Petit Theatre du Vieux Carre

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    'Ma scherziamo?'
    Questo è il primo pensiero che passa per la testa del giovane Malkavian, quando quella sensazione opprimente allenta la propria morsa e la minaccia svanisce, lasciando dietro di sé solo il sentore, più moderato, di un appetito pressoché fisiologico. Oltre la ventata altrettanto genuina di malumore aggrappata alla nuca.

    'Popper del cazzo.'
    Il secondo pensiero, quando si volta ad inquadrare la zona da cui è arrivato. Appiccicato al palato ancora il retrogusto amaro dell'influenza della sua presenza, della sua vicinanza.
    Lo stesso che, tra le altre cose, gli ha lasciato tra le mani -come fosse Popper l'unico responsabile dei propri mali- del lavoro da fare. A lui. Lavoro.
    Lo schiocco della lingua contro il palato è un suono sordo che arriva da dietro il labbro arricciato e la dentatura umana, rientrata nei ranghi.

    L'attenzione si sposta avanti a sé e alla porta che dà sull'esterno «Puoi sbuffare per me? Ne avrei davvero bisogno.» un'esagerazione la propria, toccata da una punta di teatralità drammatica che, quantomeno, è coerente con il luogo.
    Un passaggio infinitesimale. Non si dà retta nemmeno da solo, è già con il telefono tra le mani, a controllare l'ora e buttare un occhio a quello che il luciferino Popper gli ha appuntato sullo schermo. Quella serie di righe sfocate a cui cerca ora di dare un senso.
     
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    Ci sono segnati quattro nomi:
    - Britney Robertson, Jonthan Jamson, Do Hyun Dong: sono gli skater che partecipano alla competizione e sono più vicini a Popper
    - Reina Smith: l'agente di polizia

    La maschera, impostato con la cortesia di chi deve fare un lavoro di servizio sociale, sorride e fa un'espressione enigmatica di richiesta. Accompagna poi questa mimica facciale con delle parole molto dirette e semplici

    Scusi non ho capito, ma a breve lo spettacolo ricomincerà. Le consiglio di tornare in sala

     
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    Lo sguardo indugia sullo schermo del telefono. Sul volto l'espressione del Malkavian si fa pensierosa e l'affermazione della maschera passa in secondo piano. Non inascoltato, lo ha sentito.
    Alza lo sguardo dallo schermo del telefono e lo mette a fuoco con un lieve margine di ritardo «Davvero non si capiva?» una domanda dubbiosa, nessuna retorica. Blocca lo schermo del telefono e il cenno della mano pare voler scacciare l'argomento e passare oltre.

    Si avvicina alla porta d'uscita «Non importa, mi sono già perso metà dello spettacolo.» l'indice della destra si alza, discreto «Posso uscire?» gli occhi palleggiano l'attenzione tra la porta e la maschera un paio di volte, in attesa che si sposti, che possa aver margine di movimento per tornare in strada, poco importa del teatro e dello spettacolo.

    Assieme ai nomi ci sono anche i numeri di telefono, giusto?
    Che ora si è fatta in tutto questo? Ho perso il conto dall'ora passata dalla caccia
     
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    Il tizio alla porta non da peso all'ulteriore domanda che gli viene posta, se non con un sorriso di circostanza verso Kim, forse preso solo per qualcuno che vuole scherzare o per qualcosa di simile. Il giudizio dunque è tacito, non pronunciato e solo supponibile, ma tant'è che non si ode verbo sul discorso del "fiato". Alla richiesta invece di uscire, si fa di nuovo sentire per dare un avvertimento.

    Uscendo non la possiamo far più tornare dentro



    A seconda della scelta del vampiro, il suo interlocutore si farà da parte senza problemi, pur se questo significherà conseguentemente che varcare di nuovo quelle porte sarà impossibile se non a fronte di un nuovo biglietto e di un altro spettacolo più in là nel tempo.

    Yes, come ti ho scritto sopra Popper ti ha aperto un nuovo messaggio e ci ha scritto nomi e numeri, solo ora perfettamente leggibili. Volendo puoi uscire dal teatro senza problemi, comunque lo spettacolo sta per riprendere e quindi o sei dentro o sei fuori.

    Sono le nove e mezza.
     
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    La nocca dell'indice batte contro lo schermo con la distrazione di un tamburellio sovrappensiero, accodato all'avviso appena ricevuto da parte della maschera. Pare riprendersi di punto in bianco «D'accordo, se non ti dispiace rimango un po' qui.»
    Si sposta, con l'intenzione di raggiungere il punto d'appoggio più vicino, che sia una parete, una colonna o il bordo di un mobile, non ha molta importanza.

    «Ti pagano abbastanza per non scambiare due parole? Per passare il tempo, niente di che...» anche perché il ragazzo sembra intento ad armeggiare con il cellulare. Occhieggia la maschera il tempo di quel punto di domanda e quindi torna alla propria banale ricerca sui canali informativi della città.
    Prime fra tutte quelle riferite ai casi di aggressioni e omicidi recenti avvenuti nel quartiere di Gentilly e dintorni.
    «Hai sentito che pare che ci sia in giro un tizio che lascia morire dissanguate le persone tagliando loro la gola?» chiacchiera, più curioso che inorridito, a discapito della professionalità che la maschera ha dimostrato in entrambe le occasioni in cui il Malkavian ha preso parola. Pare, in ogni caso, che la necessità di compostezza professionale altrui non intacchi, almeno per il momento, la voglia di ciarlare del ragazzo.
     
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    Mi pagano per dare informazioni sugli spettacoli, signore. Non conosco ciò di cui parla, mi spiace. Sarebbe però il caso di scegliere se assistere o meno allo spettacolo, quest'area è riservata all'attesa tra un atto e l'altro o per il solo passaggio, ma non per il soggiorno



    Afferma la maschera reticente a dare troppo spago al coreano, che invece continua a guardare il suo cellulare dimostrando di destinare davvero poco interesse alla persona con cui sta parlando. L'inserviente si mette con le braccia conserte ed incrociate al petto, tamburellando con le dita della mandritta sul bicipite del mancino. Attesa nervosa pur se silente.

    P
    er i risultati della ricerca sui fatti di cronaca mi serve prima sapere il tuo personaggio reputa comunque di rimanere lì, oppure vuole andarsene via.
     
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    Allora esce, che tornando dentro significherebbe tornare da Popper per il posto a sedere e gli si rizza il pelo all'idea...
     
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    Kim alla fine accetta il punto della poco loquace maschera, uscendo dalle sale del teatro e guadagnando facilmente la libertà.
    Quando è fuori può fare ricerche per ottenere qualche dato, ma, incredibilmente, in Luisiana la notizia non sta prendendo piede. Non ci sono post, bloggher, giornali, inserti, instagram o tik tok che hanno preso a parlare di sventurate barbone vittime di un killer.
    Quando sta già iniziando a scoraggiarsi, ecco che compare un video di YouTube, presente all'incirca alla terza pagiina di Google, in cui una giornalista sta interrogando il capitano della polizia del distretto di Gentilly durante una conferenza stampa. Il servizio di partenza aggiornava la cittadina di alcuni eventi di pubblico risalto. Tra questi anche il servizio in cui è intervenuta Elizabeth Green, una giovane e rampante giornalista d'assalto del New Orleans Advocate, la quale interroga l'officer chiedendogli se fosse vero che nella zona di Gentilly sta girando un killer il cui modus operandi è alquanto grottesco. Le sue vittime sono giovani donne appartenenti ai senza fissa dimora. Le risposte sono evasive e l'ultimo scambio di battute è
    Elizabeth : "....ma quindi non è una priorità questa?"
    Officer: "scusate, le dichiarazioni sono già state fatte. Vedete di non manipolarle in modo da vendere più copie almeno questa volta"
    Non c'è quindi menzione nè di chi stia conducendo le indagini, nè di come vengano portati avanti le attività.
    A quanto pare New Orleans vuole lasciare la polvere sotto il tappeto, sperando che nessuno lo alzi.
     
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    Mette piede fuori di lì, cacciato dalla ragionevole pedanteria della maschera. Le porte del teatro gli si chudono alle spalle e lui s'appoggia a meno di un metro di distanza, contro la parete. La luce dello schermo dello smartphone si proietta, pallida, sul volto del giovane. Si ascolta l'intervento della giornalista, una delle poche -che forse si contano sulle dita di una mano- ad aver avuto un occhio di riguardo per gli avvenimenti in corso.
    Se ne appunta il nome, Elizabeth Green, giornalista d'assalto per il New Orleans Advocate.

    Incrocia la caviglia destra sulla sinistra. La curiosità della ricerca cambia destinatario: Forever 21. Uno degli sponsor per l'evento, l'unico che conosce e che ha avuto modo di vedere. Cerca, nello specifico, informazioni generali sull'azienda, il suo coinvolgimento con lo svolgimento dell'evento sporvito ed evetuali trafiletti giornalistici che possano fornirgli un'impressione, che sia in accordo o meno con quella che ha registrato di fronte alla semplicità con la quale i due l'hanno saputo ignorare.

    Che la ricerca dia o meno i propri frutti, si troverà di lì a poco a spostare la propria attenzione verso i social più comuni, per cercare due nomi: Reina Smith ed Elizabeth Green.
    Per Reina Smith per capire se abbia delle abitudini regolari che è solita condividere.
    Per Elizabeth Green per capire se ci sia un modo per potersi mettere in contatto con lei.

    In ultimo, a prescindere dai risultati delle proprie intenzioni, si deciderà a mandare un messaggio, a Britney Robertson, il primo dei tre nomi che Popper gli ha fornito: "Ciao, mi chiamo Ji-Hoon, mi ha dato il tuo numero il reverendo Popper, dicendomi di rivolgermi a te e qualche altro per quanto riguarda l'evento sportivo che la chiesa sta organizzando. Potremmo incontrarci?"
     
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    Incrocia la caviglia destra sulla sinistra. La curiosità della ricerca cambia destinatario: Forever 21. Uno degli sponsor per l'evento, l'unico che conosce e che ha avuto modo di vedere. Cerca, nello specifico, informazioni generali sull'azienda, il suo coinvolgimento con lo svolgimento dell'evento sporvito ed evetuali trafiletti giornalistici che possano fornirgli un'impressione, che sia in accordo o meno con quella che ha registrato di fronte alla semplicità con la quale i due l'hanno saputo ignorare.

    Forever 21
    Riguardo alla società non c'è nulla di veramente utile. La sua storia è quella tipica di una grande impresa, fatta di movimenti nella borsa che costano posti di lavoro e propendono ad acquisizioni, risultando, fin dalle prime battute, una cronologia abbastanza noiosa.
    È una catena americana di negozi di abbigliamento, concepita quale azienda di fast fashion, per offrire abbigliamento e accessori in linea con le tendenze del momento ma a prezzo ridotto a donne, uomini, e adolescenti. E' stata conoscuita come 'Fashion 21'. Ha avuto sedi in America, Europa, Asia e Medio Oriente; attualmente è operativa con un numero ridotto di punti vendita solo negli Stati Uniti, ed online.
    Il primo negozio è stato fondato a Los Angeles, in California nel 1984 da Do Won Chang e sua moglie Jin Sook Chang, originari della Corea del Sud ed emigrati negli Stati Uniti. Il punto vendita operativo dal 21 aprile, si trovava nel quartiere di Highland Park.
    Nel 1989, la catena americana ha aperto il suo 11° negozio, il primo situato in un centro commerciale, il Panorama a Panorama City, California.
    Nel tempo, Forever 21 ha aumentato la sua presenza, ampliando la dimensione per negozio.
    Nel 1995, la catena ha aperto la sua prima sede al di fuori della California, che era al centro commerciale Mall of the Americas di Miami, in Florida. Furono poi aggiunti nuovi negozi ogni sei mesi, così da raggiungere un totale di 40 punti vendita entro il 1997.
    Gli anni duemila vedono l'azienda contrarre il proprio successo; dopo il primo decennio le vendite crollano, passando da 4,4 miliardi di dollari nel 2016 a 3,3 miliardi di dollari nel 2018 (da 3,6 a 3 miliardi di euro), con un taglio del personale che si sposta da iniziali 43 mila a 32.800 persone. Forever 21 sopravvive grazie ad un prestito da 375 milioni di dollari (340 milioni di euro) con un incremento di capitale da 75 milioni di dollari (69 milioni di euro).
    Nel 2019, dopo anni di crisi, ricorre al Chapter 11, una legge fallimentare statunitense, in modo da chiudere i punti vendita con prestazioni peggiori, concordando con il tribunale un piano di rientro. Vengono abbandonati così 350 dei suoi 800 negozi in 40 paesi. I primi a sparire sono la totalità di quelli in Asia e in Europa, mentre in Messico e in America Latina, anche grazie alla diversa offerta ed ai prezzi, i punti vendita inizialmente sopravvivono. Negli Stati Uniti, in Canada e Giappone, dove la filosofia di F21, basata sull'inseguimento delle mode del momento, che non ha saputo adattarsi a tematiche quali il rispetto dell'ambiente, non riesce a competere con i nuovi brand; ecco che molti punti vendita cessano la propria attività.
    Nel 2020, Linda Chang, figlia dei fondatori ed amministratrice dell'azienda, riesce a trovare un accordo con alcuni partner, che già intrattenevano rapporti con F21, affittandole i punti vendita nei diversi centri commerciali. E' così che Authentic Brands, una società che gestisce diversi marchi, Simon Property, che si occupa di grandi magazzini, e Brookfield Property, che invece lavora nel settore immobiliare – subentrano nella proprietà, che gestisce a quel punto 593 noegozi in tutto il mondo, pressochè tutti (448) concentrati negli Stati Uniti. L'accordo, che dovrebbe essere stato raggiunto per una cifra di $81.1 milioni di dollari, prevede un rilancio, che avviene solo in parte.
    Ad oggi, il sito di F21 è aperto per le vendite on line, mentre i negozi risultando presenti solo all'interno del territorio degli Stati Uniti.

    Per quanto riguarda il fatto che è sponsor di un evento sportivo, anche qui il discorso è meramente economico: finanziare in cambio di pubblicità come avviene in tutti gli ambiti socio-sportivi. Del resto anche il super bowl non si sovvenziona solo con i biglietti dello spettatore, ma anche con le entrate ottenute dagli sponsor. Sicuramente la compagnia non ha piacere che un suo investimento venga accostato ad eventi macabri, da qui il chiaro ostruzionismo a far divulgare eventi che potrebbero minare l'affluenza all'evento sportivo e/o l'immagine della società. Dalle ricerche già fatte da Ji-Hoon comunque non pare si debba impegnare minimamente. Questa serie di omicidi ha già uno scarso risalto pubblico.

    Reina Smith
    Una giovane agente con la divisa blu. Fa poco uso dei social, non avendo chissà che followers su instagram. Pubblica prevalentemente avvisi pubblici, come quelli di star attenti in una certa zona, oppure che la polizia è riuscita ha portare a casa buoni risultati su certi fronti, oppure immagini di cittadini che ascolta e stringe la mano.

    Elizabeth Green.
    È una giovane e rampante giornalista d'assalto del New Orleans Advocate. Specializzata in politica e attualità ha molti informatori. La sua storia più importante riguarda uno scandalo che ha colpito Anne Dupont, un membro di spicco dello staff del Vicegovernatore. La Dupont gestiva giri di sfruttamento minorile per gente importante sfruttando orfani ospiti degli orfanotrofi privati. A seguito del lungo editoriale della Green è venuto tutto a galla e ovviamente la faccendiera è stata isolata, perdendo conseguentemente il lavoro ed il prestigio. Da ciò che esce fuori dalla ricerca, la Green è quindi una persona che si fa spaventare poco da titoli altisonanti pur di mettere insieme la notizia. Una sorta di Karen Page, ma senza Daredevil ad aiutarla insomma.
     
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    E' ragionevole pensare che il Malkavian abbia avuto bisogno di tre o quattro letture delle informazioni sulla F21, vittima di un deficit d'attenzione tanto più è noiosa la lettura che si trova ad affrontare. Perde le righe, le salta, ricomincia da capo. Impiega qualche minuto di troppo per arrivare in fondo a quell'interesse forzato nei confronti di uno sponsor poco felice degli omicidi associati all'evento sportivo.
    Passa oltre più annoiato di quanto non fosse in principio. La ventata di buona volontà scaturita dal senso di colpa instillato dalle convinzioni di Popper è già passata.

    La soppianta in parte la curiosità, circa l'avere a che fare con una poliziotta. O forse con una giornalista. Paradossalmente, forse nemmeno troppo, è dapprima proprio la giornalista ad attirare l'attenzione del giovane, che, parimenti a come fatto con Britney, prende a picchiettare sullo schermo del telefono per scrivere un messaggio da lasciarle ovunque sia possibile contattarla:

    Non ho ben capito, in realtà, se c'è un modo per mettersi in contatto con lei, scrivo comunque l'intenzione, male che vada è nulla(?)


    "Buonasera sig.ra Green, mi chiamo Kim Ji-Hoon, la contatto perché ho avuto modo di vederla in un'intervista. In quell'occasione si è interessata di vicende di fronte alle quali la comunità sta chiudendo vergognosamente gli occhi. Mi riferisco agli omicidi avvenuti nel quartiere di Gentilly.
    Se dovesse avere qualche minuto libero, mi farebbe piacere poterne parlare con lei."
     
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    Non lo trovi perché non c'è scritto XD
    Non ci sono contatti personali della giornalista. Ipoteticamente puoi provare a fartela amica sui social per mandare DM, oppure telefonare alla sede.
    Finché non ne ottiene l'amicizia o non la cerchi al giornale, non puoi avere una conversazione con lei.
    Ipoteticamente il messaggio mi pare tu comunque lo possa inviare (non sono un grande fruitore di queste cose, ma mi pare ti sia dato mandare un messaggio quando richiedi l'amicizia), quindi per me lo hai inviato come hai fatto pure con l'altro. Le risposte comunque non sono immediate, quindi che vuoi fare ora?
     
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    Ok sì, pensavo comunque ad un messaggio a mezzo social, che in teoria li fa inviare, ma alla fine dipende dalle impostazioni sulla privacy, quindi mi rifaccio a te!

    Per il resto per il momento credo che proverebbe ad avviarsi in direzione della parrocchia di Gentilly e relativo rifugio per senza tetto!
     
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