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In pochi minuti di camminata, Faith arrivò al suo palazzo. Incredibile come il pericolo, la morte e l'oppressione si nascondessero a così breve distanza dal luogo che un Fratello dovrebbe considerare il più sicuro. Il luogo a cui affidare le vulnerabili membra durante il riposo diurno; il luogo dal quale poter realizzare i propri sogni. Fu perciò con particolare amarezza che la Brujah trovò la porta aperta. Qualcuno aveva fatto effrazione in casa sua.
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Allarmata dalla porta aperta si ferma e scruta l'uscio socchiuso, una frustata di rabbia la colpisce alla schiena al pensiero che un Fratello possa aver violato il proprio rifugio. Contiene la fuoriuscita dei canini e prende un paio di secondi ragionare, infine si avvicina lentamente alla porta aperta e sbircia nella stanza. Non vuole allarmare un eventuale assalitore rivelandosi apertamente, opta quindi per un trucco al fine di spiazzare eventuali avversari e rivelarne la presenza.
Concentra il pensiero su un punto della stanza che riesce ad intravedere, il più lontano possibile dalla porta, quindi con un altro sforzo di concentrazione utilizza il potere Voce Assente della disciplina Melpominee e proietta quanto distante possibile la propria voce, alta e e grattata, richiamando un confronto con chi possa essere all'interno e parla scandendo le parole per far durare la frase in modo che sia evidente da dove arriva la voce e sia più facile cogliere in fallo chiunque ne cerchi l'origine.
Chi c'è? Vieni qui e palesati, chi sei per entrare nel mio rifugio? Chi ti da' questa autorità? Avanti! Fatti avanti vigliacco! Mostrati da Fratello a Fratello!
E così conclude, continuando a ispezionare l'area, sbirciando rannicchiata dietro allo stipite della porta scassinata, tende l'orecchio affinché nessun passo movimento benché celato passi inosservato.
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L'espediente di Faith diede i suoi frutti. La Brujah percepì un movimento nella stanza buia, e una sagoma che si affrettava furtivamente verso la porta di ingresso, dietro la quale lei era in agguato.
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Aspetta cauta dietro la porta e, sentendo i passi in direzione di quella, prepara il corpo per una spallata violenta. I secondi passano lenti ma la sua irritazione per l'intrusione nel personale sancta sanctorum no, si concentra quindi e non appena vedrà la porta aprirsi quanto basta per far scivolare fuori una persona darà una rabbiosa spallata per colpire l'intruso INA faccia e stordirlo, quindi tenterà di sopraffarlo con l'innaturale forza che la malattia le ha donato.
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2018-09-18 15:45:47 XXXX rolls 5 dice to fo + rissa 10,6,3,10,8 [4 successes]
2018-09-18 15:45:28 Leffe rolls 4 dice to Fo+ris+sorpresa- ferite 6,7,10,4 [3 successes]
La spallata data al momento giusto sorprese l'intruso, ma l'inesperienza di Faith nel confronto fisico le impedì di approfittare del vantaggio. L'intruso riuscì a sgusciare tra le braccia del Brujah, e affrettarsi oltre l'uscio, verso le scale. Un uomo dall'impermeabile marroncino svolazzante che tentava di fuggire.
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Le gambe hanno perso lo slancio e la spossatezza che la sovrasta non le concede un altro attacco, soffia affaticata e si sforza di mantenere l'equilibrio precario che la malattia le aveva gravemente ridotto, osserva la sagoma dall'alto al basso mentre scivola lungo le scalinate dell'appartamento e scuote la testa trovando come unica arma la parola che usa per inveire verso il ladro d'appartamento.
Dove scappi codardo?! Sangue annacquato! Carne putrefatta! Fatti riconoscere per quel vigliacco che sei!
Le parole di spengono, affievolendosi una dopo l'altra mentre la gola pare perdere tono come una la gomma bucata di una bicicletta, mantiene lo sguardo sulla sagoma indistinta e poggia una mano sulla porta per tenersi bene in piedi. I muscoli le dolgono e le ferite di fanno ancora sentire, non vuole lanciarsi in un inseguimento sapendo che gli uomini dello Sceriffo potrebbero presto essere sulle sue tracce. Attende di vedere se gli insulti fanno effetto sull'altro, maledicendosi tra sè e sè per non aver mai imparato a sparare con un'arma da fuoco. Sai che comodità non dover nemmeno muoversi e poter centrare la schiena di un bersaglio come questo?
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Faith lasciò che l'uomo se la svignasse, ed entrò nel suo appartamento.
All'interno, sembrava fosse passato un uragano. Cassetti divelti, documenti e carte sparsi a terra, soprammobili gettati sul pavimento, i suoi dischi, estratti uno a uno dalle loro custodie di cartone, come se chiunque fosse passato, non volesse lasciarsi sfuggire nemmeno un posto in cui frugare. La televisione rotta, il materasso del letto rovesciato.
Ormai della vita di Faith, sembrava non si fosse salvato proprio niente.
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Entra nell'appartamento camminando lentamente e constata con amarezza che la devastazione ha preso piede in ogni stanza e distrutto la maggior parte degli oggetti a cui teneva. E' distrutta, moralmente e fisicamente, la triste fine della sua vita a Nola sembra essere giunta, sempre che non peggiori, e infine prende la propria decisione con amarezza. Sarebbe andata via da lì, dal posto maledetto in cui tutto è andato a rotoli in pochi giorni trascinandola nel fango della malattia e del tradimento. Scuote la testa, vorrebbe piangere ma non può, solo qualche minuto più tardi, dopo essere rimasta impalata e depressa, trova la forza per darsi una mossa e comincia a frugare tra le macerie per tentare di preparare un bagaglio minimo per la partenza: qualche vestito, il cellulare di scorta, le memorie rigide contenenti alcune bozze di composizioni musicali, cerca anche di fare un cambio d'abito in modo da essere ben coperta, insomma cerca ciò che rimane ancora integro poi guarda cosa ha ora con sè ... borsetta, cellulare, carte di credito, documenti ... c'è tutto il necessario? Nella desolazione dell'appartamento, oltre a fare la cernita del necessario per il viaggio, butta l'occhio su eventuali, anche se improbabili, indizi che il profanatore del proprio rifugio può aver lasciato inavvertitamente o meno.
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In quasi due ore, la Brujah riuscì a trovare l'essenziale per formare un bagaglio degno di questo nome. Non riuscì invece a trovare nulla, neanche per sbaglio, riguardante l'intruso.
All'improvviso una chiamata: era Maison, l'agente.
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Ha un borsone da ginnastica a tracolla, l'ha riempito con tutto il necessario, e un trolley nero in mano, anche colmo delle ricerche spasmodiche tra cumuli di vestiti lasciati alla rinfusa dal ladro, ed é stupita da quanto poco le pesi trascinare quei bagagli in cui ripone ciò che resta della sua vita tra vestiti, memorie elettroniche di incisioni e altri piccoli oggetti personali. La malattia dopotutto le ha donato alcuni vantaggi che è meglio sfruttare prima che la non-vita finisca, come di certo, in una dolorosa morte ultima a causa del segno giallo.
Un' ultima occhiata alle sue spalle la ammanta di malinconia e del greve senso di sconfitta che raramente ha provato prima di oggi, sopprime l'istinto di una lacrima e si fa' forza per varcare la porta di casa, pragmaticamente tenta di fare un'elenco di cose da fare prima che l'alba sopraggiunga e il primo pensiero è quello di un taxi. Si, una carrozza motorizzata gialla e nera per l'ormai ex-principessa delle serate a New Orleans. Sorridendo all'immagine che le è balzata in testa allunga la mano ed estrae il cellulare ma non fa' a tempo a selezionare il numero del'abbonamento al servizio navette che il questo squilla di volontà propria. Maison?! E' tardi per gli imprevisti ma non può lasciare quell'uomo che aveva creduto nel suo talento senza nemmeno salutarlo, opta così per attivare la conversazione con il vecchio confidente musicale.
Pronto, Maison?E' un po' tardi per chiamare... Ti hanno arrestato per caso?
Chiede con tono ironico e attende la risposta mentre di riflesso fa' per chiudere, inutilmente, la porta di casa. Scuote la testa e comincia a scendere le scale con cautela e calma, il trolly cade ritmicamente da un gradino all'altro con un tonfo appena accennato, i passi sono studiati con cura, è ben consapevole della poca grazia che le è rimasta nel muoversi e non vuole rotolare dalle scale, intanto tende l'orecchio aspettando che la voce dell'agente faccia capolino dall'altra parte della linea.
Edited by LEFFE - 2/10/2018, 06:52
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Ehi, babe!
Ho cercato di chiamarti in questi giorni, ma non rispondevi. Volevo sapere come stavi dopo tutto quel casino al Civic. Cazzo, Jim è stato fottuto di brutto.
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Scuote la testa e il mezzo sorriso che l'aveva un poco illuminata in viso è già scomparso appena il nome del trombettista echeggia nell'apparecchio telefonico.
Sbuffa intristita, le emozioni le stringono la gola togliendole il fiato per un istante poi riprende il controllo di sé e muove le labbra per rispondere.
Già. A proposito, sono malata anche io è sto' partendo per farmi curare. Non mi vedrai per un pezzo. Ehi ma ... Jim è morto? O è ancora in ospedale?
Inarca un sopracciglio, ormai è ferma davanti alla porta chiusa dell'uscita sulla strada principale, le valige con sé mentre fissa vagamente la porta delle scale.
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Jim è fottuto. Voglio dire, è vivo, ma è fottuto. Soffoca nel suo stesso pus. Dio Cristo.
Cazzo, che vuol dire che sei malata, bimba? Dove stati andando? Ti presento io il primario dell'ospedale di Baton Rouge, cazzo.
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Scuote la testa con un ghigno gelido e triste al medesimo tempo. Guarda le proprie scarpe con distrazione, vagamente, tanto per fare, ancora davanti alla porta di uscita dalla palazzina che per qualche anno è stato, o per meglio dire era stato, il suo rifugio celato. La voce in principio è tremula,poi si abbassa di tono e prende un tono tendente al cavernoso quando risponde al telefono.
Già, sono ammalata, adesso trovo una stanza per la notte, domani vedrò sul da farsi.
Poi sbuffa, meccanica e impostata come al solito nel fingere di essere mortale e respirante, attende alcuni istanti e riprende a parlare.
Baton Rouge? Non credo possano aiutarmi, ho bisogno di un altro tipo ... di cure. Comunque grazie, sei un amico. Tutto quello che hai fatto è stato ... a dir poco galante.
Ridacchia ora, i ricordi dei sentimenti umano riaffiorano come scintille vacue di umanità nel flusso di vitae che la sostiene, è una sensazione strana e divertente, un ricordo che la rincuora con del buon umore.
Beh, io adesso scappo, ho fretta. Dovevi dirmi qualcosa? Altrimenti ti saluto con il solito Buena Vida.
Smette di muovere le labbra e attende immobile la risposta dell'amico all'altro capo della linea.
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