Rifugio di Kim JiHoon

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    «Cazzo...» mormora piano, alla lente a contatto, piegata in due, appiccicata su se stessa e appesa alle ciglia. Si sporge in avanti, a meno di un palmo di distanza dallo specchio del bagno. Impegnato a recuperare la lente e aprirla, spalancare l'occhio e ritentare un'operazione meccanica, fatta con distrazione e un tocco di abitudine.
    Nell'aria la stazione radiofonica locale riproduce qualche brano al ritmo sostenuto dell'estate entrante, alternate a qualche minuto di chiacchiera di una coppia di speaker che palleggiano tra assist forzati e battute assestate nel calcio d'angolo di un argomento casuale, casualmente passabile.
    Il monolocale è piccolo, seminterrato, riempito dal profumo speziato dell'equivalente americano di un tesori d'oriente a poco prezzo. Reduce da una doccia veloce che non ha nemmeno sprecato acqua calda. La t-shirt bianca pare gli stia appesa addosso, troppo grande. Le mezze maniche afflosciate su un braccio troppo sottile, in accordo con la cresta antiestetica delle vertebre, che affiora tra le spalle proprio quando si sporge.
    I jeans neri terminano in un paio di anfibi che paiono da soli in grado di tenerlo in piedi suo malgrado. Evidentemente intenzionato a mettere piede fuori casa di lì a breve, per lasciarsi alle spalle il disordine sconclusionato di cui è capace.

    La porta del bagno è aperta sull'unica stanza del locale, di cui è impossibile indovinare le finestre, in alto, probabilmente nascoste dietro mobili svedesi posizionati dove un interior designer non li avrebbe mai messi. Il letto sfatto da giorni, i vestiti dei più disparati appesi a quei quattro sgabelli da bar posizionati lungo un banco da cucina intonso, sul quale sono poggiate, invece che padelle e taglieri, chincaglierie di vario genere e un portatile dalla scocca ricoperta di adesivi che oscillano tra Yankees e videogiochi.

    La lente si è appiccicata all'occhio nero, finalmente. Raddrizza la schiena, sfila dai capelli i becchi in alluminio che li tenevano sollevati. Un colpo distratto all'interruttore e passa dal bagno alla sala, diretto al comodino, di fianco al letto, dove il cellulare è collegato alla carica, con l'intenzione di sbloccare lo schermo per controllare l'orario.
    In un momento imprecisato del tragitto, tra il bagno e il letto, deve aver recuperato la giacca in pelle beige sintetica che ora porta infilata per un braccio, appesa alla spalla, mezza afflosciata lungo la schiena.
     
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    Quel marzo comincia così, tempo sereno e città completamente illuminata. Non fosse per il fatto che il torpore costringe un vampiro a dormire durante il giorno, New Orleans è la città meno indicata per i nostalgici del sole. Non sono tanto le stelle nel cielo, comunque coperte dal sottile ed invisibile strato di inquinamento che forma una cappa tutto attorno alle zone densamente popolate e alle città in generale, quanto più lampioni, negozi, automobili, cellulari o tablet...affacciandosi dalla finestra del suo appartamento Kim potrebbe vedere un'esplosione di luce e colore. La temperatura è adeguata per un autunno che si sta prepotentemente facendo sentire. Certo la Tumberg ha ragione quando si arrabbia con i politici, visto che già adesso ci sono giorni in cui non si sa se usare il cappotto o le maniche corte. Però l'ambiente è vivibile...chiassoso, ma vivibile.
    Se poi Kim si mette ancora di più concentrato, ecco che può percepire un suono a lui noto. Una canzoncina che...ah no! Aspetta, è il suo cellulare che sta suonando! Qualcuno ad un quarto alle sette lo sta cercando
     
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    Un quarto alle sette. Fa a malapena in tempo ad infilare la seconda manica della giacca, che la suoneria del telefono si insinua, invadente, nella musica da radio. Stacca l'apparecchio dalla carica. Impiega un po' a rispondere, tre o quattro squilli, passati nel concreto a scoperchiare la coperta dal letto, per mettere mano al telecomando della televisione e spegnerla.
    La musica si arresta, la seconda occhiata allo schermo del telefono sufficiente a capire se il numero che sta chiamando è tra quelli in rubrica o meno. Quale che sia, non ha importanza, quando risponde e incastra il telefono tra spalla e orecchio, si troverà comunque a domandare, un po' svogliato: «Chi è?»

    Si siede di peso sul bordo del letto e tira il cassetto del comodino, il fruscio delle rotelle sulle guide si mescola al tintinnio numeroso della bigiotteria ammucchiata in separatori di plastica trasparente. Perde tempo, con la stessa abitudine meccanica con la quale ha infilato le lenti, per riempire i polsi di bracciali in cuoio, corda e acciaio. Un'accortezza simile per quella manciata d'anelli semplici, senza grosse pretese, che hanno l'unico pregio di impedirgli di guardarsi le mani nude.
     
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    Il nome che c'è scritto sul display del telefono corrisponde esattamente alla persona che ha effettuato la chiamata. Rosario Cammarata ha una voce calda, paterna, impostata come quella di molti che fanno il suo lavoro. Quella voce, che gli ha permesso di entrare nella fiducia di un gregge intero e che sicuramente è uno dei motivi per cui ha fatto strada all'interno della politica ecclesiastica, ora risuona al di là del ricevitore. L'uomo si trova sicuramente in un ambiente urbana, ma le musiche jazz di sottofondo sono strane nel contesto newyorkese, anzi del tutto anomale. Ji-Hoon, ciao. Scusa per l'ora tarda, disturbo? chiede e quasi il coreano riesce a vedere il sorriso abbozzato e gli occhi dallo sguardo intenso. Sono a New Orleans per lavoro, so che anche tu stai qui e mi piacerebbe molto poterti incontrare di nuovo. È da tanto che non ci vediamo...che ne dici? l'atteggiamento calmo e gentile è quasi lenitivo per i dolori ed i mali che si mischiano nella vita privata di un vampiro. Pare quasi avere un effetto che placa ancora di più il sentimento della bestia, mal sopito nel petto di ogni vampiro.
     
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    Se avesse avuto un cuore, uno funzionante, certamente avrebbe mancato un battito o si sarebbe riscoperto a correre un po' più veloce. Invece ora l'effetto che ne ricava è contrario: i movimenti rallentano e la sinistra risale all'apparecchio per raddrizzare il capo «Padre.» un appellativo poco cerimonioso rispetto ai "sua reverendissima eccellenza" di cui si fregiano alcune bocche. Ha un che di familiare, sebbene il tempo trascorso e il nome sul display, il modo un poco sorpreso con cui gli si rivolge. «No, non è così tardi, nessun disturbo.» assicura.

    Il dorso della mano accompagna il richiudersi del cassetto. Un suono sordo che precede di poco le restanti parole del vescovo «Dico che mi sembra un'ottima idea, mi sarei offeso se avessi saputo che è passato a New Orleans senza chiamarmi. Sa che mi offendo facilmente.» le parole mantengono quella nota confidenziale che si permette il lusso del gioco, delle leggerezze ironiche, autoironiche, nella fattispecie.

    Si alza in piedi «Stavo uscendo di casa ora, se mi dice dove si trova, la raggiungo.» forse il sottofondo musicale è quello che gli fa dare per scontato che l'uomo non si trovi in ambienti ecclesiastici o privati. Non ha molta importanza. In ogni caso mette mano alle chiavi, tanto del piccolo monolocale quanto del curioso mezzo di trasporto fermo nel proprio posto auto.
     
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    Meraviglioso! Ne sono proprio contento

    Risponde la voce dall'altro lato della cornetta con una nota di genuino giubilo.

    Ascoltami, sono ospite presso alcune persone che mi hanno invitato a vedere un'opera al Petit Theatre du Vieux Carre, si trova prospicente a Jackson Square nel French Quarter

    Pronuncia quelle indicazioni con delle sottili, ma percepibili, pause. È evidente a Ji-Hoon che stia ricordandosi indicazioni avute da altri. In sottofondo è sempre presente il brusio della strada, ma adesso si aggiunge la voce di un'altra persona, il cui timbro di voce rappresenta un individuo in là con gli anni. Sta parlando anche questo, almeno così il vampiro percepisce, di uno spettacolo di nome Hamilton che avrà sede esattamente lì dove gli ha detto Cammarata e che inizierà entro l'ora. A questo punto si sente il rumore di qualcuno che apre una portiera ed invita a salire. Poi la portiera si chiude proprio mentre il reverendo sta continuando a parlare

    Fai il mio nome in biglietteria, così che tu possa entrare nella zona più interna senza problemi e, se vuoi goderti un buono spettacolo potrai sederti accanto a me

    puoi chiudere autonomamente la telefonata, sia che gli risponda di no, nel qual caso Cammarata si dirà rammaricato; sia se gli rispondi di sì; sia se gli rispondi che gli farai sapere più avanti.
     
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    Si ferma a metà strada tra il letto e la porta d'ingresso del monolocale. Corruga la fronte, apparentemente concentrato a fissare la porta chiusa, qualche passo avanti a sé, mentre ascolta il vescovo parlare d'altre persone «Sono maleducato se le chiedo di chi è ospite?» il tono di voce declinato a forza verso una leggerezza gioviale «Non vorrei finire con l'essere più d'impiccio che altro, magari chi la ospita si aspetta di poter fare conversazione di un certo... tipo?» ficca il naso, o almeno ci prova, con quell'ultima piega interrogativa del tono di voce, non molto convinto forse delle sue stesse capacità organizzative o, più verosimilmente, della tipologia di accompagnatori del reverendo. Pronto a tacere non appena in sottofondo i rumori si caricano di una seconda voce.

    Sposta lo sguardo dalla porta al ripiano lungo della cucina, si infila il mazzo di chiavi nella tasca del pantalone. «In ogni caso...» riprende, allontanandosi dalla porta per prendere invece posto sullo sgabello dell'angolo dedicato alla cucina. Apre il portatile, lo accende, gli lascia tutto il tempo di avviarsi, mentre prosegue «Potrei arrivare con un po' di ritardo, devo prima sbrogliare un paio di faccende, se ha piacere a tenermi il posto per il bello spettacolo, io ne avrò ad occuparlo.» assicura.

    Solo di lì a poco, che il Vescovo abbia o meno risposto alle curiosità del giovane Cainita, si troverà a chiudere la chiamata sulla scia di un congedo cordiale.

    Poco prima di mettersi alla ricerca di qualche informazione. Una ricerca banale sul sito dell'arcidiocesi cattolica di Nola, per cercare di capire se vi siano degli eventi particolari in vista o degli incontri che possano prevedere lo spostamento d'un Vescovo da uno Stato all'altro.

    Non so se va bene o meno: ho dato una chiusa più o meno autonoma alla telefonata, ma al pg è sorto un dubbio in calcio d'angolo, quindi resta in sospeso una domanda eventualmente(?)
     
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    Il suono al di là della cornetta si fa attendere qualche istante, mentre i ruomori di prima si attenuano e cambiano drasticamente. Dacchè si poteva intuire che il reverendo era in mezzo alla gente, adesso è in un ambiente chiuso e meno rumoroso, non fosse per suoni bianchi in sottofondo. Tutto fa intuire che sia su una vettura. Intanto il respiro cheto è l'unica cosa udibile. Passa qualche manciata di secondi, non un minuto comunque, prima che l'ecclesiastico riprenda a parlare.

    La santa madre chiesa aiuta i bisognosi anche con opere di raccordo fra diocesi diverse. In questo momento sono omaggiato dalla chiesa cattolica del sacro cuore il cui monsignore mi ha invitato a vedere una iniziativa interessante per lo sport ed i giovani. Tu sei un ragazzo giovane, magari mi potrai aiutare maggiormente a capire appieno come poter portare questa brillante iniziativa anche nel territorio newyorkese, ecco tutto. Sarò ben lieto di tenerti il posto accanto al mio ragazzo.

    La telefonata quindi si interromper per permettere a Ji-Hoon di fare le sue ricerche. Non è facilissimo interfacciarsi con il sito della chiesa, i link e banner maggiori sono a favore di questa o quella opera pia, destinazione di fondi, promemoria di aiuto ai bisognosi, ricorrenze liturgiche e messe varie. Diciamo che non è facilissimo divincolarsi in mezzo a quello che c'è lì dentro, ma tanto gli anziani difficilmente usano i canali internet invece di presenziare direttamente e sentire tutto a seguito dell'omelia del pastore.
    Il vampiro però è riuscito a prendere dall'ecclesiastico una nozione importante, vale a dire che è lì per un evento sportivo. Usando il motore di ricerca del sito, ecco che giunge all'evento pubblicizzato. Si tratta di un'iniziativa sportiva in cui si pubblicizza che questo tipo di attività sia molto meglio della droga. Ci sono vari video che permettono ai giovani di parlare e dire la propria (ovviamente positiva) su questo progetto. La chiesa cattolica del sacro cuore a Gentilly ha scelto come proporre come attività lo skate. L'evento accetta ancora iscrizioni e mette in palio un premio di visibilità, con coppa e medaglie per gli altri classificati. Non ci sono soldi in palio perchè, tolte le spese, sarà tutto devoluto per i poveri.
    Spingendo la sua indagine un po' oltre, nota che sono varie le chiese, anche solo di New Orleans, che prendono organizzano un proprio tipo di programma sulla falsariga di quello che si terrà a breve a Gentilly. Lo sport non è sempre lo stesso, ma lo scopo finale sì, vale a dire fa allontanare i giovani dalla droga.

    Va bene, anche perchè il permesso te l'avevo dato io ;D
     
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    Si è abbandonato sul corto schienale dello sgabello, la schiena molle e torta all'indietro e lo sguardo carico di una ventata di silenziosa malavoglia non appena, dall'altro lato della cornetta, annusa non tanto la pausa di silenzio, quanto piuttosto l'ipotesi di doversi spremere le meningi e dare un apporto attivo 'Alla faccia delle visite disinteressate...' dev'essere stato, per giunta, il pensiero passeggero che gli ha piegato la bocca nella smorfia di uno sbuffo inudibile. Benedetto il giorno in cui gli hanno tolto il fiato.
    Ci dev'essere stato, ad ogni modo, anche qualcosa d'altro che gli abbia dato da pensare perché, una volta chiusa la telefonata e liquidato il cellulare da una parte, si è ritrovato a cercare tra le informazioni ecclesiastiche con un certo impegno.

    Tra una raccolta fondi e programmi liturgici, si trova a seguire il filo di una serie di eventi sportivi a fronte di una campagna di sensibilizzazione -una delle tante- sull'utilizzo di sostanze stupefacenti.
    Con il trascorrere dei minuti si trova di fronte il nome di diverse chiese impegnate nell'argomento, contemporaneamente. Perde tempo, lo fa scrollando e leggiucchiando qua e là, sin quando non inizia a venirgli a noia anche il rimanere di fronte allo schermo e quella ricerca si dimostra propensa a trasformarsi nella tediosa attività di scrolling di un qualsiasi social media. Com'è facile cambiare argomento.

    Il tempo d'uno stiracchiamento superfluo e, alla fine, mette mano al telefono e alle chiavi. Infila il primo in tasca e l'anello delle seconde al medio, pronto a mettere il naso fuori da casa e avviarsi in direzione del teatro.

    Che sia accortezza o solo il languorino non proprio necessario di una Bestia spesso troppo famelica, si allontanerà un po' da casa, con l'intenzione di scendere a piedi e fare un giro tra le vie periferiche di Carrolton, con lo scopo -ammesso e non concesso non vi siano stati ulteriori intoppi- di mettere gli occhi su di una cena qualsiasi, forte d'un palato poco schizzinoso, eccezion fatta per gli occhi a mandorla, con cui attaccare bottone per parlantina e posticcia simpatia, laddove l'unico scopo sarà, infine, quello di prendere le distanze dalle vie principali -un vicolo, la svola di un angolo, l'arco di un palazzo, non ha molta importanza- e saziare una fame ripetitiva e ossessionante, assillante, che dà un nome ai ritardi dei propri appuntamenti, scavandosi un posto di riguardo nelle priorità del giovane vampiro.

    Solo poi, che sia riuscito o meno a riempire lo stomaco, si dirigerà verso il teatro, nel Quartiere Francese.

    Il tentativo, chiaramente, è quello di una Caccia (tendenzialmente sociale, per inclinazione del personaggio). Se hai bisogno di ulteriori specifiche o sono stata poco chiara, sono qui!


    Edited by Mi-Cha - 4/6/2022, 21:42
     
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    Da quello che descrivi la tua caccia è di tipo sociale, usando l'arte della seduzione. Il tiro è dunque di Aspetto + Sotterfugio (consiglio caldamente di leggere qui alla voce caccia).
    Essendo la quest introduttiva mi preme far presente che la caccia comporta:
    - una difficoltà, dipendente dal luogo in cui dichiari di voler cacciare, che, salvo diversa indicazione, è quello in cui ti trovi
    - una pool di dadi, dipendente dal modus operandi descritto
    - una durata per essere adempiuta (normalmente 1 oretta)
    - la descrizione e lo spostamento in un'altra chat (se non ce ne è una di gradimento al giocatore, il Narratore ne può creare una che rispecchi le sue inclinazioni) è onere del giocatore, che deve indicare
    -- sia i PS presi e spesi
    -- sia descrivere la scena.
    A quest'ultima voce fa eccezione solo il malaugurato caso di fallimento critico (nessun successo e presenza di 1 nel tiro) per cui sarà il narratore a descrivere che cosa (di brutto) avviene ed il giocatore a doversi destreggiare per gestire le conseguenze.
    Da quello che leggo dalla descrizione di Carrollton, questo è inquadrato come sobborgo residenziale al pari di Mid-city e di Uptown, ma ha la nota aggiuntiva di essere più anonimo dei due. Quindi la difficoltà della caccia sarà 6 (non un quartiere residenziale e non un quartiere povero, ma una via di mezzo tra i due tipi).
    Nota bene: le scene descritte per la caccia devono essere verosimili. Non ci sono umani che porgono il collo tranquillamente (gregge escluso) in mezzo alla strada o in un locale. La vena va inserita nel contesto di caccia e quindi bisogna dare risalto il più possibile all'avvicinamento, a come ci si nutre e agli effetti del nutrimento, pur se nei limiti di un discorso che non sia prolisso, considerando i vari pregi e difetti in scheda. Inoltre consiglio la lettura di questa pagine alla voce Guadagnare Punti Sangue.

    2022-06-05 01:28:17 Kim rolls 6 dice to Caccia 7,7,6,7,6, 6 [6 successes]

    In un'ora trovi l'esorbitante numero di 6 vene che ti permettono di mangiare da loro. Questo significa che trovi 6 individui di cui ti puoi nutrire in completa sicurezza (il PNG accetta di andare in un luogo tranquillo indicato dal vampiro e dove questo si nutrirà non visto). Ovviamente il tiro ti consente unicamente di nutrirti in sicurezza, ma ulteriori azioni potrebbero avere un proseguimento da me gestito. Ad esempio se il vampiro dopo aver mangiato dice di sparare all'impazzata nel locale, ci saranno delle conseguenze per aver fatto fuoco in pubblico e non per aver infranto la masquerade.
    Prego, descrivi la caccia.
     
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    E' una serata ricca per la giovane bestiola, per il suo appetito fuori misura, del tutto incurante delle reali necessità rispetto al becero desiderio di stomaco. Non è molto distante dall'ingresso di un locale, dove un capannello di persone sta aspettando di poter entrare.
    Ce n'è una, in particolare, che ha vinto alla lotteria l'attenzione del Malkavian. Si tratta di una ragazza, più in carne rispetto alle altre figure, un poco in disparte, intenta ad armeggiare con il telefono in attesa che il tappo di persone in ingresso si sblocchi, forse. O forse no, forse sta solo giocando al telefono. In ogni caso il ragazzo non sembra preoccuparsene nemmeno un po', quando s'avvicina dapprima alla zona d'ingresso del locale, butta un occhio finto interessato a quel poco che si scorge dell'interno. Uno sbuffo teatrale, nessuna occhiata alla promettente vittima sin quando non si trova a passeggiare, sconfortato dal chiasso dell'ingresso del posto, per caso nei pressi della ragazza. Laddove l'intenzione è quella di rompere il ghiaccio e attaccare bottone con cose semplici, quotidiane: un banale «Hey, stai per entrare lì?» pronto a saltare di palo in frasca da un momento all'altro, non appena l'argomento di conversazione lo consente, o ci sia sul piatto l'assist per una battuta da splendido, per assottigliare, sino pure a spezzare il distacco spontaneo che ci si trova a fronteggiare quando si dialoga con uno sconosciuto.

    Il "modus operandi" del ragazzo sfiora la manipolazione emotiva, cerca -in una personale concezione di gioco meschino- quelle piccole leve, nel corso della breve conversazione, che abbiano anche solo una piccola possibilità di far credere alla -preda- che sia in grado di capirla, di divertirla, di guadagnare quel tanto di interesse sufficiente a non farsela scappare di mano, a vederla temporeggiare nonostante l'ingresso del locale sia più sgombero e permetta di passare, adesso.
    "Adesso", quando la leggerezza spensierata delle affermazioni scambiate si sostituisce alla proposta di fare un giro lì attorno, che tanto la sala del locale non scapperà e l'aspetterà di ritorno un po' più tardi. Solo quattro passi. Perché lui ci ha ripensato all'idea di entrare in quel posto pieno di gente, in cui ti costringono a pressarti in anfratti scomodi per ignorare una musica sconclusionata e finirsi la gola urlando, se non per le casse quantomeno perché urlano anche tutti gli altri.

    «C'è un giardino dove l'odore del glicine ti stordisce per quanto è forte, da queste parti.» nascosto alla luce del sole, da qualche parte, assieme al gioco dev'esserci il piacere egocentrico della conquista a breve termine. Guardami, per tre quarti d'ora ho tutta la tua attenzione, sono il centro del tuo mondo. Infantile, crudele alla maniera dei bambini, per il puro piacere di farlo. Eppure ci vuole dell'impegno, l'oggettiva spesa di tempo che rischia quasi di cancellargli dai pensieri l'appuntamento al Petit Theatre du Vieux Carre. Lo spettacolo sta per iniziare.
    Forse qualcosa glielo ricorda, quando si decide a invitare la ragazza a chiudere gli occhi per un attimo «Fidati. Ne vale la pena.» più del profumo del glicine all'alba della propria fioritura. Rassomiglia più che altro alla morbidezza e alla smanceria di un paio di baci alla spalla scoperta, alla fitta dolorosa d'un paio di zanne che incuneano la carne profumata più tardi, adornata ancor meglio dal sapore seducente del sangue pulito e caldo che inonda il palato e gorgoglia lungo la gola. Senza fretta, nessuno ha bisogno della fretta, il piacere offusca per l'ennesima volta quel maledetto teatro e il manipolo di preti e le loro opere di bene. Maledetti siano anche i preti.
    Non saranno di certo loro a mettergli addosso una fretta che non ha mai avuto, men che meno quando sazia un bisogno che alberga più nella mente che nel fisico.

    Qualche attimo più tardi, difficile dire quanti, passata anche l'esigenza di leccare via l'onta dei propri bisogni ferini, per lasciarsi alle spalle solo un triangolo di pelle rosea e intonsa, sul suono beffardo e un poco da schiaffi d'un «Visto? Tutto merito del glicine.» non farà altro che cercare d'allontanarsi, ora sì con un poco più di fretta racchiusa nella parentesi di stordimento che la perdita di sangue e i lasciti del Bacio regalano, di lì per tornare sui propri passi, raggiungere il proprio mezzo e avviarsi, salvo imprevisti, verso i "preti maledetti".

    Non sapevo esattamente come descriverla..? Essendo di base sociale mi sembrava un po' ridicolo mettermi lì a farmi le domande e darmi anche le risposte [...] L'ho buttata giù un po' (un po' tanto, sorry) romanzata, cercando di spiegare il modo di fare del personaggio.
    In ogni caso si sazia completamente (causa Bulimia) e ruba -ce prova?- alla sventurata i 2 ps necessari a farlo.
     
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    Piccola spiegazione per semplificarti la vita. La caccia, per necessità del giocatore visto che è lui a descrivere, è autoconclusiva da narrare. La vena la trovi perchè te ne riesci a nutrire e quindi riesci a farle fare quello che vuoi (la narrazione che hai fatto quindi va benissimo e non ci sono problemi), anche se ciò non riguarda propriamente gli altri npc: un barista serve da bere, un bulletto lascia perdere la vittima se il PG fisicamente prestante si intromette, il guardarobiere porge i cappotti; ma una pattuglia di polizia non viene seminata, un criminale con una pistola se ne frega del brutto muso del suo avversario, un tassista non si accontenta di un grazie e vuole essere pagato, e, insomma, solitamente gli NPC non si fanno sottomettere come se nulla fosse.
    Passando oltre, i punti su cui focalizzarsi non sono dialoghi diretti con botta e risposta con NPC vari. Scambio di battute non servono, anzi è meglio descrivere come un narratore terzo nella scena, facendo una sintesi dell'evento (anche per non avere papiri infiniti e troppi spunti per il narratore*).
    Ulteriore nozione utile anche per il futuro, bisogna sempre rispettare i canoni del PG (1) e descrivere la connessione tra nutrimento ed umanità (2).
    (1) Ad esempio se Arthur "il sincero" va a fare una caccia e dice che ha trovato Barbara "la rissaiola" ed è riuscita a farle credere di essere il presidente della WWE per portarsela a letto a casa sua, la storia non regge. È comunque il PG che fa l'azione e la farà secondo la sua scheda. Un PG comico descrive la caccia con il fatto che empatizza con la sua preda, un ballerino magari descriverà un'accesa scena di danza che poi si conclude con un approccio ai bagni della discoteca dove morde la sua vittima, una creatura molto anziana di età cercherà di avere un atteggiamento attinente al suo secolo e magari trovarsi qualche ragazzina/ragazzino che ama la figura più matura, eccetera. Ricordati ovviamente che natura e carattere la fanno da padrone ed hanno un peso. Basati dunque sull'idea con cui hai scritto il PG.
    (2) Pure il rapporto con il bere sangue è importante. Il tuo PG è passato da hamburger e patatine a bere il sangue di un altro essere vivente per vivere. Il Bacio è letteralmente uno stupro, al tuo personaggio frega qualcosa? Reputa il desco un suo diritto di nascita o lo ripudia? Mentre beve dal sangue pensa a come tinteggiare casa sua, oppure si domanda chi sia la creatura che sta mangiando?

    *ogni caccia genera un evento che il narratore può decidere di usare o meno e sulla cui descrizione è possibile che il narratore intervenga per fare dei tiri ulteriori. Non si sa mai, magari il nosferatu di turno decide di nutrirsi in mezzo alla via principale della città senza maschera dei mille volti: la caccia gli riesce, ma poi c'è una chiara infrazione della masquerade che verrà giocata a volontà del narratore.

    Detto questo, che vale come una spiegazione a tutto tondo, dalla tua caccia hai trovato sei vene. Calcolando Bulimia e che comunque sei oggettivamente sazio, vuoi lasciar stare lo stesso queste vene?
     
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    Sì, il mio dubbio era più che altro sulla modalità tecnica di descrizione, sul "modo" in cui lo fa (e anche come lo percepisce quindi il personaggio una volta messe insieme tutte le caratteristiche di archetipo/psicologiche/umanità) non avevo dubbi, con tutto che ti ringrazio comunque per tutta la spiegazione generale.
    Ora, se hai qualche dubbio o hai bisogno di una spiegazione un po' più approfondita del modo in cui il personaggio percepisce tutta la caccia e il perché la fa come la fa, mi ci metto, io di base non sono abituata ad andare con le descrizioni eccessivamente nell'introspettivo, per un bug mio, ma ho ben chiara la dinamica che c'è sotto, quindi in qualsiasi momento ti serva una chiarificazione, chiedi e ti sarà dato(?)

    Detto ciò: no, delle altre cinque vene se ne frega. Ji-Hoon è un personaggio a cui piace "giocare" con il cibo e il suo modo di giocare è personale, quindi (a meno che non sia sotto di sei o sette ps e allora cercare di dilazionare la cena ha una sua ragion d'essere, giusto per evitare l'omicidio, che rientra comunque nel suo attuale punteggio di umanità) tende a concentrarsi perdendo molto tempo con una "cena" alla volta.
     
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    ok, ma la prossima volta però mettimi anche l'uso di sangue immotivato per bulimia e quanti PS prendi dalla vena cortesemente. Per questa volta, stante la pool di sangue che il PG possiede, non ce ne è bisogno.
    Ultima cosa, anche il link del rifugio va messo in firma

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    Il consumo fuori controllo di sangue non è una caratteristica della bulimia, però (c'è un'alienazione mentale a riguardo, il consumo-dissociato/dissociativo-qualcosa-non-mi-ricordo, che è completamente immotivato). Il difetto principale della bulimia sta nel non riuscire -fatto salvo un tiro imbroccato di Coscienza- a frenarsi fintanto che non è sazio, aumentando esponenzialmente il rischio di ammazzare la vena nel caso in cui i ps mancanti nella pool sia sopra il 5 andante(?). Sì, il personaggio sotto stress può spendere punti sangue randomicamente per aumentare attributi o fare cose "a caso" per mangiare e frenare lo stato d'ansia, e usare/espellere sangue e riprendere a mangiare se lo stato non si frena, ma ha un trigger psicologico.
    Non è detto che ogni volta che mangia si trovi a spendere immotivatamente sangue(?), se non c'è una ragione che inneschi il meccanismo non lo farà ad ogni pasto (di contro potrebbe farlo durante la scena perché nervoso/spaventato/teso/frustrato, cercando uno sfogo andando a caccia e ingozzandosi).
    È sicuro però che non smette di mangiare finché non è sazio, pena un tiro per la frenesia nel caso in cui venga costretto ad evitare.

    Aggiungo il link del post del rifugio!
     
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16 replies since 2/6/2022, 20:46   157 views
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