Kermit's Tremé Mother-in-Law Lounge

Jazz Club

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    Il Lounge è un locale di musica dal vivo, un pub e un santuario a New Orleans, in Louisiana. Dedicato alla memoria del cantante rhythm and blues, Ernie K-Doe. Situato in prossimità dell'incrocio tra Claiborne Avenue e Columbus Street. L'esterno dell'edificio - molto caratteristico ed in pieno stile New Orleans - è decorato con murales colorati raffiguranti K-Doe e altre figure di spicco della musica di New Orleans, in particolare artisti che hanno collaborato con K-Doe.

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    Originariamente aperto da Ernie K-Doe nel 1994, il posto è diventato molto presto un'icona storica nella comunità locale. Durante l'uragano Katrina nel 2005 il locale subì un allagamento che ne compromise l'attività nei mesi successivi. Con l'aiuto di Hands on Network e Chet Haines, ha quindi riaperto i battenti il ​​29 agosto 2006, nel primo anniversario dell'uragano Katrina. Il Mother-in-Law Lounge era di proprietà e gestito dalla vedova e musicista di K-Doe, Antoinette K-Doe, prima che morisse durante il Mardi Gras 2009.

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    Solo nel 2011 il musicista locale Kermit Ruffins ha accettato di affittare il sito, che ha riaperto finalmente al pubblico solo il 20 gennaio 2014. Ruffins ora gestisce la struttura, che nel frattempo ha cambiato nome in "Kermit's Mother-In-Law Lounge", mantenendo cosi l'originaria denominazione sottolineando al tempo stesso la nuova gestione da parte del noto musicista.
     
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    Il pomeriggio stava già lasciando il passo alla sera quando finalmente Rebecca raggiunse l'appariscente locale di Kermit. Incredibile come nonostante fossero passati degli anni quella zona portasse ancora profonde cicatrici del passaggio di Katrina. Raggiungendo il posto a piedi aveva infatti avuto modo di respirare l'atmosfera più realistica della New Orleans moderna, in un'area che per assurdo pur essendo piuttosto vicina al Quartiere Francese ne era davvero tanto ma tanto lontana. Si poteva infatti respirare l'aria verace e originale della New Orleans di un tempo in quella zona cosi popolare, con le persone quasi sentimentalmente legate a quello spirito ostentato al limite dell'esagerazione nelle aree più festaiole e turistiche.

    La sensazione che camminando in quelle strade la giovane artista si trovò man mano a percepire era abbastanza chiara. Il Quartiere Francese si poteva paragonare a quegli appariscenti e carismatici predicatori che anche in TV riscuotevano un discreto successo recitando ad arte un copione ben scritto... Mentre la gente nelle zone come appunto Tremé rappresentava la massa di fedeli, il fondamento solido su cui tutto si regge.

    A questi ragionamenti si andò man mano sommando anche un senso di inquietudine che - man mano che il giorno andava spegnendosi in favore della notte - il camminare in quella zona le stava trasmettendo. Non si trattava ne di un quartiere ricco ne di una zona molto affollata, e con l'arrivo della sera si rese presto conto che non era certo un gran posto per passeggiare da sola.

    Fortunatamente però non era molta la strada da fare e quando iniziò a sentire delle insicurezze era praticamente già in vista del locale.

    All'esterno c'erano diverse sedie poste lungo il marciapiede. Due di queste erano occupate da anziane donne di colore che parlottavano tra di loro, e più in là una terza era occupata da un signore - anch'esso di colore - che se ne stava seduto con le gambe distese a fumare di gusto uno scadente sigaro.
    Tutti e tre quando videro la giovane arrivare ed avvicinarsi alla porta d'ingresso puntarono gli occhi su di lei, palesemente incuriositi dalla sua presenza.

    Edited by Lopensky - 3/1/2021, 18:51
     
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    Per tutto il giorno non avevo fatto altro che pensare all'appuntamento con Kermit Ruffins; morivo dalla curiosità di sapere cos'avesse in serbo per me un uomo così importante e bene in vista in città. La cosa certa era che avesse pensato a me e che, al contrario di qualsiasi altra persona dello spettacolo, si fosse preso la briga di chiamarmi in prima persona e non far intercedere per lui un manager. Doveva pur averne uno: era Kermit Ruffins, cazzo! Comunque, la sua telefonata aveva avuto un valore enorme per me e avrei fatto di tutto per non bruciare quell'occasione. Conoscendomi forse sarebbe stato meglio dire che ci avrei seriamente provato; ero fottutamente brava a mandare tutto a puttane per una parolina di troppo.
    Usai Google Maps per trovare da Canal Street il percorso più veloce a piedi per il suo locale. Mi sentivo carica e piena di energie, padroneggiavo la strada con una sicurezza che in poche potevano dire di avere. Andò tutto bene finché non arrivò il crepuscolo e con lui anche strade più deserte.
    Credevo che qualsiasi città di notte fosse pericolosa. Il buio aiutava a nascondere, inghiottiva, quasi cancellava porzioni di scene che avrebbero fatto accapponare la pelle a chiunque. Allo stesso tempo era assai affascinante: tutto assumeva un aspetto diverso, dalle case alle strade, perfino le persone. Essere guardinga era più che mai necessario; non ci si poteva fidare di nessuno, nemmeno del vicino di casa dal sorriso rassicurante o della vecchia sotto il portico che osservava tutti col suo sguardo severo e pettegolo mentre dei bambini urlanti correvano su e giù per le scale. Gli ultimi avvenimenti avevano dimostrato l'aumento del tasso di criminalità e instillato in moltissimi la paura, me compresa.
    In Oregon le cose erano vagamente diverse, per me almeno; che fosse per il quartiere altolocato in cui vivevo o perché facessi parte di un mondo con agi e possibilità a portata di click, non mi era quasi mai capitato di avere paura di percorrere un pezzo di strada da sola passato il crepuscolo. Mi bastava poco per ritrovarmi comodamente seduta nell'auto di famiglia, rassicurata dall'autista silenzioso che conoscevo da quindici anni e che mi avrebbe portata ovunque senza problemi, per sentirmi al sicuro. A New Orleans invece tutto era puro brivido quando mi separavo dalla compagnia. Uno di quelli spesso terrificanti che mi faceva sentire molto vulnerabile ed esposta a pericoli, di continuo. Era chiaramente una sensazione che non mi piaceva e stavo valutando l'idea di prendere lezioni di difesa personale.
    Mi ritrovai a rallentare il passo in automatico ad almeno una cinquantina di metri dal lounge bar, con la mano sinistra stretta intorno alla catena e poi direttamente alla borsa. Il mother-in-low spiccava per i colori forti e vibranti dei murales e per le luci fortissime sparate sull'edificio dal primo calar della sera ma non c'era nessuno. Doveva essere per l'orario: era troppo presto perché un numero considerevole di clienti si incontrasse lì davanti. Non era stata una scelta campata per aria, la mia: a quell'ora il signor Ruffins sarebbe stato lucido abbastanza per spiegarmi per bene il progetto e di sicuro non oberato di lavoro tanto da dovermi lasciare da sola ogni due per tre per comportarsi da buon padrone di casa. Mi guardai appena alle spalle mentre continuavo a camminare, lenta: si sentivano solo i miei passi, rimbombavano nello spazio vuoto e silenzioso. New Orleans era bellissima nei quartieri commerciali e ricchi, tipo il French Quarter o la stessa Canal Street di Tremé; superati quelli era semplicemente degradata. Inspirai per darmi coraggio: raddrizzai spalle e mento e tornai al passo spedito di poco prima; la mano sulla borsa era un must, dentro c'era lo spray al peperoncino. L'avrei tirato fuori in un lampo se ne avessi avuto bisogno. Dedicai poca attenzione ai murales alle pareti per dedicarmi di più alle scritte sul cornicione: erano citazioni tratte da canzoni famose dei cantanti di New Orleans. Lessi chiaramente quella di Ernie K Doe e riconobbi quella dei Quintron, più nelle mie corde e delle serate danzanti.
    Superai persone sedute senza salutarle e degnandole di uno sguardo con la coda dell'occhio, già proiettata all'interno del locale e all'incontro con Ruffins. Spinsi la porta antipanico con entrambe le mani ed entrai.
     
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    Varcando la soglia di ingresso Rebecca si trovò ad immergersi in un'atmosfera completamente diversa da quella che si lasciava alle spalle. La prima impressione che ebbe, probabilmente complice il fatto che ci fossero ancora pochi clienti, era quella di entrare in una sorta di studio di registrazione. L'atmosfera quasi ovattata era rafforzata dalle pareti dai toni scuri e dal jazz che a basso volume faceva da sottofondo musicale all'ambiente.
    Sulle pareti intervallate da qualche strumento musicale c'erano appese diverse foto con dediche di personaggi famosi, la maggior parte dei quali erano però sconosciuti a Rebecca. Probabilmente si trattava di personaggi in vista nel panorama musicale di New Orleans degli anni passati, ed ovviamente la giovane non poteva conoscerli tutti.

    L'ingresso dava su un ampio salone al cui lato opposto era stato piazzato un palchetto sul quale erano già predisposti diversi trumenti in attesa di essere suonati. In fondo alla sala si trovava il bancone spartano ma caratteristico del locale.

    Sparsi per il salone c'erano alcuni tavoli con sedie. Quelli vicini alle pareti erano invece un tutt'uno con delle sedute in legno. Non c'erano molti avventori neanche all'interno, almeno ad un primo sguardo. Quasi tutti uomini di colore che parevano principalmente ammazzare il tempo in attesa dell'inizio dell'attività serale.

    Nonostante Rebecca non avesse mai incontrato Kermit Ruffins, ne aveva viste diverse foto con una ricerca su internet, e non faticò a riconoscerlo seduto ad uno di quei tavoli mentre sorseggiava un drink leggendo un quotidiano stropicciato. Questi sentendo il rumore della porta che si chiudeva dietro la giovane alzò lo sguardo, notando subito la nuova arrivata.

    La sua espressione - prima concentrata e quasi annoiata - si distese subito in favore di un sorriso mentre alzando il braccio e sventolando il quotidiano in aria, invitava la giovane a raggiungerlo.

    Che piacevole sorpresa! Speravo proprio riuscissi a raggiungermi già stasera!

    Esclamò mentre si alzava in piedi continuando ad invitarla a raggiungerlo.

    Vieni, accomodati pure... Cosi parliamo un pò!
    Aggiunse poi, in attesa di una risposta da parte di Rebecca.
     
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    Fu la prima cosa che pensai dopo aver spinto la porta e messo letteralmente piede nel locale. Mentre le pareti esterne erano un tripudio di colori pop, all'interno c'era una predominanza di colori scuri (rosso cremisi e blu) intensificati dalle luci soffuse che facevano atmosfera. Mi guardai intorno in cerca del signor Ruffins: sapevo chi cercare (grazie, Google!) e non volevo perdere tempo... anche se una consumazione me la sarei concessa volentieri: c'era un profumino davvero invitante e non avendo mangiato nulla tutto il giorno lo percepivo in modo molto amplificato.
    Però, carino continuai a constatare man mano che camminavo, lentamente per non perdermi alcun dettaglio. Trovavo ci fosse dell'armonia in quelle quattro mura, un calore che ti avvolgeva proprio come una coperta in inverno. Certo, non aveva assolutamente nulla a che vedere con i locali di Salem o di Portland o del quartiere francese della stessa New Orleans ma aveva un suo fascino, tutto soul.

    Dopo i primi passi (ancora intrisi di diffidenza) cominciai a guardarmi intorno con più attenzione e a cercare nei dettagli stilistici il senso di quel posto. Erano quelli che attiravano di più la mia attenzione: riuscivano a farmi capire molto della persona che avevo davanti. Cornici dai colori accesi, foto di persone che non conoscevo, attrezzature: più andavo avanti più l'essenza del Mother-in-law si faceva viva.
    La musica di sottofondo non copriva il vociare né i miei passi, che echeggiavano essendo gli unici in pratica. La cosa che mi colpì di più nello scarso minuto e mezzo che passai a studiare il locale fu l'atteggiamento delle poche persone presenti: si comportavano e venivano trattate come se fossero di famiglia e non dei semplici consumatori, il che la diceva lunga su che tipo di persona fosse il signor Ruffins che - a proposito - riconobbi poco dopo.
    Aveva una voce sabbiata ma non troppo bassa, un marcato accento del sud e un aspetto decisamente giovanile per i suoi quasi sessant'anni. Lo vidi mettersi in piedi, affiancando lo sgabello su cui stava seduto, e aspettarmi lì indicando quello di fianco a lui. Ero abituata ad avere gli sguardi della gente addosso ma, non sapevo perché, c'era un brivido strano che mi tormentava la schiena da quando avevo imboccato quel vicoletto. Pensai subito fosse per le spalle lasciate scoperte e un getto d'aria - condizionata o meno - che l'aveva banalmente solleticata.
    Strinsi un po' le labbra e sorrisi appena solo quando gli fui di fronte.
    - Signor Ruffins - gli porsi la mano libera (l'altra era ancora stretta intorno alla catena della borsa).
    - E' un piacere conoscerla - volevo essere brutalmente onesta almeno con me stessa: del panorama musicale di New Orleans sapevo ben poco, forse solo quello che il mio manager aveva cercato d'insegnarmi in quegli anni. La Louisiana aveva visto nascere più di uno stile musicale dalle piantagioni di schiavi: jazz, soul, rhythm&blues... A quelli si aggiungevano il rap e la trap, soprattutto fra i giovani del ghetto. Io cercavo testardamente di far spopolare il pop, quella che con disprezzo il mio primo manager aveva definito la musica dei bianchi. Se non fossi stata così ostinata mi sarei resa conto da sola, e senza troppi dispendi finanziari ed energetici, che non fosse la strategia vincente; che avrei dovuto sentire di più l'influenza di tipi come Kermit Ruffins stesso e meno di Madonna.
    Comunque.
    Gli porsi la mano e gli mostrai il mio sorriso migliore, prima di prendere posto sullo sgabello di fianco al suo: una gamba distesa e piede a terra.
    - Beh, non sono una a cui piace aspettare - lo dissi ancora sorridendo, a mo' di scherzo, ma era assolutamente vero. Sotto sotto, quindi, c'era un parliamo d'affari.

    scusami se è un po' sotto tono ma queste feste mi hanno distrutta. mi rifarò al prossimo!
     
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    Se quello era un post sottotono ho paura di vedere cosa tirerai fuori quando sarai in forma 👀


    Kermit sfoggiava un sorriso semplicemente radioso mentre seguiva con lo sguardo la giovane avvicinarsi. Con un cenno della mano suggerì a Rebecca di prendere posto al suo tavolo per poi sedersi a sua volta dopo che l'ospite si fu accomodata.

    Mentre ascoltava quelle parole di circostanza posò distrattamente il giornale stropicciato su una sedia li di fianco, per poi rivolgersi finalmente con tutta la propria attenzione al dialogo in corso.


    La capisco perfettamente Miss Waugh, perchè anche io sono fatto cosi... Odio aspettare!
    Ora che i due erano vicini ed i toni del discorso si fecero più intimi, Rebecca venne colpita, quasi sorpresa, dalla voce dell'uomo... Un timbro cosi particolare e a suo modo attraente da farle quasi perdere per un attimo il filo del discorso.


    Verrò subito al sodo, cosi poi possiamo dedicarci ai suoi dubbi, alle sue domande e perchè no, ai suoi suggerimenti!

    Dunque, da dove posso iniziare..

    Con un gesto lento e ben pesato allungò la mano verso il suo bicchiere, per poi afferrarlo ed altrettanto lentamente portarlo alla bocca per prendere un sorso di quello che ad occhio sembrava un bourbon. Oltre che bagnarsi la gola, stava probabilmente prendendo qualche secondo per organizzare le idee cosi da esporre al meglio ciò che voleva dire. Posò quindi il bicchiere per poi tornare a guardare con una certa confidenza Rebecca dritta negli occhi, tanto che la giovane si sentì quasi in soggezione, tanta era la confidenza e la tranquillità che l'altro esibiva.

    Lei sarà sicuramente a conoscenza dei terribili fatti avvenuti ormai quasi un anno fà qui a New Orleans... una notte folle, che ha segnato profondamente questa città. Il suo spirito... Katrina non l'ha intaccato, invece quella notte si.

    Un mio caro amico era al Club 414 quella sera...


    Fece una breve pausa, la voce quasi rotta dalla commozione ricordando il suo amico, che, seppur Kermit non avesse aggiunto altro, Rebecca poteva con buona probabilità dare per morto nell'attentato, destino purtroppo comune a tutti quelli presenti nel Club e nei suoi dintorni quella maledetta sera.

    Giusto un attimo per ricomporsi, dando a Rebecca quanto bastava per capire, e riprese subito a parlare.

    Non è la morte a minare lo spirito di chi resta... E'la paura. Paura che da quella sera ha iniziato a serpeggiare per le strade, diffondendosi come un gas velenoso.

    Per quanto duro fosse il colpo ricevuto, quando abbiamo affrontato Katrina e le sue conseguenze sapevamo cosa fosse successo, sapevamo chi era il "nemico" che dovevamo affrontare. Un anno fa invece è successo qualcosa di molto strano Miss Waugh.

    Ancora oggi, dopo quasi un anno, sembrerebbe che le autorità brancolino nel buio. Eppure ci sono state decine di testimoni, superstiti... Circolano storie, che però non vengono prese in considerazione da chi sta indagando.

    Sembra quasi che ci sia una chiara intenzione di insabbiare qualcosa.


    Lo sguardo si spostò dagli occhi di Rebecca verso l'ingresso del locale, attratto dal rumore fatto dalla porta aperta da un nuovo cliente appena arrivato.
    La distrazione durò un attimo, tornò dopo un paio di secondi sugli occhi della giovane, facendola nuovamente tornare in quello stato di soggezione, simile a quello di una preda faccia a faccia con un predatore. Ebbe la sensazione di trovarsi davanti un uomo di altri tempi, di quelli abituati ad un certo tipo di socialità, e soprattutto abituato a stare in scena. Dava la sensazione di essere in grado di tenere il palco per ore anche senza avere nulla di preparato, e questo scatenava nella giovane una miriade di sensazioni diverse che spaziavano dall'invidia all'ammirazione, e che continuavano insieme alla soggezione data dal suo sguardo e rendere difficile per lei concentrarsi sul discorso, distratta di volta in volta dalle varie note che il suo spirito osservatore andava cogliendo.


    Sia chiaro, non voglio passare per un complottista...
    Ma non posso neanche stare ancora a guardare senza fare nulla mentre l'essenza di questa città viene avvelenata dal dubbio e dalla paura!

    Ho deciso che dovevo fare qualcosa. Qualsiasi cosa, pur di non starmene con le mani in mano!

    Il tono del discorso si fece via via più serrato e sentito.

    Ne ho parlato con diversi miei contatti ed abbiamo deciso di dare vita ad un festival.
    Affronteremo la morte e la paura in pieno stile New Orleans. La musica accompagnerà tutto l'evento, durante il quale porteremo avanti una raccolta fondi per dare sostegno alle famiglie più colpite da quella tragedia. Nei momenti in cui la musica si fermerà ci sarà spazio per parlare, per raccontare storie, per chiedere la verità, per discutere insieme con giornalisti, letterati ed attivisti di quanto è successo, dando voce a chi chiede che le indagini, le prove raccolte e le verità appurate vengano rese di pubblico dominio.


    Una brevissima pausa per prendere un'altra sorsata, per inumidire la gola dopo tutto quel parlare.

    Truth&Justice for New Orleans.

    Questo è ciò che chiederemo, ciò che vogliono tutti in questa città.


    Finito di parlare si rilassò visibilmente. La sua espressione tornò a distendersi, assecondando le rughe d'espressione sul suo volto.

    Come se stesse iniziando un nuovo capitolo riprese a parlare con un tono leggermente diverso, più sereno e amichevole.
    Ammetto signorina Waugh che fino a qualche giorno fà non avevo mai sentito parlare di lei. Il suo nome mi è stato consigliato da alcuni conoscenti nel settore, che mi hanno parlato di lei e del suo temperamento forte e combattivo. Mi hanno detto che lei oltre ad essere una splendida ragazza di talento è anche molto vicina alle cause per i diritti civili, e che questo a volte le si è anche ritorto contro.



    Sarei davvero felice se lei volesse unirsi alla causa e sostenerci. Lei ha una voce stupenda e sarebbe un onore sentirla scaldare i cuori di chi verrà ad assistere al nostro evento. Se poi la cosa l'aggrada potrebbe anche partecipare ad uno dei dibattiti, o perchè no, potrebbe fare un discorso, dire la sua.. raccontare la sua esperienza...

    So che sto chiedendo molto, ma sono certo che partecipare le porterà notevoli benefici nel lungo termine, anche solo grazie alle conoscenze che farà durante un evento del genere.

    Che ne pensa?


    Un accenno di sorriso chiuse il suo discorso, mentre passava la palla nelle mani di Rebecca.

    2020-12-29 11:42:42 Rebecca rolls 5 dice to ?!? (Diff 8) 6,8,9,7,9 [3 successes]


    In quel momento Rebecca, proprio mentre Kermit le passava la parola, percepì di nuovo quel disagio tipico di chi si sente gli occhi addosso. Stavolta però era diverso, non era causato dallo sguardo del suo interlocutore, era altro. Le venne istintivo voltarsi verso il lato del locale opposto a quello in cui si trovavano, e notò cosi un ragazzotto bianco che aveva gli occhi fissi su di lei. Era il tipo entrato nel locale mentre Kermit parlava. Appena lo sguardo dei due si incrociò l'uomo smise subito di guardarla, realizzando di essere stato notato.
     
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    Sfilai la borsa dal braccio e l'appoggiai sul piano mentre mi accomodavo di fronte a lui. Il tintinnio della catena contro il tavolo fu piuttosto acuto per i miei sensi, ancora non totalmente liberi dalla sbornia; lo percepii in modo così forte che dovetti chiudere gli occhi per una fitta lancinante alle tempie, per riaprirli poi in tutta fretta con la paura che il signor Ruffins potesse anche solo vagamente accorgersene (il sorriso che gli avrei rivolto poco dopo sarebbe stato un valido deterrente, di sicuro). Lasciai la mano sinistra aperta e ferma sulla borsa mentre la facevo scivolare, come a volerla proteggere.
    Sebbene non portassi mai con me roba di valore e che in una pochette così piccola non entrasse poi molto - giusto il cellulare, un pacchetto di fazzoletti, lo spray al peperoncino e pochi contanti -, facevo bene a non abbassare mai la guardia. A New Orleans si poteva morire per molto poco: un ragazzo che conoscevo era stato accoltellato per meno di cinque dollari nel portafogli e in pieno giorno; agli occhi di un disperato anche una borsetta striminzita (e tarocca) come la mia sarebbe sembrata un bottino succoso... Probabilmente il Mother-in-law era un posto sicuro ma meglio non rischiare.

    Pur restando rigida con la schiena (non appoggiata alla sedia) mi mostrai sciolta e disinvolta: come se da quell'appuntamento non dipendesse tutta la mia carriera presente e futura e mangiassi a colazione incontri con personalità tanto influenti. Avrei fatto appello a tutta la mia arroganza per resistere nel lungo termine ma, per fortuna, l'atteggiamento del signor Ruffins fu un aiuto abbastanza concreto.
    Era chiaro trattasse da una vita con gente di ogni tipo e che avesse una personalità gigantesca. Riuscì a farmi sentire a casa e a mio agio, proprio come avevo intuito entrando. Almeno per i primi secondi. Già, perché poi dovetti aggrapparmi saldamente all'idea di donna sicura e cazzuta per sostenere il suo sguardo, puntato continuamente dritto nel mio. Che si parlasse del tragico episodio del club 414 o del festival musicale per il quale mi aveva cercata, Kermit Ruffins aveva un modo di trattare con gli altri diverso da quello a cui ero abituata: affabile e allo stesso tempo potente. Non riuscivo ad evitare di sentirmi piccola, intimidita e imbarazzata sotto quegli occhi nerissimi, né indifferente al suo tono di voce. Intendiamoci: non era mica il mio primo incontro di lavoro, quello; avevo avuto a che fare con un sacco di uomini - il più dei quali porci che, a differenza sua, mi guardavano le tette mentre mi parlavano - che cercavano continuamente di spiegarmi come funzionasse il mondo (non necessariamente solo quello della musica), come mi sarei dovuta comportare, vestire, pettinare. I primi erano stati i colleghi banchieri di mio padre, a Salem. Alcuni sembravano parlare a una scema, altri ad una bambola. La loro prepotenza, protetta dai colletti bianchi e le targhette di imprenditori discografici oltre che dal mero genere maschile, non aveva niente a che spartire con il carisma di Ruffins, con la sua armonia. M'imposi di sostenerlo con altrettanta sicurezza, mi ripetevo che non avrei distolto né abbassato il mio per prima ma ad un certo punto dovetti abbandonare per forza la posizione e ritagliarmi uno spazio sicuro: accavallai le gambe e misi le mani una sull'altra.

    Gli bastò iniziare a parlare e spiegare il senso di quell'incontro per avere non soltanto la mia attenzione ma anche qualcosa che difficilmente gli altri riuscivano a ottenere in così poco tempo: l'ammirazione. Potevo non conoscere tutte le sue canzoni e comprendere a trecentosessanta gradi il suo valore nella cultura pop ma invidiavo da morire il suo carisma. La cosa più sorprendente? Non riuscivo a smettere di riflettere sul suono della sua voce. Cazzo, io sessant'anni a quell'uomo non glieli avrei mai dati.
    Dal canto mio, me ne rimasi in silenzio per quasi tutto il suo discorso. Assottigliai lo sguardo di fronte a un argomento abbastanza serio: parlava di depistaggi delle forze dell'ordine e del tribunale sull'accaduto al Club 414 (possibile che non si fosse ancora riusciti a trovare i responsabili?), di una perdita subita quella stessa notte, dell'assurdità dietro le poche risposte alle tante domande. Al contrario di Ruffins, quelle storie non le avevo mai sentite prima; nemmeno ne immaginavo la portata oscura di cui lui invece sembrava convinto. Erano una novità e non necessariamente buona... Le cose sono due: o Ruffins è uno sciroccato o davvero la polizia sta nascondendo qualcosa di grosso pensai, senza tuttavia cambiare modo di guardarlo - l'ultima cosa che volevo era compromettere l'esito di quell'incontro e la sua benevolenza. A quel punto, dovevo scegliere bene le mie mosse e studiare il linguaggio del corpo. Se mi fossi sporta in avanti o mi fossi tirata indietro avrei trasmesso due messaggi diversi: nel primo caso interesse reale verso le sue teorie insolite, nel secondo chiusura.
    - Che tipo di storie? - finalmente mi appoggiai alla sedia per sostenere il peso di quelle rivelazioni. Fu l'unica cosa che osai chiedergli al riguardo. Non ci potevo fare niente: per quanto scomode quelle rivelazioni potessero essere, ormai aveva lanciato il sasso e io volevo saperne di più. Mi feci indietro ma non incrociai le braccia, buon segno per lui! Ero tutta orecchi.
    Prim'ancora di sentire quali fossero, realizzai che non fosse poi una novità in America: c'erano così tanti problemi importanti che non vedevano mai soluzione, o di cui ci si occupava poco a livello mediatico! La sanità non alla portata di tutti, gli omicidi razziali, le discriminazioni... ma delle Kardashian però tutti sapevano tutto. Niente contro Kim, dea del contouring, ma era un dato di fatto inoppugnabile.

    Tornai ad illuminarmi solo all'idea di un festival in pieno stile Live Aid. Non avrebbe raggiunto quelle proporzioni ma ne condivideva gran parte degli scopi: mi vedevo già trionfare sul palco davanti a una platea di persone in adorazione, a parlare e battermi per una causa importante. Diverse, a dire il vero.
    - Ooh - ed annuii, sinceramente coinvolta nell'essenza di quel progetto. Perfino il titolo mi piaceva.
    - E dove si terrà? Qui, al Mother-in-Law? - tornai di nuovo in avanti, pronta ad ascoltare e proporre.
    CITAZIONE
    Ammetto signorina Waugh che fino a qualche giorno fa non avevo mai sentito parlare di lei. Il suo nome mi è stato consigliato da alcuni conoscenti nel settore, che mi hanno parlato di lei e del suo temperamento forte e combattivo. Mi hanno detto che lei oltre ad essere una splendida ragazza di talento è anche molto vicina alle cause per i diritti civili, e che questo a volte le si è anche ritorto contro.

    Sollevai un sopracciglio, per avvalorare la sua versione.
    - Sono stati onesti, almeno - non ero lì per fare la vittima. Non mi pentivo delle scelte che avevo fatto né delle posizioni che avevo preso, anche quando il prezzo da pagare era stato alto. Sentivo di avere fatto la cosa giusta e non avrei certo smesso. Picchiettai con l'indice sul tavolo prima di continuare.
    - Non la preoccupano le critiche che potrebbero travolgere l'evento quando il mio nome spunterà fuori? - fui un tantino impertinente, ma hey: oramai Kermit ed io eravamo in confidenza.
    CITAZIONE
    Sarei davvero felice se lei volesse unirsi alla causa e sostenerci. Lei ha una voce stupenda e sarebbe un onore sentirla scaldare i cuori di chi verrà ad assistere al nostro evento. Se poi la cosa l'aggrada potrebbe anche partecipare ad uno dei dibattiti, o perchè no, potrebbe fare un discorso, dire la sua.. raccontare la sua esperienza... So che sto chiedendo molto, ma sono certo che partecipare le porterà notevoli benefici nel lungo termine, anche solo grazie alle conoscenze che farà durante un evento del genere.

    Come non detto. Caro Kermit, ma chi ti ha mandato? Era chiaro che avrei accettato: mi sarei fiondata su quel festival e le ricche opportunità che mi avrebbe offerto - agganci, pubblicità, visibilità - ma prima che potessi anche solo pensare a come rispondergli e trasmettergli tutto il mio entusiasmo mi ritrovai a fare i conti con lo stesso brivido dietro la schiena di poco prima, che mi fece tremare visibilmente con le spalle. Avrei potuto ignorarlo e continuare a parlare con Ruffins ma non sarei stata io. Prima con fare discreto e poi più spudorato guardai indietro. Incrociai lo sguardo di un uomo che subito dopo distolse il suo. Rimasi a fissarlo per una manciata di secondi e non di più prima di tornare su Kermit e rispondergli. Riavviai i capelli dietro le spalle e gli porsi la mano.
    - Anch'io sono per la giustizia, signor Ruffins. Conti pure su di me - era un evento di beneficenza e lo scopo primo era appunto raccogliere fondi: ero fottutamente brava in quello.



    Edited by aquamärine - 30/12/2020, 20:14
     
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    Kermit rasserenato dalla dimostrazione di interesse e dalla volontà di Rebecca di farsi coinvolgere nella cosa si rilassò visibilmente poggiandosi allo schienale e passandosi una mano sulla nuca in un gesto che pareva proprio dimostrare soddisfazione.

    Prese un nuovo sorso dal bicchiere che ormai si avvicinava ad essere vuoto. Notandolo l'uomo fece un cenno ad uno degli inservienti che si mise in moto per raggiungere il retro del bancone.

    Ruffins non si preoccupò di seguirlo con lo sguardo ne di vedere cosa stava effettivamente facendo, piuttosto tornò su Rebecca e sulle sue domande.

    Dunque... Immagino che non essendo minimamente circolate sui mass media - cosa già di per se molto strana - lei giustamente non sia al corrente delle voci, più o meno provate, sia chiaro, che girano intorno a quella notte.

    Non voglio tediarla con i dettagli di storie che purtroppo sono anche contaminate, gonfiate e stravolte dal passaparola e dall'esibizionismo di alcuni. Le dico però che, anche se sui mass media nessuno ne ha parlato minimamente, sono circolate foto e testimonianze di fatti avvenuti quella notte decisamente strani. Troppo strani. Quasi inspiegabili. Roba che sembra uscita da qualche film horror di serie b...


    Fece quindi un gesto con la mano, come ad indicare di aspettare, per poi iniziare a frugare le proprie tasche in cerca del telefono. Trovatolo lo estrasse e dopo averci armeggiato per qualche secondo lo porse alla giovane. Era aperto un album della galleria al cui interno c'erano diverse immagini.

    Se è un tipo impressionabile non le consiglio di guardare. Sono immagini di come apparivano il bus 415 e la crack house a St.Roch quando è arrivata la polizia a fare il proprio lavoro.

    Mi creda io conosco tanta gente a New Orleans, purtroppo anche gente brutta. Nessuno, e ripeto, nessuno, ha idea di cosa diavolo sia successo quella sera, ne del perche. Nessuno ha rivendicato la paternità dell'attentato e la cosa ancora più assurda è che di quello scempio non se ne è praticamente neanche parlato. Se qualche imbecille esibizionista tra i primi arrivati non avesse fatto quelle foto non ne avrebbe mai saputo niente nessuno.

    E le storie non sono da meno. Ma sulle storie c'è sempre da dubitare perche alla gente piace inventare.

    I morti sul 415 però sono reali, i familiari li piangono ancora oggi, e anche se le autorità dicono che sono morti nell'esplosione del Club 414, la realtà dei fatti è che sono morti su quel bus. Come logica vuole. E questo non fa altro che dar credito al fatto che quelle foto sono vere. E se cosi fosse vuol dire che la polizia ha mentito in merito.

    Magari non è cosi, o magari si. Non sono io che posso stabilirlo, anche se non serve essere complottisti per sentire puzza di bruciato.
    Il punto è che la città ha bisogno di risposte concrete, ha bisogno di verità. Ci serve per sollevare questo velo di paura che aleggia per le strade. Serve ai familiari delle tante vittime per poter chiudere questa storia ed andare avanti.


    Il tipo che era andato dietro al bancone nel frattempo armeggiava con le bottiglie, pareva star versando un drink.

    Per quanto riguarda possibili critiche, non vedo problemi. Coinvolgere una donna con le palle, mi conceda l'espressione.. Non è qualcosa per la quale io veda minata la qualità o l'integrità del festival. Anzi. Sono certo che il suo supporto non potrà che fare bene al tutto.


    Ah, la location non è ancora decisa, ma probabilmente si terrà in una piazza all'aperto, quasi sicuramente dalle parti del quartiere francese.

    Concluse rispondendo alla domanda che la giovane aveva posto poco prima, ricordandosi solo a quel punto di questa. Proprio mentre Kermit concludeva la frase arrivò al tavolo il cameriere, pronto a sostituire il drink ormai esaurito del proprietario della baracca.

    Cosa desidera Rebecca? Le va un buon bourbon? O preferisce qualcos'altro di più giovanile? La prego, è mia ospite.. lasci che le offra qualcosa!

    Rebecca era ancora col telefono di Ruffins in mano. Il camerire la guardava in attesa di sentire la sua ordinazione.

    Edited by Lopensky - 1/1/2021, 21:01
     
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    Avevo chiesto io a mr Ruffins di spiegare nel dettaglio le ragioni sociali dietro il concerto di beneficenza ma non potevo immaginare - neanche lontanamente - quanto orrenda sarebbe stata la verità che stava per mostrarmi. Se il racconto fu da brivido, le foto superarono di gran lunga la soglia dell'orrore a cui ero abituata. Vedere aveva un impatto maggiore rispetto ad un racconto verbale: le immagini su di me facevano molta più presa. Guardai prima la sua mano poi l'apparecchio; me lo rigirai tra le dita e dopo un attimo di esitazione controllai il display. La galleria era già stata aperta, dovevo solo scorrere.

    Già al secondo slide volevo smettere; tutto quel sangue, i cadaveri e le posizioni innaturali in cui versavano... non riuscivo a sopportare scene di quel tipo né l'idea del dolore. Avevo un piccolo problema di empatia: m'immedesimavo nelle situazioni altrui e mi sembrava di sentire in modo chiaro gli stimoli emotivi esterni. Non faceva differenza che fossero vivi o morti: la sofferenza mi colpiva allo stesso identico modo. Come un colpo di mazza da baseball in pieno viso.
    - Come le ha avute - mormorai con un filo di voce andando avanti comunque. Ero terrorizzata, con gli occhi quasi pieni di lacrime e il batticuore, ma non riuscivo a smettere di guardare. Sarò anche stata masochista ma volevo andare in fondo alla faccenda. Osservavo le immagini con fin troppa attenzione e solo arrivata alla sesta (forse), in concomitanza con l'offerta di un drink, glielo passai a testa in giù. Ero stremata ed evidentemente scossa. All'inizio non capii la richiesta, non mi arrivò proprio tanto era immersa in quello scenario spaventoso. Poi osservai il cameriere in attesa, lo stesso Kermit stava aspettando una risposta.
    - Un margarita andrà bene - Mi sforzai, veramente, di accennare ad un sorriso di cortesia per entrambi. Subito dopo mi asciugai in fretta un paio di lacrime e tirai su col naso. Sulle braccia avevo la pelle d'oca e per allontanare il freddo che mi aveva travolto me le accarezzai , su e giù, di continuo. Non credevo le intenzioni di Ruffins fossero quelle di turbarmi così tanto ma l'aveva fatto e le conseguenze per me sarebbero state devastanti. Primo perché ogni volta che avrei chiuso gli occhi avrei rivisto solo quegli orrori, per giorni; secondo perché l'entusiasmo di godermi il trampolino di lancio che quel festival avrebbe rappresentato per me era andato a farsi fottere. C'era solo lo scopo dietro l'evento ormai, il traguardo da raggiungere era la verità. Volevo anch'io, come Kermit e gli altri, ottenere giustizia per quelle persone a cui non era stato dato il giusto onore di vittime.

    - E' assurdo - commentai incredula poco dopo, scuotendo la testa e guardando oltre Kermit.
    - Come ci sono riusciti? Tutto diventa virale su internet, come è possibile che queste foto non abbiano girato e siano finite in televisione o sui social diventando un caso nazionale? - più che un tentativo di conversare sull'argomento con Kermit erano delle riflessioni fatte ad alta voce. Alzai allora gli occhi su Ruffins mentre mi accarezzavo ancora le braccia.

    Edited by aquamärine - 3/1/2021, 20:22
     
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    2021-01-03 10:30:16 Rebecca rolls 2 dice to Notare (Diff 9) 5,6 [failure]


    Il cameriere raccolse con un cenno del capo l'ordinazione per poi tornare con calma verso il retro del bancone. Nel mentre Kermit notando quanto Rebecca fosse rimasta turbata da ciò che aveva visto allungò entrambe le mani, andando ad afferrare e stringere tra le sue quella con la quale la giovane gli stava restituendo il cellulare. Considerando che i due ancora non si erano neanche dati del "tu", quello arrivò a Rebecca come un gesto quasi fin troppo intimo per il loro rapporto. Alzando gli occhi incrociò di nuovo quelli dell'uomo. Stavolta non provò soggezione, sentendosi invece principalmente confortata. Dal suo sguardo traspariva una pena evidentemente ancora forte per quanto successo.

    Mi scusi, non avrei dovuto mostrarle quelle immagini. Spero di non averla turbata...
    Era visibilmente dispiaciuto di aver causato quella reazione in lei.

    I due rimasero cosi per qualche secondo, finche con la stessa delicatezza con cui le aveva stretto la mano tra le sue non allentò la presa consentendole di ritrarla a se.

    Le foto mi sono state girate tempo addietro da un mio amico che ha un parente nella polizia. Mi ha detto che le avevano scattate loro appena giunti sul posto...

    Tre mesi fa vedendo che non se ne parlava cercai di mettere su un caso mediatico, ma di queste foto non c'era alcuna traccia da nessuna parte. Il "contatto" del mio amico negò non solo di avergliele girate ma persino di averle mai viste. Senza una fonte, senza delle prove concrete..
    Non fu possibile montare alcun caso. La patata era troppo bollente, se fosse venuto fuori che erano dei falsi costruiti ad arte, chiunque avesse scommesso anche solo un penny su questa storia sarebbe finito malissimo.
    E cosi la cosa si è risolta in un nulla di fatto.


    Kermit diede un ultimo sguardo ad una di quelle foto prima di riporre il telefono in tasca, scuotendo la testa amareggiato proprio mentre il cameriere tornò col drink per Rebecca. Lo poggiò sul tavolo per poi lasciare di nuovo i due soli e liberi di parlare tra di loro.

    Non le nascondo che sono anche piuttosto scoraggiato. Ho trovato tanti muri in questa storia. Tanti mi hanno consigliato di lasciar perdere.
    Sembrava quasi come se cercasse un alleato, qualcuno che stesse dalla sua parte in quella guerra che voleva combattere.


    Nel locale nel frattempo erano entrati altri avventori ed un leggero brusio iniziava ad accompagnare la musica jazz di sottofondo, segno che l'ora si stava facendo tarda e che l'attività serale del locale stava per entrare nella sua fase più viva. Nessuno dei due stava più prestando molta attenzione alla porta, che si apriva con frequenza via via maggiore per accogliere i nuovi venuti. Nel loro parlare non notarono quindi che un uomo piuttosto massiccio si stava avvicinando al tavolo. Non finche questi non fu praticamente a ridosso dello stesso, alle spalle di Rebecca, la quale ne percepì comunque la presenza quando questi fu abbastanza vicino. Lo sguardo di Kermit si alzò andando ad incontrare il nuovo arrivato con aria interrogativa.

    Scusate la mia grossolana intromissione... Sono in ritardo per il nostro appuntamento signor Ruffins?
    Esclamò quindi il nuovo venuto con uno strano accento che non pareva proprio del posto.

    Kermit ebbe palesemente un attimo di smarrimento, per poi fare mente locale e buttare una fugace occhiata all'orologio appeso alla parete.

    Mon Dieu!
    Esclamò quindi portandosi la mano alla fronte, evidentemente ricordandosi solo allora di avere un appuntamento. Si alzò rapidamente dalla sedia per accogliere il nuovo arrivato la cui identità era ancora un mistero per Rebecca.

    Nono! Non è in ritardo, anzi.. Direi in perfetto orario! Si sieda con noi, stavamo appunto parlando del festival!
    Detto ciò lo invitò a sedersi nella sedia a destra di Rebecca, proseguendo quindi con le dovute presentazioni tra i due..

    Ho il piacere di presentarle Rebecca Wuagh, una talentuosissima cantante ed attivista per i diritti civili che prenderà parte al Festival!
    Era evidente nel suo eloquio la soddisfazione nel poter dire che la giovane avrebbe preso parte all'evento.

    Rebecca, questi è il signor O'Neill! Ha un locale nel Quartiere Francese. E'da poco diventato uno dei finanziatori del Festival, e si sta adoperando per farci avere i vari permessi.

    O'Neill rimase per qualche istante bloccato come se valutasse la situazione, per poi sorridere compiaciuto e presentarsi, tendendo la mano alla giovane.
    Jackson, Jackson O'Neill! Piacere di conoscerla!

    A differenza di Rebecca Jackson non sembrava aver dedicato particolare cura al proprio vestiario. Aveva una tenuta piuttosto casual, un paio di jeans blu scuri ed una maglietta a maniche corte nera erano tanto anonimi quanto informali. Non sembrava l'outfit di qualcuno che va ad un incontro d'affari.

    C'era poi qualcosa di più... Rebecca si sorprese a provare una sensazione piuttosto strana, causata dalla presenza di quel Jackson. Un impercettibile mix di paura ed eccitazione, come se qualcosa di atavico in lei le stesse solleticando l'attenzione per tenerla in guardia.
     
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    Affrontavo il dolore e la sofferenza in un modo decisamente opinabile: facendo baldoria. Uscivo oltre il necessario, bevevo come una spugna, mi trasformavo nell'animale da festa che tutti almeno una volta nella vita volevano conoscere. La cosa mi caricava da morire, non c'era modo di spiegarlo meglio; ne venivo fuori esplosiva. Sapevo già chi contattare per far serata e contrastare lo shock quando il signor Ruffins fece qualcosa che cambiò il modo di percepire l'intera situazione. Il suo tocco rassicurante mi diede la possibilità di aggrapparmi in extremis per non perdermi in quell'oceano di dolore.
    Disse di sentirsi in colpa e faceva bene, cazzo. Faceva bene.
    Secondo te? pensai d'istinto, guardandolo anche un po' scazzata col sopracciglio inarcato.
    Ti pare che mi mostri certe cose e non ne resti turbata? Non sono mica un robot.

    - Sono state disturbanti. Come un horror di serie b - annuii e mi lasciai sfuggire un sospiro nel riprendere la sua stessa definizione. Passai di nuovo l'indice sotto il contorno occhi e l'arco di Cupido. Era un dato di fatto, non dovevo certo mentire per dare il contentino alla sua coscienza. Appena mi sentii vagamente meglio, comunque, ritirai la mano e la infilai tra l'incavo del ginocchio e la coscia creandomi una comfort zone; con l'altra, dopo avergli mostrato il palmo della mano e trasmesso "sto bene", portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio scivolando indietro sulla sedia e toccando lo schienale. Mi sarei mossa di nuovo solo quando il cameriere avrebbe servito il margarita e avrei avuto intenzione di berlo.

    Stando a quanto detto dal signor Ruffins, qualcuno aveva provato a far girare quelle foto ma senza risultati. Erano sparite come le informazioni dei testimoni, i contatti, addirittura le prove raccolte. Corrugai la fronte, pensierosa.
    - E cosa le fa pensare che questa volta sarà diverso? - la domanda sorse spontanea.
    - Voglio dire... chiunque abbia insabbiato questa storia una volta avrà interesse nel farlo di nuovo; magari occupandosi anche di chi vuole portarla alla luce. Non le pare? - morsi il labbro inferiore e portai una mano sulle labbra; presi ad accarezzarle piano coi polpastrelli, brevemente. Al profumo del margarita non mi sarei mai abituata tant'era buono e poi adoravo il lime; una meritata meraviglia dopo tanto orrore. Feci scivolare il sottobicchiere verso di me con indice e medio mancini.
    - Non mi fraintenda, signor Ruffins. Voglio aiutarla e farò del mio meglio perché se ne parli, gliel'assicuro. Ha pensato di trasmettere il concerto anche in streaming, su più piattaforme? - mentre alzavo la coppa e gustavo un primo sorso - lo zucchero sul bordo influì anche sul mio umore - lo sguardo di Ruffins si posò ben oltre la mia testa. Contemporaneamente una voce maschile, non squillante ma forte abbastanza, annunciò un nuovo arrivo.

    Mi colse di sorpresa, accidenti, ed io detestavo le sorprese. Non avevo avuto già abbastanza colpi al cuore quel giorno? Nel sobbalzare rischiai anche di rovesciarmi addosso parte di quel prezioso salvavita profumato... Dovevo risolvere. Sciolsi subito le gambe per avere più equilibrio (da seduta? eh sì) e mi voltai a mezzo busto verso l'ultimo arrivato, senza però riuscire a vedere granché. Allora adagiai in fretta la coppa sul sottobicchiere e lisciai il jeans sulle cosce alle presentazioni. La mano sinistra era gelata per colpa del drink ma non era un problema, non era quella che gli avrei teso.
    Jackson O'Neill, uno dei finanziatori del progetto di Kermit, era un rosso dai baffi discutibili, un accento decisamente di fuori zona e un contestabile senso del vestire. Doveva essere un incontro di lavoro e si era presentato come Ben Affleck sotto copertura uscito a comprare delle Donkin' Donuts ma chi ero io per giudicare? L'importante era che contribuisse alla causa.

    - Troppo gentile, signor Ruffins. Salve - presentai al rosso la mano destra guardandolo in viso in modo evidentemente diverso rispetto a quanto fatto con Kermit Ruffins.
    Avrei potuto aggiungere di più - non ero timida e tendevo a rompere il ghiaccio per prima perché detestavo i silenzi imbarazzanti - se non fossi rimasta turbata da tutto quello che era O'Neill: un armadio enorme, tre volte me all'incirca, con degli occhi di un blu cielo pazzesco e un'aura difficile da decifrare. Gli istanti - perché altro non furono che istanti e avrei fatto bene a ricordarmene - in cui rimanemmo in contatto mi sembrarono lunghissimi, fuori dal tempo.
    Impossibile stabilire se i brividi che mi stessero squarciando la schiena a metà fossero dovuti al suo sguardo o alla tensione accumulata durante l'intera giornata che finalmente trovava una valvola di sfogo. Non l'avrei dato a vedere comunque. Tornai seduta composta a sorseggiare il margarita, con le gambe di nuovo accavallate e lo sguardo verso Kermit almeno in apparenza perché con la coda dell'occhio, ogni tanto, controllavo O'Neill.
     
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    Jackson sorrise di rimando alla giovane mentre questa con fare modesto rispondeva agli elogi da parte del padrone di casa. Terminati i convenevoli i tre si sederono al tavolo pronti a proseguire il discorso.

    Per alcuni istanti calò il silenzio, finchè Kermit si decise a rompere gli indugi e riprendere il discorso, coinvolgendo subito il nuovo venuto.

    La signorina Waugh mi stava giusto esponendo alcune sue idee per aumentare la portata del festival. Più persone raggiungeremo, più occhi riusciremo ad aprire, questo è il nostro obiettivo!

    Nella sua voce si sentiva un chiaro entusiasmo, evidentemente l'idea della giovane aveva alimentato le sue aspettative per l'evento. Rebecca dal canto suo mentre Kermit parlava andava di tanto in tanto con lo sguardo sul nuovo venuto. Questi dapprima appariva concentrato su Ruffins e pareva rilassato e tranquillo... Quando però si fece accenno al fatto che Rebecca avesse dato idee o suggerimenti, lo sguardo di O'Neill si spostò rapidamente dal padrone di casa alla donna. Seppur non disse nulla era chiaro che la stesse studiando, i suoi occhi glaciali la scrutavano con aria quasi inquisitoria.


    Lei Jackson invece che notizie mi porta?
    Nonostante la domanda posta da Ruffins, Jackson rimase inizialmente con lo sguardo sulla giovane, come se qualcosa in lei avesse attirato la sua attenzione.

    Kermit..
    Rispose poi volgendo finalmente gli occhi di nuovo sul proprietario del locale.

    Non serve tanta formalità.. Dammi pure del tu..
    La frase fu accompagnata da un sorriso di circostanza, prima che questi proseguisse nel rispondere.


    Purtroppo non porto buone notizie... C'è stato un intoppo nel rilascio dei permessi necessari.
    Mi hanno spiegato che nell'ultimo anno sono state cambiate le normative per questo genere di eventi. Non è un dramma ma ci vorrà un pò più del previsto.
    Sai no?
    Qualche autorizzazione in più...
    Qualche modulo cambiato semplicemente di sigla..

    Burocrazia insomma!


    Chiuse il discorso alzando le spalle come a dire "che vuoi farci". In tutta risposta il signor Ruffins aggrottò le ciglia mostrando disappunto, per poi alzare gli occhi al cielo come se sotto sotto se lo aspettasse.

    Vorrà dire che aspetteremo queste autorizzazioni...
    Rispose sconsolato, evidentemente amareggiato del ritardo rispetto alla tabella di marcia prevista.


    Torniamo a noi, signorina Waugh... Mi stava esponendo alcune sue idee...
    Con rinnovato ottimismo Kermit richiamò in causa Rebecca, evidentemente curioso di sentire cosa aveva in mente, per poi sorseggiare il bourbon appena servitogli.


    2021-01-04 11:43:00 Rebecca rolls 4 dice to ?!? 5,10,4,4 [1 success]


    Rebecca non fece fatica a notare un atteggiamento molto diverso tra i due interlocutori che aveva davanti, soprattutto nel modo di porsi verso di lei. Seppur in modo discreto, Jackson la stava in qualche modo studiando. I suoi occhi la scrutarono a più riprese, ed il linguaggio non verbale lasciava intuire che stesse rimuginando su qualcosa.
     
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    Un sorriso lusingato mi illuminò il viso ai complimenti di Ruffins. Era proprio su di giri, mi stava sponsorizzando a tutta forza! Non che la cosa mi dispiacesse, era il primo dopo tanto tempo ad avere così tanta fiducia in me; se avesse continuato di quel passo non ci avrei messo molto ad abituarmici.
    CITAZIONE
    La signorina Waugh mi stava giusto esponendo alcune sue idee per aumentare la portata del festival. Più persone raggiungeremo, più occhi riusciremo ad aprire, questo è il nostro obiettivo!

    Annuii in modo delicato, come a dire sì, è così; nella mia testa un coro immaginario diceva grande, così si parla, piuttosto gasato.
    Tenevo lo sguardo su Kermit ma con la coda dell'occhio non perdevo di vista il rosso. Aveva attivato i miei sensi, tutti quanti. In genere sapevo distinguere subito se una persona mi desse fastidio o mi piacesse, andavo molto a pelle e non mi sbagliavo quasi mai. Con lui invece mi risultava difficile. La sua vicinanza non mi faceva sentire tranquilla; era come se ogni fibra del mio essere volesse mettermi in guardia e mi suggerisse di fuggire a gambe levate, senza guardarmi indietro. Allo stesso tempo, una parte di me desiderava qualcosa di imprecisato da lui. Era un impulso forte, veramente forte; orgogliosa com'ero l'avrei tenuto a bada fino a quando non l'avrei ritenuto necessario però sapevo che c'era ed era strano.
    Quando mi accorsi che mi stava guardando con insistenza, in un momento a caso mi voltai spudoratamente verso di lui. Ignorarlo non sarebbe servito a niente: io non ignoravo, io affrontavo. Se aveva qualcosa da guardare, che guardasse bene. Se aveva qualcosa da dire, che la dicesse.

    Sembrava andare tutto bene, emozioni tumultuose a parte. Insomma: avevo un ingaggio, il mio capo sembrava una persona squisita e giusta, lo scopo del progetto era ben più che benefico... cosa poteva minare - oltre alle tremende immagini e alla realtà che c'era dietro - la relativa serenità di quel momento? A parte il nervosismo che continuavo a provare e che si era acuito (stranamente) con l'arrivo di quel tale Jackson? Gli intoppi che disse di avere trovato nella richiesta dei permessi.
    Organizzare eventi pubblici non doveva essere una passeggiata: permessi, autorizzazioni, pagamenti di tasse di cui la gente comune non aveva la benché minima idea; un gran caos. Alzai gli occhi al cielo, facendo schioccare la lingua sotto il palato, e tornai a dedicarmi al margarita: due sorsi, uno dopo l'altro. Il disappunto di Ruffins era anche il mio. Tipico. Solo un idiota si sarebbe illuso che l'evento avrebbe avuto modo di vedere la luce passando per i palazzi della pubblica amministrazione. Avevano o no tutti cercato di mettere a tacere le voci che circolavano intorno alle foto? La polizia non aveva insabbiato le prove delle morti sul bus, attribuendole all'esplosione del club? Mi meravigliava la fiducia di Kermit. Avrei lasciato parlare loro perché non era il mio campo e oltre a qualche congettura non avrei potuto dire molto. Non me ne intendevo. Sorseggiai il margarita, mi guardai intorno, vagai con lo sguardo sul resto della sala ormai gremita finché non fui interpellata direttamente, pochissimo dopo. Mi schiarii la voce.

    - Parlavamo di streaming: sfruttare le piattaforme virtuali per portare in mondovisione il festival. Se trasmettessimo l'evento su internet, in diretta, avremmo non solo molta più affluenza ma anche più libertà. Potremmo fare a meno delle autorizzazioni necessarie per una manifestazione pubblica in piazza; basterebbe affittare una sala, montare delle attrezzature ed avere una buona connessione.

    So che non sarebbe nel suo stile, signor Ruffins. Lei è un tipo carnale, le piace stare in mezzo alla gente e coinvolgerla ma, non me ne voglia il signor O'Neill, non credo proprio che avrà mai le autorizzazioni che le servono in tempi ristretti -
    tornai su Jackson una volta durante il monologo, quando lo nominai, e non mi sfuggì la sua perplessità.

    - Potrebbe bypassare tutto questo se optasse per andare in live sui social. Twitch, Instagram, Facebook, Youtube... c'è l'imbarazzo della scelta e talvolta solo un piccolo investimento economico per ottimizzare le prestazioni. - ne avevo parlato con molta sicurezza, era chiaro avessi avuto a che fare con modalità di quel tipo in passato. La cosa che mi premeva di più era che il podcast dell'evento desse voce alle vittime e alle loro famiglie. La morte di quelle persone non poteva passare per un incidente e i responsabili restare impuniti.

    - L'idea del festival è molto nobile, dico davvero. Non possiamo rischiare di non fargli vedere la luce per delle autorizzazioni mancanti. E' troppo importante. Consideri che potremmo farlo in uno spazio infinitamente più grande dello Smoothie King Center e senza barriere. - avevo preso a parlare al plurale, inserendomi nel progetto, e parlando con entusiasmo vivo. Ci credevo sul serio ed era mio dovere trovare il modo di aiutarlo a ottenere verità e giustizia.
    - Lei che ne pensa, O'Neill? Finanzierebbe lo stesso il progetto se si tenesse su internet? - lo chiamai in causa di mia iniziativa, desideravo proprio sentirlo parlare e ascoltare il suo pensiero.
    Chissà perché.

    Sono in dubbio: dovrei chiederti di fare un tiro Persuasione (anche se nella lista della guida non c'è e non ho idea se si possa fare) 🤔 O non è il caso?

    Becca è quasi sicura che le autorizzazioni non arriveranno mai, visto il precedente insabbiamento, per questo cerca di promuovere lo streaming.


    Edited by aquamärine - 4/1/2021, 23:40
     
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    Il tiro di persuasione in alcuni casi può starci, ma in generale specie nel sociale se non è indispensabile preferisco lasciare ai giocatori la libertà di giocarsela con i propri mezzi, ovviamente considerando poi che il pg riesce ad essere più o meno convincente non solo in base alla bontà delle tesi esposte ma anche relativamente ai punteggi in scheda. 😉


    Notando lo sguardo di Jackson su di se, Rebecca si voltò per qualche istante verso di lui quasi con fare di sfida. Questi in risposta le fece un occhiolino seguito da un sorriso appena accennato. La naturalezza e soprattutto la prontezza di quel gesto lasciava intuire che oltre ad essere abbastanza sfacciato quel Jackson doveva trovarsi anche piuttosto a suo agio in quella situazione.

    Durante il suo discorso Rebecca non mancò di tirare fuori tutte le idee che le vennero in mente. Idee non solo costruttive, ma anche al passo con i tempi. Forse persino troppo, a giudicare dalle espressioni dei suoi interlocutori.

    Il signor Ruffins rimase in ascolto tutto il tempo, alternando momenti di marcato interesse con altri in cui appariva quasi combattuto sul come reagire agli scenari proposti dalla giovane musicista. Dall'altro lato, O'Neill sembrava più indecifrabile. Dopo quell'occhiolino, ascoltandola parlare, si era fatto molto più serio e si vedeva che stava rimuginando molto sulle parole della giovane.

    Rebecca chiamò quindi in causa O'Neill, desiderosa di sondare l'eventuale interesse di questi verso la sua proposta.

    Lei mi sottovaluta signorina Waugh..
    Ribattè alludendo a quanto da lei affermato, ovvero che non sarebbe riuscito ad ottenere quelle autorizzazioni nei tempi richiesti.

    Comunque...
    Ammetto di non essere quello competente in materia qui. Conosco bene però le motivazioni che spingono me e gli altri finanziatori a voler sostenere questo progetto, cosi come credo di capire cosa abbia spinto Kermit a prendere questa iniziativa.

    E, mi spiace dirlo cosi francamente, ma l'evento cosi come lo vorrebbe organizzare lei perderebbe buona parte del suo scopo.


    Dall'altro lato del tavolo Ruffins era in silenzio, ascoltava il discorso alternando il suo sguardo tra i due ed il suo bourbon.

    Già... Questo è vero..
    Si limitò a dire confermando di pensarla come O'Neill.

    Non sto dicendo di non fare ciò che suggerisce, sia chiaro...
    Quello che propone di fare potrebbe essere una cassa di risonanza in più per dare maggiore risalto al tutto, ma non il cuore dell'evento vero e proprio.

    Noi qui vogliamo riportare la gente in strada.
    Vogliamo fiumi di gente che finalmente affronta la paura e affolla la città festosa come fossimo al Mardi Gras!

    Nel suo modo di parlare c'era un certo fervore. Benche non avesse l'aspetto del tipico uomo carismatico, sembrava averne da vendere, tanto che lo stesso Kermit tornò a dirsi d'accordo, annuendo col capo.

    Esattamente..
    Aggiunse visibilmente d'accordo. Subito dopo si diede una rapida occhiata intorno, per poi guardare l'orologio. Assunse un'aria sorpresa, probabilmente stupito dall'ora piu tarda di quanto si aspettasse. Con aria visibilmente dispiaciuta si alzò quindi in piedi.

    Mi dispiace davvero molto lasciarvi nel bel mezzo della conversazione, ma devo scappare, il dovere mi chiama. Devo andare a preparare per la serata, prima che si faccia troppo tardi.
    In effetti nel mentre il locale si era andato via via popolando, e sebbene non ci fosse certo il pienone, si poteva ipotizzare che di li a breve la gente avrebbe iniziato ad aspettarsi l'intrattenimento di qualità per il quale era venuta.

    Ruffins strinse la mano in saluto prima a Rebecca e poi a Jackson.
    Ha già il mio numero signorina Waugh... Ci risentiremo prossimamente per definire meglio la sua partecipazione, nel frattempo mi lasci dire ancora una volta che sono davvero onorato di averla a bordo!
    Era evidentemente soddisfatto dell'incontro.

    Ovviamente siete miei ospiti per la serata!
    Sentitevi liberi di ordinare ciò che volete... Mi farebbe estremo piacere se voleste passare qui la serata, la musica mi dicono non essere malaccio!
    Eheh!

    Sorrise divertito alla sua stessa battuta, nel suo locale tendeva infatti ad esibirsi molto spesso, ed era anche per questo che molti andavano a passare proprio li le loro serate. Tutte informazioni che Rebecca aveva scoperto grazie a qualche astuta ricerca su internet prima di andare li.

    Magari signorina Waugh potrebbe esporre meglio queste sue idee a Jackson. Sta curando lui la parte burocratica e rappresenta buona parte dei finanziatori del Quartiere Francese... Sono certo che con il suo supporto faremo grandi cose!
    Di nuovo l'entusiasmo di Kermit accese un certo ottimismo nei presenti, si vedeva che credeva in ciò che stava facendo e che teneva particolarmente alla buona riuscita della cosa.

    Godetevi la serata!
    Aggiunse prima quindi prima di congedarsi definitivamente, portando con se il suo bourbon.

    Kermit sta lasciando il tavolo. Se hai qualcosa da dire o fare prima che lo faccia fai pure. 👍
     
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    Niente da fare: le nuove frontiere degli eventi online non avevano spaccato per Ruffins ed O'Neill.
    - Mmm - mormorai riflessiva con lo sguardo basso e il cervello che lavorava, machiavellico. Per quanto non mi piacesse esser messa di fronte a un errore di valutazione così grossolano, avevano ragione: trasmettere l'evento esclusivamente su internet gli avrebbe tolto parte della motivazione principale ovvero combattere l'insicurezza generale riempiendo strade e piazze. Morsi le labbra, ancora umide di margarita, e iniziai a pensare. Portare la gente in strada... unita dallo stesso messaggio e intento...
    Mi venne in mente qualcosa che potesse fare al caso nostro - la competizione mi spingeva a tirar fuori il lato più ambizioso di me stessa - quando Kermit disse di doversene andare. Si era già alzato in piedi e io, che mi ero estraniata per almeno un minuto inseguendo un flusso di pensiero, mi ritrovai a far vagare lo sguardo dal jazzista all'investitore cercando di mettere insieme i puntini. Era finita, dovevo andarmene, com'eravamo rimasti? No, Jackson ed io potevamo restare a parlarne per quanto avremmo voluto.

    - Il piacere è tutto mio, la ringrazio ancora per l'opportunità... e per il margarita - strinsi la mano al proprietario del bar con vigore, risi anche alla sua battuta celebrandolo alzando la coppa quasi vuota. Ok Kermit, ti sei decisamente conquistato un posto nella mia lista dei preferiti. Chissà quanto ci metterò prima di bruciare anche te. Foto a parte, mi aveva messo di buon umore: non sentivo nemmeno più il mal di testa! Forse quello era merito del margarita...
    Lo osservai mentre ci dava le spalle e cominciava a dedicarsi al suo locale: da quel che avevo letto e visto, quell'uomo cucinava suonava e intratteneva i clienti, tutto da solo. Era lui l'asso nella manica del suo stesso locale, il fautore del suo successo. Con me aveva guadagnato non solo un'alleata ma anche una cliente: ci sarei tornata nel suo locale proprio per la bella persona che era.

    Mi voltai quindi verso Jackson, eravamo solo noi due al tavolo ormai e volevo rompere un po' il ghiaccio.
    - Così lei è il portavoce degli investitori - l'avevo detto che i silenzi imbarazzanti non mi piacevano. Bevvi l'ultimo sorso di margarita (avevo avuto l'accortezza di non farlo dallo stesso punto per ripulire tutto lo zucchero dal bordo) e lasciai la coppa lontano da me.
    - Di che si occupa, esattamente? - ci stava fare un po' di conoscenza prima di tornare a parlare di quel che avevamo sicuramente in comune, e cioè le sorti del festival.

    no, per me va bene così!
    mi mancherà Kermit <3
     
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