compagna, troppo fedele, troppo vicina, pronta a mormorargli all’orecchio tutte le sue mancanze, piccole o grandi che siano, hanno lo spaventoso potere di apparire enormi. Montagne da scalare a mani nude.

    «Mh?» dev’essere apparso per un poco, dissociato dal mondo che lo circonda, così le prime parole del reverendo gli sfuggono e lui non è in grado di rimetterle insieme nella giusta maniera, così si trova a sorridere, un po’ tirato, e riprendere sulla retoricità della domanda del reverendo Popper «Credo che lei abbia ragione. Non so ancora quali eventi nello specifico stiate organizzando, ma se posso darvi una mano, volentieri…» quest’improvvisa necessità di darsi una mossa, schiodarsi dal suo circolo di nausea, pigrizia e malavoglia, non è più strana di quanto non lo sia lo strano peso del cappello che ha in testa.
    Basco. Francesino. La coppia si congeda, la donna resta muta sino all’ultimo e lui si distrae di nuovo. È un’esigenza strana, che annega tra le maree inspiegabili di quel disagio interiore, anche quella di afferrare l’oggetto e sfilarselo dalla testa, con un po’ più di veemenza in più rispetto a quella con cui deve aver immaginato di compiere il gesto, perché alcuni ciuffi di capelli restano scomposti e la stoffa morbida si acciacca e schiaccia tra le dita di entrambe le mani.

    Annuisce con convinzione alla domanda di Rosario. Qualcosa di buono lo ha fatto anche lui nella vita. Come far parte di una diocesi, no? Eppure rassomiglia quasi ad un maldestro tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto «Ahm… i-io…» cos’è successo alla spigliatezza boriosa ed egocentrica di cui era capace? Nemmeno l’essere stato ignorato dalla coppia sembra aver sortito il giusto effetto. Imita un sospiro, una minima silenziosa, non è in grado di sciogliere del tutto il nodo che gli si è stretto in gola. Niente panico, ricomincia da capo. Un metaforico respiro di incoraggiamento e «Io vorrei davvero riuscire a darvi una mano e magari domani -o un altro giorno- posso passare a conoscere i ragazzi, ma non ho più il tempo e le disponibilità di allora, quindi…» si prende un momento per rifletterci, anche la rapidità di pensiero sembra essersi un poco arenata «Forse posso esservi più d’aiuto contribuendo con qualche idea a questa questione dell’evento. Prima…» mentre solleva il braccio e il pollice indica per distrazione la zona dalla quale i due sconosciuti se ne sono andati per tornare allo spettacolo «Non volevo intromettermi, ma mi è capitato di sentire che stavate parlando di qualcosa che ha spinto a rimandare l’evento.» sebbene manchi il punto di domanda, è evidente che si tratti di un interrogativo. Gli occhi scuri, che ora sembrano essere più grandi e pentiti di quanto non siano mai stati in vita -e non-vita- loro.

    Volge lo sguardo proprio alla zona che ha visto l’allontanamento dei due. Torna su Rosario e Popper «Chi erano?» non nasconde la punta di curioso interesse che si mescola alle parole.
    Tra le mani il cappellino ha la forma di un foglio accartocciato.
     
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    Cammarata è entusiasta della verve dimostrata dal giovane Kim, anche se questa è strana per entrambi. Il senso di disagio non lascia il cuore del giovane che continua a percepirlo, anche mentre da la sua parola di portare aiuto in quei fatti a lui tutt'ora sconosciuti. La domanda priva di interrogativo viene accolta con uno sguardo serio che il newyorkese rivolge verso il collega di New Orleans, il quale, in tutta risposta, abbassa lo sguardo quasi colpevole oltre che trafelato. Perde quella improvvisa giovialità sorta non appena udite le parole del giovane sul voler partecipare al progetto contro la droga. Effettivamente l'espressione di giubilo viene sostituita subito da un atteggiamento afflitto. Sospira mesto, sentendo il peso delle parole che va a pronunciare

    WXQS5AD


    Purtroppo nel quartiere di Gentilly ci sono dei fatti sinistri e oscuri. Il ricovero per i senza tetto sta venendo preso come luogo sicuro da giovani fanciulle che hanno natali tra la povera gente o che vivono in strada. Sono povere pecorelle spaventate più che smarrite e vorrei fortemente che ciò che pesa nei loro cuori e anche nel mio smetta il prima possibile. Non se ne parla molto sui giornali, complice il fatto che le vittime non sono per la società una priorità e...

    perde un colpo il modo di parlare, provato dal discorso che sta facendo e, visibilmente commosso, da un colpo di tosse per riprendere almeno in parte il timbro che lo contraddistingue. Gli occhi lucidi danno sconforto anche al vampiro, manco fosse lui il colpevole dell'angoscia provata dal prelato. Si insinua ancora di più la necessità di aiutare, di far parte di qualcosa che in realtà non dovrebbe tangerlo e che, sicuramente, non lo riguarda.

    WXQS5AD
    ...vorrei davvero sbagliarmi.



    Sospira, si umetta le labbra improvvisamente secche, lascia che la mano libera sposti leggermente gli occhiali così che le dita possano essere passate sulle palpebre e quindi pungere il naso. Abbassa l'arto e riprende a parlare, non senza aver preso aria per riuscirci.

    WXQS5AD


    Qualcuno, un diavolo sicuramente, sta portando morte tra le strade. Non è qualcosa di sopportabile, non è per nulla giusto e vorrei tanto poter fare di più, ma non posso. Parimenti non posso chiedere aiuto ai giovani, anche se, ammetto, li ho interrogati per dare il mio contributo, pur se piccolo, alla polizia locale. Vedi c'è qualcuno di cattivo per le strade che sta prendendo di mira giovani senza tetto. Taglia loro il collo e lascia che muoiano dissanguate... è successo più volte ed alcune di loro si sono venute a confessare da me per riuscire a trovare aiuto. Io ho potuto solo dirgli che la luce di Nostro Signore è la via e che lui invierà qualcuno che ci soccorra. Spero solo che la polizia riesca in questa circostanza, ottemperi ai suoi doveri insomma.


    Nel dirlo stringe a pugno la mano fino a che le nocche non gli diventano bianche. La frustrazione di essere inutile pervade chiaramente il corpo tracagnotto del devoto e la mano di Rosario finisce sulla sua spalla per cercare di fargli capire che gli è vicino. Tra i due vicari c'è uno sguardo intenso, di amicizia che va a trovare il suo perchè nella fede e nei simboli in cui credono.

    WjLZJit


    Il signor Francis Duval è CEO della Forever 21 e la Signorina Naomi Mosby è un avvocato. La compagnia che rappresenta finanzia l'evento ed era qui solo per appurare che la chiesa prosegua con i suoi intenti. Diciamo questioni più attinenti alla politica e poco al cuore dell'impresa. Come noi anche loro sono preoccupati degli eventi odierni e sperano che questi cessino quanto prima. Ad ogni modo, visto che pare tu ne abbia un genuino interesse, dai il tuo contatto al reverendo Popper. Così vi potrete mettere d'accordo per il futuro.
     
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    L'atmosfera cambia piuttosto in fretta, non appena a cambiare è anche l'argomento cardine della conversazione.
    Essersi messo a disposizione non ha alleviato il proprio ipocrita senso di colpa e, in aggiunta, la commozione del reverendo Popper lo colpisce alla bocca dello stomaco. Sono svariate le ragioni che causano quell'improvviso magone. Popper parla di pecorelle spaventate, di fatti cruenti. Parla di colli e gole tagliati, di sangue lasciato a disperdersi per le strade e quel sentore di nausea è una nausea morale. Lui. Proprio lui. Che ha dimenticato il significato della morale in favore di qualche fantasticheria.
    Adesso, proprio lui, si trova a mescolare l'eco del piacere della caccia con il disagio opprimente del sangue innocente versato.
    Maledetti siano i preti.

    Sul volto il piglio dell'espressione s'è fatto serioso e l'espressione è un cruccio imbronciato, che smette d'essere pagliaccio ma non è in grado di dismettere quella vena infantile e fanciullesca che è connaturata in sé, imprescindibile.
    Scontento di qualcosa. Di quell'esigenza che lo rosica poco alla volta e che, contro ogni probabilità -un passo oltre le banali aspettative-, lo spinge a riprendere parola come baluardo per la difesa dell'umanità. Qualcuno gli regali un mantello.
    «Monsignore Popper.» così lo ha chiamato Rosario, a cui dedica un'occhiata, prima di tornare sul reverendo locale «Quando Rosario ha accolto, a New York, non ero molto diverso da una di quelle anime spaventate di cui mi parla. Forse anche smarrite, ma sopra ogni altra cosa bisognose di non sentirsi sole. Per combattere non la solitudine ma i mostri che si nascondono tra i pensieri: la paura, l'angoscia, lo sconforto, la resa. Perché quando poi non ce la fanno più si arrendono e iniziano a sposare l'idea comune per cui "il mondo gira così", "a nessuno importa davvero", "non c'è niente da fare"...» non ha bisogno di riprendere fiato, non fisicamente. Al tempo stesso inizia a sentire il bisogno di riprendere fiato. Che sensazione strana.
    «Darò una mano con l'evento, ma vorrei anche avere l'opportunità di dare una mano al ricovero per senza tetto, perché me ne sta parlando e ho la sensazione che io e quelle ragazze di cui mi racconta ora, abbiamo in comune molto più di quanto non vorrei.» per sé o per loro. Magari, per una volta nella sua vita/non-vita, almeno entrambe le cose.

    Alterna lo sguardo tra Popper e Rosario, parallelamente a come lo ha osservato all'inizio di quella breve parentesi. Il cruccio stropicciato e infantile del volto non se n'è andato, ma viene inquinato da una stilla di concentrazione «Le dispiace se le faccio qualche domanda? Per capire meglio la situazione.» motiva quell'interesse, che ha il pregio d'essere insolitamente spontaneo. I mostri si combattono bene con i mostri.

    Fagocita la voglia di avvicinarsi ancora di un passo torturando il basco, tra le dita.
    «Ha parlato di più di una vittima e di come a rifugiarsi siano ragazze. Quindi c'è una ricorrenza negli episodi?» lo sguardo, colpito da una strana frenesia, si alterna tra l'uno e l'altro, pur ritrovandosi a fissare Popper, alla fine «Lei, volendo sbagliare... si è fatto già un'idea di chi possa essere il carnefice?»

    Solo in ultima battuta l'attenzione torna ad inquadrare Rosario. Inclina un poco il capo da una parte, un cenno molto più moderato del solito, portando con sé un peculiare scetticismo «Non per fare la figura di quello malfidato, ma a me non sembrava che la loro preoccupazione fosse della stessa pasta della vostra. In che modo sono coinvolti con la realizzazione dell'evento?» la domanda sorge spontanea, mentre la destra lascia il cappello per correre alla tasca della giacca e sfilare il telefono «Sì, certo, se mi dice il numero la chiamo.»
     
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    Ji-Hoon vede lo sguardo stupito di Cammarata rivolto verso di lui. Evidentemente non si aspettava questo tipo di risolutezza e voglia di fare dal suo "protetto". Non manca il sorriso di orgoglio sul viso dell'anziano che poi si riporta al collega quando questo, entusiasta della proposta di aiuto del ragazzo e non si tira di certo indietro a questa offerta

    Purtroppo su questa vicenda, sulle povere anime che hanno sofferto per la follia di un demonio e sulle circostanze che le hanno portate alle porte di Nostro Signore, non ti saprei dare informazioni precise.

    Queste parole vengono dette forte biasimo. Inizialmente tale sentimento è rivolto sicuramente verso il killer (o serial killer) di cui il sacerdote non ha reale contezza, ma poi anche verso sè stesso perchè non può condividere informazioni che invece vorrebbe dare. Kim percepisce che non c'è menzogna in quanto dice e che ogni frase è detta con il massimo della sincerità.

    Però c'è una persona, una ragazza brava e volenterosa, che sta lavorando su questo caso. Si chiama Reina Smith ed è un'agente di polizia con cui potresti parlare. Inoltre anche alcuni ragazzi potrebbero esserti di aiuto in questa faccenda però....

    Ora molto titubante e incespicante nelle proprie parole, il prete pare aver messo insieme un pensiero nuovo che trema di preoccupazione. Smette di guardare negli occhi quel volenteroso giovane e abbassa lo sguardo

    ...è una faccenda pericolosa e...

    Deglutisce, visibilmente a fatica, nella dicotomia di un'anima che vorrebbe si facesse, ma che, al contempo, non vorrebbe mettere in pericolo nessuno. Trae un profondo respiro e il suo parlare diviene leggermente caotico nel proseguire. Rosario se ne deve essere accorto ed infatti è lui a continuare il discorso prendendo la parola e spiegando.

    Ji-Hoon quello che chiedi e per cui ti proponi è un compito davvero molto pericoloso. Il mio amico monsignore di sicuro non vuole che tu percorra certe vie poco sicure. Però, se non erro, c'è anche un gruppo di ragazzi che potrebbe darti nozioni. Sono tra i migliori atleti che la competizione ha, una ragazza e due ragazzi, amanti di questa disciplina e che più volte hanno partecipato a competizioni di questo tipo. Reverendo se non sbaglio, quando me ne ha parlato, mi ha detto che avrebbe avuto piacere a farmeli incontrare. Potrebbe essere il caso che il mio amico signor Kim abbia la possibilità di parlare con loro. Il ragazzo se si prende un impegno lo porta a termine e mi fido moltissimo delle sue capacità e della sua intelligenza.

    Ovviamente Camarrata sa che Kim non è dei più stoici nel proseguire su una certa rotta, una bugia bianca dunque per convincere Popper a mettere nella faccenda qualcuno di cui comunque evidentemente si fida e per cui prova affetto. I due vicari di Cristo si guardano profondamente, scrutandosi l'uno negli occhi dell'altro. Una contesa? Non proprio. Il tracagnotto cerca nello sguardo del canuto una sicurezza che forse non vorrebbe trovare. Diviso, come su detto, tra necessità e timore di portare qualcuno nelle braccia del demonio, alla fine si arrende e trae un profondo respiro, spostando gli occhi verso l'immortale.

    Signor Kim, io le sono immensamente grato per la sua fermezza e decisione e, anche se lei mi sta già facendo un enorme favore a volersi occupare della faccenda, io la supplico di recedere non appena vedrà che la faccenda è al di là delle sue possibilità. Se lei non se la dovesse più sentire, a qualsiasi punto il suo lavoro dovesse essere, allora receda pure. Anche solo aver dato dimostrazione di essere persona proba è qualcosa che il Nostro Signore ha di certo apprezzato in un suo figlio.

    Ma Kim non è figlio di Dio, ammesso che realmente quell'entità esista. Secondo qualche storia che anche lui conosce, insegnamento di un'anziana figura chiamata sire, quella che loro vivono è una maledizione e lui è divenuto un dannato agli occhi del mondo. Ovviamente questa materia esoterica non è detto che sia vera, ma l'animo di Kim, davanti a quel tracagnotto e trafelato ometto, sente sempre più la colpa ed il disagio di tutte le malefatte da lui condotte a cui deve necessariamente portare riparo.
    La domanda sui due uomini d'affari, che hanno fatto una magra impressione a causa del loro menefreghismo, è comunque messa in secondo piano rispetto alla ben più importante questione sulla sicurezza.
     
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    Lo stupore che vede sul volto di Rosario si riflette nello stesso Malkavian, non del pienamente capace di intendere e di volere, lo si potrebbe ironicamente definire così, ora. Solleva la spalla destra, è un cenno discreto e passeggero, che sembra voler rispondere ad una domanda che nessuno ha fatto: perché?
    Di nuovo in silenzio, lo sguardo palleggia con regolarità tra uno e l'altro. Tra un proposito ed un'angoscia. Gli occhi neri e grandi li osservano come quelli di un bambino che attende di capire cos'hanno intenzione di decidere della sua sorte i genitori. Si fa, non si fa. Per un momento il monsignore gli dà l'impressione di volersi rimangiare ogni cosa sulla scia delle proprie preoccupazioni. L'intervento di Rosario raddrizza la schiena del ragazzo e lo porta a sottolineare le affermazioni del vescovo con un cenno convinto del capo.
    Come no. Prete bugiardo.

    Dispiega il basco, che ora si può dire potrebbe aver visto momenti migliori. Lo inforca nuovamente in testa scimmiottando un romanzesco Sherlock Holmes e il suo cappello da caccia «Non si preoccupi, reverendo, ho davvero voglia di dare una mano, ma temo di non aver mai avuto un vero e proprio talento per il sacrificio... non fino a quel punto, almeno.» un rigurgito d'egoismo sospinto dall'istinto alla sopravvivenza, in quel mare in grossa di senso di colpa e rimorso, che annoda le viscere avvizzite e gli appesantisce un cuore morto. Entrato lì con sin troppa leggerezza e ancora il retrogusto della caccia appiccicato al palato. Agrodolce, lo è diventato con il trascorrere del tempo.

    «Vi dispiace se faccio un riassunto della situazione, per capire... se ho capito?» osserva prima uno e poi l'altro, mentre le braccia tornano a ciondolare verso il basso «Ci sono i ragazzi che si sono rifugiati al centro d'accoglienza per senzatetto, c'è Reina Smith, altri ragazzi con cui potrei parlare e ci sono i ragazzi che si occupano dell'evento, giusto? O gli ultimi due combaciano?» un riassunto chiarificatore degli attori principali coinvolti in quella curiosa pièce.
    «Che poi, a proposito dell'agente di polizia, avete un qualche tipo di rapporto con lei?» la domanda sembra impensierirlo un po'. Non attende più che una manciata di secondi, prima di dar voce anche a quei pensieri «Perché immagino che non proprio tutti gli agenti di polizia si metterebbero a parlare con uno sconosciuto senza referenze né agganci, solo perché dice di voler dare una mano...» raddrizza la curva del collo, quasi piccato dalle sue stesse parole e supposizioni, tipo curioso anche lui «Non che non possa inventarmi qualcosa, ma se non ce ne fosse bisogno, magari non dovrei venire a confessarmi poi per quella faccenda spiacevole delle menzogne.» sbatte le palpebre, a cavallo tra l'innocenza, l'ironia leggera e quel guizzo d'orgoglio personale.

    Della coppia appena andata non se ne curano i vicari e, per diretta conseguenza, pare perdere interesse anche JiHoon, che tra le mani ancora regge il telefono. Sblocca lo schermo, il tastierino numerico in primo piano, lo porge al reverendo Popper, una volta rotti gli indugi e saltati dalle intenzioni all'atto pratico. ù
    Notevole come il disagio e un bislacco bisogno di redenzione siano capaci di smuovere la volontà del giovane ragazzo.
     
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    Quello che ha detto è quasi del tutto giusto. Per quanto riguarda chi si rifugia alla chiesa, come immagino lei ben sappia, il nostro sacro istituto accoglie i bisognosi con mense e ricoveri. Le ragazze giovani, che non sono riuscite a trovare un posto nella società e per questo fanno l'elemosina per le strade...povere figliole...comunque queste persone sono spaventate per questo mostro che da loro la caccia. Il ricovero è proprio attaccato alla chiesa, l'ingresso è libero e per tutti, anche se bisogna oltrepassare le suore che sono molto attente e scrupolose nel vedere chi vuole fare il combina guai da chi invece ha reale necessità. Però, se ci vuoi entrare e andare a parlare con quelle povere persone, dirò io di darti libero accesso.

    Non si percepisce da Popper la benchè minima ostentazione di saccenza. Quando corregge lo fa con uno spirito da pedagogo dovuto solo alla necessità che nulla sia lasciato alla confusione, ma non per questo ha la benchè minima necessità o interesse di attaccare chi gli sta porgendo una mano di aiuto in un momento di bisogno.

    Per quanto riguarda Reina Smith è un agente e la sua famiglia viene a pregare in chiesa tutte le domeniche. Da giovane ci dava una mano con le attività extra, ma adesso che fa parte del corpo di polizia le è difficile. Prego sempre per lei, che non abbia mai problemi e, con il lavoro che fa, temo sempre che le mie suppliche non bastino

    Questo modo accorato di parlare con il prete da sempre più disagio in Kim. Il suo livello di appetito improvvisamente sale e, seppure l'asiatico non percepisce chi gli sta attorno come un amabile pasto essendo sottomesso alla colpa di un pensiero simile, non può far a meno di consumare il proprio sangue per lo stress che l'uomo di fede gli da.
    Come ben stai giocando, parlare con il prete è per te stancante. Però ci sono sue frasi e concetti che portano ad intensificare questo stato di malessere morale, in cui senti appieno le colpe che nella tua intera esistenza hai commesso: gola, accidia e via discorrendo appesantiscono i tuoi ricordi. Perdi al momento 1 PS perchè lo bruci in qualcosa (a te la scelta di cosa potenziarti)


    Reina la puoi trovare al distretto di polizia di Gentilly. Se vuoi cerco di organizzarti un incontro, anche se non è di certo entusiasta di persone che la vogliono aiutare. A me ha dato del ficcanaso eheheh! Povera cara, lavora tanto e lo fa bene, proteggendo e servendo questa comunità. Se le vai a parlare quindi valuta tu se tirare fuori l'argomento direttamente. Io sono sicuro che la sincerità sia la migliore delle cose, anche se porta davanti a sè un arduo cammino, ma mi è stato detto spesso che non mi devo imporre e quindi, come Nostro Signore insegna, l'uomo deve essere guidato nel suo libero arbitrio così da scegliere il bene.

    Questa frase è un po' un pugno nello stomaco per il vampiro, capace di lasciargli un leggero capogiro. Eppure la persona che ha davanti gli sorride ed è così ben disposto da essere molto più vicino ad una figura famigliare che ad un uomo che veste le insegne della chiesa.

    Chi si occupa dell'evento sono gli sponsor per la maggior parte e l'amministrazione della chiesa per la gestione più diretta. Invece gli atleti che ti ho detto sono ragazzi che semplicemente partecipano e non hanno a che fare con l'ambito più prettamente organizzativo. Il primo gruppo non ha molto a che fare con la faccenda che ci preoccupa, se non per il fatto che questo mostro sta rallentando ogni possibilità di dare alla comunità un motivo per vivere all'aperto e godersi la propria vita e giovinezza.

    Detto questo il reverendo popper prende il telefono che Kim gli porge, meglio inforcando gli occhiali sulla gobba del naso. Quando le dita dei due si sfiorano in un momento di stasi di beatitudine e sofferenza al contempo. Quando il vampiro percepisce quella sensazione il disagio cresce a livelli esponenziali e lui quasi sente una sensazione atavica che lo attanaglia da dentro. Qualcosa in lui è mosso da una poco comprensibile necessità di girare i tacchi e andare fuori di lì, qualsiasi sia l'ostacolo che gli si pari davanti. Però il suo autocontrollo la fa da padrone. Ricaccia al momento quell'uluto che è eco lontana nei suoi pensieri e può notare che è di nuovo in possesso del suo mobile. È aperto un nuovo messaggio con alcuni numeri e nomi che al momento non riesce a visualizzare perfettamente.
    considera che quando hai toccato Popper per dargli il cellulare, anche se lo hai sostanzialmente solo fiorato quando appunto lui ha raccolto il telefono dalla tua mano, hai fatto un tiro a difficoltà bassissima di Rorschreck. Non lo hai ancora completamente superato, ma la difficoltà è molto bassa e ti servono solo 2 successi per riuscirci. Consumi però 1 ulteriore PS e, come prima, a te la scelta di come spenderlo.
     
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    La conversazione prosegue e con essa avanza inesorabile anche quel sentore spiacevole, un malessere che ha il potere di trasformarsi in un devastante déjà-vu.
    Ascolta il prete parlare, parimenti a come la propria parlantina arriva a battere in ritirata. C'è un momento, un picco in particolare, capace di segnare un distacco, un'opera di minuziosa dissociazione, in cui le percezioni danno l'impressione di voler scollare dalla realtà, come un velo di colla secca di stacca dal dorso di mano. Popper parla e Ji-Hoon perde un poco la percezione della profondita. La testa è leggera, l'assurdità di una vertigine la fa girare. Quanto tempo dall'ultima volta.
    Sbatte le palpebre una, due, tre, quattro volte. Rimette a fuoco, perde per strada alcune delle parole che il vicario pronuncia. Pazienza. La destra chiude nel pugno l'aria un paio di volte. Non ci sono boccate d'aria fresca da prendere per alleggerire il peso che sembra lo stia spingendo sempre più giù.
    Qualcosa si agita, nel fondo delle proprie percezioni, si risveglia dal proprio torpore, si stira, chiede pegno in cambio d'un falso sollievo, quando il sangue brucia, con discrezione, per quanto il proprio silenzio possa risultar discreto, contrapposto alla logorrea di cui è capace in seno al buon umore.

    Ha ceduto al vicario il telefono, quel cenno porta con sé una dicotomia in grado di sballottolarlo tra due estremi, di strappargli suo malgrado di bocca il filo sottile e pietoso di un lamento a malapena percepibile, che gli contrae l'espressione e incurva all'ingiù l'arcata sopracciliare.
    Non ha piena coscienza di come sia successo, ma il telefono è tornato nelle proprie mani e la testa è piena di affermazioni che avrà tempo di rimettere in ordine più tardi, forse, quando e se quel rigurgito di colpa e sofferenza si sarà almeno assottigliato. Le righe sul display del telefono sono lettere e numeri a cui non dà un senso, ora.
    Impiega un attimo, è come essere ubriachi, in quel punto dell'ubriachezza in cui si ha ancora un lieve contatto con il mondo e lo stomaco è lì che si ribella nella nausea del vomito e strappa il podio alle priorità. Ci vuole sempre un po' per mettere a fuoco la circostanza e capire cosa fare o cosa dire.

    «La...» un attimo, lo schermo del telefono si oscura e non ha più granché da guardare. Infila l'apparecchio in tasca, gli occhi hanno smesso di guardare, sia Popper che Rosario. Guarda giù, guarda le gambe di chi sta riprendendo la via dello spettacolo o dell'uscita o chissà cos'altro «La ringrazio. Ora però devo davvero andare, mi sono...» si è ricordato qualcosa da fare? Un imprevisto? Qualsiasi cosa? Che importa, la Bestia minaccia e gli alita sul collo e le scuse passano in secondo piano «Vado. Devo andare. La chiamerò, d'accordo? Adesso però...» adesso però deve andare. Retrocede di qualche passo. Avrebbe proprio bisogno di quella boccata d'aria «Scusate.» perché sentirsi in colpa e ondeggiare tra redenzione e orrore chiede almeno delle scuse, che hanno il pregio -o il difetto, a seconda dei punti di vista- di essere incredibilmente oneste. Pure mentre cerca di dare loro le spalle e cerca di inforcare il percorso al contrario verso il portone d'ingresso del teatro, mentre il sangue brucia, ancora, cerca di sopperire, ma il sollievo gli contrae le labbra chiuse e il profilo delle zanne minaccia di graffiare l'interno della bocca. Per fame e per natura. Non si torna indietro dalla propria natura.

    Scusami tantissimo per il tempo degli ultimi post, sono stata un po' impicciata gli ultimi giorni
    Per i ps: il primo lo spende su Costituzione, il secondo su Destrezza
     
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    I due uomini di fede non sono ciechi al moto di sofferenza di Ji-Hoon, ma, sua fortuna, è Rosario ad intervenire per primo e cercare di capire come aiutare il giovane coreano nel suo stato quasi febbrile e non più mascherabile. Il newyorkese è vicino al suo ex-concittadino e subito risponde scusando ampiamente il comportamento professato con parole cortese e movenze rapide.

    Sì, non c'è problema. Vai pure. Ci...ti chiamo domani



    Alle spalle del vampiro vengono pronunciate queste parole, cui segue un brusio poco distinguibile da Popper, preoccupato per il volenteroso fanciullo ora fuori dalla scena. Poche frasi come "....possiamo chiamargli un taxy?" oppure "...dottore?..." ed infine "..." che è l'eco di una frase ormai inudibile.
    Non appena l'immortale guadagnato l'atrio che da all'esterno, è salvezza! Fuori dalla portata delle dolci e genuine parole del fedele vicario della chiesa di New Orleans, la stretta allo stomaco ed all'anima si placa velocemente e scompare definitivamente. Di nuovo in possesso delle sue capacità intellettive e della sua personalità, Kim si ritrova tra le mani un compito che lo porterà, volente o nolente, a dover sgobbare.
    Intanto, davanti a sè, la sala è quasi deserta, se non fosse per la maschera che sta in livrea davanti alla porta a vetri chiusa, dove le luci della città si specchiano regalando un anticipo di cosa si può vivere all'esterno della chiusa struttura del teatro.
     
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