Interstate 610

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    Walter montò sullo scooter di Odette, al posto del passeggero, indossando il casco che la donna teneva sotto al sedile. Cinse il corpulento corpo della Vampira, e Odette mise in moto con un rumore scoppiettante. Le vibrazioni che si propagavano dal motore per tutta l’intelaiatura non diminuirono di intensità, nemmeno dopo che il motorino era ormai avviato nella sua cauta velocità di crociera. Ciò che rassicurava il Gangrel era la consapevolezza che si trattasse di un tragitto di appena una ventina di minuti, e in quel breve periodo, le probabilità che il malandato mezzo di trasporto cadesse a pezzi sotto i loro deretani erano, tutto sommato, scarse.
    Il motorino si immise nell’interstatale 610, provocando diverse strombazzate dalle automobili spazientite dalla guida prudente di Odette, mala Vampira non si scompose minimamente, e portò lo scooter a inerpicarsi sul viadotto.
    Arrivata sull’area di Central Park, il traffico cominciò a rallentare in modo repentino e, soprattutto, molto strano per l’ora, finché il rallentamento non si trasformò in una vera e propria colonna di automobili ferme e strombazzanti su un viadotto da tre corsie. Anche i motociclisti non riuscivano a proseguire, per quanto provassero a zigzagare tra le vetture immobili, e nello spazio tra le automobili si formarono file di moto impossibilitate a muoversi.
    Che cosa stava succedendo? Un enorme incidente? La strada era stata chiusa?
    Un rumore lontano e indistinto cominciò man mano a sovrastare i clacson e i motori. D’apprima era una sorta di brusio, interrotto da colpi secchi e potenti, da tamburo. Poi qualche grido, generato da una paura che poco a poco si stava propagando lungo la testa della colonna fino alla posizione dove si erano fermati i due Fratelli. I clacson si zittivano, e il mormorio si faceva sempre più forte. Sì, erano tamburi quelli.
    Da sopra i tettucci delle macchine, Odette e Walter poterono vedere qualcosa che si avvicinava lungo l’interstatale, in senso opposto al traffico. Gli bastò sollevarsi quel tanto che serviva a guardare oltre le barriere di lamiera che gli bloccavano il cammino.
    Una folla berciante, grottesca e orripilante scavalcava le automobili, si faceva largo tra gliesigui spazi rimasti. Decine, forse più di un centinaio di pezzenti e malnati urlavano e sfasciavano le automobili dei pendolari rinchiusi per il terrore. Tutti incappucciati e avvolti in stracci lerci, non riuscivano comunque a nascondere un occhio rosso, colante pus, oppure un labbro leporino consumato dall’herpes, o anche guance devastate dal vaiolo e dita nere per la lebbra. Gridavano oscenità senza senso, consumati da una rabbia e un disprezzo così profondi da aver messo radici nei loro cuori. Battevano su strumenti a percussione improvvisati con frenetico ardore, e portavano in trionfo una sorta di spaventapasseri avvolto in un lungo cencio giallo, legato a un palo che alcuni eletti agitavano in aria fanaticamente. La cosa più sconvolgente era però il modo in cui i membri invasati di quel corteo si ferissero tra loro e si automutilassero. Usando le loro unghie, o i loro denti, si rompevano l’un l’altro i bubboni, si staccacano le dita, si mozzavano la lingua, e diffondevano il loro sangue scuro e putrescente ovunque potessero. Sputavano catarro in terra e addosso ai motociclisti, lasciavano le orme delle loro mani ricoperte di sangeu e pus sui finestrini delle auto. Altri ancora vomitavano sui tettucci delle automobili, oppure si procuravano il vomito, infilandosi le dita mozzate e prive di unghie in gola.
    Era ciò che era accaduto al teatro, una seconda volta, e si stava avvicinando inesorabilmente alla posizione di Walter e Odette, bloccati dalle auto e dalla rete che assicurava nessuno cadesse dal viadotto.
    La fortuna però gli sorrideva. Quando mancavano ancora un centinaio di metri dacché la testa del corteo raggiungesse i Fratelli, volute di fumo oscurarono il cielo notturno, e l’intera interstatale venne avvolta dall’oscurità lasciata dai lacrimogeni. Il caos si aggravò. Sebbene Walter, essendo un vampiro, non subisse in pieno gli effetti dei lacrimogeni, la sua visuale era molto limitata, e non poteva essere sicuro di ciò che stava accadendo, poté soltanto farsene un’idea. La polizia era intervenuta, probabilmente arrivando dall’altro senso di marcia, e facendo ponte con qualcosa per superare l’apertura tra i due sensi, e ora stava disperdendo la folla di disperati usando maniere non proprio docili.
    Sebbene non vedesse nulla, poteva sentire il rumore della lotta, di crani che si rompevano e denti che venivano fatti saltare in aria.
    I due Fratelli, per evitare di restare coinvolti, abbandonarono il motorino, e si affrettarono per uscire da quell’inferno.
    In qualche modo, riuscirono a farsi largo tra le automobili e le persone che fuggivano, fino ad arrivare in un punto in cui era agevole e sicuro saltare fuori dalla strada interstatale.
    Erano ora privi di un mezzo, e il servizio taxi non rispondeva alle telefonate, perché messo in allerta per la situazione di emergenza. I due Fratelli furono costretti a raggiungere a piedi l’atelier di Joriah Jackson.

     
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    Il furgoncino, dopo essersi immesso nell'interstatale e averla percorsa per qualche minuto verso ovest, mise la freccia e si immise in una stradina laterale piuttosto tranquillo. Si trovavano in un punto piuttosto lontano dai soliti sfarzi di Lakeview, il che permetteva un certo margine di manovra.

    Il mezzo si fermò davanti ad un piccolo parchetto chiuso per lavori, buio a parte per qualche lampione all'interno. L'ingresso era transennato ma facilmente scavalcabile, e di certo erano pochi quelli che si facevano fermare da un carello di ingresso vietato.

    E' qui. Però è meglio se vai da solo, se ci presentiamo in massa... Guardò Abel. Non uscirà fuori dal suo buco di culo. Gli ho mandato un messaggio durante il tragitto, lo dovresti trovare agli scivoli.

    Thieni, regalo! Coshì fai bella fighruara! Abel mise tra le mani di Caesar l'ennesima statuina di legno, frutto di svariate ore di lavoro certosino.


    Sbirciando dal finestrino posteriore noti il via libera, nessuno che gira o curiosa.
     
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    Annuì, secco. "Attendetemi qui" mano che fu allungata verso la portiera laterale e serrata attorno alla maniglia, aprendola con un movimento secco per poi richiuderla dietro di se. Inarcò la schiena all'indietro in uno scricchiolio di ossa mentre saggiava la differente temperatura dell'ambiente circostante. Sguardo che si muoveva predatorio attorno a se, attento. Mani che passarono con non curanza sul suo lungo cappotto come a volerlo stirare mentre si avviava verso le giostre con passo lento e cadenzato. Arrivato in prossimità di quest'ultime scorse gli scivoli e corresse la direzione. Passo che andava a rallentare mentre lo sguardo si muoveva curioso in attesa di qualcosa o qualcuno che potesse attirare la sua attenzione.
     
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    Superate senza problemi le povere inferriate il Celato si ritrovò a camminare sul selciato di un parco malandato, lasciato all'incuria ormai da tempo. Ombre su ombre a ridurre la già poca visibilità dovuta dalla maschera, solo un lampione a metà della via che permetteva di scorgere oltre lo scheletro di un parco giochi e un'altra fonte di luce alla lontana sinistra, probabilmente una piazzola. Il prato da ambo i lati del piccolo sentiero era alto, gli steli piegati sotto il loro stesso peso e imperlati di una umidità fastidiosa, percepibile anche attraverso la maschera. Caesar sentì il brecciolino sotto le scarpe scricchiolare sotto il suo peso, l'incidere di un piccolo predatore tra i rami bassi di un arbusto spezzato. Andando avanti gli alberi si facevano più alti e fitti, spezzando la vista del cielo terso.

    Arrivato alle giostre vide due altalene rugginose ciondolare lievemente per il vento, un dondolo fatto con pneumatici il cui legno si era ormai gonfiato a dismisura, spezzandosi in più punti. Un altro movimento, questa volta alla sua sinistra. Un micio in fuga, sospettoso di natura e quindi lesto a mettersi al riparo dallo sconosciuto. In mezzo a tutte queste attrazioni vecchie di decenni un povero scivolo con scaletta, fatto in legno e ferro e che a differenza dei suoi colleghi mostrava ancora un po' di smalto. Perlomeno non sembrava un ricettacolo per una nuova variante di tetano.

    Il Nosferatu non vide nessuno, né attorno né sopra gli scivoli. Sentì però il borbottio di un motore lontano che veniva acceso, e a seguire uno sgommare tutt'altro che gentile proveniente proprio dalla direzione da cui Sam lo aveva fatto scendere.

    Subito dopo qualcosa lo portò a girarsi di scatto verso gli scivoli: notò una figura in cima, seduta dove prima non c'era nessuno. Fissava il Mascherato con un cipiglio smorto, salutandolo con la destra.

    XvHOdEL



    Caesar riuscì a malapena a scorgerne i tratti, un profilo accentuato dalla penombra e dal rifrangersi di un lampione lontano che vi imprimeva ombre non sue, sporcandone l'espressione affabile. Sembrava avere sui cinquant'anni, una prima impressione forse dovuto alla folta barba sale e pepe. Lunga notte, Fratello. Un tono impostato ma gentile, che diede al Neonato l'idea di un intrinseco controllo. Se non sbaglio sei, sei...Douglas, figlio della giovane e ormai compianta Isabel?

    Fece per scendere dallo scivolo, spingendo verso il basso in uno stridere di culo e lamiera.
     
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    Arrivato vicino a quel decadente parco giochi un rumore improvviso catturò la sua attenzione facendogli perdere il suo naturale aplomb. Socchiuse gli occhi. Sam forse era andato via. Avrà avuto le sue ragioni. forse. Forse era parte dell'accordo con il ventrue. Forse. Avrebbe dovuto essere piu' chiaro. Questo è sicuro. Scacciò quei pensieri, non era il momento adatto per processarli e valutarli. Aveva uno scopo da portare avanti, whatever it takes.
    Ritornò a guardare quella ferraglia dimessa e scorse una figura dapprima ignorata che lo salutò. Il silenzio venne infranto e quel che udì irrigidì le sue membra immortali.
    Un attimo di silenzio come a voler soppesare la situazione
    "Buonasera a voi, fratello" mano che viene portata al petto e capo leggermente chinato in avanti "e' da molto che non odo quel nome... riverbero di una vita passata. Nella macabra danza a cui noi tutti partecipiamo sono riconosciuto come Caesar, del Sangue Nosferatu. Piacere di conoscervi, signor..." capo che viene chinato appena lateralmente come in attesa.
     
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    Lo sconosciuto tagliò le distanze, sulle labbra un sorriso affabile accompagnato da un allargare delle braccia, a candido benvenuto. Vedo in te la mano di Isabel, figliolo. Anche se questo modo di parlare mi sembra farina del tuo sacco, mh? Macabra danza... Ridacchiò snudando i bianchi denti anteriori, uno spiraglio contenuto in un range apposito, che metteva a proprio agio l'interlocutore. Alzò il palmo destro, come a scusarsi per la piccola gaffe. Caesar sia, allora. Perdonami, non sapevo. Nome particolare, posso sapere come mai questa scelta così...latina? Romana? Sembrò curioso, anche se non caricò così tanto la domanda. Io sono un tuo consanguineo, carissimo. Mi chiamano Jonathan, semplicemente Jonathan. Era strano come quell'uomo stesse prendendo le redini del discorso, con poche parole e semplici gesti. Agli occhi di Caesar si trattava di una creatura estremamente sicura e carismatica, che dolcemente portava la chiacchiere su frasi ad hoc cariche di un'enfasi certosina, ed elargiva al Neonato piccole e preziose attenzioni. Forse da prendere ad esempio, forse da temere.

    Oh. Le labbra piene disegnarono un fittizio e poco coinvolto stupore. Sembra che i topolini siano andati via, mancano le trombette che suonano una marcia militare spingendo verso una morte sicura, sciocca. La via dei traditori. Si mosse verso le altalene, offrendole come fossero degli scranni. Mi piace parlare, mi piace molto. Ma mi piace ancor di più farlo senza maschere, se non è per te un problema. Scostando una fastidiosa ciocca dagli occhi. Il posto è sicuro, te lo posso assicurare. Toccò la catena di una delle altalene, aspettando di sentire l'altro per sedersi. Siamo naufraghi nello stesso mare, ma capisco mooolto bene che per alcuni di noi l'aspetto è ancora un gran trauma. Qualche attimo per capire se l'altro acconsentisse o meno a rivelarsi, per poi indicarsi. Posso?


    Stat dimostrate:
    Carisma 4 - Espressività 4 - Autorità 3 - Galateo 4. Pure aspetto 2 ma come avrai capito dalla stringa è una maschera che, se acconsentirai, si appresterà a spezzare.
     
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    Restò immobile al celere incedere del vampiro, osservandolo attento. "Si, ammetto essere abbastanza drammatico alle volte. Mi piace dare pathos alle mie parole. Quasi come fosse un frutto agrodolce da soppesare con la lingua sul palato. E credo che sia anche questa sensibilità che abbia incuriosito Isabel e la abbia convinta a scegliermi come suo figlio... ed è stata una Madre magnifica nel forgiarmi permettendomi di coltivare la mia essenza piuttosto che annullarla."
    Si mosse verso le altalene e scelse quella piu' in penombra, sedendovisi sopra accompagnato da un leggero cigolio di ferraglia. Mani guantate che vennero portate al capo andando ad unirsi dietro in un intreccio elaborato di dita come a dover manipolare una serratura complessa. *click* e la maschera si aprì senza produrre alcun rumore. La sfilò palesando un volto dalla pelle liscia dalla carnagione rossastra, dalle fattezze emaciate, quasi scheletriche.
    Due occhi grandi si muovevano vivi e vigili in pieno contrasto con quella cornice di morte.


    teschiorosso

    "Non vi è trauma nel mio aspetto. Nulla in confronto all'abisso infuocato che alberga nel mio spirito. Il nostro è un dono amaro... ci toglie tutto per poterci permettere di guardare la realtà e noi stessi senza fronzoli, arrivando all'essenziale. Direi uno scambio più che generoso." Serra appena la mascella pronunciata riportando lo sguardo sull'altro individuo "I compagni con cui sono giunto..." sposta lo sguardo in lontananza nella direzione da cui era giunto "avevano paura di te, arrivando persino a ...scappare lasciandomi qui, da solo. Mi chiedo il perché, in verità. Mi avevano detto che avrei incontrato un Ventrue..." si azzittisce un attimo come a far decantare il ragionamento "...se ti piace parlare, potremmo iniziare partendo da questo, se ti va."
     
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    Molto bene, iniziava a prudere. La maschera dell'altro Nosferatu si spezzò, rivelando così il suo vero aspetto: un essere longilineo e dalla pelle di un bianco sporco, spezzata in più punti da delle venature in superficie. Il viso era, più che mostruoso, una digressione alla norma. I tratti erano fini e taglienti per via dell'ossatura mutata, da cui si salvavano solo il naso e la bocca, e costringevano il Lebbroso ad una continua espressione vacua e che mal si sposava con la sua eloquente parlata. Anche il timbro vocale era diverso, molto più basso e sporco. Come se grattasse continuamente su qualcosa ad altezza della laringe.

    Un gesto di ringraziamento, dolce e fluido. Come se con quelle dita - ben più lunghe della norma, e simili a zampe di ragno - riuscisse a toccare e carezzare lo spazio che li separava.

    ZNBvnMa



    Bugie e ricordi impiantati. Quel tale, Sam, è servito al suo scopo senza mai valere abbastanza per sapere la verità. E la pover'anima chiamata Abel non avrebbe mai dovuto ricevere l'abbraccio... Un sospiro a commentare il destino del gigantesco Nosferatu, un Golia senza cervello e facilmente manovrabile. E' servito per comprendere a grandi linee cosa stesse combinando l'autarchica Suarez, e per quale motivo quel dominio risultasse completamente inaccessibile. Tra le varie cose che Sam mi ha "gentilmente" riportato c'era il tuo nome. Il che ci ha portato qui, su queste altalene da cui spero di non prendermi il tetano. Rivolse un'espressione tagliente al consanguineo, senza però variare il tono. Adesso ho io delle domande. Perché stai lavorando con una traditrice della Torre, Caesar? E ancora peggio, con qualcuno che ha tradito il Sangue? Nel vederlo parlare Caesar notò la sua strana e particolare dentatura, all'apparenza priva di canini e composta da una fila di perfetti denti triangolari, lame aguzze come quelle di un rettile o di uno squalo. Per nulla rassicurante. Con quella bocca avrebbe potuto staccargli la testa con un morso. Qualcuno che ha l'ardire di farsi chiamare regina! La voce ora più roca si perde in una risatina ben poco coinvolta, come se non ci fosse proprio nulla per cui spanciarsi.

    Gli occhi chiari, acquosi di Jonathan se ne stavano fissi sul Neonato. Era come se stesse bloccando un animale selvatico, non ancora sicuro della sua indole. Vorrei non considerarti un traditore, ragazzo. Il non detto era palese, così come l'occasione che gli stava offrendo. Era evidente che Catalina non avesse detto la verità su nulla, sfruttando qualsiasi sciocco abbastanza infervorato o disperato da rispondere alla sua chiamata. Una presa in giro non da poco. Dammi una mano, vuoi? Ora doveva ragionare bene sul da farsi, sfruttare al meglio imbrogli subiti e occasioni offerte.


    Al momento non ti faccio fare tiri per vedere se mantieni l'aplomb, considerate le tue stat. Ti consiglio però di giocarti sempre un minimo accenno di umore, soprattutto in queste situazioni. I vampiri sono creature che vanno a braccetto con i sentimenti negativi, a causa della Bestia e spesso dell'indola. Paura, insicurezze, rabbia e via dicendo sono fattori comuni e che spesso aiutano a caratterizzare e rendere vivo e fattibile un personaggio.
     
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    La maschera del nosferatu venne meno dando a Caesar una pallida sensazione di appartenenza. La lieve sensazione di familiarità venne subito meno ascoltando il dire del suo interlocutore. Facendo appiglio a tutto se stesso riuscì a non palesare la paura che stava iniziando a farsi strada tra le sue carni immortali facendolo vacillare. Solo il serrarsi delle mani sulle catene dell'altalena tradirono il suo moto interiore.
    Pensieri vorticavano frenetici nella sua mente cercando una via d'uscita. Percepiva di essere nel pieno di una caccia ma di non essere lui il cacciatore, tutt'altro.
    Era conscio che una semplice parola sbagliata avrebbe potuto dare il la ad un davvero triste epilogo.
    Attinse a tutto il suo autocontrollo per riacquistare la piena lucidità.
    "Non sono un traditore." sentenziò andando a spezzare quei momenti di rumoroso silenzio "Non sono un traditore." ripetette come a dar forza ed energia a quel semplice concetto.
    Si azzittì nuovamente per pochi istanti come a voler lasciare soppesare quanto detto, poi cercando di alimentare il proprio coraggio aggiunse "Erano passate poche notti dal mio abbraccio quando tutto diventò dolore e disperazione. Il principe fu accusato di infernalismo. Il Sangue fu tacciato di infamia e messo sotto scacco. Profanato nel suo interno. Profanato dal suo interno. Tutto fu perso. Ma il tempo è sempre galantuomo... e quindi ho aspettato il tempo giusto per fare il mio debutto in società, per capire cosa stesse accadendo. E ho trovato una nuova regina, una regina che rivendica l'aver salvato il Sangue tutto dal Sabbat. Una regina che rivendica di aver salvato il Sangue dal proprio ...Padre. Assurdo vero?"
    riprese subito dopo "ma qualcosa mi stonava in tutto ciò... vi è fretta nel recidere tutti i legami con il passato ed è per questo che siamo stati mandati in missione. Una richiesta a cui non si poteva dir di no. L'unica cosa che era in mio possesso è approfittare di questo incarico per scavare nell'ombra. Si vuole l'Oblio mentre io cerco Verità e Giustizia. Due valori troppo dormienti in questi ultimi tempi".
    Si azzittì nuovamente lasciando al nosferatu tempo di assimilare su quanto detto "Ma sono un infante che si muove solitario su percorsi oscuri e pericolosi. Lo stesso Sam, pur avendo il nostro stesso Sangue, ha abbracciato ad occhi chiusi questa nuova Realtà. Abel... beh... lui è troppo ingenuo per pensare alcunché. Ha accennato al suo Sire ma non so chi sia... non so invero chi possa averlo abbracciato ma sicuramente gli avrà imposto quale Causa abbracciare."
    Coraggio che viene trovato e sguardo che viene mosso sull'altro nosferatu, osservandolo per un attimo prima di spostarsi verso un punto indefinito con finta noncuranza prima che quella maschera di sicurezza potesse venire meno "Parli di tradimento... Tradimento del Sangue e della Torre. Eppure noi siamo qui, nell'ombra, celati a bisbigliare nella notte mentre Catilina impone la propria Volontà sui superstiti con il beneplacito del nuovo Principe. Come trovi possibile e accettabile tutto ciò?"
     
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    Jonathan ascoltò lo sfogo di Caesar senza interromperlo, lasciando che buttasse fuori quanto voluto. Se ne rimase seduto su quella lamentosa altalena, dondolando con fare lemme ma in qualche modo ricettivo. Questa fu l'impressione che ebbe il Neonato, nonostante fosse preso dal suo passato. Che quello strano tipo lo stesse davvero ascoltando, si stesse prendendo la briga di far da spettatore ad un dramma personale senza però cadere nelle solite miscele di commiserazione e convenienza. Lo guardava e a tempi alterni dava delle leggere taccate sul pietrisco, per continuare a farsi cullare da quella vecchia giostra per bimbi.

    Beneplacito? Interruppe il silenzio, ridendo. Quale beneplacito? Artemisia ci odia, indiscriminatamente. Non è altro che un dittatore impaurito dalle ombre proiettate sul muro, e che nella sua pazzia è riuscito a mettersi contro uno dei Clan fondatori... Gli sfuggì un raspare basso, come se avesse la gola ostruita da un grumo. No, non sa di Catalina. C'è qualcun altro che la protegge, senza dubbio. Si girò a guardarlo, o meglio puntarlo. Di certo questi anni saranno stati lunghi per te, lunghi anni in cui l'odio fermenta come mosto. E' perché sei giovane. Non lo disse con la supponenza propria degli anziani, ma come fatto accettato e accettabile. Ma nessuno ha dimenticato.

    E ancora, rise di gusto. Un verso orribile e sincero, viso rivolto al cielo. Dei merli nascosti su uno degli alberi gli fecero da coro, gracchiare in tandem con le risa. E secondo te perché io sono qui? Teste da far cadere, regnanti da ridicolizzare. E ancora, alleati tra gli altri Clan da trovare. Ma sono cose per cui ci vogliono tempo e volenterosi. Non si può risolvere tutto con l'arrivo in pompa magna di un Conciliatore, trombette e lazzi al seguito. Scosse il capo. No. Qualcosa nel suo tono virò, incupendosi. No. Il Neonato ebbe la sensazione di percepire la Bestia del consanguineo, come fosse vivida. Passò subito, facendolo dubitare del suo istinto.

    Caesar, ho una domanda piuttosto urgente. Hai idea se Cogliostro sia ancora vivo? Intendo quel vampiro che controllava la città dei topi prima di essere attaccato nel suo stesso dominio.
     
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    Caesar ascoltò silente il dire di Jonathan e quello che ascoltò fece sussultare qualcosa nel suo profondo. Una lebile speranza ottenebrata da tanta solitudine.
    Nel suo racconto il Nosferatu parve ridestare la propria bestia in un impeto d'ira. Caesar si appigliò con tutto se stesso al proprio autocontrollo per evitare di alzarsi ed indietreggiare. Pochi istanti e tutto parve sfumare lasciandogli il dubbio di una forte suggestione dettata dal fremere che l'ascoltare quella storia di sopprusi gli procurava.
    "Ho sempre pensato che appartenere al Sangue Nosferatu fosse un dono. Un dono perché ci priva del superfluo e ci fa capire cosa veramente conta. Il Sangue su tutto. L'unità in un mondo ostile che ci vuole vedere come reietti." si azzittisce un attimo "ed è per questo che è ancora piu' doloroso tutto quel che stiamo vivendo. Peccato mortale" senteziò in conclusione
    Socchiuse gli occhi e scosse leggermente il capo lasciando il giusto tempo per decantare quel pensiero per poi ritornare a guardare il nosferatu.
    "Credo di si." rispose alla domanda di Jonathan osservando quest'ultimo "Catilina parlava di lui come se fosse semplicemente scomparso. Ci ha detto che difficilmente sarebbe tornato e qualora ciò fosse accaduto avrebbe trovato un mondo diverso da quel che aveva lasciato. Ha poi raccontato che la causa del ferimento e sconfitta di Cogliostro è stato il tradimento del suo ciambellano Herman con l'aiuto del Sabbath. Attacco che lei aveva respinto.
    E ci ha mandato a cercare Herman a Slidell per eliminarlo. Ma dietro quella richiesta ho pensato ci potesse essere altro e quindi, prima di agire, volevo trovare quest'ultimo e capire se era colpevole di quanto indicato o se fosse semplicemente un testimone scomodo da far sparire."
     
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    E' un bel pensiero. C'è solo una falla, se così vogliamo definirla: tra i reietti c'è sempre chi si sente superiore, che sente di dover meritare di più. Non potere, come vogliono tutti. Si aspettano un dovuto e come trovarlo se non gettare tutti quelli che hai attorno in ginocchio? Allora ti sentirai come un gigante tra i nani, allora inizierai a prendere in giro te stesso e i tuoi simili. Il non dover respirare rese il suo discorso diritto, perfetto. Una freccia da centro perfetto, veloce e travolgente.

    Capisco...abbiamo davanti alcune possibilità, forti del fatto che nessuno a parte voi e qualche mortale ha lasciato la Citta dei Topi: Cagliostro è morto e Catalina sta tentando di non destabilizzare la già precaria posizione di tutti quei senzatetto raccolti dal vecchio padrone di casa, altrimenti lo tiene prigioniero. Si portò la destra al mento, sorreggendolo con tre dita. Quello sciocco, è stato troppo buono permettendole di stare in città. Per quale accidenti di motivo lo avrà fatto? Era chiaramente retorico, o meglio stava ragionando ad alta voce con lo sguardo raccolto verso l'alto, alle nubi in corsa dal mare.

    D'accordo, Caesar. A questo punto meglio essere trasparenti. Il Clan avrebbe bisogno di aiuto, questo lo hai certamente capito. E tu sei l'unico a poter entrare lì dentro, l'unico accettato da quella maledetta barriera. Quel secondo di pausa dovuto a chissà quale guizzo, pensiero. L'unico normodotato, ad essere precisi. Chiaro cosa intendesse. Ora, vorrei sapere quali sono le tue intenzioni. Penso di averle intuite, ma voglio sentirle bene ad alta voce. Spiccate, decise. Voltandosi verso il Neonato, con una solennità accentuata dal momento. Vuoi aiutarci a sistemare tutto questo sfacelo? A ritrovare quello che ci è dovuto? Quegli occhi chiari lo tenevano ancorato all'altalena, come un peso da affrontare.

    Se dirai di no...beh, non ce l'avremo con te. Non è una situazione congeniale e diritta, e solitamente verrebbe affidata a Fratelli ben più esperti. Senza contare che ci conosciamo da forse venti minuti. Ma tu, a differenza dei molti. sembri mostrare un po' di fervore. Credere è una qualità assai rara, più di quanto pensiamo.

    Pensaci su, e bene. Un si significa fare la cosa giusta e rischiare la non-vita. Un no...
    Si alzò dall'altalena, soffocando il classico sbuffo per la spinta. Andrai via da qui senza memoria di quanto accaduto, e potrai raggiungere i tuoi compagni a Slidell.
     
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    Caesar ascoltò attentamente Jonathan e lo seguì nei suoi ragionamenti accompagnandolo silente in quel laborio mentale.
    Poi l'analisì terminò e quest'ultimo scoprì qualche carta mettendola sul tavolo e palesando il motivo per il quale il nosferatu si trovasse là.
    Schietto e senza fronzoli il fare di Jonathan, diretto al punto.
    Caesar restò silente qualche istante, meditabondo, cercando di analizzare attentamente quanto detto e di soppesarne ogni parola.
    "Ti ringrazio Jonathan per aver condiviso con me tutto questo. Sono onorato, davvero." si azzittì un attimo mentre portò una mano guantata al petto all'altezza di quell che un tempo era un cuore pulsante "Non vi è domanda quando vi è un'unica risposta. Tu l'hai intuita ma la vuoi ascoltare e io fremo..." pose accento su questa parola "dalla voglia di esternarla. A voce alta" si azzittì un attimo come a metabolizzare un flusso di pensieri per poi aggiungere "e sono d'accordo con te che questo è il momento di essere trasparenti." annuì con il capo, restando fermo su quell'altalena cigolante ora ferma "Io non credo siamo tutti uguali. E non lo credi nemmeno tu se solo io sono qui. Tutti come dici tu vogliono il potere e come possiamo vedere ottenerlo non è poi così difficile. Il difficile è saperlo gestire e mantenere utilizzandolo per dar forza e sostentamente a tutti e non solo a se stessi. Il difficile è renderlo non solo spada ma anche scudo." si azzittì un attimo, riflessivo "Per tale motivo vorrei sapere quale è la visione che avete del futuro del Sangue e nostra con esso" indicando prima jonathan e poi se stesso e poi lasciando vorticare il dito in aria indicando tutto intorno "una volta che si riuscisse a rimediare a quanto perpetrato da Catilina e da Harriet prima di lei, indipendentemente che quella gravissima accusa sia vera o meno. E, se possibile, vorrei sapere il peso delle forze in campo perché io non so il peso di Catilina e quanto sia grande la frangia che la segue così come non conosco la portata di quella che stai qui rappresentando. L'unica cosa che sappiamo, come hai detto poc'anzi, è che io sono l'unico che può entrare li dentro." sguardo che venne alzato su Jonathan cercando di restare il più neutro possibile per poi aggiungere "Non perché essa sia una variabile per la scelta, ovviamente, ma bensì perché il variare del peso delle due fazioni comporta approcci diversi per raggiungere l'Obiettivo."
     
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    Leggi bene, semplifica la vita.

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    Molto bene. Una risposta decisa che il giovane vampiro percepì quasi come un unicum. Poche ma adatte parole, condensate per lavar via la chiacchiera di troppo ma che allo stesso tempo non riuscirono a ripulirsi dalle tante sfaccettature, dai molteplici perché che prima o poi sarebbero sbocciati da ciò.

    Questo è qualcosa che, per sicurezza, non posso ancora dirti. Prima di correre iniziamo a camminare, un passo alla volta. Ma se mi permetti voglio darti un consiglio per il lungo andare, dato che hai dubbi in merito: qualsiasi cosa possa accadere fatti degli amici, anche fuori dal sangue. Questa situazione non va di certo a genio a tutti, e qualsiasi buon piano va presto in malora se non hai qualcuno fidato nel momento del bisogno. Rispose così non a una, ma a due domande. Certo, si mantenne fumoso...ma dava l'impressione di farlo per dei buoni motivi, primo tra tutti la prudenza.

    Quando il discorso ritornò su Catalina un lieve sintomo di dubbio gli si dipinse sul volto spigoloso, inarcando i tratti lesi e imbrunendo l'occhiata solitamente chiara. Nella città dei Topi non ci sono altri Fratelli, e a parte per amicizie in Eliseo che la tengono lontana da Artemisia non ci è giunta voce di chissà quali contatti. In fondo è pur sempre la figlia di un'Infernalista che è stata a sua volta cacciata. Avvicinarsi è pericoloso, anche solo figurativamente. Prese a camminare, avanti e indietro. Braccio destro sui lombi, sinistra alta a declamare. Gli ricordò il fare dei declamatori, uomini di antiche coorti. E ora che ci faceva caso aveva un accento particolare, un'indole britannica non perfettamente nascosta. La massa umana nella Città...per le notizie giunte non sono certo dalla sua parte. Vediamoli come indecisi, onde che non hanno ancora scelto la loro direzione. La paura li blocca. Lei però ha qualche asso nella manica, qualcosa che non conosciamo visto che ha non solo respinto un attacco ma anche chiuso con qualche rituale la Città. Il passò rallentò, svelando il dubbio. E' una situazione particolarissima, che mi ricorda il Panopticon. Catalina crede di controllare la sua prigione e avere tutto in vista, ma trovandosi in mezzo e sola è in realtà osservata dagli abitanti.

    Penso che siano loro la chiave. La...leva?


    Purtroppo visto il tuo livello di accademiche non hai idea di cosa sia un Panopticon 🙃
    Scusa il ritardo, giornate no.
     
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    Ascoltò il dire di Jonathan, con attenzione. Soppesandone ogni parola. "Farò tesoro del tuo consiglio." disse, di rimando "E sono d'accordo... meglio andare un passo alla volta. A tal proposito, abbiamo qualche informazione su quale clan potrebbe essere conveniente avvicinare o, meglio, quale tenere sott'occhio?"
    E aggiunge subito dopo "Ma avrei una domanda... una domanda sostanziale per capire quanto accaduto e quanto dovremo affrontare." si azzittisce un secondo, meditabondo, per poi riprendere "Harriet era davvero un'infernalista? Siamo certi della sua morte o c'è possibilità di recuperare la verità di quanto accaduto direttamente dalla fonte?" sguardo che viene spostato verso il buio orizzonte, fronte che viene increspata appena "perché se è stata incastrata per stravolgere lo status quo e portare il Sangue da dominante a reietto magari le forze in campo sono altre." si azzittisce nuovamente come a voler dare forza a quel pensiero "situazione che non sarebbe da escludere anche se fosse davvero un'infernalista, ovviamente". Serra leggermente le labbra carminee "Quando parliamo di attacco del Sabbat respinto non scartiamo a priori che non vi fosse invece un accordo con essi. Quando parliamo di rituali per blindare la città, non scartiamo a priori che essi non possano essere di natura infernalista. Sempre che tu non sappia qualcosa che possa porre dei paletti al vagare del mio pensiero" disse, rialzandosi lentamente. "Comunque si... Catilina è preoccupata per la tensione palpabile che circola nella città dei Topi. C'è molto fermento, fuochi di ribellione pronti ad esplodere. Ci ha chiesto di stroncarli, quanto prima. Sotto la paura per l'infrazione della Tradizione vi può essere la paura che un riflettore venga posto su di lei e sui segreti che custodisce, forse. Ho mosso qualche pedina e ho scoperto qualche punto di ritrovo di questi ...ribelli. Ritengo possa servire."
     
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