Villa Vinci

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    Villa Vinci è una magione situata poco fuori New Orleans, nella comunità di Vacherie. L'intera zona è famosa per le splendide piantagioni risalenti al secolo scorso, ripensate come rifugi di campagna per cittadini abbienti. All'alba degli anni trenta sono ben poche le colture pienamente funzionanti, e la Vinci non fa eccezione: le misere canne da zucchero rimaste e i casolari che un tempo servivano da dormitori per gli schiavi ora non sono che semplice decorazione, vezzo di facciata.

    Prima di giungere alla villa gli ospiti devono superare un'ampia cancellata di recente posa, per poi percorrere un lungo viale alberato in cui le alte fronde delle querce autoctone si stagliano con abbondanza, intrecciandosi l'un l'altra per formare delle vere e proprie arcate naturali, incontro di due estremi.

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    Cadenzati lampioni a gas illuminano l'ultima parte del lastricato, andando a presentare la stupenda facciata di Villa Vinci: progettata come un unico frontone, utilizza parte dello scuro tetto per abbozzare quello che nelle architetture classiche è il timpano triangolare, tanto caro al di là del mare. La prima impressione offerta dalla villa è quella di trovarsi di fronte ad un tempio ripensato in canoni moderni, locali; un artificio di stile dietro il quale si nasconde un unico perché: celebrare la sacralità della Famiglia, e del Sangue che in essa si raccoglie.

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    Se nella parte destra è stato lasciato appositamente un piccolo spiazzo sterrato adibito al parcheggio dei mezzi, sulla sinistra si può fin da subito notare un manto erboso ben curato e un basso specchio d'acqua, di poco rialzato. Non è raro sorprendere qualche membro della famiglia nel gettare ossa nell'acqua limpida, così da lasciare ai pesci l'ingrato compito di pulizia delle ossa dei defunti, spesso utilizzate in messe e rituali.
     
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    Berenice viene da qui


    Mancavano circa venti minuti all'inizio della festa quando il Taxi con la Della Passaglia macinò gli ultimi metri della via, verso il cancello che delimitava il cortile esterno della tenuta. Alla vista del mezzo sconosciuto un uomo piuttosto atletico e smilzo -tutto preso a fumarsi una paglia- si alzò dalla sedia posta sul lato destro del cancello e si avvicinò al mezzo facendo cenno all'autista di abbassare i finestrini.

    Squadrò in silenzio l'autista per tre, quattro secondi prima di guardare oltre ed accorgersi di Liang Hu al posto del passeggero e di Berenice sui sedili posteriori. Benvenuta a Villa Vinci, siora Della Passaglia. Si toccò appena il basco, in segno di rispetto. Per volere dei Nonni non sono permessi estranei all'interno della proprietà, le devo dunque chiedere di far tornare subito indietro la baltrésca una volta arrivata alla Villa. Ticchettò piano sulla carrozzeria del mezzo. Le auguro un buon quattro Aprile. Sorrise smagliante e andò poi ad aprire il cancello, proprio mentre altre due coppie di fari si accodavano al Taxi.

    Il mezzo proseguì all'interno puntando verso l'inconfondibile villa bianca, parcheggiando nello spiazzo sulla destra adibito ai mezzi.


    Bartholomew viene da qui


    La Duesenberg del Dunsirn si accodò ad un taxi, in attesa. Notò facilmente l'uomo scambiare convenevoli con gli occupanti del mezzo ed aprirgli il cancello, e fatto ciò fece segno ad Armando di avanzare. Bonaséra, Don Bartholomew. Poi sull'autista. Armando. Indicò la lunga via illuminata da lampioncini a gas. Proseguite pure all'interno, e buon quattro aprile. Sorrise in benvenuto, facendoli sfilare oltre per approcciarsi all'ultima macchina in coda.


    Hagos viene da qui


    Jacob frenò al cenno dell'uomo di guardia, aprendo il finestrino. Ma non venne minimamente calcolato, infatti l'uomo di guardia si abbassò verso il Ghiberti, levandosi il cappello. Siór Ghiberti, Parón Michael ti da il benvenuto. Hagos riconobbe il ghoul di Michael, Angelo.

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    Angelo era un ghoul di un certo lignaggio, un Rossellini. Ben pochi in famiglia sapevano della sua discendenza, ancora meno del suo valore. Hagos aveva avuto modo di conoscere entrambi, e sapeva che un Angelo valeva come una dozzina di Jacob. T'aspetta in studio prima del rinfresco, ci son beghe che devi savére. Anche se aveva il brutto vizio di parlare mezzo in veneto.

    Si staccò dalla vettura e invitò a proseguire all'interno. E buon... Sciorinò con la mano, come a dire "quello, lo sai".


    Edited by Shaitan - 1/1/2021, 22:24
     
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    La conoscenza del "veneto" di Hagos era più o meno pari a quella che aveva dell'azteco: Sulla teoria era facile, ma improvvisarci una conversazione senza essere ubriaco? improbabile.
    Tuttavia, il Ghiberti cercò di soprassedere, e avvicinò il volto al finestrino ignorando Jacob e volgendo un cenno di apprezzamento al Rossellini.
    Capisco perfettamente, lascio l'auto nel parcheggio e vado.

    Lasciò che Jacob potesse raggiungere il parcheggio, aprì la portiera e si "raccomandò" un'ultima volta con lo schiavo, un modo gentile per dire che gli fece un veloce sunto di cosa lo aspettava a fronte dell'impeccabilità e cosa a fronte di una delusione.
    Abbandonò il parcheggio, iniziando a notare con un certo interesse che la festa stava iniziando a prendere fermento, ma piuttosto che perdersi con chiacchiere di cui sapeva non essere un maestro, optò per posticipare il momento sociale il più possibile.

    Marciò verso la Villa, optando per un'ingresso laterale e defilato, in grado di rendergli la strada per lo studio più veloce e meno trafficata possibile. Salutò eventuali guardie poste, e animato da una pulsione fin troppo "emotiva" per i suoi standard cercò di ricongiungersi con Michael che lo aveva chiamato, approfittando di alcune superfici riflettenti per lisciarsi i capelli con le mani, spolverarsi il vestito e via discorrendo.

    Vien da sè che in realtà la mia è pura teoria: se non ci sono ingressi secondari/se devo comunque per forza passare con gli ospiti rielaboro.
     
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    Berenice non si aspettava, forse, quella risposta da Gregorio. Il fratello sapeva essere impertinente, ma a volte le sue osservazioni erano anche utili, come in questo caso.

    Che Alfredo serbi qualche sorpresa? Perché Gregorio è così attaccato a lui, e non a Roberto?

    Tuttavia la donna preferì non rispondere al fratello, un po’ per la presenza del tassista, un po’ per evitare di farlo sentire troppo importante.

    Adesso erano arrivati a Villa Vinci. Berenice riconobbe il famiglio di Michael. Aveva anch’egli un nome italiano, che gli sfuggiva.

    Ben trovato caro ragazzo.


    La donna annuì alle richieste del famiglio, ricambiando gli auguri.

    Meglio mostrarsi condiscendente, sei solo un servitore ma il tuo Domitor è pur sempre il capofamiglia.

    Una volta avviatisi sul vialetto che portava alla Villa, Berenice attese che fossero arrivati davanti all’ingresso per pagare l’autista, licenziandolo con queste parole:

    Non mi aspetti.

    La donna si rivolse quindi al servitore cantonese toccandogli la spalla prima ancora che potesse scendere per aprirle la portiera:

    Liang Hu, riaccompagnalo all’uscita. Poi scenderai dall’auto e mi aspetterai nei locali della servitù. A dopo.


    Infine, Berenice prese le sue cose e fece cenno al fratello di seguirla. Quindi aprì la portiera, si sistemò il vestito e si avviò verso l’entrata.
     
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    Il viaggio anche grazie ad Armando risulta piacevole. C'è qualcosa nelle automobili, a prescindere da tutto, che mettono l'ingombrante Dunsirn di buonumore. Si discute sulla casa tedesca piacevolmente Ah, ja! Bayerische Motoren Werke... Non facevano i motori per gli aerei? Grande spinta, quella guerra... Sono cresciuti. Informiamoci un po'. I rapporti con la Germania sono distesi ora, e magari vale la pena informarsi per aprire qualche salone, od officina. e la lettura di quella vicenda politica che sembra vertere verso un vero e proprio acquartierarsi scacchistico non potrebbero non essere una divagazione gradita, in vista dei festeggiamenti; ben sa che questi non sono solamente tali, difatti lo squalo della finanza fiuta il sanguigno odore di alcune novità. Solo una percezione, nessuna certezza.

    Sono stati anticipati da un taxi; una punta di amarezza tinge il viso del Giovanni di sangue vario. Secondi. Aggettiva seccamente con sportività. Angelo! Sorride al custode dei cancelli per questa sera. Buona sera a te! Ah, Armando... Sai che facciamo? Vi mando qualche cosa qui fuori, mh? Una bottiglia, qualche cosetta da mangiare, magari... Ma non esagerate. Grazie Angelo, a più tardi. Il Rossellini l'ha sempre trovato piacevole in questi mesi, un tipo a posto, dabbene. Procedendo a passo di parata lungo il viale, la Duesenberg non gli rende difficile riporre il giornale lì, dove l'ha trovato.


    @Narratore: Durante la marcia lungo il viale, semplicemente getta occhiate fuori del finestrino, più per curiosità che per qualche reale intento.
     
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    Il Ghiberti si defilò velocemente verso il retro della magione, passo sicuro nel ghiaione della passeggiata che circumnavigava la villa. Uno degli ingressi della servitù era aperto, precisamente quello per la cucina: all'interno un cadavere agghindato da chef tagliava ortaggi per una mirepoix, emettendo dei continui mugolii che ad Hagos sembrarono quasi dei vani tentativi di imprecazione. Sul ripiano due piatti di ogni portata, non ancora pronti per essere serviti.

    Non diede alcun peso al vampiro, continuando a "destreggiarsi" tra i fornelli e permettendogli di imboccare dapprima il corridoio centrale della casa -nel quale notò il capo maggiordomo, voltato dall'altra parte e diretto verso l'ingresso principale, per poter dare il giusto benvenuto agli altri Cugini-, poi il piano superiore. Sentì della musica, un pianoforte. Vezzi mortali, a cui un Becchino da ben poco conto.

    Spinto dal legame a cui era costretto ormai da tempo e che annebbiava costantemente le sue priorità macinò veloce i gradini, giungendo alle stanze di Michael dopo appena un minuto dal suo arrivo alla villa.

    Dall'uscio si defilava un fine spicchio di luce, e il mormorio di una discussione privata.




    Una volta scaricata la Necromante il taxi fece dietrofront, con il conducente che lanciò un'occhiata piuttosto scioccata alla bellissima villa. Allo stesso tempo Armando aprì la portiera del suo padrone aiutandolo a scendere dal bolide. Vuole che faccia altro, o che aspetti insieme al resto della... E indicò con un cenno del capo il caseggiato in lontananza, dove di solito gli accompagnatori passavano la serata giocando a carte, e bevendo qualcosa per scaldarsi.

    Fu così che Berenice e Bartholomew si ritrovarono a pochi passi di distanza, e notarono all'unisono lo schivo Ghiberti prendere una via meno ufficiale e sparire lungo il lato destro della villa. Tutti e tre avevano avuto modo di conoscersi e scambiare qualche chiacchiera, ma mai in un'occasione così ufficiale.

    Era passato giusto un minuto dal loro arrivo quando la doppia anta dell'ingresso venne aperta dal Capo maggiordomo, Battista. Li attese sull'uscio, senza mettergli alcuna fretta. Sul volto un'espressione di perenne cortesia, la maschera del buon servo.

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    Dalla casa sopraggiunsero le note scomposte di un piano a coda, quello del salone principale.

    Lascio a voi decidere quanto vi conoscete, piccoli rapporti pregressi e simili.


    Edited by Shaitan - 2/1/2021, 19:04
     
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    La visione della scopa intenta a cucinare lo lasciò interdetto. non per la visione in sè, noiosa e abbastanza prevedibile, quanto per il fatto che se si stavano curando di preparare più portate. Oggettivamente il Ghiberti non aveva mai considerato troppo la popolazione mortale della famiglia, dandogli dei valori falsati su cosa comprendesse la festa del 4 aprile.
    Sospirò e passò oltre. non aveva tempo per perdersi in queste riflessioni però.

    Raggiunta la porta, Hagos ebbe qualche indecisione.
    La vicinanza con Michael lo rese assorto per qualche momento, combattuto tra il dover entrare violando l'etichetta o il dover attendere, violando quindi l'impellenza di dovergli parlare.
    Del resto non aveva dati su cui ragionare, non sapeva se Michael doveva veicolargli importanti messaggi per la serata o semplicemente raccomandarsi del solito.
    In entrambi i casi sicuramente non era buona creanza violare la sacralità di una conversazione privata, e nemmeno rimanere troppo in disparte sembrando un origliatore qualora notato.
    Optò quindi per una diplomatica via di mezzo: raggiunse la porta, si lisciò ulteriormente le maniche del vestito e, dopo un paio di veloci pacche sulla borsa per spolverarla leggermente, avvicinò il pugno al legno della porta, e gli diede un paio di colpi.

    Busso. se mi dicono di entrare entro, saluto etc. diversamente aspetto fino a che non vedo l'altro interlocutore di Michael uscire quindi entro.
     
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    Ben trovato cugino Bartholomew. E buon quattro Aprile.

    Il viso parzialmente nascosto da una mezza maschera celava una voce nota: quella della tanto misteriosa quanto affascinante cugina giunta dall’Oriente, Berenice della Passaglia.

    Un nome tipicamente italiano su dei tratti del volto solo vagamente esotici.

    Questa sera la donna vestiva un elegante abito nero e verde sul quale era appuntata una piccola spilla d’argento, oltre ai soliti accessori che il Dunsirn aveva già avuto modo di notare: un piccolo foulard di seta attorno al collo, un braccialetto d’osso dall’aspetto primitivo al polso sinistro, oltre ovviamente alla maschera.

    Competente tanto negli affari quanto nella necromanzia (ma il Dunsirn non sapeva in che ramo), nel caso di Berenice tali meriti erano da ritenersi doppi, perché emersi in un mondo notoriamente dominato dai maschi della famiglia.

    La donna si avviò verso l’ingresso della villa, salutando Battista e augurando anche a lui un buon 4 Aprile, per poi raggiungere la sala principale.
     
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    Il pingue scozzese non nasconde un pizzico di perplessità nel vedere il Cugino filarsela per il vialetto che conduce chissà dove. Un peccato, pensa. In fondo tutte e tre le loro famiglie condividono un certo status tra i Necromanti, e persino tra gli immortali di questa famiglia non è così male potersi confrontare privi dell'ingombrante spettro dell'autorità. Anzi, forse questo è più vero in questa Famiglia che in altre.

    La dolce voce della bellezza orientale a pochi passi da lui lo rincuora. Si volta lento lento, con calma, come se ci fosse tutto il tempo del mondo a disposizione. Propone un breve inchino durante il quale si sfiora la tesa del cilindro scuro come l'elegante completo da sera che indossa; farebbe per prenderle delicatamente le dita tra le sue, per un baciamano con tutti i crismi. Che Berenice accetti o meno questa cortesia, per il Dunsirn sarà equivalente: Ha un debole per i suoi familiari, e ciò - nei brevi incontri durante i quali si sono conosciuti tutti e tre - forse non è passato inosservato. Buonasera. Sei sempre così affascinante, cugina Berenice. Apre un sorriso affabile e galante, privo di meschine seduzioni da poco. Quella del cugino scozzese è vera grazia nei suoi confronti. Ti trovo... Radiosa. Il verde esalta i tuoi occhi e ti rende la stella di questo quattro Aprile.

    Il contatto, se avvenuto, non si prolungherebbe e permetterebbe al Dunsirn di rispettare lo spazio personale della cugina, senza alcun tipo di forzatura. Egli farebbe per parlare ancora, a quanto pare, tuttavia il sopraggiungere al portone di Battista, al quale sorride. Buonasera anche a voi. Soppesa l'attesa di quest'ultimo e l'esterno della villa che si allunga alle loro spalle, di seguito invita Berenice con un cenno della mano. Dopo di te, Cugina.
    Solo a seguito di un primo passo da parte di Berenice presso l'uscio, compirà a propria volta i passi che lo separano dagli avvenimenti della soirée.
     
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    Il bussare zittì l'uomo all'interno dell'ufficio, ma solo per pochi istanti. Riprese con un cipiglio svelto e in cerca di una conclusione, che arrivò con un rumore indefinito e un sano: 'Fanculo... Mormorato, seppur udibile. Avanti. Michael lo accolse restando seduto dietro alla scrivania, in volto uno stanco sorriso che si reinventò svelto nel suo solito cipiglio.



    Michael era il più appariscente dei tre fratelli, sia perché amava mettersi in ghingheri -indossava sempre dei completi su misura, confezionati da un tipo nell'East Side- ma anche perché con quel suo aspetto e modo di fare era l'epitome del perfetto Uomo d'Onore. Nulla di più lontano dalla verità, soprattutto per chi come Hagos aveva avuto modo di conoscere bene il Veneziano. Oltre il fine guscio di sartoria e i tatuaggi della Mano Nera che sbucavano da colletto e maniche c'era un uomo, un anziano dei più valenti: l'unico che sembrava tenere davvero in considerazione le famiglie minori e la loro partecipazione agli affari di Famiglia, riuscendo nel frattempo a creare dei legami duraturi con molti Fratelli di New Orleans. Qualche Sangue Unico lo avrebbe etichettato come un tipo troppo aperto nei confronti dei sottoposti, seppur fosse proprio questa una delle qualità che lo rendeva un buon Capo.

    Entra Hagos, entra pure. Un lieve cenno del capo, impreziosito dalle curve labbra. Scusa se ti ho fatto aspettare ma ero al telefono. Indicò l'apparecchio alle sue spalle, o meglio il blocco in legno incassato nel muro. Da quando abbiamo montato questi affari alla villa non ho un attimo di tregua, te lo giuro. L'influsso del sangue costrinse il Ghiberti a seguire ligio le parole del Giovanni, come fosse ancorato ad un cappio emotivo che si faceva via via più stretto con la vicinanza al Regnante. Un vero smacco, soprattutto per chi come Hagos aveva fatto del controllo il suo vanto.


    Ovviamente con mano nera non si intende quella del Wod, ma l'associazione dedita alle estorsioni.




    Battista si inchinò silenziosamente ai padroni, prendendogli i vari soprabiti e conducendoli verso il salone principale, da cui risaliva lo zoppo incidere di un piano. Il vecchio maggiordomo aprì la doppia anta del salotto, addobbato per la serata; si trattava di un ambiente candido quanto elegante, illuminato dalle calde luci dei candelabri elettrici a muro e dominato da una lunga tavolata centrale apparecchiata per le grandi occasioni, con grande premura per la mise en place dei due capotavola. Una brillante epifania di cristalli ed argenti.

    Svariate poltroncine vicino ad una delle quattro porte-finestre formavano un vero e proprio arcipelago per la conversazione, per ora disabitato. Al suo centro emergeva un basso tavolino da caffè, armato di flute intonsi e un posacenere quasi colmo, da cui risaliva un fil di fumo. In fondo al salone un uomo e un cadavere stavano seduti al piano, con il secondo che pizzicava in modo meccanico la tastiera. Ngh... No, non così. E' una triade minore. Perché non ci riesci? Eppure ti ho lasciato tutte le dita... Nnnh! La Scopa ci riprovò, sbagliando due note della sezione. Può lamentarsi solo chi ha libero arbitrio. Riprova.



    Robert non sembrava essersi accorto dei suoi ospiti, continuando a concentrarsi sulla Scopa. Per i Cugini era una novità vederlo in casa, dato che passava molto del suo tempo fuori dalla magione, ad ogni lato del Velo. Non una cosa di cui stupirsi, dato che era senza alcun dubbio il miglior Necromante della Famiglia. La prova era seduta proprio accanto a lui, un cadavere rianimato che non si limitava a semplici mansioni, ma riusciva perfino a destreggiarsi in una bella sonata, se si soprassedeva sui piccoli inciampi nell'esecuzione.

    Battista attese circa dieci secondi prima di schiarirsi la voce, e catturare l'attenzione dell'Anziano.

    Suonaci qualcosa di semplice, non sei pronto per Scott Joplin. Si alzò con quest'ultima premura, diretto verso i due Doppio. Berenice, Bartholomew. Accennato baciamano sulla prima, stretta sul secondo. Buone feste, cugini. Scusate ma ero impegnato in una messa a punto. Lieve intermezzo, in cui guardò entrambi. Sediamoci, su. Indicò le poltroncine. Intanto che aspettiamo i miei fratelli e... Si guardò attorno. Hagos.


    a voi decidere cosa suonerà il povero cadavere :D


    Edited by Shaitan - 24/7/2023, 22:52
     
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    il solerte Ghiberti attese con il rigore di un soldato che Michael lo facesse effettivamente entrare, per poi aprire la porta con un tocco della mano sul pomello, avvicinandosi al proprio regnante.
    Lontano da occhi e orecchie pubbliche, il Ghiberti non doveva vivere di quella costrizione sull'essere apertamente contro il sangue unico che si trovava davanti. Cauto nel movimento chinò la testa in segno di rispetto e sudditanza, vincolato da quella volontà soprannaturale ed aliena che lo voleva obbediente e sottomesso.

    Ascoltò il giovanni nelle sue prime battute, occhieggiando solo successivamente il suo abito e la sua persona. Per quanto Hagos ci avesse provato, percepiva distintamente di essere di un'eleganza e un portamento nettamente inferiore a quello del capo.
    Ma del resto come avrebbe potuto eguagliarlo? anche con la migliore sartoria di New Orleans, il distacco era eccessivo. La voce di Michael era un flauto, il suo carisma scalfiva Hagos tanto quanto la bestia a lui assoggettata, e tutte le parole che egli citava potevano essere importanti.
    Inevitabilmente il contrasto interno tra l'autocontrollo e il fremente impulso di accontentare l'uomo che si trovava di fronte iniziò a fargli fremere la pelle, ma In un certo senso il doppio sangue credeva realmente a quanto diceva.
    Qualunque cosa dicesse poteva essere parte di un test, o un messaggio che lasciava trapelare informazioni sul futuro. Indizi celati con abilità nelle parole, che se decifrati potevano avvicinare lo stesso Hagos alla tanto agognata libertà emotiva, onde potersi concentrare sulla morte e quanto questa rappresentava.

    Attese qualche secondo, lasciando piombare nel silenzio la saletta mentre i grigi occhi scrutavano l'anziano senza riuscire a concentrarsi su altro. Come imbambolato, dovette ricorrere a tutte le sue energie mentali per ritornare sulla terra, e intavolare il discorso.
    Buonasera, Michael salutò, trascinato nella conversazione dalle maglie del vinculum Non dubito che le vostre serate siano più impegnate delle mie, sebbene cerchi sempre di essere utile e disponibile alla famiglia.
    Sorrise nervosamente, snudando le zanne impossibili da ritrarre e forse convinto di aver fatto un complimento elegante.
    ...hm-hm. ricompose se stesso immediatamente schiarendo la voce. ... al cancello hanno detto che volevate parlarmi prima della festa. Spero che non siano cattive nuove.
    Vi è forse una spedizione che debbo intraprendere...?
    Non dubiti, mancare alle celebrazioni spezzerebbe il mio cuore, ma se fosse cosa eseguirei.
    concluse con una punta di orgoglio fin troppo marcata, segno di finzione o di incapacità vera e propria di gestire un'emozione.

    uhmmm... avrebbe continuato a parlare a macchinetta di quello che doveva e/o avrebbe dovuto fare, sperando di cogliere compiacimento nel domitor e maledicendosi internamente per la spina dorsale che proprio non riusciva a tirare fuori. Optò quindi per il tacere, prestando rinnovata attenzione alle eventuali, future parole del superiore.
     
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    Berenice non mancò di ringraziare il Cugino per il complimento – sincero o meno che fosse.

    Grazie Bartholomew, la classe non è acqua.

    Dopo aver consegnato il soprabito a Battista ed essere entrata nel salone principale, Berenice guardò la scena del piano con un misto di sorpresa e allarme.

    Eccolo il Robert così tanto amato da Gregorio, ed ecco spiegato il perché l’amava. Istintivamente, Berenice strinse a sé la spilla d’argento che portava al petto.

    Poi, dopo che il Giovanni notò la sua presenza e le baciò la mano, la de Passaglia replicò, sforzandosi di risultare il più naturale possibile:

    Caro Robert, che felice sorpresa averti finalmente con noi. Buon quattro Aprile a te.

    All’invito del Giovanni, Berenice si avviò verso una delle poltroncine, approfittando delle spalle per sussurrare al fratello:

    Resta accanto a me e comportati bene. È un ordine.

    Per poi voltarsi, sorridere e sedersi comodamente.


    "La classe non è acqua" in italiano.

    Che io sappia chi è che fuma?
     
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    Se dubitare è nella natura della cugina Della Passaglia, è di certo saggio; i radi incontri non hanno dato particolare capacità di manovra alle reciproche conoscenze, motivo peraltro dell'iniziale delusione del pasciuto scozzese circa la fuga di Cugino Ghiberti, tuttavia non vi è neppure una ragione vera e propria per dubitare delle sue parole e tanta è la naturalezza dimostrata un quel breve scambio, che Bart non s'avvede neppure di eventuali tentennamenti da parte della donna.
    Si immagina che sarà il tempo a dettare le vere condizioni di intenti e soggetti, da questo quattro Aprile in poi.

    Non è singolare quanto per me sia gradevole elargire gentilezze ed allo stesso tempo così arduo riceverne?

    Domanda con autoironia a Berenice, che lascia servirsi del maggiordomo prima di lui ed alla quale non cela un certo affanno nel gestire la docile osservazione. ...Ma ti ringrazio. Mi fa piacere che sia apprezzato, specialmente da te Cugina. Sorride.
    Rinnovato un cenno di saluto a Battista, si priva del cilindro, del soprabito e del bastone da passeggio così da porgerglieli. Grazie. Cincischia malamente in una sorta di italiano. Fa per compiere educatamente un altro passo così da seguire Battista, quando s'interrompe. Con il permesso degli Anziani, vi domanderei qualche rinfresco per i nostri giovanotti, di fuori, nel momento che potrebbero ritenere opportuno. La notte può essere inospitale, tanto quanto montare la guardia. Accenna un sorriso ed un annuire gentilizio del capo Abbanstanza da rinfrancarli ma non tanto da distrarli dai loro doveri, diciamo. Torna così sui propri passi; da una sistemata ai capelli scuri, appena acciaccati dal cappello.
    Eventuali decisioni in merito a quei rinfreschi, saranno eventualmente gestite con ossequioso riserbo dalla autorità e dalla servitù.

    Il caldeggiato salone li accoglie con scintillante eleganza; Chissà come, la Famiglia riesce ad essere sia barocca che aggraziata. Invidiabile., pensa il plantigrado con ammirazione; si ferma ai limiti della sala, senza eccedere nell'accomodarsi o nell'interrompere quello che ha tutta l'aria di un interessante esperimento. Impartire simili comandi ad una Scopa non è impresa facile, ma dalla vaga frustrazione dimostrata dall Anziano si direbbe che il lavoro su quella creatura ha richiesto molto impegno ed è lungi dal terminare.
    La precedente ammirazione per la sala è ora tutta diretta al cainita ed al suo zombie.

    Anziano Robert. Il pot-pourri italoamericano anticipa la stretta vigorosamente affettuosa, e non cela affatto quella ammirazione sinora del tutto intima. Buon quattro Aprile. Lo sguardo rotea sulla Scopa. Impressionante, e... Intelligente metodo. Una vera ispirazione, perciò non crucciarti. La stretta dura né troppo né poco, il giusto per il grado di confidenza concessogli, nel tono è palpabile la volontà di far intendere che davvero non ha di che preoccuparsi: ha sentito parlare della bravura di Robert, ma vederla in prima persona è un altro paio di maniche, ed un onore. Ancora preso dalla nuova esecuzione del morto, torna tardivamente sull'Ospite.
    Molto volentieri, grazie. Si sposterebbe per far spazio a Berenice, anticipandola sul fianco per discostare appena la poltrona, un mero gesto di buon gusto così da farla accomodare; solo successivamente prenderebbe posto a propria volta.
    Brevemente combattuto, consulta con lo sguardo Battista; egli ha potuto vedere Hagos defilarsi, proprio come loro, ma l'apparente inconsapevolezza di Robert a riguardo ed il mancato intervento in proposito del servo lo inducono a scegliere una strategia differente da quella dello spiattellamento. In fondo, potrebbe trattarsi di faccende tra fratelli. Il medesimo riserbo viene garantito anche rispetto al sussurro presso il vuoto di Berenice, notato pocanzi, che ha avuto a dispetto delle apparenze quasi certamente un ricevente, fatto comune nella Famiglia. Sono certo che ingannare l'attesa ci sarà facile. Rassicura, come a volerlo togliere d'impaccio. Se non oso troppo, tornando alla tua opera... E se può essere un argomento gradito a tutti... Accenna brevemente alla Scopa al pianoforte che li allieta ed a Berenice, che chiaramente non vuole escludere dalla conversazione. L'idea della musica mi ha molto, molto colpito... ma ho un dubbio che forse puoi facilmente chetare. Una pausa. Non si tratta solamente di un corpo, giusto? Lascia ampie prospettive di risposta, cercando di offrire sì la propria innegabile curiosità, ma anche spazio per interventi successivi o la negazione di questi.


    Shaitan Cercherebbe di riflettere sugli status familiari e comportarsi di conseguenza sulla base delle nozioni conosciute, in vista della serata; mi rimetto a te ed ai miei punteggi u.u

    Berenice della Passaglia Bartholomew non si nega sigari, sigarette, e quant'altro. Berenice lo avrà potuto notare tranquillamente in precedenza, a discrezione di Shaitan.
    A questo proposito domanderei se la sala dove siamo stati ricevuti vede una porta-finestra che da sui giardini poiché in queste occasioni, specie qualche decennio fa, l'ambiente dove si cenava non era lo stesso dove si fumava ed/o si andava di cordiali e biliardo, e viceversa. Funfact, da qui il termine smoking: la "giacca per fumare" non era la stessa che si indossava per rimettersi a tavola o comunque per tornare in compagnia degli altri ospiti, a causa dell'acre odore del tabacco. La cosa si è poi persa nel tempo.
     
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    Leggi bene, semplifica la vita.

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    Gli indicò la sedia, ad invito. Lo so, lo so bene...tranquillo. Ma a parte questo, come sono le tue serate? Spero che sia tutto a posto, ho sentito che in città stanno mettendo su una sorta di cordone, controlli per chissà cosa... Sciorinò la mano in un gesto indefinito, tanto quanto la sua frase.

    Più no che si, diciamo. Non sono poi notizie così fastidiose da mettervi tutti in allarme, ma pur sempre un qualcosa di cui vorrei ti occupassi. Mi serve qualcuno che dia una bella ripulita al casino fatto da uno della Famiglia...uno della nostra famiglia mortale, per inciso. Guardò l'orologio al polso. Per le prossime due ore, perlomeno! Rise tra sé, come di una battuta personale. Comunque no, tranquillo. Sarai costretto come tutti noi a sorbirti la Messa e il Bacio, se mancasse qualcuno di famiglia toccherebbe a me calmare Al... Il tono sfumò nell'ovvio, era risaputo quanto Alfredo prendesse sul serio certo tradizioni.

    Perdonami la curiosità... Proruppe. Tu come hai passato le ultime notti da mortale? Gli chiese così, dal nulla.


    Spettrale mormorio d'assenso di Gregorio, in coda al quale tutti e tre si accomodarono sulle poltroncine. Il cadavere al piano prese a suonare un lento accompagnamento da camera, colorandolo di tanto in tanto con dei brevi mugugnii. Battista annuì al nulla e chiuse la doppia anta, lasciandoli soli e andando probabilmente ad occuparsi di quanto chiesto dal Dunsirn.

    Robert arricciò il naso al fumo in risalita e prese quello che era un mozzicone di sigaretta dal posacenere, schiacciandolo. Mio fratello, scusate...prima d'andarsene in cripta ha deciso di appestare il salone. Sorrise con moto debole, circostanziale. Diede ad entrambi l'idea di un uomo pacato, seppur ci fosse qualcosa di particolare sotto quel suo modo di porsi. Il parlare era lento e condizionato da un ritmo diverso, asincrono rispetto alla norma. I gesti erano misurati, ma in modo diverso da quello di un perfetto padrone di casa...Berenice e Bartholomew avrebbero potuto facilmente descriverli come il ticchettare di un quiete meccanismo.

    Il sentore sfumò, lasciandoli con il dubbio se si trattasse o meno di un tranello dei sensi. Dimmi, Cugina. Come stanno andando le cose nel quartiere Cinese? La Della Passaglia si accorse di un fugace sguardo di Robert, alla sua sinistra. Verso Gregorio. Hai recuperato qualcosa di interessante nell'ultimo periodo?

    Passò poi verso Bartholomew, di lingua più sciolta. La pratica rende perfetti in tutto, dovrò solo calibrarlo meglio e aggiungergli qualche dito per i pezzi più impegnativi. Gambe accavallate, leggero abbandonarsi di fronte alla morbida poltroncina. Il capo si abbassò di un filo, mettendo in risalto le rughe su mento e collo. Esatto. Fissò l'abbondante Cugino. Bravo. E si complimentò, perfino. Un semplice corpo può ricevere solo i segnali più deboli e diretti, a dispetto di un'anima che può interpretarne diversi. E' la differenza tra una vecchia marionetta e un molosso ben addestrata. La prima dipende in tutto e per tutto dal marionettista, mentre il secondo può essere soggiogato ma finirebbe per perdere espressività ed elasticità mentale, mentre se viene lasciato libero... Facendo capire che entrambe le soluzioni erano ovvie, quanto errate.

    Riprese dopo un breve quanto fastidioso silenzio. E tu Bartholomew, hai novità per noi?


    Bere: Alfredo fuma, sicuro. Non sai se Michael faccia altrettanto, mentre per Roberto...beh, quest'azione fuga ogni dubbio in merito.
    Bart: già spiegato in privato, ma quelle di cui parli sono convenzioni britanniche. La casa è ovviamente tenuta con stile e modi italiani.

    La cripta di cui parla sapete essere sotto la casa, e diramarsi sottoterra. Una cosa di certo rara (ma siete abbastanza nell'entroterra da permettere una costruzione simile) e recente, che non avete potuto ben esplorare per il momento. Solo la sala principale.
     
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    non è sciacallaggio, è antiquariato d'assalto

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    Ogni flautata parola che proveniva dalla bocca di Michael era una strofa d'operetta per le orecchie di Hagos, assoggettato com'era al potere del sangue, mentre tutto faceva forchè tenerlo a freno. Del resto non vi era necessità alcuna di trattenersi, o di comportarsi a modo. La famiglia non era minimamente presente, non doveva imporsi di essere gelido e lontano, tantomeno di dargli contro in qualche modo.

    Le mie... serate? beh... "monotone e ripetitive con qualche sprazzo di esperimento mentale" fù la frase riassuntiva che gli venne in mente immediatamente. Breve, indolore e includente di tutte le sue deliranti teorie sulla mente umana modellata dalla dominazione. Tuttavia, in un tentativo di darsi un tono e aspirando a lasciare una buona impressione, il vampiro cercò di indorare la pillola.
    ...beh, beh. ultimamente non sto combinando alcunchè. L'ultima spedizione importante è stata due settimane e mezza fà, e mi ha portato nel New Mexico, a Taos Pueblo per la precisione. Paesaggi pittoreschi, e ancora un vero e proprio tesoro da scoprire. Se non ricordo male ti ho riportato anche una maschera Mixteca che mi pareva di percepire come feticcio. Anche se mi fossi sbagliato "Non mi sono sbagliato" ho confidato di farti regalo gradito, stimandone un valore sul mercato dei reperti tra i settemila e i diecimila dollari.
    ma detto questo, da quel momento ho perpetrato scavi minori, rifornendo le mie casse con reperti coloniali e risalenti alla guerra di secessione decisamente più..noiosi, storicamente parlando. Nulla che valesse la pena di portare all'attenzione della famiglia , sebbene ho comunque riportato ogni reperto in questo mio rapporto che è...
    ravanò nella sua tracolla fino a raggiungere un plico ...qua. Ma può aspettare, certo. prima i festeggiamenti, ovviamente.
    ...oh beh, giusto. Peroro la mia causa per ridurre l'impatto di quelle fastidiose urla che i nostri pasti possono fare, ma nonostante promettenti speranze, non ho ancora ottenuto risultati totalmente attendibili.


    Dopo qualche minuto di monologo, Hagos si rese conto del fatto che aveva quasi completamente mancato il punto, probabilmente per mancanza di attenzione alla cosa "cordone? aspetta, Sanders mi aveva accennato che facevano dei controlli... ma non mi ha detto per cosa." il cordone, per il momento almeno, non è stato un problema Michael. Non per me. Confido che non lo sia stato per nessuno di noi.
    In fin dei conti, quale che sia il motivo
    si fece scappare una sorta di smorfia rassicurante ma completamente priva di espressività dal naso in sù, sembrando poco più che un manichino dal volto tirato sono delle vacche. Niente di ingestibile. E non credo certo che vi sarà mai un momento nella nostra storia in cui gli umani costituiranno un problema per i di noi che hanno l'intelletto per ridirigerli dove devono stare.

    successivamente ascoltò il dire successivo del capo, annuendo di continuo Mi basta sapere l'indirizzo, e quanto è "casino" questo casino di cui parliamo. Solo per essere sicuro di avere tutti gli strumenti giusti. dopodichè partirò a comando per risolvere questo inghippo. Se è un lavoro standard sarò di sicuro di ritorno per le cerimonie.
    accodò poi una risata sottile e atona, non dissimile da quei dipendenti che cercano di ridere alle battute del capo ma con l'aggiunta della totale mancanza di timbro. Non era ne sfottò ne sarcasmo. Solo uno sfumato ricordo di come ci si imbuoniva i superiori mescolato con l'assenza di pulsioni vere e proprie.
    Certo, non voglio causare problemi e non mancherei mai alla messa, ne al bacio. Mai.

    Ricevuti i dettagli della sua "missione" da ripulitore, Hagos avrebbe idealmente salutato con eleganza, fatto dietro front e tornato a recuperare la macchina. Jacob l'avrebbe accompagnato al luogo del fattaccio e lo stesso avrebbe fatto quanto in suo potere per risolvere la situazione. Tuttavia, il Ghiberti ricevette una domanda che lo piantò sul posto.
    Una parte di lui, forse quella più genuina e meno avvezza alle sottigliezze del salotto, si sarebbe messa a pensare "e questo che cazzo centra?!".
    Ma la sua coscienza, stregata dal vinculum, lasciò emergere una risposta farfugliata il meno possibile.
    oh Michael. è una storia noiosa, ne sono certo. Ma non voglio mancare di etichetta, perciò...

    ...l'ultima settimana della mia vita il Nonno mi ha lasciato da solo. Gli studi erano finiti; quello che col senno di poi avrei chiamato "la formazione" era conclusa e i moriman non sussurravano più alcunchè nelle vuote sale della magione.
    Ero rimasto con mia madre, e assaporavo le delizie della mortalità con il suo corpo fantastico. Forse non lo era, con il senno di poi, ma all'epoca era l'unica donna con la quale avevo dei contatti. così come lei poteva solo servire il nonno e avere me come sottostante.

    Senza essere parco di dettagli, Hagos continuò a parlare mentre riallacciava la tracolla, senza schiodare lo sguardo da Michael. Fisso, neutro.
    Essere ghoul l'aveva resa immobile nel tempo, nel fiore degli anni e con le curve ancora toniche e non sfaldate dall'età. un vantaggio, per quello che potevo vederne io, che sollazzavo i suoi bisogni terreni nella speranza di darle un figlio, per portare ulteriore milizia ai ghiberti. Magari uno di quei tanto conclamati nati ghoul di cui serpeggia la voce tra le fila della famiglia.
    Ora mi sembra soltanto una perdita di tempo, ma all'epoca consideravo questo come il mio scopo.
    Fortunatamente il Nonno era molto più lungimirante di me.

    Sospirò. Non malinconia, non malessere. Noia.

    due servi, tra cui mio cugino da diversa madre, entrarono nella stanza, presero il suo corpo nudo e lo trascinarono via, mentre Jèbon, un Moriman... perdonami, uno spettro incatenato al capofamiglia mi disse che il nonno ghiberti mi voleva d'urgenza nelle sue stanze.
    Andai. avvolto in una tela di fortuna, forse un po' frustrato dal non aver sfogato i miei desideri ma terribilmente conscio dei miei doveri verso la famiglia. Ilario mi raggiunse un'ora dopo. E come era solito, non si perse in particolari formalismi nel dirmi quello che sarebbe successo.
    Erano le mie sere, e non potevo nemmeno immaginare l'onore che mi stava venendo concesso.
    La possibilità che il fato aveva in serbo per me. Dovevo solo passare una prova, un rito per essere ingraziato dagli spiriti della morte, dal Khonvoum in persona. E sarei divenuto un Giovanni...beh, un Ghiberti. All'epoca non conoscevo del tutto la differenza, non come ora.

    Hagos allargò i palmi, iniziando a gesticolare debolmente per lasciar seguito alla narrazione nudo e ancora caldo dal rapporto sebbene interrotto incarnavo la vita. nelle due ore successive venni picchiato ritualmente con una knobkerrie ricavata dall'avorio di un elefante, intriso di ceneri di nemici della famiglia e sottoposto ai fumi di una pianta di qāt, importata per l'occasione e bruciata per dilatare al meglio la mia mente. per farmi accedere a tutti gli aspetti della creatura che stavo infine per divenire.

    Quindi avvenne. avevo perso completamente la cognizione del tempo e dello spazio, iniziavo a vedere le ceneri dei dimentici Ghiberti, i moriman del passato mentre mi danzavano attorno, celebrando il mio ultimo banchetto.


    Sì fermò un istante. Sapeva che la tradizione italiana e quella di Ilario Ghiberti erano leggermente diverse. Ma al tempo stesso sentiva di non dover mentire alla famiglia. Quindi, sebbene conscio di tutte le diversità dalla pratica ortodossa, si apprestò a continuare.
    Nelle ore precedenti i cugini avevano squarciato la gola di mia madre. L'avevano affidata ai cuochi. E a questi erano già state date le giuste istruzioni.
    Quindi, su una tavolata portata nella sala tra i fumi della pianta bruciata e il vociare solenne del nonno e degli antenati, vi era il mio mangiare: Il corpo cucinato di Marianne Ghiberti, mia madre. E io dovetti mangiarla.


    soppesò le parole successiva, oscillando con lo sguardo a destra e a sinistra della stanza cercando la maschera che aveva donato a Michael, ricordandosi solo in quel momento che poteva effettivamente scorgerla tra le sue cose.
    il resto è un po' scontato, ma per completezza... Marianne pesava sessanta kg alla morte. Meno lo scheletro, per necessità, il cervello, ancora orribilmente intossicante per un umano e a quanto pare ininfluente ai fini del rituale, e i fluidi corporei, evaporati asportati ed essiccati, mi rimanevano poco meno di quaranta kg di carni da consumare.
    E uno stomaco ha un determinato limite che semplicemente non si può superare.
    A meno che, ovviamente, dopo esserti saziato, non ti cacci due dita in gola per vomitare tutto e ricominciare da capo. Ovviamente senza dormire o far pause. Pena la morte e, ancora peggio, il fallimento del rituale. Ci misi più di quattro giorni a finire Marianne. Ilario cadde nel coma dei fratelli tre volte, lasciandomi sotto i solerti e severi occhi di Jèbon a perpetrare il rito.
    E quando finii di mangiare, dopo aver vomitato infine un'ultima volta, Ilario mi abbracciò.
    Fine delle mie ultime notti da mortale. Carne umana, vomito, rituali e... beh , eccomi qui.

    Come ti dicevo, una storia noiosa. spero di non averti tediato.
    concluse infine, apparendo, per un istante soltanto, quasi nostalgico.

    Edited by Hagos Ghiberti - 23/1/2021, 16:53
     
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